Aiuto Biblico

Gesù sulla croce: Pasqua 7 - Matteo 27:38-50

sermoni di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per domenica, 28 marzo, 2010 ---- cmd fv -----
Parole chiave: pasqua, la crocifissione, morte d Gesù, le sofferenze di Gesù, il prezzo della salvezza

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Oggi, vogliamo considerare un argomento così profondo che possiamo comprenderne solo la minima parte. Più comprendiamo di questa argomento, più la nostra vita sarà trasformata. Oggi, con l’aiuto di Dio, vogliamo considerare parte delle sofferenze che Gesù ha subito quando è andato sulla croce per poterci salvare. Leggeremo in Matteo 27.

In realtà, Cristo soffrì durante tutto il tempo del suo ministero sulla terra. Però, la sofferenza maggiore, quella che ci ha comprato la salvezza, fu la sofferenza mentre era appeso alla croce.

Ricordate che dal momento dell'arresto di Gesù nel Giardino, Gesù soffrì terribilmente. Prima di tutto soffrì nelle mani del sinedrio, poi subì terribilmente per mano dei soldati romani, sia fisicamente, sia per il grandissimo disprezzo che subì. Probabilmente la sua testa era terribilmente gonfia e piena di lividi da ogni parte a causa di tutte le percosse che ricevette ed era anche coperto di sangue a causa della corona di spine che gli lacerava il capo. La sua schiena doveva essere come carne macinata, con profondi tagli prodotti dalla frusta. La condizione fisica di Gesù era tale che Egli non fu in grado di portare la pesante croce fino al luogo della crocifissione. Poi attaccarono Gesù alla croce con dei grandi chiodi. Il dolore doveva essere inconcepibile. Vogliamo considerare gli avvenimenti da quel punto. Siamo in Matteo 27, dal. v.38 in poi.

Gesù fra i due ladri

Iniziamo ricordando un aspetto della crocifissione ben conosciuto. Gesù fu crocifisso in mezzo a due ladroni. Leggiamo Matteo 27:38.

“Allora furono crocifissi con lui due ladroni: uno a destra e l’altro a sinistra.” (Matteo 27:38 LND)

Essendo stato crocifisso in mezzo a due ladroni, Gesù fu identificato con loro, come se fosse stato un malfattore, quando in realtà Gesù non aveva mai peccato e non c’era alcuna colpa in Lui.

Questo era l'adempimento di una profezia fatta su di Lui, che leggiamo in Isaia 53:12, parte di quel famoso capitolo è una profezia della croce e della risurrezione di Cristo. Ve lo leggo.

“Perciò gli darò la sua parte fra i grandi, ed egli dividerà il bottino con i potenti, perché ha versato la sua vita fino a morire ed è stato annoverato fra i malfattori; egli ha portato il peccato di molti e ha interceduto per i trasgressori.” (Isaia 53:12 LND)

Gesù, che era totalmente innocente, è stato annoverato, ovvero, contato fra i malfattori. Questo fu parte di quello che Gesù fece per salvarci, affinché noi, che eravamo giustamente contati fra i malfattori, potessimo essere contati fra i giusti. Gesù si è identificato pienamente con i peccatori per permettere a noi d’essere identificati pienamente con i giusti.

Il disprezzo delle persone che passavano

Mentre Gesù era appeso sulla croce, Egli il Re della gloria, fu disprezzato. Il luogo della crocifissione era accanto ad una via importante e quindi, tante persone passavano di là, rendendo ancora peggiore la vergogna e il disprezzo per Gesù, perché tutto avveniva in luogo pubblico. Notiamo come le persone disprezzavano e oltraggiavano Gesù mentre Egli era appeso sulla croce, nudo, soffrendo atrocemente nel fisico, abbandonato da tutti, separato dal suo Padre eterno. Leggiamo Matteo 27:39,40.

