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1 Tessalonicesi 3:3-8

filename: 52-0303.h01 di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org - sermone su 1 Tess 3:3-8, per RO, 19/8/2001, predicato originalmente 23/7/1995

Nell’ultimo sermone, abbiamo visto che Paolo aveva mandato Timoteo ai giovani credenti di Tessalonica per confermarli e confortarli. Vogliamo ricordare la situazione di questi credenti, per capire per quale motivo Paolo voleva a tutti i costi mandare Timoteo da loro.

lo scopo della visita di Timoteo

Prima, dobbiamo ricordare che i credenti di Tessalonica si trovavano in mezzo a tante prove. Leggiamo di nuovo da 1 Tess 3:1-5.

1 Perciò, non potendo più resistere, preferimmo restar soli ad Atene; 2 e mandammo Timoteo, nostro fratello e servitore di Dio nella predicazione del vangelo di Cristo, per confermarvi e confortarvi nella vostra fede, 3 affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati. 4 Perché anche quando eravamo tra di voi, vi preannunciavamo che avremmo dovuto soffrire, come poi è avvenuto, e voi lo sapete. 5 Perciò anch’io, non potendo più resistere, mandai a informarmi della vostra fede, temendo che il tentatore vi avesse tentati, e la nostra fatica fosse risultata vana.

I credenti di Tessalonica si trovavano in mezzo a grandi tribolazioni. Paolo sapeva che ciò metteva in pericolo la loro fede, e perciò aveva mandato Timoteo a confermarli. Il versetto 3 ci rivela che l’obiettivo che Paolo si prefiggeva nell’aver mandato Timoteo era che nessuno di questi credenti fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni. Dato che anche noi ci troviamo in varie tribolazioni, consideriamo attentamente questo brano.

la situazione: in mezzo a queste tribolazioni

Consideriamo innanzitutto le situazioni di questi credenti. Si trovavano in mezzo a dure tribolazioni. Ascoltiamo ancora i versi 3 e 4.

affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti, voi stessi sapete che a questo siamo destinati. Perché, anche quando eravamo tra di voi, vi preannunciavamo che avremmo dovuto soffrire, come poi è avvenuto, e voi lo sapete.

La parola “tribolazione” viene da una parola che vuol dire “schiacciare”. Dà l’idea di essere schiacciati sotto un grande peso. Chiaramente, illustra una situazione difficile e potenzialmente pericolosa. I credenti di Tessalonica si trovavano in questa situazione.

Paolo aveva già parlato in questa lettera delle sofferenze e delle tribolazioni dei Tessalonicesi. In 1 Tess 1:6, leggiamo che quelli che avevano creduto avevano “ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze con la gioia che dà lo Spirito Santo.”

In 1 Tess 2:14 leggiamo:

anche voi avete sofferto da parte dei vostri connazionali le stesse tribolazioni che quelle chiese hanno sofferto da parte dei Giudei.

Questi giovani credenti, salvati da poco tempo, già si trovavano in mezzo a dure prove e alla sofferenza a causa della loro fede in Cristo. Paolo aveva mandato Timoteo per confermarli e confortarli, affinché nessuno di loro fosse scosso.

In questa lettera, Paolo voleva armare questi credenti con le verità che potevano proteggerli in queste prove e nelle prove future. Le verità che Paolo insegna in questi versetti servono anche a noi.

a questo siamo destinati

La verità che Dio ci insegna tramite Paolo in questo brano è che la sofferenze e le tribolazioni fanno parte del piano di Dio per ogni credente, compresi noi. Leggiamo ancora i vv.3,4

3 affinché nessuno fosse scosso in mezzo a queste tribolazioni; infatti voi stessi sapete che a questo siamo destinati. 4 Perché anche quando eravamo tra di voi, vi preannunciavamo che avremmo dovuto soffrire, come poi è avvenuto, e voi lo sapete.

Paolo ricorda a questi credenti, e anche a noi, che siamo destinati ad avere sofferenza e tribolazioni. Dio ci preannuncia che dovremo soffrire in questa vita.

È importantissimo ricordare che siamo destinati ad avere tribolazioni e sofferenze. Se uno inizia la vita cristiana pensando che non ci saranno sofferenze, o se uno ha un concetto di Dio in cui crede che il vero amore di Dio sarà visibile solo se Egli non permetterà mai sofferenza e tribolazioni, la fede di quella persona sarà veramente scossa e debole. Appena arriveranno le sofferenze, la persona che crede così perderà la sua gioia e pace. Il problema non è che Dio non si cura di lui, il problema è che la persona ha un concetto sbagliato riguardo a che cos’è la cura di Dio.

