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La vita di un credente, parte 2 - Filippesi 2:3,4

filename:50-0203.i00 - sermone di Marco deFelice, per RO, 24-settembre-2000, sedicesimo sermone in una serie su Filippesi; oggi Fil 2:3-4

intro

Finora, nel nostro studio della lettera ai Filippesi, abbiamo visto l’enorme privilegio che abbiamo di partecipare al vangelo. Dio ha iniziato la buona opera della salvezza in noi, ed Egli la porterà a compimento. Nel capitolo uno, Dio ci ha spiegato, tramite Paolo, che anche in mezzo alle situazioni difficili che sembrano di sconfitta, Dio è al comando, ed Egli può convertire il male in bene.

Alla fine del capitolo uno, Paolo ci ha esortato a comportarci in modo degno di un cittadino del cielo, cioè, degno del vangelo di Cristo, durante il tempo che abbiamo qui sulla terra.

Ora, nel capitolo 2, Paolo ci esorta in modo più dettagliato ad avere un comportamento degno e giusto per uno che ha ricevuto la grazia di Dio. Questo capitolo è molto ricco, perché non solo ci parla di come dovremmo vivere, ma ci spiega più in profondità dell’incarnazione e del sacrificio di Gesù Cristo.

Leggiamo Filippesi 2:1-4

1 Se dunque v’è qualche incoraggiamento in Cristo, se vi è qualche conforto d’amore, se vi è qualche comunione di Spirito, se vi è qualche tenerezza di affetto e qualche compassione, 2 rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento. 3 Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, 4 cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri. (Filippesi 2:1-4 NRV)

Schema

Nell’ultimo sermone, abbiamo visto che v.1 parla di alcune delle preziose benedizioni che abbiamo in Cristo. In base a quello che abbiamo ricevuto, in vv.2-4, Paolo ci esorta ad un comportamento gradevole a Dio.

La settimana scorsa abbiamo considerato l’importanza della vera unità per quelli che sono veri figli di Dio. Abbiamo visto che la vera unità deve essere fondata nella verità. Cioè, se non seguiamo Cristo attentamente, non possiamo essere veramente uniti come credenti. La vera unità porta ad avere un medesimo modo di pensare, un medesimo traguardo, un unico scopo. Abbiamo fatto un paragone con le api. Nessuna ape vive per sé, ma vive per il bene di tutte. Similmente, in Cristo, non dovremmo vivere per noi stessi, ma essere uniti per portare gloria al nostro Capo, Gesù Cristo.

v.3 L’umiltà

Ora, vogliamo considerare vv.3 e 4, e vediamo che seguono questa stessa linea. Siamo chiamati, non solo ad avere vera unità, ma ad avere anche vera umiltà.

È impossibile avere unità se non abbiamo umiltà. Perciò, consideriamo l’umiltà che Dio vuole in noi.

Leggiamo ancora v.3.

Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a se stesso.

Qui, Dio ci comanda, tramite Paolo, di non fare nulla per rivalità o per vanagloria. In più, con umiltà, ciascuno di noi dovrebbe stimare gli altri superiori a se stesso. Consideriamo questi importanti comandamenti. Dio volendo, la prossima settimana, vedremo come Cristo Gesù è l’esempio perfetto di questo.

non fare nulla per spirito di parte o per vanagloria.

v.3 inizia con:

“non facendo nulla per spirito di parte o per vanagloria.”

Cosa vuol dire, “spirito di parte”? Si tratta di vederci da una parte, cercando di superare l’altra parte. Si tratta dell’idea di superare gli altri. Si tratta di cercare di essere visto come migliore, e superiore agli altri. Un altro modo di dire questo è “rivalità”. Non fate nulla per spirito di rivalità.

Dio ci comanda di non fare nulla per spirito di parte. Non dovremmo mai avere come motivazione quella di vincere sugli altri.

Pensiamo a Cristo Gesù, il nostro Signore. Siamo chiamati ad imitarlo in tutto. Allora, quale era la motivazione di Cristo? Cristo non cercava mai di superare gli altri. Egli non era mai motivato da un desiderio di essere il più grande, o il più bravo, o il più diligente. Infatti, quando i discepoli mostravano questi sentimenti, venivano ripresi da Cristo, perché questo modo di agire e pensare non ha posto nel regno di Dio.

Per capire meglio cosa vuol dire “un spirito di parte” notiamo Filippesi 1:17. Qui, troviamo la stessa parola in greco. Ricordiamo che Paolo si trovava in catene a causa del Vangelo.

