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Ci sono chiare prove della tua salvezza? - 1 Tessalonicesi 1:5-10

filename: 52-0105.doc di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - 52-0105.f01, sermone su 1 Tess 1:5-10, per RO, 17 giugno, 2001 di Marco deFelice

intro:

Qual è forse la domanda più importante della vita? Dalla risposta a questa domanda dipende la nostra pace e la nostra gioia. Oggi, vogliamo considerare un brano in 1 Tessalonicesi che ci aiuta a capire la risposta a questa domanda.

La domanda a cui questo brano ci aiuta a rispondere è: Possiamo conoscere la nostra salvezza, ovvero, la nostra elezione? Cioè, possiamo veramente essere certi di essere figli di Dio, oppure, dobbiamo solamente sperare, senza mai averne la certezza?

Chiaramente, quando consideriamo che stiamo parlando della nostra eternità, e che tutti i tesori del mondo non hanno alcun valore se non abbiamo la vita eterna, possiamo capire quanto è importante conoscere la nostra elezione, ovvero, la nostra salvezza.

le Prove della salvezza di questi credenti

Leggiamo insieme 1 Tessalonicesi 1:2-10.

Noi ringraziamo sempre Dio per voi tutti, nominandovi nelle nostre preghiere, 3 ricordandoci continuamente, davanti al nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo. 4 Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione. 5 Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunziato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione; infatti sapete come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene. 6 Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, 7 tanto da diventare un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. 8 Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne; 9 perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, 10 e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira imminente. (1 Tessalonicesi 1:3-10)

Vogliamo considerare la dichiarazione di Paolo nel v.4:

Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione. (1 Tessalonicesi 1:4)

Paolo dichiara di conoscere l’elezione dei credenti di Tessalonica. In altre parole, Paolo era sicuro della loro salvezza. Ciò non era dovuto a qualche rivelazione speciale, ma all’evidenza che Paolo aveva visto in loro. Vogliamo considerare attentamente quali erano le evidenze che permettevano a Paolo, Timoteo e Sila di conoscere la salvezza di queste persone, in modo che possiamo esaminare noi stessi per riconoscere se le stesse qualità sono anche in noi.

Due cose permettevano a Paolo di conoscere la loro salvezza, che dimostrava la loro elezione. La prima era la certezza che il vangelo che era stato predicato loro era il vero vangelo. La seconda cosa è il chiaro frutto dell’opera di Dio in loro.

il vero vangelo

La prima cosa che dava a Paolo la certezza della loro elezione, era che egli sapeva che il vangelo che era stato predicato loro era il vero vangelo. Allora, come oggi, c’erano tanti vangeli, ma solo un vangelo vero. Se il vangelo predicato non è il vero vangelo, è impossibile avere la certezza che chi lo ascolta sia veramente salvato.

Devo ripetere questo concetto, perché è una verità importante da capire. Se il vangelo predicato non è sicuramente il vero vangelo, è impossibile avere la certezza che un ascoltatore di quel vangelo sia veramente salvato. Ascoltiamo cosa Cristo dice al riguardo. Egli sta parlando proprio di questo, cioè, del frutto che può venire da un falso profeta, ovvero, da chi insegna un vangelo non vero.

15 «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci. 16 Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? 17 Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. 18 Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni. (Matteo 7:15-18)

Il frutto di ogni insegnante sono i discepoli che ha. Quando il messaggio predicato non è la verità, i discepoli non credono alla verità.

Perciò, Paolo inizia, spiegando di essere certo che egli, Sila e Timoteo avevano predicato il vero vangelo del Signore. Egli elenca alcune prove a garanzia della veracità del suo messaggio, e che lo Spirito Santo era stato con loro quando avevano predicato ai Tessalonicesi.

Ascoltiamo il v.5.

Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunziato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione; infatti sapete come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene. (1 Tessalonicesi 1:5)

Paolo avrà molto altro da dire riguardo al suo vangelo e al suo modo di comportarsi in 1 Tess. 2. Per ora, vogliamo notare alcune prove che egli dà a garanzia della veracità del suo vangelo. In altri brani, Paolo spiega che ha ricevuto il suo vangelo direttamente da Cristo.

Poco prima che Paolo e gli altri fossero arrivati a Tessalonica per predicare il vangelo, erano stati a Filippi, dove Paolo e Sila erano stati battuti e messi in prigione. Avevano subìto una grande persecuzione. Però, nonostante questo, erano venuti a Tessalonica pieni di coraggio nello Spirito Santo.

