Aiuto Biblico

Il vero digiuno - Isaia 58

studio di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per mercoledì, 22 luglio, 2009 ---- cmd pm -----
parole chiavi: digiuno, digiunare, peccato

Qualche pensiero su un brano molto ricco in Isaia. Che possa aiutarci a trarre ancora più beneficio dalla nostra lettura!

Anziché accettare quello che Dio insegna di Sé, l'uomo crea religione dopo religione. Nonostante che ci sono tante religioni, in realtà, hanno tanti concetti simili. Per esempio, tante religioni insegnano che siano le nostre sofferenze e sacrifici a poterci guadagnare qualche favore da Dio.

Se io ho sacrificato qualcosa per Dio, allora, Egli mi farà quello che voglio.

Vediamo questo pensiero in modo palese nella pratica del digiuno, come atto per avvicinarsi a Dio.

Consideriamo insieme un brano in Isaia 58 che parla del digiuno. Prima di parlare del digiuno, nel v.1, Dio comanda a Isaia di dichiarare al popolo di Dio il suo peccato

“"Grida a squarciagola, non risparmiarti; alza la tua voce come una tromba e dichiara al mio popolo le sue trasgressioni e alla casa di Giacobbe i suoi peccati.” (Is 58:1 LND)

--- v.2-3 Il loro impegno per Dio

Nei versetti 2,3, Dio rende noto l'impegno che queste persone avevano avuto per lui, ossia ciò che avevano fatto per cercare Dio, almeno in apparenza. Dobbiamo riconoscere che si trattava di un grande impegno. Leggo.

“2 Mi cercano ogni giorno e desiderano conoscere le mie vie, come una nazione che pratichi la giustizia e non abbandoni la legge del suo DIO, mi chiedono dei giudizi giusti e desiderano avvicinarsi a DIO. 3 Essi dicono: "Perché abbiamo digiunato, e tu non l’hai visto? Perché abbiamo afflitto le nostre anime, e tu non l’hai notato?". Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate ciò che vi piace e costringete a un duro lavoro i vostri operai.” (Is 58:2-3 LND)

Notiamo: cercavano Dio ogni giorno. La loro fede non era qualcosa che si manifestava solo di domenica o, per meglio dire, nel giorno che a quel tempo vi corrispondeva, ossia il sabato. Essi cercavano Dio ogni giorno.

Desideravano conoscere le vie del Signore: queste persone mostravano un serio impegno per conoscere le vie del Signore, per cui possiamo capire che cercavano di conoscere la parola di Dio, e di conoscere la sua legge e i suoi comandamenti.

Però, erano ipocriti.

Tutto quel zelo, infatti, pur essendo buono in sé, non proveniva da un cuore puro.

Essi si lamentano (v.3)

Si lamentano perché Dio non sta li benedicendo come credono di meritare.

“Essi dicono: "Perché abbiamo digiunato, e tu non l’hai visto? Perché abbiamo afflitto le nostre anime, e tu non l’hai notato?". Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate ciò che vi piace e costringete a un duro lavoro i vostri operai.” (Is 58:3 LND)

Già possiamo notare un problema: credono di meritare le benedizioni.

Dio li rimprovera

Dio li rimprovera per la loro ipocrisia.

vv.3-5

“3 Essi dicono: "Perché abbiamo digiunato, e tu non l’hai visto? Perché abbiamo afflitto le nostre anime, e tu non l’hai notato?". Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate ciò che vi piace e costringete a un duro lavoro i vostri operai. 4 Ecco, voi digiunate per liti e dispute, e per percuotere empiamente col pugno. Digiunando come fate oggi, non fate udire la vostra voce in alto. 5 E’ questo il digiuno di cui mi compiaccio, il giorno in cui l’uomo affligge la sua anima? Piegare la testa come un giunco e distendersi su un letto di sacco e di cenere? Chiami forse questo un digiuno e un giorno gradito all’Eterno?” (Isa 58:3-5 LND)

Quello che Dio vuole (vv.6,7)

Quello che Dio chiede non è quel tipo di digiuno, ma una vita di fede, in cui si cammina nella giustizia.

Notate che la descrizione che troviamo nei vv.6,7 non si riferisce a ciò che permette a un uomo di essere accettato da Dio, ma piuttosto è il frutto di un cuore umile, che ha vera fede.

“6 Il digiuno di cui mi compiaccio non è forse questo: spezzare le catene della malvagità, sciogliere i legami del giogo rimandare liberi gli oppressi, spezzare ogni giogo? 7 Non consiste forse nel rompere il tuo pane con chi ha fame, nel portare a casa tua i poveri senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza trascurare quelli della tua stessa carne?” (Is 58:6-7 LND)

Notiamo: consistono quasi tutti in comportamenti che riguardano i rapporti con gli altri.

