Aiuto Biblico

Come rispondere al peccato

Studio di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per mercoledì, 29 settembre, 2010 ---- cmd ag -----
parole chiave: peccato, ravvedimento, santificazione, come superare il peccato

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Gesù è venuto per darci una vita sovrabbondante, per darci piena gioia, per darci un cuore che trabocca mentre aspettiamo la sua apparizione.

Ti chiedo onestamente: tu hai una vita così? Puoi dire che tu hai una vita sovrabbondante, che hai una gioia piena, che ami l'apparizione di Cristo?

Se siamo onesti, spesso, questa non è la nostra reale condizione. Infatti, spesso, siamo lontani da questa vita.

Eppure, Gesù descrive questa vita che può essere realtà non per qualche raro credente, ma in base a quello che Egli provvede per ogni credente.

Quindi, se non stiamo vivendo così, non è perché Dio non ci ha provveduto i mezzi necessari. Il problema non sta dalla parte di Dio, ma in noi. Se non abbiamo questa vita, è perché qualcosa in noi ci ostacola dall'avere la vita sovrabbondante e la gioia gioia che Dio ha stabilito per noi.

Che cosa può ostacolarci dall'avere quello che Cristo ci offre?

Una cosa sola: il nostro peccato.

Chiaramente, per chi non è salvato, il peccato lo ostacola prima di tutto dall'avere Dio.

Infatti, a chi non è ancora salvato dico: ascolta bene, perché quello che ho da dire vale anche per te, nel senso che spiegherò l'unico modo vero per essere liberato dai tuoi peccati.

Il peccato non è solo una barriera che tiene chi non è salvato lontano da Dio. Anche per noi che siamo salvati, il peccato è una barriera, che ci ostacola dalla comunione con Dio, e dalla gioia che Cristo ci ha comprato.

Per vivere bene la vita cristiana, per avere i meravigliosi benefici che Gesù Cristo ci ha comprati, dobbiamo riconoscere i nostri peccati.

La prima cosa da riconoscere è che anche dopo la salvezza, continuiamo a peccare. Per esempio, in 1Giovanni 1:8 leggiamo:

“Se diciamo di essere senza peccato inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.” (1Giovanni 1:8 LND)

In altre parole, chi pensa di non peccare inganna se stesso, e non ha nemmeno la verità in se stesso. La sua condizione spirituale è gravissima. Ogni vero credente continua a peccare.

Però, non dobbiamo pensare che questo voglia dire che il peccato non sia grave. Infatti, nonostante che un vero credente ancora cade nel peccato, nessun vero credente continua a vivere nel peccato, come leggiamo nella stessa epistola, in 1Giovanni 3:9

“Chiunque è nato da Dio non commette peccato, perché il seme di Dio dimora in lui e non può peccare perché è nato da Dio.” (1Gv 3:9 LND)

In altre parole, chiunque è veramente salvato non vive nel peccato, non continua a commettere il peccato come stile di vita. Più volte in questa epistola troviamo l'insegnamento che un vero credente non vive nel peccato. Però, come abbiamo già detto, un vero credente a volte cade nel peccato. Ciò che è importante è rispondere in modo giusto al peccato.

Cadiamo tutti nel peccato. Come rispondiamo quando pecchiamo? Questa è una domanda estremamente importante, valida per ogni credente, e anche per ogni famiglia, e anche per ogni chiesa. Come rispondiamo quando abbiamo peccato nella nostra vita? Come rispondi tu, quando pecchi?

Ci sono vari modi in cui tendiamo a rispondere quando pecchiamo. Spesso queste risposte al nostro peccato sono già peccati in sé.

Per esempio, certe persone, quando peccano, tendono a minimizzare la gravità del peccato. Se tu parli ad una persona così, essa risponderà che quello che ha fatto non è così grave, o magari che sì, quello che ha fatto è peccato, ma tutti lo fanno. In altre parole, quella persona minimizza la gravità del suo peccato. Questo non è riconoscere il peccato per quello che è veramente! Questo modo di vedere il peccato è già un peccato in sé!