Quando avevano annunciato il loro vangelo ai Tessalonicesi, non l’avevano fatto solamente con parole, ma con potenza, con lo Spirito Santo, e con piena convinzione. Consideriamo brevemente queste tre qualità.

con potenza

Paolo e gli altri avevano predicato con potenza. La parola greca che è tradotta qui come “potenza” è la parola “dunamis”. Da questa parola proviene la nostra parola “dinamite”. “Dunamis” descrive la potenza di Dio che accompagna il vero vangelo. Al v. 9 scopriamo che la potenza del vangelo aveva distrutto la loro fede negli idoli e creato in loro una vera fede nel Dio vivente.

Quasi sicuramente, i Tessalonicesi avevano creduto nei loro idoli da generazioni. Se pensiamo alle persone che conosciamo che sono molto attaccate a qualche santo, possiamo capire quanto grande è la potenza di Dio nel distruggere questa fede in un idolo e dare la fede nel vero Dio. Paolo aveva predicato con questa potenza, che viene da Dio, non dagli uomini.

In Romani 1:16 leggiamo

Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; (Romani 1:16)

Il vero vangelo è la potenza di Dio per la salvezza. Paolo aveva predicato con potenza. Questa è una delle prove della veracità del vero vangelo. Essa era parte della certezza che Paolo aveva riguardo alla loro salvezza. Ancora oggi, il vangelo è la potenza di Dio per la salvezza delle persone.

con lo Spirito Santo

Paolo e gli altri avevano anche predicato con lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo è la vera fonte della dunamis, cioè, della potenza del vangelo. Da sole, le parole non possono mai veramente trasformare le vite delle persone. Non possono cambiare lo stato spirituale, non possono togliere la condanna eterna che meritiamo a causa dei nostri peccati. Si può avere una religione molto elaborata, con tanti riti e tante parole eloquenti. Ma se non c’è lo Spirito Santo, non ci sarà la potenza di Dio, e le parole saranno senza potenza.

Paolo non aveva predicato solo con parole, ma aveva predicato anche con lo Spirito Santo.

Lo Spirito Santo operava in Paolo, Sila e Timoteo, e anche negli ascoltatori. La trasformazione che era visibile in queste persone era opera dello Spirito Santo. Quindi, anche il fatto che la predicazione era accompagnata dallo Spirito Santo confermava la veracità del vangelo da lui predicato.

con piena convinzione

Oltre ad aver predicato con potenza e con lo Spirito Santo, Paolo, Sila e Timoteo avevano predicato con piena convinzione. Non avevano annunciato una teoria, o un pensiero loro, bensì il messaggio verace che aveva trasformato per prime le loro vite. Avevano già visto la potenza dello Spirito Santo trasformare loro stessi, perciò, annunciavano questo messaggio con piena convinzione. Basti ricordare come era Paolo prima della sua conversione, l’odio che nutriva per i credenti, e come poi fu trasformato dallo Spirito Santo. Perciò, egli poteva avere una vera piena convinzione della veracità e della potenza del vangelo.

Quando una persona crede a un falso vangelo, può essere convinto, ma non può avere una piena convinzione. Crede in cose che sono prive di fondamento. Non ha visto il vero frutto del suo messaggio. Invece, il vero vangelo produce una piena convinzione.

È possibile che un credente sia confuso o scoraggiato, e in quella condizione, non sente la piena convinzione. Perciò, quando uno cammina per fede e in ubbidienza, avrà la piena convinzione che viene dallo Spirito Santo. Paolo l’aveva, e perciò, egli sapeva che il suo vangelo era vero.

il comportamento di Paolo e gli altri

C’era ancora un altro fattore che permetteva a Paolo di conoscere con certezza che il suo vangelo era vero, ed era qualcosa che questi credenti avevano visto. Era il modo in cui lui, Sila e Timoteo si erano comportati quando stavano con i Tessalonicesi.

Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunziato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione; infatti sapete come ci siamo comportati fra voi, per il vostro bene. (1 Tessalonicesi 1:5)

Al tempo di Paolo, c’erano tanti falsi insegnanti, che cercavano di sfruttare i loro ascoltatori. Cercavano di ricevere qualcosa, piuttosto che cercare il bene degli ascoltatori.