14 e la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno avuto più ardire nell’annunciare senza paura la parola di Dio. 15 Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce ne sono anche altri che lo predicano di buon animo. 16 Questi lo fanno per amore, sapendo che sono incaricato della difesa del vangelo; 17 ma quelli annunziano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. (Filippesi 1:14-17 NRV)

Mentre Paolo era in prigione, e non poteva predicare pubblicamente, alcuni uomini predicavano Cristo con spirito di rivalità. Volevano superare Paolo. Volevano portare più persone alla salvezza di quanto aveva fatto Paolo. Questo era un peccato. Predicare Cristo è una buona cosa, ma farlo con spirito di rivalità rende colpevole davanti a Dio chi lo fa. Dobbiamo capire che Dio guarda il nostro cuore. È importante tanto la motivazione che abbiamo quanto quello che facciamo.

Fratelli, nel mondo, tantissime cose vengono fatte con spirito di rivalità, cioè, cercando di essere superiore agli altri. Nella società, questo spirito viene riconosciuto come positivo. È considerato una buona motivazione per stimolare le persone. Dentro ogni uomo, c’è quel desiderio per gloria, e superare gli altri è un modo per ricevere la gloria che il mondo offre.

Perciò, nel caso dei predicatori che predicavano Cristo per spirito di rivalità, essi volevano ricevere gloria dagli uomini per quante persone si sarebbero convertite tramite il loro ministerio. Perciò, la loro motivazione era di essere superiori a chiunque altro, in questo caso, Paolo. Questo è lo spirito di parte.

Fratelli, Dio ci comanda di non fare nulla con spirito di parte, cioè, con lo scopo di essere più bravi o superiori a qualcun altro. Dio dichiara “nulla”. Non parla solo nel campo delle cose spirituali. Dio ci comanda di non fare nulla per cercare di superare gli altri.

Per aiutarci a capire meglio questo comandamento, Paolo usa anche la parola “vanagloria”. Non fate nulla per spirito di parte, o per vanagloria. Non fate nulla per vanagloria. Cos’è vanagloria? È più o meno la stessa cosa che spinge qualcuno a fare qualcosa per essere superiore.

Vanagloria: è una gloria vana, gloria che in realtà non vale nulla, orgoglio, vedersi di un valore più grande di quello che si ha. La gloria che gli uomini danno l’uno all’altro è vanagloria, perché non ha vero valore. La gloria che il mondo può dare è una gloria falsa.

Nel mondo è normale cercare gloria dagli altri. Ci sono tanti esempi di come si può fare qualcosa per vanagloria. Pensiamo ad alcuni esempi: Il bambino che cerca di essere bravo in qualche attività, per essere ben visto. La donna che vuole essere considerata come bella. Il ragazzo che vuole essere notato per la sua moto. Nel gruppo di amici, spesso si fa qualcosa per avere la stima, potremmo dire la gloria, degli altri. Anche nell’opera del Signore, si può impegnarsi tanto per essere visti come bravi. Tutti questi sono esempi di vanagloria.

Fratelli e sorelle: questa è la realtà del mondo in cui viviamo. Si cerca di ricevere onore e gloria dal mondo. Questa è vanagloria.

Gesù ci parlava di questo. Per esempio,

41 Io non prendo gloria dagli uomini; 42 ma so che non avete l’amore di Dio in voi. 43 Io sono venuto nel nome del Padre mio, e voi non mi ricevete; se un altro verrà nel suo proprio nome, quello lo riceverete. 44 Come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo? (Giovanni 5:41-44 NRV)
40 «Egli ha accecato i loro occhi e ha indurito i loro cuori, affinché non vedano con gli occhi, e non comprendano con il cuore, e non si convertano, e io non li guarisca». 41 Queste cose disse Isaia, perché vide la gloria di lui e di lui parlò. 42 Ciò nonostante, molti, anche tra i capi, credettero in lui; ma a causa dei farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; 43 perché preferirono la gloria degli uomini alla gloria di Dio. (Giovanni 12:40-43 NRV)
Matteo 6:2 Quando dunque fai l’elemosina, non far suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere onorati dagli uomini. Io vi dico in verità che questo è il premio che ne hanno.
Luca 16:15 Ed egli disse loro: «Voi vi proclamate giusti davanti agli uomini; ma Dio conosce i vostri cuori; perché quello che è eccelso tra gli uomini, è abominevole davanti a Dio.

Fratelli, in tutti questi versetti, Gesù sta parlando di quanto è sbagliato cercare la gloria dagli uomini. Dobbiamo cercare la gloria da Dio. Cercare gloria dagli uomini è vanagloria. In Filippesi 2, Dio ci comanda di non fare nulla per vanagloria! Questo non è un comandamento limitato alle cose spirituali. Questo comandamento è per ogni aspetto della nostra vita. Non dobbiamo fare NULLA per vanagloria. Vi invito a valutare attentamente ogni aspetto della vostra vita. Vi invito ad aiutare i vostri figli a riconoscere che la loro tendenza naturale di volere gloria dagli uomini è sbagliata. Noi adulti dobbiamo considerare attentamente il “perché” facciamo quello che facciamo. Possiamo fare cose buone, per il motivo sbagliato.