Dio, nel suo grande amore, ci preavvisa che siamo destinati ad avere sofferenze e tribolazioni. Cioè, esse fanno parte della vita cristiana. Dobbiamo ricordare, però, che hanno uno scopo ben chiaro. Non vengono mai per caso. Dio ci ama troppo per permetterci di soffrire senza che ciò sia per il nostro bene eterno.

Notiamo qualche altro brano in cui si parla del fatto che le sofferenze faranno parte della vita dei veri credenti.

In 2 Timoteo 3:12 leggiamo:

Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.

Ogni vero credente vuole vivere piamente, perciò, le persecuzioni, che producono sofferenza, faranno parte della vita di ogni vero credente.

Atti 14:21,22

E, dopo aver evangelizzato quella città e fatto molti discepoli, se ne tornarono a Listra, a Iconio e ad Antiochia, 22 fortificando gli animi dei discepoli ed esortandoli a perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni. (Atti 14:21-22 NRV)

L’unica via che porta al cielo passa attraverso molte tribolazioni. Lamentarci per le tribolazioni vuol dire lamentarci della via che il Signore ci ha dato. C’è anche un versetto in Efesini 3 che spiega che non dovremmo scoraggiarci a motivo delle tribolazioni.

Vi chiedo quindi di non scoraggiarvi a motivo delle tribolazioni che io soffro per voi, poiché esse sono la vostra gloria. (Efesini 3:13 NRV)

esempio dell’importanza del preavviso

La Bibbia è chiara quando dice che Dio permette solamente le prove e le tribolazioni che servono per il nostro bene. Già questo è un grande esempio dell’amore di Dio. Però, in più, per aiutarci a non essere scossi, Dio ci preavvisa che ci saranno le tribolazioni.

Nella vita, conoscere in anticipo qualcosa è molto importante. Basta qualche esempio. Quando si va dal dentista con un mal di denti, è importante sapere che la cura può causare dolore. Infatti, un buon dentista avvertirà: Questo ti farà male. Sapere in anticipo non riduce il dolore, ma lo rende più sopportabile. Più importante ancora, è il fatto che si sa che per mezzo di quel dolore il problema sarà risolto, e non si avrà più quel problema.

Un buon genitore cerca di sempre preavvisare il figlio su ciò che potrebbe arrecare dolore. Questo è molto importante per aiutare il figlio ad essere tranquillo e non essere scosso dall’esperienza. Il fatto di sapere in anticipo aiuta molto a sopportare la situazione e a guardare oltre alla sofferenza, verso il beneficio.

È così anche nella vita spirituale. Dio vuole che sappiamo due cose: primo, ci saranno dolori, tribolazioni e sofferenze, che però passeranno. Non dureranno per sempre. Secondo, il frutto delle tribolazioni è qualcosa di meraviglioso che non passerà. Se non conosciamo e se non ricordiamo queste due verità, possiamo trovarci molto scoraggiati quando ci troveremo in mezzo alle tribolazioni.

Infatti, il fatto di ricordare o dimenticare queste verità influirà molto sull’avere o meno la gioia e la pace di Dio nella nostra vita.

Tutti i veri credenti avranno sofferenze e prove nella vita. In altre parole, ciascuno di noi avrà sofferenze e prove nella vita. Quindi, per NOI, è importante ricordare che ci saranno le sofferenze ma che dureranno solo per un tempo, cioè, che finiranno. Inoltre, è importante ricordare che per quanto le sofferenze possono sembrare difficili e lunghe, non sono paragonabili alla gloria che sta per essere rivelata nei nostri riguardi. (Rom. 8)

Motivi per la Sofferenza e le Prove

In questo sermone non considereremo a fondo i tanti modi in cui Dio usa le sofferenze nella nostra vita. Vi elenco brevemente alcuni dei buon frutti che Dio produce in noi tramite le sofferenze.

In 1 Pietro 1:3-7, impariamo che l’afflizione è necessaria per mettere la nostra fede alla prova, affinché sia purificata per essere motivo di lode e gloria quando Gesù Cristo sarà manifestato.