In realtà, però, è impossibile comportarci con gli altri in modo veramente giusto, di cuore, se non abbiamo un rapporto giusto con Dio.

Quindi, questo è un elenco dei frutti che ci saranno quando un cuore è giusto davanti a Dio.

Consideriamo l'elenco su menzionato nei vv. 6, 7.

Spezzare le catene della malvagità: smettere di comportarsi con malvagità.

sciogliere i legami del giogo: spesso, i più poveri o deboli della società subiscono tristi conseguenze a causa di chi è più forte. Quello che Dio richiede è un cuore che ha premura per queste persone.

rimandare liberi gli oppressi: sono oppressi da tante situazioni. Nella nostra società, può trattarsi di povertà spirituale, o di una persona mal vista perché è semplice o perché non ha quello che la società considera importante.

Spezzare ogni giogo: ci sono ad esempio i gioghi delle false religioni o il giogo delle tradizioni che sostituiscono la verità di Dio. Oppure esiste il giogo della superstizione, il giogo della paura, poiché non si conosce Dio.

Non consiste forse nel rompere il tuo pane con chi ha fame: vale a dire, aiutare i poveri. In quella società, c'erano tanti poveri.

nel portare a casa tua i poveri senza tetto: questo è molto più che dare soltanto soldi o il proprio tempo, vuol dire aprire la casa, aprire il cuore.

nel vestire chi è nudo: di nuovo, vengono menzionati i veri bisogni.

senza trascurare quelli della tua stessa carne: è molto importante. Il comandamento di aiutare i poveri o di svolgere qualsiasi altro ministero NON esclude che dobbiamo anche ubbidire agli altri comandamenti, come in questo esempio curare la propria famiglia.

Troviamo un esempio del comandamento di curare quelli della propria casa nella prima epistola a Timoteo:

“Ma se uno non provvede ai suoi e principalmente a quelli di casa sua, egli ha rinnegato la fede ed è peggiore di un non credente.” (1Timoteo 5:8 LND)

Qui, incontriamo un principio importante. Non dobbiamo mai trascurare un comandamento per ubbidire ad un altro. I comandamenti di Dio non si contraddicono mai fra di loro, perché provengono tutti dallo stesso Dio.

Un ipocrita, che agisce per mettersi in mostra, è portato a trascurare la propria famiglia, in quanto la cura della propria famiglia è poco visibile agli occhi degli altri.

Le benedizioni di Dio (vv.8-9

Quando uno cammina umilmente davanti a Dio, per fede, e quindi, portando frutto come abbiamo appena letto, egli conoscerà le benedizioni di Dio.

“8 Allora la tua luce irromperà come l’aurora e la tua guarigione germoglierà prontamente, la tua giustizia ti precederà e la gloria dell’Eterno sarà la tua retroguardia. 9 Allora chiamerai e l’Eterno ti risponderà, griderai ed egli dirà: Eccomi!

Allora, camminate con un cuore puro, anziché nell'ipocrisia.

Gli ipocriti brontolavano contro Dio, come se avessero fatto tanto per lui mentre lui non aveva risposto.

Se cambiano atteggiamento, allora, saranno curati da Dio e benedetti.

Questo è vero per ciascuno di noi. Se ci umiliamo davanti a Dio e camminiamo per fede, conosceremo la meravigliosa cura di Dio.

Sarà una cura che ci circonderà. Chiaramente, è importante capire che la cura non è una semplice cura fisica o materiale, ma è molto più ampia, è una cura spirituale, che comprende non solo il corpo, ma l'anima stessa.

Una parte di questa cura consiste nel permettere le prove giuste che possono servire a conformare quel credente all'immagine di Gesù Cristo. Quindi, la cura perfetta non vuol dire mancanza di difficoltà, ma implica che Dio gestirà tutto in modo da recare grandi benedizioni eterne a quella persona.

Pensate alla frase: “ la tua giustizia ci precederà e la gloria dell'Eterno sarà la tua retroguardia”. Quando qualcuno cammina umilmente davanti a Dio, Dio lo cura in ogni passo del suo cammino. Dio mette una guardia intorno a lui per proteggerlo da ogni prova sbagliata. Quella persona chiamerà, e l'Eterno le risponderà, griderà, e Dio le risponderà prontamente.

Pensate, il Sovrano Signore di tutto l'universo, è pronto a rispondere alle preghiere di coloro che camminano umilmente per fede.

I vv. 9b, 10

Se tu togli di mezzo a te il giogo, il puntare il dito e il parlare iniquo 10 se provvedi ai bisogni dell’affamato e sazi l’anima afflitta, allora la tua luce sorgerà nelle tenebre e la tua oscurità sarà come il mezzogiorno.

