Aiuto Biblico

La Preghiera di Daniele 9

Daniele 9:1-19

sermone di Marco deFelice, www.Aiutobiblico.org per domenica, 3 gennaio 2016, – cmd dm–
Descrizione: Pregare è importante, ma è anche importante imparare come pregare. Impariamo dalle preghiere della Bibbia, come la preghiera di Daniele in Daniele 9. Preghiamo come Dio ci insegna!
parole chiavi: preghiera, come pregare, Daniele, umiltà, preghiere

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Vi dico una verità che già conosciamo: abbiamo bisogno di pregare, perché abbiamo bisogno di Dio.

Anche la persona più forte e capace si trova nel bisogno di qualcuno più forte. Quel qualcuno è Dio. Solo Dio è capace a veramente cambiare le cose.

Per ricevere l'aiuto di cui abbiamo bisogno, è utile ricordare che Dio è in controllo di quello che succede nella nostra vita. Dio usa mezzi, ma Dio sta dietro quello che succede.

Come esempio, in 2 Corinzi 12, l'Apostolo Paolo racconta di come aveva avuto il privilegio di essere stato rapito in paradiso. Affinché non si insuperbisse, gli fu data una spina nella carne, un messaggero di Satana, per tenerlo umile. Visto che lo scopo della spina era di proteggere Paolo dalla superbia, è chiaro che venne da Dio. Però, la spina era un messaggero di Satana. Da questo, comprendiamo che Dio gestisce e manda quello che arriva, anche le cose brutte e difficili. Non riusciamo a capire tante cose, ma possiamo capire che Dio è in controllo, e possiamo riposarci in Lui.

Quindi, Dio sta dietro tutto quello che succede. Allo stesso tempo, Dio è il rifugio e l'aiuto che ci serve in tutto quello che ci succede. Nonostante che la spina nella carne era stata mandata da Dio, Paolo pregava a Dio per aiuto. Solo Dio può aiutarci nelle nostre prove, anche quando le prove vengono da Dio.

Quello che vogliamo capire oggi è: come dobbiamo pregare quando ci troviamo con bisogni grandi? Con quale cuore dobbiamo rivolgerci a Dio? Vogliamo imparare a pregare come ci insegna Dio.

Situazione al tempo di Daniele

Nella Bibbia, Dio ci dà delle preghiere che sono modelli, per insegnarci a pregare. Oggi, vogliamo considerare la preghiera che fece un grande uomo di Dio in un momento di grande bisogno. L'uomo è Daniele, e il bisogno è il fatto che la città di Gerusalemme, e il tempio di Dio a Gerusalemme, erano abbandonati e in rovina.

È difficile per noi di capire quanto la città di Gerusalemme e il tempio erano importanti per un Giudeo. Dio aveva stabilito per loro di offrire sacrifici nel tempio a Gerusalemme, non esisteva altro tempio. Oggi, non c'è più un tempio di Dio sulla terra fatto di pietre. Ora, i veri credenti sono il tempio di Dio. Ma in quel tempo, Dio aveva stabilito per il suo popolo di adorarlo portando sacrifici al tempio. Quindi, il tempio era centrale ed essenziale per l'adorazione di Dio. Al tempo di Daniele, il tempio giaceva in rovina da anni. I Giudei erano lontani dalla terra promessa, in esilio. Era una situazione terribile, che aggravava il cuore di Daniele.

È importante capire il motivo per cui la città di Gerusalemme e il tempio giacevano in rovina. Per tanti secoli, il popolo di Dio aveva disubbidito a Dio. Più volte Dio aveva mandato profeti a loro per avvertirli del loro peccato, e che Egli avrebbe mandato dura disciplina a loro se non si fossero ravveduti. Più volte, Dio aveva mandato loro varie discipline, per aiutarli a capire la gravità del loro peccato. Qualche volta, quando c'era un buon re, c'era un breve periodo di ravvedimento. Ma ben presto, il popolo di Dio tornò nel peccato, e spesso era in ribellione contro Dio.