Ebrei 12 ci parla della disciplina di Dio, di cui possono far parte le sofferenze. La disciplina di Dio è una conferma che siamo veri figli di Dio, e produce in noi un frutto di pace e di giustizia.

Giacomo 1:2-4 insegna che le prove servono per aiutarci a maturare e a diventare completi come credenti, e quindi sono motivi di gioia.

Ci sono ancora altri motivi per cui Dio permette le prove nella nostra vita. La cosa importante è che Dio permette solamente la sofferenza adatta a produrre del bene in noi. È anche importante sapere in anticipo che la vita cristiana sarà piena di prove e di tribolazioni. Non dobbiamo essere spaventati, perché le prove sono strumenti nelle mani di Dio.

cosa vuol dire “scosso”?

Purtroppo, molto spesso, tanti credenti dimenticano queste verità, e poi, succede quello che Paolo temeva: i credenti vengono “scossi”. Cosa vuol dire “essere scosso”?

La parola greca tradotta in italiano come “scosso”, è una parla che all’origine significava: scodinzolare, parlando di un cane, o dimenare la coda. Il senso della parola qui è proprio l’idea di essere scossi, come un cane agita la coda. In questo senso, la parola vuol dire essere agitato, disturbato, scosso.

Cosa vuol dire “scosso” quando si parla di persone che dichiarano di avere fede in Gesù Cristo?

Paolo aveva predicato il vangelo a queste persone e li aveva visti dichiarare di credere in Cristo. Però, Paolo aveva lasciato Tessalonica prima di aver potuto vedere frutti certi della loro salvezza. Sapendo che stavano subendo grandi prove, aveva timore che avrebbero potuto essere scossi da quelle prove. La loro fede sarebbe stato agitata. Nel peggiore dei casi, avrebbero manifestato di avere una fede non vera, e la fatica di Paolo si sarebbe dimostrata vana, cioè, priva di vero frutto.

Si può essere scossi in modo da indebolire la vera fede, e si può essere scossi in modo da dimostrare che la fede non era autentica. Quest’ultima era la paura di Paolo.

v.5 confronto con 1 Tess 1.4

Se leggiamo il v.5, a prima vista, questo verso potrebbe sembrare contraddire quello che Paolo aveva già detto in 1 Tess 1:4.

Ascoltiamo prima 1.4, poi 3.5.

Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione. (1 Tessalonicesi 1:4)
Perciò anch’io, non potendo più resistere, mandai a informarmi della vostra fede, temendo che il tentatore vi avesse tentati, e la nostra fatica fosse risultata vana. (1 Tessalonicesi 3:5)

In 1:4, Paolo dice che conosce l’elezione dei credenti di Tessalonica. Cioè, vede un frutto così evidente da non avere dubbi che essi sono veramente salvati.

In 3:5, parla del fatto che aveva paura che il suo ministerio fra loro fosse stato vano, privo di un vero frutto. Cioè, Paolo aveva timore che non fossero veramente salvati. Come si spiega questa apparente contraddizione?

In 3:5, Paolo sta parlando della paura che egli aveva prima di aver mandato Timoteo da loro. Avendo lasciato Tessalonica così presto, prima di aver visto il frutto della loro fede in mezzo alle prove, Paolo non aveva una chiara conferma della loro fede. È difficile essere sicuri della fede finché non arrivano le prove a causa della fede.

Ciò rispecchia una verità che vediamo nella parabola del Seminatore e le quattro terre. I semi gettati sulla la terra rocciosa erano spuntati quasi subito, ma poi, appena era giunto il caldo, furono arsi e morirono, perché non avevano radice. Gesù paragona questa allegoria a coloro che ascoltano il vangelo, e lo ricevono con grande gioia, ma non hanno radice in sé, perciò, quando arrivano le tribolazioni e le prove a causa della parola, sono subito sviati, perché non erano mai stati veramente salvati.

Questo non vuol dire che non si può riconoscere la salvezza finché non vengono le prove. Però, la fede che supera le prove diventa più evidente e più sicura.

Paolo aveva lasciato Tessalonica dopo poche settimane. Perciò, non aveva avuto il tempo di vedere come coloro che avevano dichiarato di credere in Cristo avrebbero affrontato le prove. Ci possono essere coloro che dicono di credere, ma come i semi sulla roccia, quando arrivano le prove a causa della parola, non avendo vera vita in sé, si tirano indietro. Perciò, le prove aiutano a mostrare la realtà della fede.