Dobbiamo ricordare che la Bibbia insegna ripetutamente che chi predica il Vangelo dovrebbe vivere dal vangelo, e che chi riceve insegnamento nella Parola deve condividere i suoi beni con chi gli impartisce l’insegnamento. Però, i falsi insegnanti più che soltanto vivere dal loro falso vangelo, cercavano di più. Non cercavano il bene dei loro ascoltatori.

Al contrario, Paolo e gli altri non avevano cercato nulla per loro stessi. Piuttosto, avevano sofferto e faticato, tutto per il bene dei Tessalonicesi.

Il fatto che Paolo si era impegnato per il bene dei Tessalonicesi era un’altra prova per loro che egli era veramente mandato da Dio. Paolo e gli altri avevano subito, in tante città, grandi sofferenze. Sarebbe stato molto più comodo per loro rimanere ad Antiochia, dove c’era una grande chiesa, ed essere apprezzati lì, anziché rischiare la vita, e subire tanta sofferenza per poter proclamare il vangelo ai Tessalonicesi e a quelli delle altre città.

Il loro comportamento era stato totalmente focalizzato sul promuovere il bene spirituale dei Tessalonicesi. Infatti, nel capitolo due Paolo avrà molto altro da dire riguarda al loro comportamento. Per ora, egli ricorda il comportamento che aveva avuto. Anche questo è un frutto che dimostra come egli, insieme a Sila e Timoteo, predicavano il vero vangelo.

Allora, il fatto che il suo vangelo era stato predicato con potenza, con lo Spirito Santo, e con piena convinzione, e che il suo comportamento, e quello di Sila e Timoteo, rispecchiavano il vero vangelo, permettevano a Paolo di conoscere con certezza che il suo vangelo era vero. Questa era la prima parte di ciò che gli serviva per permettergli di conoscere la loro elezione.

il cambiamento nei Tessalonicesi

Consideriamo ora quello che Paolo vedeva nei Tessalonicesi che gli permetteva di conoscere che erano veramente eletti. Si vede l’elezione quando si vede la salvezza.

È molto probabile che i falsi insegnanti che seguivano Paolo avevano detto ai Tessalonicesi che non erano veramente salvati. Perciò, Paolo elencò vari frutti a dimostrazione della realtà della loro salvezza. Aveva già elencato alcuni dei frutti fondamentali nel v. 3.

ricordandoci continuamente, davanti al nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo. (1 Tessalonicesi 1:3)

Abbiamo considerato questi tre frutti nell’ultimo sermone su questo brano: l’opera della loro fede, le fatiche del loro amore, e la costanza della loro speranza nel Signore Gesù Cristo. Ora, dal versetto 6, Paolo parla di altri frutti nei Tessalonicesi che dimostravano la realtà della loro salvezza.

imitatori nostri e del Signore

Leggiamo il v.6

Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, (1 Tessalonicesi 1:6)

È relativamente facile cambiare religione. Ci sono persone che hanno cambiato religione più volte nella vita. Ci vuole poco a dire che si crede al vangelo, anche se in realtà, è solo una fede intellettuale. Invece, la vera fede, e la vera salvezza, producono una trasformazione nella vita. In seguito a questa trasformazione, si comincia a vivere diversamente. Si diventa imitatori di Cristo. Il primo passo in questo è imitare i credenti più maturi. Paolo aveva visto questo nei Tessalonicesi. Queste persone erano diventati “suoi imitatori”, perché Paolo imitava Cristo (1 Cor. 11:1). Questo era un chiaro frutto della loro salvezza. Cioè, non solo dicevano le cose giuste, ma dimostravano una vita trasformata. Non vivevano come prima, vivevano in novità di vita, imitando Paolo, e imitando Cristo Gesù.

A questo punto, Paolo menziona un esempio di come essi imitavano sia lui che Cristo.

avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo.

Leggiamo il v.6

Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo, (1 Tessalonicesi 1:6)

Cristo aveva gioia nella sua sofferenza, poiché conosceva il risultato della sofferenza. Avere gioia nella sofferenza è un frutto dello Spirito Santo, un frutto della vera salvezza. Paolo vedeva questo in questi credenti.

Vediamo un esempio di gioia in mezzo alle sofferenza quando Paolo e Sila furono battuti e cacciati in prigione in Filippi. Ascoltiamo:

22 La folla insorse allora contro di loro; e i pretori, strappate loro le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe. 23 E, dopo aver dato loro molte vergate, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di sorvegliarli attentamente. 24 Ricevuto tale ordine, egli li rinchiuse nella parte più interna del carcere e mise dei ceppi ai loro piedi. 25 Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano. (Atti 16:22-25)

Anche i credenti di Tessalonica, appena salvati, avevano subìto sofferenze a causa del vangelo. Però, avevano la gioia che viene dallo Spirito Santo. Anche questa fu una chiara prova per Paolo che essi erano veramente salvati, e perciò, veramente eletti.