Altre persone tendono ad arrabbiarsi quando cerchi di parlare loro dei loro peccati. Non vogliono sentire, diventano difensivi, cominciano ad attaccarti verbalmente e ad accusarti di mancare l'amore o di giudicarle sempre male. Anche questa è una reazione peccaminosa, e chi fa così non sarà liberato da quel peccato finché non si ravvede.

Poi ci sono le persone che quando riconoscono il peccato in se stesse si abbattono. Diventano molto scoraggiate, a volte quasi depresse. Si lamentano che non valgono nulla, che sono fallimenti, che non riescano a vivere come vogliono. Sono tristi per il loro peccato, ma non hanno quella tristezza che viene da Dio.

Tutte queste sono reazioni dalla carne, e non risolvono il problema del peccato. Reagire così porta a non avere la vita meravigliosa di cui Cristo parla. Reagire così porta a vivere male!

Dobbiamo capire la gravità del peccato.

Per avere la gioia della vita cristiana, dobbiamo reagire contro i nostri peccati come Dio ci insegna!

Consideriamo come Dio ci insegna a rispondere al nostro proprio peccato.

Prima di tutto, ascoltiamo le parole di Gesù Cristo nel Vangelo di Giovanni 10:27.

“Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono;” (Gv 10:27 LND)

Le vere pecore ascoltano Gesù Cristo, ascoltano la sua guida, ascoltano i suoi comandamenti, e seguono Lui, seguono quello che Egli dichiara.

Quando non seguiamo Gesù, è molto, molto grave! Dobbiamo capire che ogni peccato è molto grave. Non esiste un peccato piccolo. Quindi, il primo passo nella reazione giusta contro il peccato è di capire che esso è estremamente grave!

Vediamo questa verità anche nella dichiarazione di Gesù in Giovanni 14:23, che ripete varie volte:

“Gesù rispose e gli disse: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui.” (Gv 14:23 LND)

Il peccato, di non osservare la parola di Gesù, è il frutto di un cuore che non ama Gesù Cristo. Questo è gravissimo! Ogni peccato è gravissimo!

Per aiutarci a capire quanto pecchiamo, ricordate le parole che troviamo in Giacomo 4:17

“Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.” (Gm 4:17 LND)

Non solo fare il male è peccato, ma anche non fare il bene che sappiamo di poter fare è peccato.

Quindi, come esempio, non essere ripieni della parola di Cristo per poi parlarci e istruirci a vicenda è peccato. Non usare i nostri doni spirituali per edificare gli altri è peccato. Non evangelizzare con perseveranza è peccato.

Alla luce di questa verità, quanto spesso pecchiamo! Come dobbiamo rispondere quando pecchiamo?

Un brano importantissimo che ci aiuta a capire come dobbiamo rispondere quando riconosciamo un peccato è 2Corinzi 7

“9 Ora mi rallegro, non perché siete stati rattristati, ma perché siete stati rattristati a ravvedimento, poiché siete stati rattristati secondo Dio, affinché in nessuna cosa aveste a ricevere alcun danno da parte nostra. 10 La tristezza secondo Dio infatti produce ravvedimento a salvezza, che non ha rimpianto; ma la tristezza del mondo produce la morte. 11 Infatti, ecco quanta premura ha prodotto in voi l’essere stati rattristati secondo Dio, anzi quale scuse, quale sdegno, quale timore, quale grande affezione quale zelo, quale punizione (rivendicazione, fare la cosa giusta) soddisfazione! In ogni maniera voi avete dimostrato che siete puri in quest’affare.” (2Co 7:9-11)

Notate che ci sono due modi di essere tristi per un peccato. La tristezza del mondo porta alla morte, perché non porta al vero ravvedimento. Molto spesso, ci ritroviamo tristi per un peccato, ma non perché siamo ravveduti, ma perché il nostro orgoglio è ferito, oppure siamo delusi con noi stessi, oppure il nostro peccato ci ha creato delle brutte conseguenze che non volevamo. In tutti questi casi, la nostra tristezza non è da Dio, perché non è fondata sulla tristezza che abbiamo offeso Dio.