Se tu togli: poi vengono elencate varie cose che descrivono la vita di colui che NON è umile, NON cammina per fede e NON teme l'Eterno.

Togliere il giogo: controllare altre persone per i propri interessi. Può riguardare un controllo economico o psicologico, oppure può essere applicato in altri modi. Il punto è che tenere un altro sotto un giogo equivale a mancare di timore verso Dio.

L'autorità che Dio dà non è per tenere qualcuno sotto un giogo, ma per servire coloro sui quali si ha autorità. Questo è il modo giusto di vivere il ruolo di anziano di Chiesa, di padrone al lavoro, di marito, o di genitore.

b: il puntare il dito fa riferimento a varie forme di attacchi, di minacce o di critiche. Anche questo modo di comportarsi equivale a mancare di timore nei confronti di Dio. Comprende il fatto di essere prepotenti, di cercare di screditare gli altri o di criticare per innalzare se stessi.

Togliere il parlare iniquo: quanto sono importanti le nostre parole!

“Nessuna parola malvagia esca dalla vostra bocca, ma se ne avete una buona per l’edificazione, secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a quelli che ascoltano.” (Ef 4:29 LND)
“3 Ma come si conviene ai santi, né fornicazione, né impurità alcuna, né avarizia siano neppure nominate fra di voi; 4 lo stesso si dica della disonestà, del parlare sciocco e della buffoneria, le quali cose sono sconvenienti, ma piuttosto abbondi il rendimento di grazie.” (Ef 5:3-4 LND)
“Per mezzo di lui dunque, offriamo del continuo a Dio un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome.” (Ebrei 13:15 LND)

se provvedi ai bisogni dell’affamato e sazi l’anima afflitta: questo non riguarda solo l'aiutare materialmente, ma il soddisfare, il saziare l'afflitto. Allora significa molto, veramente molto più che dare soltanto un po' di soldi in elemosina. Piuttosto, vuol dire prendere a cuore una persona e dedicarsi ad aiutarla veramente.

Gli ipocriti possono dare dei soldi, qua si tratta del cuore che uno ha verso i bisognosi.

Se viviamo così, il che dimostra che abbiamo un cuore concentrato a Dio, ci sarà un risultato meraviglioso.

“se provvedi ai bisogni dell’affamato e sazi l’anima afflitta, allora la tua luce sorgerà nelle tenebre e la tua oscurità sarà come il mezzogiorno.” (Isa 58:10 LND)

La tua luce sorgerà nelle tenebre e la tua oscurità sarà come il mezzogiorno: questo ci fa ricordare che Gesù Cristo è luce, e che chi cammina in lui cammina nella luce.

i vv. 11-12

Guardiamo anche i vv.11,12:

11 L’Eterno ti guiderà del continuo sazierà la tua anima nei luoghi aridi e darà vigore alle tue ossa, tu sarai come un giardino annaffiato e come una sorgente d’acqua le cui acque non vengono meno. 12 I tuoi riedificheranno le antiche rovine, e tu rialzerai le fondamenta di molte generazioni passate; così sarai chiamato il riparatore di brecce, il restauratore dei sentieri per abitare nel paese.

Gran parte di questo passo riguarda Israele, in senso materiale, ma è anche un tipo di ciò che riguarda noi a livello spirituale.

Quando qualcuno teme Dio, è umile e cammina per fede, l'eterno Dio sazierà la sua anima. Quella persona sarà come una pianta ben annaffiata, come una sorgente d'acqua che non viene mai meno. Sono termini che raffigurano grandi benedizioni, che vanno molto oltre le benedizioni materiali. Queste sono benedizioni che soddisfano l'anima anche nei momenti più duri della vita.

Cito qualche brano dal Vangelo di Giovanni.

In Giovanni 4, Gesù, parlando con la donna samaritana, afferma:

“13 Gesù rispose e le disse: "Chiunque beve di quest’acqua, avrà ancora sete, 14 ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete in eterno; ma l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che zampilla in vita eterna".” (Gv 4:13-14 LND)

E anche in Giovanni 7 Gesù dice:

“37 Or nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù si alzò in piedi ed esclamò dicendo: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. 38 Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, da dentro di lui sgorgheranno fiumi d’acqua viva". 39 Or egli disse questo dello Spirito, che avrebbero ricevuto coloro che avrebbero creduto in lui; lo Spirito Santo infatti non era ancora stato dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato.” (Gv 7:37-39 LND)

Non c'è nulla, sulla terra, di paragonabile all'acqua viva.

Il brano in Isaia parla anche di una riedificazione. Nel Nuovo Testamento impariamo che i veri credenti sono pietre viventi, che Dio sta edificando in un tempio vivente in cui Egli stesso dimorerà.