“39 E coloro che passavano di là lo ingiuriavano scuotendo il capo, 40 e dicendo: "Tu che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se sei il Figlio di Dio, scendi giù dalla croce!".” (Matteo 27:39-40 LND)

Coloro che passavano, vedendo Cristo, lo ingiuriavano, disprezzandolo con le loro parole. Dicevano: “Salva te stesso, se tu sei il Figlio di Dio." Se ricordiamo, quando Satana aveva tentato Gesù, dopo il battesimo di Gesù, aveva detto: “E il tentatore, avvicinatosi, gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pani».” (Matteo 4:3) Fra tutte le cose terribili che uno avrebbe potuto dire a Gesù, mettere in dubbio il suo rapporto con suo Padre era la cosa peggiore. Ed è proprio questo ciò che Gesù dovette subire mentre stava appeso alla croce, perché là, non poteva mostrare che era il Figlio di Dio. Doveva solo soffrire ingiustamente.

Nessun disprezzo che potremmo mai subire è paragonabile al disprezzo che subì Gesù. Innanzi tutto, per natura siamo peccatori e meritiamo disprezzo. Anche dopo la salvezza spesso ci comportiamo ancora in un modo indegno di un figlio di Dio. Invece Gesù è sempre stato IL Figlio di Dio, uguale al Padre, pieno di gloria, perfetto e santo. Il suo comportamento era sempre totalmente santo. Quindi, questo disprezzo rivolto a Lui, mentre era appeso sulla croce, era terribile.

Anche questo disprezzo era l’adempimento di profezie, per esempio quella del Salmo 22:7.

“Tutti quelli che mi vedono si fanno beffe di me, allungano il labbro e scuotono il capo,” (Salmo 22:7 LND)

Gesù soffrì tutto questo per salvarci.

i Capi

Leggiamo anche Matteo 27:41-43, che descrive come anche i capi dei Giudei Lo disprezzavano mentre era appeso alla croce.

“41 Similmente, anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani facendosi beffe, dicevano: 42 "Egli ha salvato gli altri e non può salvare se stesso, se è il re d’Israele, scenda ora giù dalla croce e noi crederemo in lui; 43 egli si è confidato in Dio; lo liberi ora, se veramente lo gradisce, poiché ha detto: io sono il Figlio di Dio.” (Mat 27:41-43 LND)

I capi ammettevano che Gesù aveva fatto miracoli, sapevano che Egli aveva le qualifiche del Messia, ma Lo odiavano perché erano gelosi e perciò Lo disprezzavano. Notiamo che le altre persone che passavano parlavano direttamente A Gesù mentre i Capi parlavano solamente DI Gesù, tanto grande era il loro odio verso di Lui. Anche i capi dicevano che il fatto che Dio lasciava Gesù sulla croce era la prova che Gesù non era il Figlio di Dio, negando così il rapporto fra Gesù e suo Padre. Grande era la sofferenza che Gesù subiva per salvarci.

i ladroni e i soldati

Il v.44 ci fa sapere che perfino i ladroni che erano crocifissi accanto a Gesù Lo schernivano. Ve lo leggo.

“Anche i ladroni crocifissi con lui lo ingiuriavano allo stesso modo.” (Mat 27:44 LND)

Gesù fu disprezzato da tutte le parti, perfino dai ladri appesi accanto a lui. Poi, Luca ci fa sapere che anche i soldati sotto la croce Lo disprezzavano. Tutto questo era assolutamente ingiusto, perché Gesù non aveva mai peccato, né aveva mai fatto nulla per meritare disprezzo. Se pensiamo a noi stessi, ognuno di noi ha fatto innumerevoli cose che meritano il disprezzo. Eppure, spesso, la nostra reazione alla più piccola provocazione è di arrabbiarci. Invece Gesù, disprezzato da tutte le parti, in modo totalmente ingiusto e falso, non rispondeva con cattiveria. Leggiamo come Gesù reagiva al disprezzo in 1 Pietro 2.

“23 Oltraggiato, non rispondeva con oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di colui che giudica giustamente. 24 Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, affinché noi, morti al peccato, viviamo per la giustizia; e per le sue lividure siete stati guariti.” (1Pietro 2:23-24 LND)

Gesù non reagiva contro questo disprezzo ingiusto. Piuttosto, si rimetteva nelle mani di Dio. Questo è il modo come dovremmo anche noi rispondere quando subiamo disprezzo o qualche altra offesa.