Perciò, dopo tantissimi avvertimenti dati a loro tramite i profeti, circa nell'anno 600 a.C. Dio mandò i babilonesi per distruggere Gerusalemme e il tempio e per portare la maggioranza dei giudei di Giuda in esilio, effettivamente distruggendo la nazione.

È importante capire che mentre erano i babilonesi che avevano distrutto Gerusalemme, e portato i Giudei in cattività, tutto questo veniva dalla mano di Dio.

Daniele, come giudeo, aveva un immenso peso per Gerusalemme e il tempio. Desiderava profondamente che fossero ricostruiti. Però, sapendo che erano stati distrutti per volontà di Dio, non osava chiedere quello a Dio. Però, poi, qualcosa cambiò, che spinse Daniele a pregare per la restaurazione di Gerusalemme e il tempio.

Consideriamo insieme la preghiera che Daniele, un grande uomo di Dio, fece per Gerusalemme. La sua preghiera è stata messa nella Bibbia perché ci insegna moltissimo su come pregare. Perciò, trovate con me Daniele 9. Voglio leggere questa preghiera, e poi, considerarla versetto per versetto, per imparare le lezioni che Dio ha per noi in essa.

La sua preghiera

“1 Nell’anno primo di Dario, figlio di Assuero, della stirpe dei Medi, che fu costituito re sul regno dei Caldei, 2 nel primo anno del suo regno, io, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni in cui, secondo la parola dell’Eterno indirizzata al profeta Geremia, si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, è cioè settant’anni. 3 Volsi quindi la mia faccia verso il Signore DIO, per cercarlo con preghiera e suppliche, col digiuno, col sacco e con la cenere. 4 Così feci la mia preghiera e confessione all’Eterno, il mio DIO, e dissi: “O Signore, Dio grande e tremendo, che conservi il tuo patto e la tua misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti, 5 noi abbiamo peccato e abbiamo agito perversamente, siamo stati malvagi e ci siamo ribellati, allontanandoci dai tuoi comandamenti e dai tuoi decreti. 6 Non abbiamo ascoltato i profeti, tuoi servi, che hanno parlato nel tuo nome ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. 7 O Signore, a te appartiene la giustizia, ma a noi la confusione della faccia, come avviene oggi stesso agli uomini di Giuda, agli abitanti di Gerusalemme e a tutto Israele, a quelli vicini e a quelli lontani, in tutti i paesi in cui li hai scacciati, a motivo delle infedeltà che hanno commesso contro di te. 8 O Signore, a noi la confusione della faccia, ai nostri re, ai nostri principi e ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te. 9 Al Signore nostro DIO appartengono la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, 10 e non abbiamo ascoltato la voce dell’Eterno, il nostro DIO, per camminare nelle sue leggi, che ci aveva posto davanti per mezzo dei suoi servi, i profeti. 11 Sì, tutto Israele ha trasgredito la tua legge, si è sviato per non ubbidire alla tua voce; perciò si è riversata su di noi la maledizione e il giuramento che è scritto nella legge di Mosè, servo di DIO, perché abbiamo peccato contro di lui. 12 Così egli ha mandato a compimento le sue parole che aveva pronunciato contro di noi e contro i nostri giudici che ci hanno governato, facendo venire su di noi una grande calamità, perché sotto tutto il cielo non è mai stato fatto nulla di simile a ciò che è stato fatto a Gerusalemme. 13 Come è scritto nella legge di Mosè, tutta questa calamità ci è venuta addosso; tuttavia non abbiamo implorato l’Eterno, il nostro DIO, per convertirci dalle nostre iniquità e prestare attenzione alla tua verità. 14 Perciò l’Eterno ha vegliato su questa calamità e l'ha fatta venire su di noi, perché l’Eterno, il nostro DIO, è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ubbidito alla sua voce. 15 E ora, o Signore, DIO nostro, che facesti uscire il tuo popolo dal paese d’Egitto con mano potente e ti facesti un nome qual è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito malvagiamente. 16 O Signore, secondo tutta la tua giustizia, fa, ti prego, che la tua ira e il tuo furore si allontanino da Gerusalemme, la tua città, il tuo monte santo, perché per i nostri peccati e per le iniquità dei nostri padri, Gerusalemme e il tuo popolo sono divenuti oggetto di vituperio per tutti quelli che ci circondano. 17 Perciò ora ascolta, o DIO nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e fa’ risplendere, per amore del Signore, il tuo volto sul tuo santuario che è desolato. 18 O mio DIO, porgi il tuo orecchio e ascolta; apri i tuoi occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è invocato il tuo nome, perché noi non presentiamo le nostre suppliche davanti a te per le nostre opere giuste, ma per le tue grandi compassioni. 19 O Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, presta attenzione e opera. Non indugiare, per amor di te stesso, o mio DIO, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo".” (Daniele 9:1-19 LND)

