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La vittoria in Gesù - 1Pietro 3:18-22

21° sermone nella serie su 1Pietro

filename: 60-03-18.06j.odt di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org cmd
parole chiave: sofferenza, redenzione, Cristo, spiriti, giudizio, per 15 ottobre, 2006

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Le sofferenze fanno parte della vita in questa terra. Ogni persona avrà da soffrire. La domanda è: soffriamo per aver fatto il male, o soffriamo per aver fatto il bene?

In 1Pietro, più volte Pietro ci esorta a vivere in modo da non dover soffrire per le nostre mancanze, per i nostri peccati, perché non ci giova. Non c'è alcun premio per una sofferenza dovuta alle nostre mancanze.

Invece, Pietro ci insegna più volte, come anche nel resto della Bibbia, che c'è una ricompensa quando soffriamo per aver fatto il bene. Anzi, è una grazia da Dio.

Quindi, è molto, molto meglio soffrire per aver fatto il bene che per aver fatto il male.

Pur sapendo questa verità, a volte è difficile sopportare le sofferenze. Infatti, può essere estremamente difficile. Facilmente, possiamo scoraggiarci quando dobbiamo soffrire avendo fatto il bene, ovvero, quando dobbiamo soffrire ingiustamente.

Per incoraggiarci in questo, Pietro continua e ci presenta Gesù Cristo come esempio da seguire. Nel brano che vogliamo considerare oggi, Pietro ci ricorda che la sofferenza di Cristo fu totalmente ingiusta, però, dopo aver sofferto, Egli fu vittorioso. Così anche noi saremo vittoriosi, se continuiamo ad avere fede in Dio quando soffriamo per aver fatto il bene. Chi soffre per la giustizia e cammina per fede avrà una ricompensa eterna alla manifestazione di Cristo Gesù.

Quando consideriamo le nostre sofferenze, ricordiamoci che nessuno ha mai sofferto quanto Cristo. Nessuna sofferenza nostra sarà mai paragonabile alla sofferenza di Cristo. Inoltre, nessuna sofferenza nostra sarà mai così ingiusta quanto lo fu la sofferenza di Cristo, perché Gesù Cristo è stato totalmente e assolutamente giusto in ogni cosa che ha mai fatto. Quindi, l'esempio di Cristo può incoraggiarci in qualunque sofferenza che potremo mai subire.

Con questa base, consideriamo ora il brano di oggi, 1Pietro 3:18-22. Iniziamo leggendo ancora il v.17 dall'ultimo sermone.

“17 E’ meglio infatti, se tale è la volontà di Dio, soffrire facendo il bene piuttosto che facendo il male 18 perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito, 19 nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere, 20 che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l’acqua, 21 la quale è figura del battesimo (non la rimozione di sporcizia della carne, ma la richiesta di buona coscienza presso Dio), che ora salva anche noi mediante la risurrezione di Gesù Cristo, 22 il quale è andato in cielo ed è alla destra di Dio, dove gli sono sottoposti angeli, potestà e potenze.” (1Pi 3:17-22 LND)

Questo brano parla delle sofferenze di Cristo, e della gloria che seguì quella sofferenza. Con questo esempio, Pietro ci incoraggia a ricordarci della gloria che seguirà anche dopo le nostre sofferenze per la giustizia.

La sofferenza v.18

Iniziamo, considerando la preziosa verità nel v.18.

“perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito,” (1Pi 3:18 LND)

Cristo Gesù ha sofferto una volta per i peccati. La sua sofferenza era totalmente ingiusta, perché Egli era, e rimane, il Giusto. Infatti, uno dei titoli di Gesù è: il Giusto di Dio.

In At 3:14, Pietro stava predicando a Gerusalemme. Notate che usò il titolo di “Giusto” per indicare Gesù:

“Ma voi rinnegaste il Santo, il Giusto, e chiedeste che vi fosse dato un assassino”

Anche Stefano, in Atti 7:52, usò questo titolo mentre predicava ai Giudei:

“Quale dei profeti non perseguitarono i padri vostri? Essi uccisero anche coloro che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale ora voi siete divenuti traditori e uccisori;”

Gesù è il Giusto! In Cristo, Dio diventò uomo, e visse una vita perfetta, senza mai peccare. Perciò, Gesù, come uomo, è l'unico uomo nella storia che ha mai vissuto giustamente, totalmente conforme alla giustizia di Dio. Quindi, Gesù, e solo Gesù, è veramente il Giusto!