La tristezza secondo Dio è una tristezza che ci affligge molto, non per le conseguenze terrene, e non per quello che gli altri pensano di noi, ma perché abbiamo peccato contro Dio, e offeso la sua Santità! Possiamo riconoscere che questo tipo di tristezza produce vero ravvedimento. Porta a prendere la piena responsabilità per il nostro peccato, e ci porta a confessarlo davanti a Dio senza mezzi termini.

Questa è l'unica valida risposta che dovremmo avere quando pecchiamo.

Notate quello che questa tristezza secondo Dio ha prodotto nei credenti di Corinzi. Leggo ancora il versetto 11:

“Infatti, ecco quanta premura ha prodotto in voi l’essere stati rattristati secondo Dio, anzi quale scuse, quale sdegno, quale timore, quale grande affezione quale zelo, quale punizione! In ogni maniera voi avete dimostrato che siete puri in quest’affare.” (2Co 7:11 LND)

La parola “punizione” è una parola greca che vuol dire “giudicare”, e vuol dire anche “rivendicare”. Perciò, in questo contesto rivendicare il danno causato dal peccato, in altre parole mettere a posto quello che il peccato ha danneggiato. Infatti, nei casi in cui è possibile, il vero ravvedimento porta anche a sistemare il danno che il peccato ha causato, costi quello che costi!

Il vero ravvedimento produce tanto sdegno, grande afflizione, grande zelo nel voler riprendere la strada della santità. Questi sono frutti di un cuore veramente ravveduto. Questi sono i frutti che dovremmo avere ogni volta che pecchiamo. Quindi, quando pecchiamo, quel peccato dovrebbe produrre un cuore gravemente afflitto, finché non c'è il vero ravvedimento.

Combattere la propria carne.

Un altro brano che ci mostra la reazione giusta che dovremmo avere contro il nostro peccato è 1Corinzi 9:24-27

“24 Non sapete voi che quelli che corrono nello stadio, corrono bensì tutti, ma uno solo ne conquista il premio? Correte in modo da conquistarlo. 25 Ora, chiunque compete nelle gare si auto-controlla in ogni cosa; e quei tali fanno ciò per ricevere una corona corruttibile, ma noi dobbiamo farlo per riceverne una incorruttibile. 26 Io dunque corro, ma non in modo incerto; così combatto, ma non come battendo l’aria; 27 anzi disciplino il mio corpo e lo riduco in servitù perché, dopo aver predicato agli altri, non sia io stesso riprovato.” (1Co 9:24-27 LND)

Notate che Paolo combatteva contro il proprio corpo, ovvero contro la sua carne. Riduceva il suo corpo in schiavitù, era molto severo con se stesso, perché capiva la gravità del peccato.

Una vera reazione giusta e biblica contro il nostro peccato non è solo di riconoscere il peccato, e non è solo di confessarlo, ma è di combattere duramente contro la propria carne, per non ricadere in quel peccato.

Per farci capire questo stesso principio, ascoltate le parole che Gesù disse in Matteo 5:29,30

“29 Ora, se il tuo occhio destro ti è causa di peccato, cavalo e gettalo via da te perché è meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna; 30 e se la tua mano destra ti è causa di peccato, mozzala e gettala via da te, perché è meglio per te che un tuo membro perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna.” (Matteo 5:29-30 LND)

Quando pecchiamo, il nostro peccato è un problema così terribile e così pericoloso, che dobbiamo combattere senza tregua, contro il nostro peccato, contro la nostra carne che vuole peccare. Questa è la reazione giusta e biblica da avere quando pecchiamo. Perciò, non basta riconoscere il peccato, ma nel cuore rimanere fiacchi e non cambiare. Quando riconosciamo un peccato dovremmo reagire come se ti accorgessi che un serpente velenoso è nella camera con il tuo piccolo bambino. Non basta dire che non va bene, non basta dire che è pericoloso. Bisogna combatterlo con tutta la tua forza finché non l'hai ucciso. Similmente, dobbiamo combattere contro il nostro peccato con tutta la nostra forza.