Ringraziamo Dio per questa preghiera, che ci insegna come pregare.

Analisi della preghiera

È molto importante notare che la preghiera di Daniele non fu solo in base ad un suo desiderio, ma che lui si è informato dalla Parola di Dio per capire quella che era la volontà di Dio, e la sua preghiera era proprio in base a quello che aveva capito dalla Parola di Dio. Cioè, e questo è importante: Daniele non pregava quello che era la sua volontà, si è informato della volontà di Dio, e poi, pregava per quella volontà.

Con quello, leggo di nuovo i versetti 1 e 2.

“1 Nell’anno primo di Dario, figlio di Assuero, della stirpe dei Medi, che fu costituito re sul regno dei Caldei, 2 nel primo anno del suo regno, io, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni in cui, secondo la parola dell’Eterno indirizzata al profeta Geremia, si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, è cioè settant’anni.” (Daniele 9:1-2 LND)

Tramite il suo studio della Bibbia, in questo caso il libro del profeta Geremia, Daniele capiva che Dio aveva annunciato di mandare Giuda in esilio per settant'anni, e che ormai quei settant'anni erano passati. Infatti, settant'anni prima, Daniele era un giovane che fu deportato a Babilonia da Gerusalemme. Ormai era un uomo anziano, e studiando la Bibbia aveva capito che Dio aveva promesso che l'esilio sarebbe durato solo settant'anni. Quindi, capì che secondo la volontà di Dio era tempo che l'esilio si concludesse.

In base a quella scoperta, Daniele si mise a pregare, pregando quello che sapeva di essere la volontà di Dio.

C'è una lezione importantissima per noi in questo. La preghiera non è per convincere Dio di fare la nostra volontà. Piuttosto, la preghiera serve per allinearci alla volontà di Dio, e per preparare i nostri cuori a desiderare quello che Dio ha dichiarato. Il fatto che Dio ha decretato qualcosa non vuol dire che non dobbiamo pregare. Piuttosto, dobbiamo pregare, con zelo, con perseveranza, e con umiltà, chiedendo a Dio di adempiere la sua volontà in noi.

Nel versetto 3, Daniele descrive il cuore con il quale prega a Dio. Questo è un esempio del cuore che Dio richiede in noi. Mentre leggo il versetto 3, notate il cuore di Daniele, un uomo che camminava con grande integrità e fede.

“3 Volsi quindi la mia faccia verso il Signore DIO, per cercarlo con preghiera e suppliche, col digiuno, col sacco e con la cenere.” (Daniele 9:3 LND)

Daniele era grandemente umiliato davanti a Dio. Nonostante che era un uomo santo, sapeva che davanti al Dio santissimo, l'unico modo di presentarci è con grande umiltà.

La preghiera

La preghiera stessa di Daniele inizia nel versetto 4. Notate con attenzione che Daniele inizia la sua preghiera parlando degli attributi di Dio. Infatti, vedremo che la vera richiesta di Daniele non arriva fino al versetto 16. Cioè, dai versetti 4 a 15 Daniele non fa alcuna richiesta. Questo è un modello che vediamo anche in altre preghiere su come dobbiamo pregare. Quindi, leggo il versetto 4, e notate come Daniele si rivolge a Dio, ovvero, come descrive Dio nella preghiera. Leggo.