Quando uno dichiara di essere salvato, ma non lo è, non avrà gioia nella sofferenza. Gesù parlava di false conversioni nel Vangelo di Matteo, nella parabola del seminatore e dei quattro tipi di terra. Ascoltiamo le parole di Cristo.

20 Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, 21 però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato. (Matteo 13:20-21)

Un falso credente, quando arrivano sofferenze e tribolazioni a causa della parola, è subito sviato. Invece, i credenti di Tessalonica avevano mostrato gioia nella sofferenza. Questa era un’ulteriore prova della loro salvezza.

v.7 tanto da diventare un esempio

Paolo dichiara che erano imitatori di lui e del Signore. Fino a che punto avevano imitato Paolo, e perciò, Cristo?

Leggiamo il v.7

tanto da diventare un esempio per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. (1 Tessalonicesi 1:7)

La trasformazione della vita di questi credenti era tale da diventare un esempio per tutti i credenti che erano intorno a loro. Essere un esempio significa andare molto oltre le parole; riguarda la vita e le azioni. Essere d’esempio vuol dire avere una vita talmente trasformata che altri credenti possono osservarvi e poi imitarvi per assomigliare di più a Cristo.

Cari amici, vi rendete conto di quello che Paolo sta dicendo qua? Queste persone erano credenti solo da poco tempo, forse qualche settimana o al massimo vari mesi. Già avevano subìto grandi sofferenze. La loro fede, la loro gioia e il loro impegno per Dio erano tali da essere d’esempio per altri credenti.

Qui vediamo un altro frutto del vero vangelo. Paolo e gli altri con lui avevano predicato il vangelo in mezzo a molte sofferenze. Dio aveva aperto i cuori di queste persone, ed essi avevano creduto. Ora, per conto loro, in mezzo a molte sofferenze, stavano proclamando il vangelo. Il cerchio era completo. Coloro che avevano imparato tramite l’esempio di Paolo, Sila e Timoteo, ora erano diventati esempi per altri.

v.8 da voi la parola di Dio ha echeggiato

In v.8-10, Paolo continua, e spiega come la Parola di Dio era tanto visibile in loro. Tutto questo fa parte del frutto della loro salvezza.

8 Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne; 9 perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, 10 e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira imminente. (1 Tessalonicesi 1:8-10)

La Parola del Signore aveva echeggiato tramite loro, non solo fino nella Macedonia e nell’Acaia, che erano vicine, ma anche in altri luoghi. La loro fede era ben visibile per tante persone.

Avete notato che Paolo usa la parola “echeggiare”? La verità del Vangelo non ha origine in nessun uomo. Quello che un vero credente può fare è echeggiare la verità che viene da Dio. Un vero credente non è mai la fonte della vera luce. La luce dimora in ogni vero credente, ma la luce ha sempre origine in Dio. Quindi, anche con questo commento su come la Parola del Signore echeggiava da loro, Paolo descrive come la loro fede era vera e visibile.

O che possiamo NOI echeggiare la Parola di Dio, la salvezza in Gesù Cristo, a quelli intorno a noi!

v.9 specificamente: convertiti dagli idoli a Dio

Al v.9, Paolo menziona specificamente una delle cose che era visibile a tante persone, che dimostrava la realtà della loro fede.

9 perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, 10 e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira imminente

Prima di udire il vangelo, questi credenti adoravano e servivano degli idoli. Tramite il vero vangelo, furono convertiti dagli idoli a Dio.

Abbandonare quelli che erano stati i loro idoli era un passo molto grande. Non solo avevano abbandonato i loro idoli, ma si convertirono A Dio. E non solo per credere in Dio, ma per SERVIRE il Dio vivente e vero.

Questa frase, il Dio vivente e vero, mostra il contrasto fra Dio e gli idoli. Gli idoli non sono viventi; Dio è il Dio che vive sempre. Gli idoli sono falsi, Dio è vero.