Dobbiamo riconoscere che viviamo in un mondo che considera normale e anche buono cercare la gloria dagli uomini. Il mondo NON cerca la gloria da Dio, cerca la gloria dagli uomini. Perciò, dobbiamo stare in guardia perché è facile trovarci a seguire l’andazzo del mondo intorno a noi, che è anche la nostra natura umana. Invece, dobbiamo stare in guardia da non fare NULLA per spirito da parte o per vanagloria.

l’umiltà

Grazie a Dio, per ogni cosa negativa che Egli ci chiama a togliere dalla nostra vita, spiegandoci qual è la cosa positiva da mettere al suo posto. Dio ci comanda di non fare nulla per spirito di parte o per vanagloria. Adesso, vediamo il bene che dobbiamo sostituire al male. Anziché fare le cose per spirito da parte e per vanagloria, come dovrebbe essere il nostro cuore in tutto quello che facciamo?

Leggiamo ancora v.3

Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso,

Dio ci chiama ad avere umiltà, e a stimare gli altri superiori a noi stessi.

Nel prossimo sermone, Dio volendo, vogliamo considerare l’esempio di Cristo Gesù, per poter capire cosa vuol dire vera umiltà. Quando consideriamo la vera gloria di Cristo, e quanto si è abbassato, possiamo capire quanto grave è il nostro peccato quando NON siamo umili.

Siamo chiamati ad essere umili, e poi, a stimare gli altri superiori a noi stessi. In che senso dobbiamo considerare gli altri superiori a noi stessi?

Fratelli, quando qualcuno fa qualcosa di sbagliato, possiamo giudicare l’azione, ma non dobbiamo, come pratica, giudicare il cuore dell’altra persona. Non dobbiamo giudicare la sua motivazione. Invece, dobbiamo presumere il bene. In 1 Corinzi 13, quel meraviglioso capitolo che parla dell’amore, dice che l’amore crede ogni cosa. Cioè, l’amore crede il bene finché è possibile. Evita al più possibile pensare il male.

Nel mondo, molto facilmente si arriva a credere il male. Si suppone che qualcuno è mosso da motivazioni sbagliate. Quando qualcuno fa qualcosa, è facile cominciare ad immaginare i vari motivi cattivi per cui ha fatto quella cosa.

Fratelli, questo è un grave peccato. Siamo chiamati a credere ogni cosa, cioè, credere il bene.

È vero che ci saranno situazioni in cui una persona, volta dopo volta, si dimostra malvagia in qualcosa. A quel punto, la sua motivazione diventa ovvia.

Però, finché è possibile, dobbiamo credere il bene, cioè, dobbiamo suppore che la motivazine dell’altra persona sia buona.

Invece, dobbiamo essere onesti con noi stessi. Molto spesso, quando gli altri vedono solo qualche buona azione da parte nostra, noi conosciamo il nostro cuore, e sappiamo che pur agendo bene esternamente, dentro il nostro cuore c’è qualche cattiveria, o qualche orgoglio, o qualche egoismo, o qualche altra cosa malvagia..

Quando siamo veramente onesti con noi stessi, e riconosciamo quanto spesso facciamo cose buone senza motivi puri, e quando allo stesso tempo crediamo il bene degli altri, allora, diventa molto più facile ubbidire a questo comandamento di stimare gli altri superiori a noi stessi.

Posso fare un parentesi importante qui. Stimare gli altri superiori a noi stessi non vuol dire che l’artigiano deve credere che l’apprendista sia più bravo di lui in quel campo. La Bibbia ci dichiara in Romani 12 che ognuno dovrebbe avere un concetto sobrio di se stesso. Perciò, una persona che è brava in un certo campo non deve credere che non sia capace a fare quella cosa.

Il considerare gli altri superiori non è tanto per quanto riguarda le nostre capacità, ma nel senso di supporre il bene degli altri e di essere onesti da riconoscere i nostri cuori, e quanto spesso il nostro cuore ha delle motivazioni sbagliate.

Un’altra parentesi: stimare gli altri superiori a se stessi è un comandamento generale. Ci saranno casi particolari. Per esempio, se c’è qualcuno nella chiesa che volta dopo volta si dimostra egoista, o disonesto, o commette qualche altro peccato, è ovvio che tutti gli altri credenti nella chiesa non devono considerare quell’individuo spiritualmente superiore. Questo comandamento parla in termini generali, di come dovremmo vedere gli altri credenti come regola generale.