E Gesù, il Giusto, ha sofferto, subendo l'ira di Dio al posto degli ingiusti, per pagare la condanna di tutti gli ingiusti che avrebbe salvato. Ha sofferto per i peccati degli ingiusti.

Se tu sei un figlio di Dio, allora, tu sei uno di quegli ingiusti per cui Cristo è morto. Ognuno di noi è nato e cresciuto nel peccato. Per conto nostro, siamo pienamente ingiusti. Non avevamo alcuna cosa in noi che attirava lo sguardo di Dio. Non avevamo, e non abbiamo tuttora, alcuna giustizia nostra. Senza Cristo saremmo rimasti degli ingiusti.

Cristo ha sofferto una volta per i nostri peccati. In altre parole, Egli ha sofferto per pagare la condanna per i nostri peccati.

La Bibbia ci parla di questo sacrificio da parte di Cristo volta dopo volta. Per esempio, in Isaia 53, tramite Isaia, lo Spirito di Cristo dichiara:

“Ma egli è stato trafitto per le nostre trasgressioni, schiacciato per le nostre iniquità; il castigo per cui abbiamo la pace è caduto su di lui, e per le sue lividure noi siamo stati guariti.” (Is 53:5 LND)

Con la sua morte al posto nostro, Gesù Cristo ci ha condotto a Dio. Egli è la via, l'unica via, tramite la quale arriviamo al Padre. La Bibbia dichiara questa verità ripetutamente. Per esempio, in Giovanni 14 Gesù dice:

“Gesù gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.” (Giov 14:6 LND)

Gesù è l'unica via che ci conduce a Dio, per mezzo del suo sacrificio.

In Colossesi 1, Paolo ci spiega che è stato il sacrificio di Cristo che ci ha riconciliati a Dio. Vi leggo:

“21 E voi stessi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, 22 ora vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, mediante la morte, per farvi comparire davanti a sé santi, irreprensibili e senza colpa,” (Col 1:21-22 LND)

Anche in Efesini 2, leggiamo che eravamo senza Dio, quindi, lontani da Dio, ed è stato Cristo a condurci a Dio per mezzo del suo sacrificio. Vi leggo da Efesini 2:11-18.

“12 eravate in quel tempo senza Cristo, estranei dalla cittadinanza d’Israele e estranei ai patti della promessa, non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo. 13 Ma ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete stati avvicinati per mezzo del sangue di Cristo. ” (Efe 2:12,13 LND)

Gesù Cristo, subendo l'ira di Dio per il nostro peccato, ci ha condotti a Dio. Il nostro libero accesso a Dio è per mezzo del sacrificio di Cristo, compiuto una volta per sempre!

Aspetti della morte e della risurrezione

Adesso, avendo spiegato lo scopo della morte di Gesù, Pietro continua, dichiarando alcuni aspetti importanti della morte e della risurrezione di Cristo. Leggiamo ancora la seconda parte del v.18.

“Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito,” (1Pi 3:18 LND)

Notiamo questa frase: fu messo a morte nella carne. In che senso Gesù fu messo a morte nella carne?

La chiave per capire sono le parole “nella carne”. Tanti uomini furono messi a morte, ma in nessun altro posto nella Bibbia si dichiara che un uomo fu messo a morte nella carne.

Però, più volte, si parla di Gesù nella carne. Per esempio, parlando della sua nascita in Romani 1:3 leggiamo:

“riguardo a suo Figlio, nato dal seme di Davide secondo la carne,” (Rom 1:3 LND)

Cosa significa che Gesù è nato dal seme di Davide secondo la carne? Il significato di queste parole è molto semplice. Gesù Cristo è Dio. Ad un certo punto nella storia del mondo, diventò anche uomo. Si dice anche che fu incarnato, prese carne. Da quel punto, Gesù non solo aveva la sua natura divina che aveva sempre avuto, ma aveva anche una natura umana. Le due nature esistevano insieme. Gesù è sempre stato pienamente Dio. Dal momento della sua incarnazione, è diventato anche pienamente uomo.