Nel Vangelo di Luca impariamo che Gesù pregava perfino per coloro che Lo avevano trattato così male.

“E Gesù diceva: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno". Poi, spartite le sue vesti, le tirarono a sorte.” (Luca 23:34 LND)

Dico una parola per quanto riguarda i ladroni. Sappiamo dal Vangelo di Luca che mentre entrambi i ladroni Lo insultavano all’inizio, ad un certo punto, uno di loro fu convinto del proprio peccato e della Giustizia di Gesù e credette in Lui quale Messia, e a motivo di ciò fu salvato. Anche in mezzo alla sua sofferenza Gesù aveva un cuore pronto ad accogliere un peccatore ravveduto, che veniva a Lui con fede. Quanto di più Gesù è pronto ora ad accogliere chiunque viene a Lui con fede e vero ravvedimento!

Gesù era là, appeso sulla croce, veniva disprezzato in modo terribile dalle persone intorno a Lui, eppure Egli non rispondeva, non rendeva oltraggio, per l’oltraggio che riceveva. Subiva tutto senza lamentarsi, per poter salvare me e te e chiunque verrà a Lui.

Tenebre sulla terra

Tutti gli avvenimenti della crocifissione che abbiamo considerato finora, avvennero da circa le ore nove al mezzogiorno, secondo il nostro modo di contare le ore. Poi, da circa mezzogiorno, che per loro era l’ora sesta della giornata, successe un avvenimento straordinario. Leggiamo Matteo 27:45.

“Dall’ora sesta fino all’ora nona si fecero tenebre su tutto il paese.” (Matteo 27:45 LND)

Da circa mezzogiorno fino a circa le tre di pomeriggio, si fecero tenebre su tutto il paese. Per ben tre ore, in pieno giorno, si fece buio.

È ovvio che questo era un atto miracoloso. È impossibile che fosse una eclissi del sole, primo, perché era Pasqua e quindi la luna era piena ed nella posizione sbagliata per una eclissi. Inoltre, un’eclissi dura qualche minuto, non tre ore. Non produce una tenebra così estesa. Si trattava di un atto miracoloso voluto da Dio. Si estese su tutto il paese. Fu visto da tutti, fu motivo di grande spavento.

Guardando oltre all’avvenimento in sé, la cosa importante è considerare il suo senso. Che cosa significavano queste tenebre? Perché si fecero tenebre? Perché questo miracolo? È importante fermarci per considerare attentamente questo perché ci aiuta a capire meglio il senso della croce e quello che Gesù ha compiuto per noi.

Le tenebre erano un simbolo potente del giudizio di Dio su Gesù Cristo, in quanto Sostituto per gli uomini peccatori. Voglio ripetere questo perché è molto importante. Le tenebre rappresentavano il giudizio di Dio sui nostri peccati. Rappresentano l’ira di Dio contro il nostro peccato, riversata sulla persona di Gesù Cristo, nostro Sostituto.

Ciò che ci fa capire questo fatto, che nella Bibbia è molto chiaro, ovvero che le tenebre rappresentano il giudizio di Dio. Per esempio, in Amos 8, Dio annuncia il suo giudizio su Israele e ne descrive vari aspetti. Vi leggo Amos 8:9

“In quel giorno avverrà," dice il Signore, l’Eterno, "che io farò tramontare il sole a mezzodì e oscurerò la terra in pieno giorno.” (Amos 8:9 LND)

Questa è anche una profezia di quello che è successo quando Gesù era sulla croce. In quel giorno Gesù soffriva un’incredibile agonia, abbandonato da tutti. Essendosi caricato con il nostro peccato fu separato dalla perfetta comunione con il Padre, che aveva goduto fin dall’eternità passata. Tutto questo perché stava soffrendo l'ira di Dio al posto di peccatori.

Leggiamo qualche altro versetto che dimostra che le tenebre rappresentano il giudizio di Dio. È da tenere presente che quando la Bibbia parla del “giorno del SIGNORE,” o di “quel giorno,” si riferisce al giorno del giudizio.