Paolo voleva qualche conferma della fede dei Tessalonicesi. Perciò, aveva mandato Timoteo, per sapere se i credenti avevano mostrato un vero frutto in mezzo alle tribolazioni. Se i Tessalonicesi si fossero tirati indietro dal seguire Cristo all’arrivo delle prove, allora, Paolo avrebbe capito che la loro fede non era vera e che la sua fatica era stata vana.

Ma non fu così. v.6

Grazie a Dio, non era quella la notizia che Timoteo aveva recato a Paolo. Leggiamo il v.6

Ma ora Timoteo è ritornato e ci ha recato buone notizie della vostra fede e del vostro amore, e ci ha detto che conservate sempre un buon ricordo di noi e desiderate vederci, come anche noi desideriamo vedere voi. (1 Tessalonicesi 3:6)

Timoteo era andato dai Tessalonicesi per confermarli nella loro fede, e anche per portare notizia della loro fede a Paolo. E la notizia che portò era che i credenti avevano mostrato buon frutto. Avevano una fede autentica e anche un amore evidente nonostante le prove. Perciò, Paolo poteva dire, in 1:4, dopo aver sentito questa notizia, di conoscere la loro elezione.

La prova della vera fede non ha a che fare con qualche sentimento o emozione. Non ha a che fare nemmeno con il fatto di ricordare quella volta che si è pregato Gesù chiedendoGli la salvezza. Invece, la prova della vera salvezza è il frutto evidente che si può vedere anche in mezzo alle prove. Questo frutto consiste in una fede che non vacilla, nella fatica dell’amore, e in una speranza viva in Cristo. Timoteo aveva visto questo in questi credenti, e aveva portato questa buona notizia a Paolo.

Quindi, erano venute le prove, e la loro fede si era dimostrata vera!

conservate un buon ricordo di noi...

v.6b Notiamo che questi credenti avevano un buon ricordo di Paolo. I falsi insegnanti che avevano seguito Paolo avevano cercato di convincerli che Paolo era un truffatore e che non aveva vero amore per loro. Anziché credere a queste false accuse, questi credenti ricordavano l’amore di Paolo, ed grazie all’opera di Dio nei loro cuori, sapevano che il Vangelo da Paolo proclamato era vero. Perciò, continuavano ad avere un grande amore e stima per Paolo e desideravano rivederlo.

Da parte sua, come aveva già spiegato più volte, anche Paolo aveva un grande desiderio di vederli. L’amore cristiano, che è molto più di un sentimento, è un altro frutto della vera salvezza.

vv.7-9 ci sentiamo rivivere

I versetti 7-9 ci aiutano a capire di più la profondità dell’amore di Paolo per questi credenti. Leggiamo:

7 Per questa ragione, fratelli, siamo stati consolati a vostro riguardo, a motivo della vostra fede, pur fra tutte le nostre angustie e afflizioni; 8 perché ora, se state saldi nel Signore, ci sentiamo rivivere. Come potremmo, infatti, esprimere a Dio la nostra gratitudine a vostro riguardo, per la gioia che ci date davanti al nostro Dio, (1 Tess. 3:7-9)

Quello che consolava Paolo era la notizia del loro amore e della loro fede, della gioia che dà lo Spirito Santo, nonostante le prove. Avendo sentito tutte queste cose, Paolo, Sila e Timoteo avevano la conferma da Dio che queste persone erano veramente salvate, che Dio dimorava veramente in loro. Perciò, questa notizia aveva consolato molto Paolo al loro riguardo, e visto che erano saldi nel Signore, Paolo e gli altri si sentivano rivivere.

Tristemente, molto spesso, le cose che danno una certa gioia e felicità nella vita sono cose che alla fine non cambiano nulla nell’eternità. Cioè, se una persona è sotto condanna eterna per i suoi peccati, cosa importa se ha più soldi, se ha la macchina che funziona bene, se riesce a avere una vita tranquilla, se non ha problemi con la casa, se poi alla fine vivrà nei tormenti per l’eternità?

Invece ciò che dava gioia a Paolo era qualcosa di infinitamente più grande. Egli aveva sentito la notizia che la loro fede era una vera fede, e che quindi avevano la vita eterna con Cristo in cielo. Questo era importante per la loro vita nell’eternità. Per questa buona notizia, notizia con risultati eterni, Paolo si sentiva rivivere e aveva grande gioia, nonostante egli si trovasse in angustie e afflizioni.