Quindi, quando in Romani Paolo dichiara che Gesù nacque secondo la carne, sta dicendo che Gesù è nato come essere umano, non come Dio, perché nella sua natura Divina come Dio, Gesù non è mai nato, essendo sempre stato eterno.

Allora, nella sua natura umana, Gesù ha avuto una madre. Invece, per quanto riguarda la sua natura divina, Gesù non ha madre, perché essendo Dio, Egli è eterno. Perciò, è totalmente sbagliato dire che Maria è la Madre di Dio, perché non lo è. Lei è solamente madre della natura umana di Gesù. Gesù, secondo la carne, deriva dalla discendenza di Davide.

Perciò, nel nostro brano di oggi, quando Pietro dice che Gesù fu messo a morte nella carne, significa che fu messo a morte per quanto riguarda la sua natura umana. Era impossibile per gli uomini di uccidere Gesù nella sua natura divina, perché Dio è vita. Gli uomini non hanno vita in sé, la vita viene data loro da Dio, e può essere loro tolta. Invece, Dio ha vita in Sé. Quindi, la morte di Gesù è la sua morte nella carne, ovvero, la sua morte come uomo, non come Dio.

Vivificato dallo Spirito

Consideriamo ora la prossima frase: vivificato dallo Spirito. La NRV dice:

“Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito.”

Quando Gesù morì nella carne, il suo Spirito Divino non morì. E perciò, con il suo potere divino, Gesù vivificò la sua natura umana. Ecco perché Gesù dichiara, in Giovanni 10:17,18

“17 Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".” (Giov 10:17-18 LND)

Gesù aveva il potere di deporre la sua vita, e Gesù aveva il potere di riprendere la sua vita. Gesù è pienamente Dio, e Gesù è pienamente uomo. Gesù fu risuscitato come uomo per mezzo del suo proprio potere divino.

Con la sua morte, Gesù ha pagato la nostra condanna, e con la sua risurrezione, ci ha giustificati.

Così, Cristo ci ha condotto a Dio. Egli è la nostra salvezza!

Gesù predicò nello Spirito v.19

A questo punto, Pietro inizia un discorso in cui parla di una predicazione di Gesù. Questo è uno dei brani più difficili da capire di tutto il Nuovo Testamento.

Eppure, anche se certi dettagli di questo brano sono difficili da capire, c'è comunque molto che può fortificare la nostra fede. Infatti, questo brano ci ricorda come dobbiamo comportarci quando ci è difficile capire qualcosa nella nostra lettura. Dobbiamo impegnarci, ma se c'è qualcosa che non riusciamo a capire, dobbiamo andare avanti. Molto spesso, quando arriveremo a studiare quel brano in un secondo tempo, il senso sarà più chiaro. Quindi, è importante trarre subito quel po' di beneficio da quello che riusciamo a capire e poi andare avanti.

Ricordandoci di questo principio, consideriamo i versetti 19-22. Pietro ha appena parlato del fatto che Cristo morì nella carne, cioè, nella sua natura umana, ma fu vivificato per mezzo della sua natura Divina.

Avendo parlato della natura divina di Gesù, ora Pietro ci parla di un avvenimento nel passato, per aiutarci a capire che le sofferenze ingiuste saranno punite. Ricordiamoci che il contesto di questo brano è che ci sarà un premio per chi soffre avendo fatto il bene, come risultato della sua fede in Dio. Dio giudicherà il male al tempo stabilito da Lui.

Per aiutarci ad avere fede nei tempi di Dio, mentre aspettiamo il giudizio di Dio sul male, Pietro ci ricorda di quel momento nella storia del mondo quando Dio giudicò il mondo, con il diluvio universale al tempo di Noè.

Leggiamo ora il brano, dal v.18 al 20.

“18 perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito, 19 nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere, 20 che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l’acqua,” (1Pi 3:18-20 LND)

Consideriamo il v.19:

“nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere,”

La parola “Nel quale” indica “nel suo Spirito”, ovvero, nella sua natura divina. Gesù Cristo, in Spirito, andò a predicare agli spiriti in carcere.

Chi sono questi spiriti? In che senso sono in carcere? In che modo Cristo predicò loro?