“In quel giorno ruggiranno contro Giuda, come rugge il mare; a guardare il paese, ecco tenebre e angoscia, e la luce sarà oscurata dalle nuvole.” (Isa 5:30 LND)
“Guai a voi che desiderate il giorno dell’Eterno! Che sarà mai per voi il giorno dell’Eterno? Sarà un giorno di tenebre e non di luce.” (Amos 5:18 LND)
“Il giorno dell’Eterno non è forse tenebre e non luce, molto tenebroso e senza alcun splendore?” (Amos 5:20 LND)
“14 Il giorno dell’Eterno è vicino, è vicino e giunge in gran fretta. Il suono del giorno dell’Eterno è amaro; allora l’uomo valoroso griderà forte. 15 Quel giorno è un giorno di ira, un giorno di calamità e angoscia, un giorno di distruzione e desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e fitta oscurità, 16 un giorno di squillo di tromba e di allarme contro le città fortificate e contro le alte torri.” (Sofonia 1:14-16 LND)

Questi brani evidenziano molto chiaramente che le tenebre rappresentano il giudizio di Dio. Appeso alla croce, Gesù stava subendo il Giudizio di Dio contro il peccato, per riscattare coloro che Dio voleva salvare.

Gesù aveva già detto che stava per morire come riscatto, ossia, per prendere la punizione di quelli che Dio avrebbe salvato. Vi leggo le parole di Gesù a proposito in vari brani.

“Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti".” (Matteo 20:28 LND)
“perché questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto che è sparso per molti per il perdono dei peccati.” (Matteo 26:28 LND)

In che senso Gesù è stato il prezzo di riscatto? Egli ha subito l’ira di Dio al posto di coloro che Egli ha riscattato. Gesù si è caricato dei peccati degli uomini, per subire il giudizio di Dio al loro posto. Un brano che rende chiaro questo fatto è Galati 3:13. Ve lo leggo.

“Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo diventato maledizione per noi (poiché sta scritto: "Maledetto chiunque è appeso al legno"),” (Galati 3:13 LND)

Gesù Cristo è stato maledetto al posto nostro, affinché noi potessimo essere benedetti in Lui.

Essendosi caricato con il nostro peccato, Gesù fu separato dalla perfetta comunione con il Padre di cui aveva goduto fin dall’eternità passata. Gesù è Dio ed è sempre stato in perfetta comunione con il Padre. La Bibbia descrive Dio come luce e quindi potremo dire che oltre ad essere luce per conto suo, Gesù è sempre stato totalmente e pienamente inondato dalla luce del Padre. Però, là sulla croce Gesù fu allontanato dalla luce del Padre, era nelle tenebre della condanna contro il peccato. Perciò, Dio fece sì che perfino il sole non risplendesse su Gesù in quelle ore di tormento totale, un tormento che nessun uomo ha mai conosciuto.

Carissimi, se voi appartenete a Dio per mezzo di Gesù Cristo, quell’inconcepibile sofferenza di Gesù Cristo era per voi. Egli doveva soffrire nelle tenebre, abbandonato da Dio al posto nostro, per poterci salvare! Che Dio ci aiuti a comprendere la profondità di questa verità.

il grido di Gesù

C'è un altro avvenimento molto importante da capire: il fatto che Gesù fu abbandonato dal Padre Leggiamo ancora da Matteo 27:45-46.

“45 Dall’ora sesta fino all’ora nona si fecero tenebre su tutto il paese. 46 Verso l’ora nona, Gesù gridò con gran voce dicendo: "Elì, Elì, lammà sabactanì?". Cioè: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?".” (Matteo 27:45-46 LND)

L’ora nona corrisponde alle tre del nostro pomeriggio. Per tre ore Gesù è rimasto in silenzio, in una agonia troppo terribile da poter essere descritta. In quelle ore, abbandonato da tutti e abbandonato da Dio, Gesù subiva la terribile ira di Dio contro il nostro peccato. Poi, verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lamà sabactàni?» cioè: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»

Dal profondo della sua anima Gesù gridò per esprimere la sua totale agonia, una agonia infinitamente peggiore di qualsiasi agonia umana.