Dovremmo esaminarci. Quale sono le cose che ci fanno star male, e quali sono le cose che ci fanno rivivere, ovvero, che ci fanno stare molto bene? Se le cose che ci fanno stare male sono problemi o difficoltà che passeranno, e se le cose che ci fanno stare meglio sono cose che ugualmente passeranno, allora, non abbiamo il cuore fissato sulle cose eterne. Questa è una cosa grave, e non è un buon frutto che conferma la realtà della nostra fede. Perciò, se ci troviamo in questa condizione, abbiamo bisogno di confessare a Dio il fatto che stiamo guardando nella direzione sbagliata, e poi, abbiamo bisogno di riempire i nostri pensieri con le cose eterne. Queste saranno le cose che avremo per l’eternità.

il desiderio di Paolo v.10

Paolo sapeva dove guardare per trovare la sua gioia. Leggiamo il v.10 per capire meglio il cuore e l’amore di Paolo per questi credenti.

9 Come potremmo, infatti, esprimere a Dio la nostra gratitudine a vostro riguardo, per la gioia che ci date davanti al nostro Dio, 10 mentre notte e giorno preghiamo intensamente di poter vedere il vostro volto e di colmare le lacune della vostra fede? (1 Tessalonicesi 3:9-10 NRV)

Paolo aveva un grande amore per questi credenti, e perciò, giorno e notte, egli pregava intensamente di poterli vedere per poter colmare le lacune della loro fede. In altre parole, il grande desiderio di Paolo non riguardava la sua propria condizione. Non riguardava avere una vita comoda o tranquilla. Il suo grande desiderio era di aiutare questi giovani credenti a maturare nella loro fede, in modo che potevano stare sempre saldi, e portare molto frutto alla gloria di Dio.

Quanto diversa è questa motivazione da quella che hanno tante persone, inclusi tanti credenti, o almeno persone che dicono di essere credenti. La Bibbia parla dell’amore l’uno con l’altro come un chiaro frutto della vera salvezza. Invece troppo spesso, un credente vive in modo tale da pensare quasi sempre a se stesso, e alle sue preferenze. Paolo non era così. La fede di questi credenti era la sua gioia, e il suo forte desiderio era di essere d’aiuto a loro nella loro crescita spirituale.

conclusione

Questo brano ci insegna alcune verità veramente importanti. Per prima cosa, ci aiuta a capire che le tribolazioni e le sofferenze fanno parte della vita cristiana. Non dobbiamo pensare di poter vivere senza di esse. Tale pensiero ci farebbe essere molto scossi nella nostra fede in futuro quando arrivano. Le tribolazioni e le sofferenze fanno parte della vita che Dio ha preparato per noi. Dal nostro punto di vista, possono sembrare negative, ma Dio ci rivela che sono utili a noi e portano un buon frutto nella nostra vita che durerà tutta l’eternità.

Nella sua attenzione per noi, Dio non solo permette le sofferenze giuste per noi, ma per aiutarci a non essere scossi, ci preavvisa che ci saranno le sofferenze. Anche qui, vediamo l’importanza di essere ben saldi nella nostra conoscenza della Parola di Dio, in modo che essa possa guidare il nostro modo di pensare, affinché possiamo vedere la vita tramite la realtà che ci è rivelata dalle Scritture.

Poi, abbiamo visto che la fede diventa più visibile e più sicura, dal punto di vista umano, quando supera le prove. Infatti, finché non arrivano le prime prove nella vita di uno che dichiara di credere in Cristo, non è del tutto evidente se la fede è reale o meno. Quindi, le prove e le sofferenze a causa del vangelo aiutano a rendere evidente la fede. Anche questo è un motivo per ringraziare Dio per le sofferenze.

Finalmente, abbiamo visto che la gioia di Paolo era legata alla crescita e alla condizione spirituale di questi credenti. La buona notizia della loro fede era un grande motivo di gioia per lui. Quanto spesso cerchiamo la nostra gioia in cose che passeranno! Impegniamoci a cercare la nostra gioia nelle cose eterne. Chi fa questo non sarà mai deluso. Seguiamo l’esempio di Paolo, che per conto suo seguiva l’esempio di Cristo, e impegniamoci a cercare di essere strumenti nelle mani di Dio per la crescita di altri credenti. In altre parole, impegniamoci a vivere per le cose eterne! Grazie a Dio per questo privilegio!