Confessare i peccati

Chiaramente, quando riconosciamo di essere nel peccato, dopo che siamo rattristati per il peccato, dobbiamo confessarlo a Dio.

“9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto, da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. 10 Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo e la sua parola non è in noi.” (1Giovanni 1:9-10 LND)

Esaminatevi

Quando in qualche modo cominciamo a pensare di avere un peccato in noi, non è mai da trattarlo con leggerezza. Non è mai da scartare questo pensiero. Dobbiamo piuttosto esaminarci, per riconoscere se in realtà c'è qualche peccato in noi. Non solo, ma dobbiamo anche chiedere a Dio di rivelarci quello che noi non vediamo.

Ricordate la preghiera di Davide nel Salmo 139:23,24

“23 Investigami, O DIO, e conosci il mio cuore; provami e conosci i miei pensieri; 24 e vedi se vi è in me alcuna via iniqua, e guidami per la via eterna.” (Salmo 139:23-24 LND)

Davide sapeva che Dio già conosceva tutto, infatti questo era una delle sue affermazioni nella prima parte del salmo. Perciò questa richiesta non era per chiedere a Dio di scoprire quello che era nel cuore di Davide, ma era per chiedere a Dio di rivelargli qualunque peccato che poteva avere. Quando cominciamo ad avere l'idea che forse abbiamo un peccato in noi, dobbiamo impegnarci a riconoscere se veramente c'è un qualsiasi peccato in noi. Dobbiamo anche pregare Dio di mostrarci il nostro cuore.

Solo così possiamo avere gioia

Ci sono tanti motivi per cui dobbiamo reagire con umiltà quando pecchiamo. Prima di tutto, solamente così potremo avere frutto di vera salvezza in noi. Inoltre, solamente se reagiamo così, riconoscendo e veramente confessando i nostri peccati, e nella forza di Dio dominando su di essi, solamente così potremo avere la gioia che il nostro cuore desidera.

Ricordate in Genesi 4 di quando Caino e Abele fecero entrambi un'offerta a Dio, Abele degli animali, e Caino dei frutti. Visto che Dio aveva comandato loro di offrire degli animali, cosa che possiamo capire dal contesto, e visto che Caino stava facendo di testa sua, disobbedendo a Dio, Dio non accettò la sua offerta. Per questo, Caino ne fu irritato. Era arrabbiato, e non aveva pace e gioia.

Ascoltate attentamente le parole che Dio rivolse a Caino in questa situazione, Vi leggo Genesi 4:7-8

“6 Allora l’Eterno disse a Caino: "Perché sei tu irritato e perché è il tuo volto abbattuto? 7 Se fai bene non sarai tu accettato? Ma se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri sono volti a te; ma tu lo devi dominare".” (Ge 4:6-7 LND)

Quando abbiamo del peccato non confessato nella nostra vita, questo peccato diventa una barriera fra noi e Dio, ed è impossibile per noi di avere la gioia di Dio. Per chi fa del male, l'unica soluzione è di confessare il proprio peccato, e riprendere a camminare nella strada giusta, camminando in ubbidienza a Dio per fede.

Se non lo facciamo, Dio ci avverte in questo brano che il peccato dominerà su di noi. In altre parole, o noi dominiamo sul peccato, oppure il peccato dominerà su di noi.

Quindi, ad ognuno dico: quando riconosci un peccato nella tua vita, non esitare: confessalo a Dio, combatti contro la tua carne, e riprendi la via giusta! Solamente così sarai al sicuro, solamente così potrai avere di nuovo la gioia di Dio!