Però, nonostante la sua agonia, Gesù gridò: Dio mio, Dio mio. Anche in mezzo alla sofferenza, anche mentre subiva l’ira di Dio, Gesù, avendo preso la forma di uomo, continuava a guardare a Dio con fede. Poneva tutta la sua speranza in Dio, anche nel momento più buio.

Per poter pagare la condanna per i nostri peccati Gesù doveva essere separato dal Padre, al posto nostro. Doveva subire la piena forza dell’ira di Dio al posto nostro, al posto mio, e al posto tuo. E quindi, in quelle ore sulla croce, Gesù fu totalmente separato dalla comunione con il Padre e perciò fu veramente abbandonato da Dio. Nonostante che quel tempo fosse infinitamente terribile, Gesù sapeva che era ancora amato dal Padre. Gesù era ancora pienamente Dio e la pienezza delle deità continuava a dimorare in Lui. Però, doveva subire perfino l’abbandono da parte del Padre per compiere la nostra salvezza!

Non dobbiamo mai dimenticare il motivo per cui Gesù fu disposto a soffrire volontariamente una tale angoscia. La ragione per cui Gesù fu disposto ad essere separato da Dio era per poter riconciliare noi a Dio. Gesù ha subito l’ira di Dio per permettere a noi di ricevere la grazia di Dio. Gesù si è caricato dai nostri peccati per poterci coprire con la sua giustizia. Le incomprensibili sofferenze di Gesù Cristo furono il prezzo necessario per poterci salvare eternamente.

l’aceto

Dopo che Gesù aveva gridato, chiedendo a Dio perché era stato abbandonato, le persone Lo disprezzavano ancora. Leggo i vv.47-49

“47 E alcuni fra i presenti, udito questo, dicevano: "Costui chiama Elia". 48 E in quell’istante uno di loro corse, prese una spugna, l’inzuppò d’aceto e, infilatala in cima ad una canna, gli diede da bere. 49 Ma gli altri dicevano: "Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo".” (Matteo 27:47-49 LND)

Dicendo che Gesù chiamava Elia era un ulteriore disprezzo. Vi spiego. I Giudei credevano che Elia sarebbe tornato appena prima della venuta del Messia e sarebbe stato l’assistente del Messia. Gesù aveva gridato «Elì, Elì, lamà sabactàni?», probabilmente le persone lì hanno capito correttamente la frase come: “Dio mio, Dio mio”, però, per disprezzare Gesù ancora di più, dicevano gli uni agli altri che Gesù chiamava Elia. Cioè, stavano dicendo con disprezzo e sarcasmo: Guarda, il Messia chiama Elia. Gesù subì l’oltraggio delle persone fino alla fine.

Notate però che uno gli diede da bere. La sete di Gesù era un'ulteriore adempimento di una profezia. Vi leggo Giovanni 19:28:

“Dopo questo, sapendo Gesù che ogni cosa era ormai compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: "Ho sete".” (Giovanni 19:28 LND)

Il fatto che disse “ho sete” era un adempimento della profezia che troviamo in Salmo 22:15. Ve lo leggo.

“Il mio vigore si è inaridito come un coccio d’argilla e la mia lingua è attaccata al mio palato; tu mi hai posto nella polvere della morte.” (Salmo 22:15 LND)

Perfino la sete di Gesù fu profetizzata. Ormai, Gesù aveva compiuto la sua missione, avendo subito l’ira di Dio. E così, chiese da bere.

Mentre la maggioranza delle persone lo prendeva in giro, il Padre sentì il grido del suo Figlio e toccò il cuore di un uomo che poi venne per dare a Gesù da bere. Quasi sicuramente si trattava di un soldato, sotto l’ordine del centurione. Prese una spugna, la inzuppò di aceto, la pose in cima ad una canna e diede da bere a Gesù. Mentre questo uomo dimostrò un atto di gentilezza, gli altri continuarono a beffarsi di Gesù.

è compiuto

A questo punto, Matteo dice semplicemente, nel v.50:

“E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito.” (Matteo 27:50 LND)

Il Vangelo di Giovanni aggiunge un dettaglio molto importante che voglio notare. Leggiamo quello che Gesù dichiarò appena prima di rendere il suo spirito, in Giovanni 19:30.