Come dicevo prima, questo brano è considerato uno dei più difficili da capire in tutto il Nuovo Testamento. Dieci studiosi della Bibbia hanno dato dieci spiegazioni diverse di questo brano. Dopo aver studiato il brano e letto quello che dicono tanti studiosi, nemmeno io sono arrivato ad una conclusione chiara.

Vi spiego quelle che a me sembrano le due possibilità più probabili.

Prima di tutto, è importante notare che sia la LND sia la NRV hanno tradotto male il v.19, aggiungendo un verbo che nel Greco non c'è.

La LND traduce il v.19 così:

“nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere”

La NRV traduce così:

“19 E in esso andò anche a predicare agli spiriti trattenuti in carcere”

Nel Greco, letteralmente, non c'è alcun verbo fra la parola “spiriti” e “in carcere”. Quindi, sarebbe più corretto tradurlo così: “agli spiriti in carcere”. Questo è importante per capire correttamente il brano, perché non specifica, grammaticalmente, a che punto della storia questi spiriti erano in carcere. Cioè, potevano essere stati in carcere quando Gesù predicò loro, oppure, potrebbero essere stati in carcere quando Pietro scrisse questo brano.

Considerando una corretta traduzione dal Greco, un possibile senso di questo brano è che Cristo predicò tramite Noè alle persone del mondo al tempo di Noè, che ora si trovano in carcere. La grammatica Greca ci permette di accettare questa spiegazione senza problemi.

Sappiamo da altri brani che lo Spirito di Cristo predicava tramite tanti uomini di Dio, soprattutto i profeti. In 1Pietro 1:10 leggiamo:

“10 Intorno a questa salvezza ricercarono e investigarono i profeti che profetizzarono della grazia destinata a voi, 11 cercando di conoscere il tempo e le circostanze che erano indicate dallo Spirito di Cristo che era in loro, e che attestava anticipatamente delle sofferenze che sarebbero toccate a Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite.” (1Pi 1:10-11 LND)

Cristo era presente nei profeti, parlando tramite loro.

In Efesini 2:17, Gesù viene descritto come Colui che venne per annunciare la pace, ovvero, la pace con Dio mediante la salvezza, a noi, che eravamo lontani, o che eravamo vicini. Ve lo leggo:

“Ed egli venne per annunziare la pace a voi che eravate lontani e a quelli che erano vicini,” (Ef 2:17 LND)

Chiaramente, non fu Gesù a venire fisicamente a predicare a quei credenti, come non è venuto fisicamente a noi. Piuttosto, venne per mezzo di quegli uomini che predicarono loro. Come Cristo nel suo Spirito divino parlò tramite i profeti, così parla nel suo Spirito anche oggi, tramite coloro che annunciano il Vangelo.

Similmente, lo Spirito di Cristo parlò anche tramite Noè. Infatti, in 2Pietro 2:5, Noè viene chiamato un predicatore di giustizia. Ve lo leggo:

“e non risparmiò il mondo antico ma salvò con altre sette persone Noè, predicatore di giustizia, quando fece venire il diluvio sul mondo degli empi,” (2Pi 2:5 LND)

Quindi, come Cristo parlava tramite i profeti, parlava anche tramite Noè. In quel senso, possiamo dire che Cristo, nello Spirito, andò a predicare agli spiriti in carcere.

In questo caso, gli spiriti in carcere potrebbe descrivere la condizione attuale delle persone che rifiutarono di ravvedersi al tempo di Noè. Ora, sono in tormento, in attesa del giudizio finale.

Gesù predicò loro tramite la predicazione di Noè, nello stesso modo che predicò a tanti altri tramite la predicazioni dei tanti profeti nell'Antico Testamento.

Ricordiamoci che Noè era un predicatore di giustizia, e che probabilmente aveva predicato per 120 anni, mentre costruiva l'arca.