Questa trasformazione, dagli idoli a Dio, per servire Dio, era un chiaro frutto della loro salvezza. Era molto più che semplici parole. Era un cambiamento di vita.

v.10 per aspettare dai cieli il Figlio suo

A questo punto, Paolo menziona un’ulteriore prova della loro salvezza. Questa realtà è qualcosa che fa parte di ogni vero credente. Leggiamo ancora i vv. 9-10, notando specificamente il v.10

9 perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, 10 e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira imminente

Una persona veramente salvata non solo serve Dio, ma sta anche aspettando Gesù, il Figlio di Dio, quel Gesù che è stato risuscitato e che ci libera dall’ira imminente, quando Egli tornerà.

Il concetto di “aspettare Cristo” è molto più che un’attesa passiva. Indica un’attesa attiva. Per esempio, se un ospite molto importante deve arrivare a casa per essere ospitato da voi, in che modo cambia la vostra vita? Aspettare quell’ospite vuol dire molto di più che semplicemente sapere che arriverà. Vuol dire prepararvi, vuol dire preparare la sua stanza, mettere tutto in ordine, organizzare la vostra vita per essere pronti e preparati ad accogliere l’ospite d’onore. Vuol dire vivere alla luce del suo arrivo. Questo è il senso biblico di aspettare Cristo.

Troviamo questo concetto in altri versetti.

Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, (Filippesi 3:20)
così anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza. (Ebrei 9:28)
7 Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. 8 Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione. (2 Timoteo 4:7-8)

Ogni vero credente è in attesa del ritorno di Cristo. Paolo vedeva questo in questi credenti, e ciò era un chiaro frutto che erano veramente salvati.

Viviamo noi così?

Gesù ci libera dall’ira imminente.

Vorrei ora menzionare la terribile ira che sta per colpire il mondo. Nessun male finora nella storia è paragonabile alla terribile ira di Dio. Quando Dio manderà la sua ira contro l’umanità, non ci sarà posto per nascondersi, non ci sarà scampo, non ci sarà più alcuna speranza, solo l’eterno giudizio!

Ma chi è veramente salvato è stato liberato dall’ira imminente. Quale motivo per gioire! Quale motivo per abbondare nel ringraziamento. Quale problema potrà turbarci se abbiamo l’eterna salvezza? Impariamo a gioire nella verità che siamo veramente salvati da questa terribile ira che sta per colpire tutti coloro che non ricevono veramente la salvezza per la fede in Gesù Cristo.

Esaminiamo noi stessi

Fratelli, in questo brano, Paolo ha spiegato su quale base lui, Sila e Timoteo conoscevano l’elezione di queste persone. Abbiamo visto che la loro conoscenza era fondata su due cose: primo, sapevano che il loro vangelo era il vero vangelo. Un falso vangelo non può produrre la vera salvezza. Secondo, Paolo e gli altri vedevano dei chiari frutti in questi credenti. Paolo aveva già menzionato le opere della loro fede, le fatiche del loro amore, e la costanza della loro speranza. Oggi, abbiamo considerato anche come essi erano diventati imitatori di Paolo e del Signore Gesù. Avevano ricevuto la Parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo. Tramite questo, erano diventati un esempio per tanti altri credenti che avevano sentito di loro. La fama della loro fede si era sparsa largamente, tanto vera e potente era quella fede. Avevano abbandonato i loro idoli per servire il Dio vivente e vero. E poi, vivevano nell’attesa del ritorno di Cristo.

Tutte queste cose permettevano Paolo di conoscere, con certezza, che erano salvati, e perciò, che erano stati eletti prima della creazione del mondo.

Cari amici, possiamo dire la stessa cosa di noi stessi?

Dobbiamo sempre stare attenti che l’insegnamento che ascoltiamo sia la verità di Dio. Dovremmo essere come i Bereani, esaminando che quello che sentiamo viene dalla Parola di Dio.

Siamo anche noi diventati veramente, e visibilmente, imitatori di Cristo? Abbiamo abbandonato quelli che erano i nostri idoli, per credere in Dio, e di più, per servire Dio?

Abbiamo gioia, anche quando dobbiamo soffrire per il vangelo, una gioia che le difficoltà non possono togliere?

Infine, siamo veramente in attesa di Cristo? Siamo in attesa di Lui, come si è in attesa di un ospite importante e molto desiderato?

Tutte queste cose sono frutti che fanno parte di un vero credente che cammina con Dio. Quando queste cose sono visibili in modo chiaro nella vita di qualcuno, allora, possiamo conoscere la salvezza, e perciò l’elezione, di quella persona.

O che questi frutti siano visibili nella nostra vita, alla gloria di Dio.