“Quando Gesù ebbe preso l’aceto disse: "È compiuto". E, chinato il capo, rese lo spirito.” (Giovanni 19:30 LND)

È estremamente importante fermarsi e considerare le parole: è compiuto. La parola greca che viene così tradotta vuol dire: compiuto, portato a termine. Significa anche: pienamente pagato, nel senso di una multa o un debito che viene totalmente saldato.

La stessa parola viene usata in Giovanni 19:28, dove è tradotta “compiuta”.

“Dopo questo, sapendo Gesù che ogni cosa era ormai compiuta, affinché si adempisse la Scrittura, disse: "Ho sete".” (Giovanni 19:28 LND)

A questo punto, Gesù aveva compiuto tutto quello per cui era venuto sulla terra, tutta l'opera che il Padre gli aveva dato da fare. Aveva predicato il Vangelo, aveva compiuto i miracoli per provare che era il Cristo e ora, aveva compiuto la sua opera principale: Gesù aveva appena finito di subire l’ira di Dio, pagando così la condanna del peccato. Ormai, Gesù aveva pagato il prezzo della salvezza. La salvezza era pagata.

Dio rende chiaro nella Bibbia che la condanna del peccato è la morte, la separazione da Dio. Dio non chiude mai gli occhi sul peccato. La sua giustizia richiede che la condanna sia pagata in pieno. Perciò è impossibile per l’uomo peccatore liberarsi dalla sua condanna. Gesù Cristo, morendo sulla croce, subendo l’ira di Dio, ha pagato il prezzo del peccato. Ha reso possibile la salvezza. Quindi questa dichiarazione: “è compiuto”, che vuol dire “è pagato”, era una dichiarazione di vittoria. Gesù aveva pagato il prezzo, la sua missione era completa.

Visto che Matteo dichiara che si fece tenebre da mezzogiorno fino a circa le tre e che Gesù dichiarò questo verso le tre, possiamo capire che ormai l’ira di Dio era placata. La luce del sole brillò di nuovo sulla terra e su Gesù. Gesù poteva riprendere la comunione con il Padre.

Questo riguarda noi

A ciascuno di voi che è stato salvato, i cui peccati sono stati perdonati, la condanna tolta, questa dichiarazione di Gesù non è un semplice fatto storico. Questa è la dichiarazione che riguarda i TUOI peccati. Gesù qui dichiara che i TUOI peccati e grazie a Dio anche i miei, sono stati pagati. Il nostro peccato che ci teneva lontano da Dio, e sotto condanna, è stato tolto di mezzo.

La vera vittoria

Alla luce di tutto questo la morte di Gesù non fu affatto una sconfitta. Piuttosto, fu la vittoria più grande della storia, la vittoria di Gesù Cristo su Satana, sulla morte, sulla condanna e in Lui la vittoria di ogni persona che Dio salva! Leggiamo Colossesi 2:13-15, che parla della vittoria di Cristo, per mezzo della croce, su Satana e i principati.

“13 E con lui Dio ha vivificato voi, che eravate morti nei peccati e nell’incirconcisione della carne, perdonandovi tutti i peccati. 14 Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; 15 avendo quindi spogliato le potestà e i principati, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro in lui.” (Colossesi 2:13-15 LND)

La vittoria di Gesù ha provveduto per noi (“la giustificazione”) per essere riconciliati con Dio. In 2 Corinzi troviamo una spiegazione di quello che è accaduto quel giorno sulla croce.

“Poiché egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui.” (2Corinzi 5:21 LND)

Dio Padre ha fatto diventare il suo Figlio innocente, Gesù Cristo, peccato per noi peccatori, affinché noi diventassimo, per mezzo della fede, giustizia di Dio in Lui.

Quindi, avendo pagato la condanna per il peccato, Gesù dichiarò: è compiuto. Ora, poteva rendere lo spirito. La vittoria era sua.