Riusciamo a capire che furono 120 anni da Genesi 6:3, che dichiara:

“E l’Eterno disse: "Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo, perché nel suo traviamento egli non è che carne; i suoi giorni saranno quindi centovent’anni".” (Gen 6:3 LND)

Questo dichiarazione fu data da Dio prima del diluvio, quando gli uomini vivevano molto più di 120 anni. Se consideriamo questi anni come il periodo in cui Noè costruiva l'arca, e visto che il fatto stesso di costruire l'arca era una dichiarazione del giudizio di Dio che stava arrivando, ovvero, una forma di predicazione, allora, significa che da quando Dio fece questa dichiarazione, trascorsero 120 anni, dopodiché Dio mandò il diluvio, e distrusse gli uomini che erano rimasti ribelli nonostante la predicazione di Noè.

Dopo la morte di quegli uomini nel diluvio, i loro spiriti furono messi in carcere, ovvero, nella condizione di tormento, ma ancora stanno aspettando il giudizio finale.

Applicando tutto questo al punto di Pietro, Noè soffriva molto disprezzo a causa della sua predicazione, per tanti anni. Però, al momento stabilito da Dio, arrivò il giudizio, e Noè fu salvato dalle sofferenze. Questo è un esempio per noi, perché anche noi saremo salvati dalle nostre sofferenze, al momento stabilito da Dio, e coloro che ci fanno soffrire ingiustamente saranno giudicati.

Il principio descritto qui è che anche se c'è un periodo in cui Dio è paziente, e lascia tempo agli uomini di ravvedersi, il suo giudizio arriverà sicuramente, come Egli ha promesso. Come quegli uomini che avevano rifiutato la predicazione di Cristo tramite Noè furono puniti, così saranno puniti coloro che non si ravvedono oggi.

Un'altra possibile interpretazione

Vi spiego anche un'altra possibile interpretazione di questo brano.

Dopo la morte di Gesù, quando morì come uomo, Egli fu vivificato per la potenza del suo Spirito divino. Cristo, nel suo Spirito, andò a proclamare la sua vittoria agli angeli malvagi, chiamati anche demoni, che erano tenuti in carcere.

Leggiamo di questi angeli in 2Pietro 2:4.

“Se Dio infatti non risparmiò gli angeli che avevano peccato, ma li cacciò nel tartaro tenendoli in catene di tenebre infernali, per esservi custoditi per il giudizio;” (2Pi 2:4 LND)

La parola “predicare” è la parola Greca che significa “proclamare”. Il brano non dice che cosa Gesù proclamò. Quindi, non dobbiamo presumere che fosse il Vangelo. Se veramente Gesù decise di proclamare qualcosa a questi angeli ribelli, avrà proclamato la sua vittoria su di loro.

In questo caso, un'applicazione per noi è che il nostro Signore, Gesù Cristo, è vittorioso su ogni male. Perciò, possiamo fidarci di Lui, qualsiasi siano le nostre sofferenze.

Queste sono due possibilità per capire il senso di questo brano. Ce ne sono tante altre, ma queste due sembrano essere le due più probabili da quello che riesco a capire io. Entrambe possono incoraggiarci quando ci troviamo a soffrire ingiustamente.

La salvezza

Pietro continua, e ci ricorda della nostra salvezza per grazia.

Leggo i vv.19-21

“19 nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere, 20 che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l’acqua, 21 la quale è figura del battesimo (non la rimozione di sporcizia della carne, ma la richiesta di buona coscienza presso Dio), che ora salva anche noi mediante la risurrezione di Gesù Cristo,” (1Pi 3:19-21 LND)

Noè era un uomo di fede. Per fede, aveva fabbricato l'arca, nonostante che fosse stato disprezzato da tutti. Però, al momento stabilito da Dio, arrivò il giudizio. In quel giorno Noè e la sua famiglia, otto persone in tutto, furono salvati attraverso l'acqua. Cioè, mentre l'acqua fu la causa della morte di tutti gli altri uomini, Noè e sua famiglia, entrando nell'arca, furono salvati galleggiando sulla stessa acqua.

L'arca è un tipo di Cristo. Chi è in Cristo sarà salvato dal giudizio alla fine del mondo. Gesù punirà gli uni, e salverà gli altri.

L'acqua attraverso cui Noè fu salvato è un tipo del battesimo. Il battesimo che Pietro intende non è il battesimo in acqua, perchè Egli dichiara subito dopo: non la rimozione di sporcizia della carne. Cioè, la salvezza non dipende da un atto esterno, in cui il corpo viene immerso nell'acqua.