Pericolo: sviare gli altri

Finora, ho parlato di come dobbiamo reagire al peccato che riconosciamo in noi stessi.

Ora, vorrei parlare di come dobbiamo agire quando altri credenti vedono dei peccati in loro stessi. Possiamo essere uno strumento nelle mani di Dio, oppure, possiamo essere strumenti nelle mani di Satana.

Considerate l'apostolo Pietro. Egli è stato molto importante nel piano di Dio, ed è stato usato grandemente da Dio. Era uno dei tre Apostoli più vicini a Cristo.

Pietro è stato usato molto da Dio. Eppure, Pietro è anche stato usato da Satana, cercando di tentare Gesù.

Leggete con me Matteo 16:21-23.

“21 Da quel momento Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che era necessario per lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno. 22 Allora Pietro lo prese in disparte e cominciò a riprenderlo, dicendo: "Signore, Dio te ne liberi; questo non ti avverrà mai". 23 Ma egli, voltatosi, disse a Pietro: "Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini".” (Matteo 16:21-23 LND)

Anche noi possiamo trovarci a fare la stessa cosa. Anche noi possiamo essere strumenti di Satana, anche quando stiamo cercando di fare il bene, come Pietro stava cercando di proteggere Cristo da una brutta cosa.

Pensando al discorso di come reagiamo quando pecchiamo, un gravissimo pericolo che ogni credente corre è quello di ostacolare l'opera dello Spirito Santo in qualcuno che sta riconoscendo un peccato. In altre parole, spesso, quando pecchiamo succede che all'inizio non riconosciamo il nostro peccato. In un modo o nell'altro, lo Spirito Santo comincia a farci sentire il peso del nostro peccato, e cominciamo a riconoscere che quello è veramente un peccato. A volte può essere tramite la nostra lettura, a volte, può essere tramite un sermone o un insegnamento, e a volte sarà perché qualcuno ci parlerà specificatamente di quel peccato, dicendoci che era peccato. Il punto è che lo Spirito Santo inizia a farci capire che quell'azione o comportamento o atteggiamento era peccato.

A quel punto, può succedere che un altro credente, vedendoci aggravati dal peccato che cominciamo a riconoscere, credendo di fare il bene, cerca di farci non star male per il peso del nostro peccato.

In questi casi, uno potrebbe dire commenti come: “Dai, non è così grave, quasi tutti fanno così!” Oppure: “Non sei messo così male spiritualmente, pensa a quanto sei cresciuto in confronto a quello che eri vari anni fa!”

A volte, quando lasciamo un peccato nella nostra vita, Dio manda la sua disciplina, per farci riconoscere ed abbandonare il nostro peccato. Anche in casi così, ci sono credenti che, credendo di fare il bene, cercano di convincere l'altro credente che quello che gli sta succedendo non sia disciplina da Dio. In questo caso, uno potrebbe dire: “Dai, quel male che ti è successo succede a tante persone. Non devi credere che sia disciplina!”

Fratelli e sorelle, quando noi cerchiamo di alleggerire il peso di qualcuno che sta male perché sta vedendo un presunto peccato, molto facilmente possiamo trovarci ad essere come si è trovato Pietro, cioè degli strumenti di Satana, che ostacolano l'opera dello Spirito Santo!

Il fatto è che raramente uno giudica i suoi peccati più gravi di quello che sono. Inoltre, raramente consideriamo la santità di Dio e il suo odio per peccato grandi come essi sono veramente.

In realtà, il peccato è sempre più grave di quello che riusciamo a capire a fondo. Infatti, l'unico modo di capire a fondo la gravità del peccato sarebbe di essere in grado di capire a fondo l'assoluta santità di Dio, cosa che nessun uomo può capire.

Anche quando parliamo di disciplina, certamente la disciplina di Dio consiste in azioni ben visibili, come la debolezza e la malattia, e la morte fisica, che succedono tutti i giorni. Però guai a noi, se diciamo a qualcuno che pensa di essere disciplinato da Dio che la sua non è disciplina da parte di Dio. Se diciamo così, molto probabilmente siamo degli strumenti nelle mani di Satana per sviare quella persona.