“4 Così feci la mia preghiera e confessione all’Eterno, il mio DIO, e dissi: “O Signore, Dio grande e tremendo, che conservi il tuo patto e la tua misericordia con quelli che ti amano e osservano i tuoi comandamenti,” (Daniele 9:4 LND)

Daniele parla a Dio come il Dio grande e tremendo, che è fedele da sempre a conservare, ovvero a mantenere, il suo patto e la sua misericordia, ma non con tutti, ma con quelli che amano Dio e osservano i suoi comandamenti.

È importantissimo che quando preghiamo riconosciamo chi è il Dio a cui preghiamo. Daniele riconosce e dichiara che solo coloro che amano Dio e obbediscono a Lui possono rivolgersi a Dio. Dio non sta la in cielo per fare quello che vogliamo noi. Dio è santo, e chi non cammina in ubbidienza a Dio, non ha diritto di chiedere nulla a Dio! Quindi Daniele inizia ricordando quanto Dio è grande e tremendo, e quindi è un Dio da temere, ed è fedele a mantenere il suo patto con coloro che Lo amano e Gli ubbidiscono.

Parla dei loro peccati

Iniziando nel versetto 5, Daniele parla profondamente dei peccati del suo popolo contro Dio. In altre parole, Daniele mette in evidenza quanto il suo popolo aveva peccato contro Dio. Con questo, Daniele sta mettendo in chiaro che non meritavano nulla da Dio, se non solamente punizione. Leggo i versetti 5 e 6.

“5 noi abbiamo peccato e abbiamo agito perversamente, siamo stati malvagi e ci siamo ribellati, allontanandoci dai tuoi comandamenti e dai tuoi decreti. 6 Non abbiamo ascoltato i profeti, tuoi servi, che hanno parlato nel tuo nome ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese.” (Daniele 9:5-6 LND)

Nonostante che Daniele per conto suo era un uomo con grande timore di Dio, un uomo fedele, un uomo integro, Daniele si identificava pienamente con il suo popolo. Quindi, parla dei peccati del popolo applicandoli a se stesso. Con questo, vediamo l'umiltà di Daniele.

Pensando a come Daniele descrive come avevano peccato contro Dio, è giusto che ci chiediamo: noi riconosciamo la gravità dei nostri peccati così? Quando confessiamo i nostri peccati, parliamo in modo così chiaro, e così forte, di noi stessi?

Oppure, confessiamo il peccato con il minimo necessario di parole, per non focalizzare su quanto è grave il nostro peccato?

In questi due versetti, Daniele parla sia dei loro peccati che dei loro cuori. Dichiara che avevano peccato, che avevano agito perversamente. Queste sono parole forti. Poi dice che si erano ribellati! Dichiara che si erano allontanati dai comandamenti di Dio, e che non avevano ascoltato i profeti che Dio aveva mandato.

Dicendo tutto questo, Daniele dimostra che erano terribilmente colpevoli, sia per i loro peccati, sia perché non avevano ascoltato i profeti che Dio aveva mandato a loro per avvertirli.

La giustizia di Dio

Dopo aver parlato dei loro peccati, nel versetto 7, Daniele parla della giustizia di Dio, e il contrasto fra la giustizia di Dio e la misera condizione del popolo di Dio dovuta al loro peccato. Leggo il versetto 7.

“7 O Signore, a te appartiene la giustizia, ma a noi la confusione della faccia, come avviene oggi stesso agli uomini di Giuda, agli abitanti di Gerusalemme e a tutto Israele, a quelli vicini e a quelli lontani, in tutti i paesi in cui li hai schiacciati, a motivo delle infedeltà che hanno commesso contro di te.” (Daniele 9:3 LND)

Daniele dichiara senza mezzi termini che Dio è pienamente giusto in quello che fa. Dichiara che Dio aveva messo loro nella loro condizione, a causa delle loro infedeltà che avevano commesso contro Dio. Dichiarando questo, Daniele dichiara senza ombra di dubbio che tutto il male che avevano ricevuto era giusto, perché Dio è giusto.