Piuttosto, Pietro parla del battesimo spirituale, nel quale la persona è identificata con Gesù Cristo. Egli lo descrive come la richiesta di buona coscienza presso Dio. Cioè, quando uno viene battezzato, ciò che salva non è il rito esteriore, ma il fatto che la persona ha vera fede in Cristo come Salvatore, avendo riconosciuto i propri peccati e il giudizio di Dio contro il peccato, ed essendosi aggrappato a Cristo quale unico Salvatore. Con la sua fede, quel nuovo credente chiede a Dio una buona coscienza presso Dio, ovvero, guarda a Cristo per essere giustificato.

Questa buona coscienza presso Dio, ovvero, questa fede in Cristo Gesù, ora salva anche noi. Pietro, avendo dato l'esempio di Noè, che aveva fede in Dio e fu salvato dal giudizio, riprende a parlare di noi e di come oggi Dio salva ancora coloro che hanno vera fede.

Questa salvezza, come dichiara il v.21, è mediante la risurrezione di Gesù Cristo. La buona coscienza crede che Gesù Cristo è morto per i nostri peccati, e questa fede è confermata nella risurrezione di Cristo, perché la risurrezione dimostra che il Padre ha accettato il suo sacrificio al nostro posto.

Gesù glorificato v.22

Dopo aver parlato della morte di Gesù, e poi della sua risurrezione, nel v. 22, Pietro parla della glorificazione di Gesù Cristo. Lo leggo.

“il quale è andato in cielo ed è alla destra di Dio, dove gli sono sottoposti angeli, potestà e potenze.” (1Pi 3:22 LND)

Dopo aver compiuto la salvezza, Gesù Cristo è andato in cielo. Consideriamo le meravigliose verità di questo versetto.

Gesù Cristo è andato in cielo. Quindi, Gesù non è più presente sulla terra fisicamente. Perciò, dobbiamo vivere per fede, non per visione! Gesù ritornerà per giudicare, ma per ora, dobbiamo camminare per fede.

Gesù è alla destra di Dio. Questa è la posizione di onore e di potere. Egli ha piena autorità per completare la salvezza che ha iniziato in noi. Non dobbiamo temere alcun male, o, restando con l'argomento di questo capitolo, non dobbiamo temere alcuna sofferenza!

Cristo è sovrano su tutto, e lo possiamo notare anche nella frase:

“dove gli sono sottoposti angeli, potestà e potenze.”

Cristo è sovrano su tutto. Egli è sovrano sulla natura; Egli è sovrano sui poteri spirituali del male, ed Egli è sovrano su tutti gli uomini.

Quindi, qualsiasi siano le nostre sofferenze o le nostre prove, niente potrà separarci da Cristo Gesù. Siamo sicuri in Lui!

Applicazione

Allora, cari fratelli, come dobbiamo vivere, alla luce di queste verità? Quanto è importante che ci ricordiamo, giorno per giorno, che siamo salvati perché Gesù, il Giusto, è morto per noi, gli ingiusti! In Lui siamo giustificati, per la sua giustizia! Egli ci ha condotto a Dio, e in Lui, abbiamo libero accesso a Dio, per essere soccorsi al momento opportuno! Quindi, in mezzo alle sofferenze più profonde, abbiamo libero accesso a Dio Padre per mezzo di Gesù!

Gesù non solo ha pagato i nostri peccati, ma Gesù è il Sovrano Dio, ed giudicherà ogni male. Quindi, è importante avere pazienza, ricordando che le cose non resteranno così, perché Gesù Cristo sta per ritornare alla terra per giudicare il mondo.

Il giudizio potrebbe sembrare di ritardare, come lo sembrava essere al tempo di Noè, ma al momento stabilito da Dio, arriverà. E allora, non ci sarà più scampo.

Quindi, carissimi, quando avrete da soffrire, prima di tutto, siate sicuri che non è perché avete agito male. Se è per questo motivo, confessate il vostro peccato, e riprendete a camminare bene!

Ma se dovrete soffrire ingiustamente, abbiate pazienza! Cristo Gesù è sul trono, e vi curerà, e al momento giusto ritornerà. Allora, la vostra giustizia in Lui sarà manifestata al mondo.

Vieni, o Signore Gesù!