Come possiamo sapere con certezza che non si tratta di disciplina? Come possiamo sapere quello che lo Spirito Santo sta facendo nel cuore di quella persona? È estremamente importante, e molto, molto sbagliato cercare di far credere a qualcuno che il peso che ha per un peccato non sia disciplina, o non sia da Dio.

Se pensiamo ad un credente che è aggravato per qualche peccato, magari si sente molto abbattuto, guai a noi se cerchiamo di alleggerire il suo peso cercando di fargli notare che la situazione non è così grave come pensa! Il peccato è grave, anzi, è gravissimo! Non dobbiamo mai cercare di minimizzare la gravità del peccato. Piuttosto, dobbiamo aiutare la persona a capire che in realtà il suo peccato è grave, ma che però può trovare il vero perdono in Cristo Gesù.

Applicazione a questo

Penso a qualche applicazione a questo principio.

Uno che dice: “Non sono una buona moglie”, oppure “Non sono un buon marito”, o “Non sono un buon padre”.

In un caso così, non è che dobbiamo cercare di incoraggiare la persona ricordandole tutte le cose buone che fa nel ruolo in cui si sente mancante. Piuttosto, possiamo e dobbiamo aiutare quella persona a capire che sì, è mancante, e la sua mancanza è qualcosa di grave. Però, la cura è di riconoscere quanto quel suo peccato è grave, per poi confessarlo a Dio, e così esserne perdonato e purificato.

Se invece cerchiamo di alleggerire il suo peso, siamo veramente strumenti di Satana, stiamo ostacolando l'opera dello Spirito Santo.

Qualche altro esempio:

Se uno è abbattuto, e dice: “Non mi dedico abbastanza al regno di Dio!” Guai a noi se cerchiamo di incoraggiare quella persona ricordandogli tutto quello che fa per il regno di Dio. Come sai tu, quanto Dio ha dato a quella persona e quanto richiede da lui? Molto probabilmente il suo peso origina dallo Spirito Santo, e lui capisce che non sta vivendo come Dio vuole. In quel caso, cercare di farlo sentire meno aggravato è un'opera di Satana.

Quello che vale come individui vale anche come Chiesa. Quando riconosciamo che non siamo dove Dio vorrebbe che stessimo, se il nostro cuore è tenero, quella constatazione ci porterà ad essere aggravati.

La nostra condizione come individui

Perciò, alla luce di tutto questo, ad ognuno di voi chiedo:

uomini: state guidando bene le vostre famiglie, mostrando loro più di Cristo, aiutando loro a pensare alle cose di Dio?

Mogli: siete mogli come la donna di Proverbi 31, siete mogli veramente sottomesse?

Tutti: abbondate nel ringraziamento, oppure, vi lamentate?

Come va con l'orgoglio?

La nostra condizione come Chiesa:

Valutando la nostra condizione di Chiesa, vi domando:

Siamo veramente migliorati da cinque anni fa?

In qualche cosa, sì, ma focalizzare su qualche miglioramento non ci porta a camminare in santità. Piuttosto, dobbiamo focalizzare su quei campi in cui siamo ancora nel peccato.

Quanto evangelizziamo? Cosa facciamo, come chiesa, per essere visibili? Quante volte siamo usciti per evangelizzare negli ultimi 6 mesi, complessivamente?

Invitare persone a casa per parlare di Dio: quanti lo hanno fatto in 3 mesi?

Le persone della nostra zona sanno che esistiamo, che c'è la luce di Cristo per chi vuole conoscerLo?

Chi prega ogni mattina per porte aperte?

Il peccato c'è: come rispondiamo al peccato?

Rispondiamo biblicamente!!

Rattristiamoci, con la tristezza secondo Dio!

Aiutiamoci l'uno l'altro a vedere la gravità del peccato.

Preghiamo specificamente per questo.