Discorso del Sabato vv. 13,14

L'osservanza del sabato era un comandamento molto importante per i Giudei. Similmente a tanti altri comandamenti che Dio aveva dato loro, anche tramite quest'ordine il comportamento esteriore serviva a rendere visibile la condizione del cuore dei giudei. Se ricordate, essi non potevano mangiare certi tipi di carni, mentre Gesù dichiarò che si potevano mangiare tutti i cibi. Perciò, l'osservanza o meno del comandamento del Vecchio Testamento rendeva chiaro se una persona aveva un cuore per Dio o no.

Infine, l'osservanza del sabato era un comandamento costoso perché ubbidirvi richiedeva un impegno che, nella carne, uno non avrebbe voluto rispettare. Perciò, dall'ubbidienza o meno a quel comandamento si capiva la condizione del cuore del giudeo.

Leggo dal v.13 al v.14.

13 Se tu trattieni il piede dal violare il sabato, dal fare i tuoi affari nel mio santo giorno, se chiami il sabato delizia, il giorno santo dell’Eterno, degno di onore, se lo onori astenendoti dai tuoi viaggi, dallo sbrigare i tuoi affari e dal parlare dei tuoi problemi, 14 allora troverai il tuo diletto nell’Eterno, e io ti farò cavalcare sulle alture della terra e ti darò da mangiare l’eredità di Giacobbe tuo padre, poiché la bocca dell’Eterno ha parlato".” (Isaia 58:8-14 LND)

Notiamo alcuni punti in questi versetti. Anziché pensare alle loro cose e ai loro affari, anziché parlare dei loro problemi, dovevano trovare il loro diletto nell'Eterno.

Anche se noi non siamo più sotto la legge del sabato, come non siamo più sotto la legge che vietava di mangiare certi cibi, i principi di allora sono ancora validi oggi. Se ricordate, ogni giorno appartiene al Signore. Perciò, è giusto vivere tutti i giorni come viene descritto in questo passo.

Infatti, possiamo fare un confronto fra questo brano e il comandamento di cercare per primo il regno e la giustizia di Dio. Se viviamo così, cercando come prima priorità il regno e la giustizia di Dio, allora, penseremo alla sua gloria prima di pensare ai nostri affari e prima di parlare dei nostri problemi.

Ciò non vuol dire che non possiamo curare i nostri affari, ma questa priorità fa piuttosto riferimento a ciò che abbiamo nel nostro cuore, oltre all'impiego del nostro tempo. Dio aveva dato ai Giudei sei giorni per compiere le loro cose e un giorno per dedicarsi interamente a Lui. Perciò, Dio non dà comandamenti gravosi. Però, Egli vuole il primo posto nel nostro cuore.

Il risultato: (v.14)

“allora troverai il tuo diletto nell’Eterno, e io ti farò cavalcare sulle alture della terra e ti darò da mangiare l’eredità di Giacobbe tuo padre, poiché la bocca dell’Eterno ha parlato".” (Isa 58:14 LND)

trovare il tuo diletto nell'Eterno”: ecco il modo di avere un cuore veramente soddisfatto, che è collegato al fatto di amare Dio con tutto il proprio cuore, tutta l'anima, tutta la mente e tutta la propria forza.

Ricordate il Salmo 37:4:

“Prendi il tuo diletto nell’Eterno ed egli ti darà i desideri del tuo cuore.” (Sal 37:4 LND)

Quando noi troviamo il nostro diletto nell'Eterno, Egli riempirà il nostro cuore con la sua gioia e la sua presenza, e ci darà una meravigliosa eredità, non un'eredità terrena che andrà persa, ma un'eredità celeste.

Conclusione. Lezioni per noi

Allora, cosa abbiamo capito da questo brano?

Non sono i nostri sacrifici che ci rendono graditi a Dio. Piuttosto, è un cuore umile, che cammina per fede.

Quel tipo di cuore porterà ad un comportamento in cui cercheremo il bene degli altri, non per farci vedere, ma per l'amore di Dio nel nostro cuore. Visto che non faremo le cose per essere visti, non trascureremo quelli di casa nostra. In altre parole, non faremo quelle buone opere che possono essere notate dagli altri, piuttosto, faremo quello che possiamo del bene per rispecchiare il cuore di Dio.

Questo brano ci aiuta a capire che non possiamo meritare favore da Dio. Non è che facendo sacrifici, siamo più graditi a Dio. Piuttosto, siamo graditi a Dio per mezzo di Cristo, e poi, avendo un cuore umile che cammina per fede.

Questo è il vero digiuno! Viviamo così, e così, glorifichiamo Dio.