Quando vediamo gli altri superiori a noi stessi, possiamo ubbidire più facilmente Romani 12:10:

Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente. (Romani 12:10)

Possiamo vedere, nella vita dell’Apostolo Paolo, una crescita in questo. Notiamo tre dichiarazioni di Paolo, man mano che passano gli anni.

perché io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. (1 Corinzi 15:9 NRV)
A me, dico, che sono il minimo fra tutti i santi, è stata data questa grazia di annunziare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo (Efesini 3:8 NRV)
Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. (1 Timoteo 1:15 NRV)

Man mano che Paolo cresceva nel suo cammino con Cristo, riconosceva sempre di più gli altri superiori a sé. Paolo aveva sempre più umiltà. Questo è un segno della vera maturità.

Perciò fratelli, siamo chiamati ad avere vera umiltà. Se guardiamo onestamente ai nostri cuori, e crediamo il bene gli uni degli altri, se riconosciamo la nostra tendenza di peccare, non è difficile agire con vera umiltà. L’umiltà è necessaria per poter avere la vera unità. Solo se abbiamo umiltà e siamo uniti possiamo compiere grandi cose per il nostro Signore!

l’altruismo

Ora, vorrei considerare v.4, che ci insegna il vero altruismo. Leggiamo ancora vv.3-4.

3 Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso, 4 cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri

Avete notato il comandamento in v.4:

cercando ciascuno non il proprio interesse, ma anche quello degli altri.

Fratelli, se consideriamo come il mondo pensa, ci accorgiamo che si tratta di una posizione radicale! Il mondo ci insegna che ognuno deve pensare a sé. Infatti, c’è proprio un detto: “se non pensi a te stesso, nessuno penserà a te.” È considerato normale che ognuno cerchi i suoi propri interessi. Per esempio, i datori di lavoro cercano di pagare il meno possibile, e spingono i dipendenti a lavorare il più possibile. Da parte loro, i dipendenti cercano di avere i più soldi possibile, e fare il meno possibile.

Quando vai a comprare una macchina usata, il venditore cerca di chiedere più del vero valore, e colui che compra cerca di pagare meno del vero valore.

Potremmo pensare a esempi su esempi, in cui è ovvio che ogni persona cerca il proprio interesse.

Invece, chi è in Cristo non deve vivere più per se stesso. Chi è in Cristo fa parte del CORPO di Cristo. In altre parole, facciamo parte l’uno dell’altro.

Leggiamo 1 Cor 12:12-26

Non per commentare ogni versetto, ma per vedere il quadro generale. Siamo un corpo unico. Il bene di una parte del corpo diventa il bene del resto del corpo. (leggere 1 Cor. 12:12-26)

Allora, Dio ci chiama a non vivere solo per il nostro bene, per il nostro interesse, ma anche per interesse degli altri.

Soprattutto, dobbiamo fare questo nel campo spirituale. Dobbiamo cercare quello che porta alla edificazione reciproca. Giorno per giorno, dobbiamo considerare come possiamo promuovere il bene l’uno dell’altro.

1 Or noi, che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi. 2 Ciascuno di noi compiaccia al prossimo, nel bene, a scopo di edificazione. (Romani 15:1-2)

Questo brano dichiara che non dobbiamo compiacere a noi stessi, ma compiacere al prossimo, nel bene, a scopo di edificazione. Questo non vuol dire che uno può esigere che tutti gli altri facciano come vuole lui. La condizione è “nel bene”, a scopo di edificazione. Quello che vuol dire è che dobbiamo impegnarci non solo al nostro bene, ma per il bene gli uni degli altri.

Fratelli, questo è un modo di vita radicale. Nel mondo, non si vive così. Per natura, non viviamo così. Questo è un modo di vita molto radicale, però, è così che Gesù Cristo viveva, ed siamo chiamati a seguire le sue orme.

Cosa succede in una chiesa quando i membri vivono così, pensando l’uno all’altro? O fratelli, quale gioia è se viviamo così! Quanto viene glorificato Dio in una chiesa che vive così! Quanto la nostra luce può brillare nel mondo quando viviamo così! Quanto possiamo essere il popolo che Dio vuole quando viviamo così!

conclusione

Perciò fratelli, considerando i preziosi benefici che abbiamo in Cristo, considerando l’eredità che ci aspetta in cielo, considerando soprattutto l’esempio di Gesù Cristo, considerando quando manchiamo verso la luce della grazia che abbiamo ricevuto, non facciamo nulla per spirito di parte, cioè, per essere superiori. Non cerchiamo gloria dagli uomini. Non facciamo cose per essere ben visti dagli altri. Invece, con umiltà, stimiamo gli altri superiori a noi stessi. Impegniamoci, non solo per il proprio interesse, ma per l’interesse degli altri. Cerchiamo quello che glofica Dio ed edifica gli altri. Così possiamo glorificare Dio, e edificare la chiesa.