Gesù rende il suo spirito

A questo punto, Matteo dice semplicemente:

“E Gesù, avendo di nuovo gridato con gran voce, rese lo spirito.” (Matteo 27:50 LND)

Luca aggiunge un altro dettaglio:

“E Gesù, gridando con gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito". E detto questo, rese lo spirito.” (Luca 23:46 LND)

Gesù rese il suo spirito. La morte non ha colpito Gesù come colpisce tutte le altre persone. Nessuno ha preso la sua vita. Avendo completato l’opera della salvezza, Gesù, pienamente in controllo, rese il suo spirito. Rimetteva il suo spirito nelle mani di Dio Padre.

Ricordiamo le parole di Gesù ai suoi discepoli, non molto tempo prima, quando aveva detto loro:

“17 Per questo mi ama il Padre, perché io depongo la mia vita per prenderla di nuovo. 18 Nessuno me la toglie, ma la depongo da me stesso; io ho il potere di deporla e il potere di prenderla di nuovo; questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio".” (Giovanni 10:17-18 LND)

La morte di Gesù era un sacrificio che Egli ha dato volontariamente. Quando ebbe completata la sua opera depose la propria vita. Perciò, in realtà, nessuno Gli ha tolto la vita. Ha dato la sua vita come sacrificio, per salvarci.

Quando Gesù disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio», è un ulteriore adempimento di una profezia, in questo caso, del Salmo 31:5, con due differenze importanti. Leggo quel versetto dai Salmi.

“Nelle tue mani io rimetto il mio spirito; tu mi hai riscattato, o Eterno, Dio di verità.” (Salmo 31:5 LND)

Davide ha fatto quella dichiarazione. Gesù la applica a sé, ma aggiunge la parola “Padre”, perché aveva quel rapporto intimo ed eterno con Dio Padre. Ora che aveva pagato il prezzo per il peccato, godeva di nuovo quella comunione che aveva conosciuto dall’eternità.

Poi, oltre ad aggiungere la parola “Padre”, Gesù non ha detto “tu m’hai riscattato”, perché Gesù non aveva mai peccato e quindi non aveva bisogno di essere riscattato come Davide, ne aveva bisogno. Anzi, era Gesù a riscattare coloro che Dio avrebbe salvato.

Applicazione:

E così, l'opera di Cristo nel provvedere la salvezza fu completata, una volta per sempre. Quel sacrificio provvede la salvezza per tutti coloro che crederanno durante tutta la storia. Se tu sei salvato, sei salvato per mezzo delle sofferenze di Cristo che abbiamo appena considerato. Gesù subì tutto questo per te, per me e per tutti coloro che saranno salvati! E se NON sei salvato, puoi essere perdonato e salvato per mezzo dell'opera di Cristo sulla croce.

Certamente la sofferenza fisica che Gesù subì è troppo terribile da comprendere, però, infinitamente peggio fu l’ira di Dio che Gesù dovette soffrire, al nostro posto, per poterci salvare.

Riflettere sulle sofferenze di Cristo e soprattutto la sofferenza di subire l'ira di Dio, ci aiuta a capire quanto terribili sono i nostri peccati. I nostri peccati sono così terribili agli occhi di Dio che solamente la sofferenza di Cristo era sufficiente a pagare la condanna per essi.

Meditando poi sulle sofferenze di Cristo ci aiuta ad ad evitare il peccato nella nostra vita. Inoltre, non dovremmo mai scherzare sul peccato. Non dovremmo mai guardare il peccato come divertimento.

Riflettendo spesso sulle sofferenze di Cristo Gesù ci aiuta a capire meglio la grandezza della salvezza e quanto è immenso l'amore di Dio. Infatti, non possiamo comprendere la grandezza dell'amore di Dio, senza capire la grandezza della sofferenza di Cristo.

Un'ulteriore verità da ricordare. Quando noi soffriamo è da ricordare che nessuna sofferenza nostra sarai mai paragonabile alle sofferenze di Cristo per noi. Infatti, le sue sofferenze ci hanno liberato dalla condanna eterna e dalle sofferenze eterne. In Cristo siamo stati liberati da tutto quello. Quindi, Egli ha sofferto, affinché noi non dovessimo mai soffrire l'ira di Dio!

Che Dio ci aiuti a meditare spesso sulle sofferenze di Cristo Gesù per noi e a capire di più la profondità dall’amore infinito che Lo ha spinto a salvarci.