Anche qui, è giusto che valutiamo la nostra condizione. Quando ci succede del male, siamo pronti a riconoscere che Dio è giusto in tutto quello che ci manda? Riconosciamo che mai meritiamo il bene da Dio, e che quello che riceviamo è sempre giusto? Riconosciamo il nostro peccato, riconosciamo che non abbiamo mai spazio per lamentarci di Dio? Questo è fondamentale quando preghiamo.

Nei versetti 8 a 11, Daniele continua la sua preghiera, e ripete volta dopo volta in più modi che il male che era successo loro era tutto giusto, e che avevano peccato così terribilmente contro l'Eterno. Notate in questi versetti che Daniele dichiara che la misericordia e il perdono appartengono a Dio, ma se non erano arrivati, era perché il popolo era così colpevole. Leggo dal versetto 8 a 11.

“8 O Signore, a noi la confusione della faccia, ai nostri re, ai nostri principi e ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te. 9 Al Signore nostro DIO appartengono la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, 10 e non abbiamo ascoltato la voce dell’Eterno, il nostro DIO, per camminare nelle sue leggi, che ci aveva posto davanti per mezzo dei suoi servi, i profeti. 11 Sì, tutto Israele ha trasgredito la tua legge, si è sviato per non ubbidire alla tua voce; perciò si è riversata su di noi la maledizione e il giuramento che è scritto nella legge di Mosè, servo di DIO, perché abbiamo peccato contro di lui.” (Daniele 9:8-11 LND)

Notate i vari modi che Daniele usa per descrivere il loro peccato. Dichiara nel versetto 8: “abbiamo peccato contro di te.”. Poi, dichiara nel versetto 9 “ci siamo ribellati contro di te, e non abbiamo ascoltato la voce dell'Eterno.”

Parla del fatto che non avevano camminato nella legge dell'Eterno, che Egli aveva messo davanti a loro per mezzo dei profeti.

Descrive il fatto che tutto Israele aveva trasgredito la sua legge, e si era sviato per non ascoltare. E poi, Daniele dichiara che tutto il terribile male che era caduto su di loro era quello che Dio stesso aveva preannunciato loro, come conseguenza se non avessero ascoltato Lui.

Di nuovo, quando leggo questo, e capisco che questa è una preghiera che Dio ha scelto come modello per noi da imitare, devo chiedermi se nelle mie preghiere, e chiedo a voi se nelle vostre preghiere, parlate in modo così chiaro dei vostri peccati? Questa preghiera è un esempio di una preghiera gradita da Dio! Dio vuole che riconosciamo a fondo i nostri peccati, e che li confessiamo dal profondo dei nostri cuori.

Tutto il male era meritato

Nel versetto 12, Daniele continua la sua preghiera dichiarando che la calamità terribile che era caduta su di loro era il risultato della loro ribellione contro l'Eterno. Quindi, dichiarando questo Daniele dichiara che Dio era pienamente giusto nell'averli puniti così severamente, e tutta la colpa era la loro. Daniele non si lamenta minimamente di quanto era stato duro, piuttosto dichiara che era stato duro perché essi meritavano quello da Dio.

Leggo il versetto 12.

“12 Così egli ha mandato a compimento le sue parole che aveva pronunciato contro di noi e contro i nostri giudici che ci hanno governato, facendo venire su di noi una grande calamità, perché sotto tutto il cielo non è mai stato fatto nulla di simile a ciò che è stato fatto a Gerusalemme.” (Daniele 9:12 LND)

Continuando nella preghiera, Daniele dichiara che nonostante che Dio aveva mandato quella calamità terribile, tutto dovuto al loro peccato, non si erano ravveduti. I loro cuori erano così duri che nonostante la calamità, non si erano umiliati ad implorare Dio, convertendosi dalle loro iniquità e dando attenzione alle verità di Dio. Troviamo questo nel versetto 13, che leggo adesso.

“13 Come è scritto nella legge di Mosè, tutta questa calamità ci è venuta addosso; tuttavia non abbiamo implorato l’Eterno, il nostro DIO, per convertirci dalle nostre iniquità e prestare attenzione alla tua verità.” (Daniele 9:13 LND)

Nel versetto 14, di nuovo Daniele dichiara che Dio è giusto in quello che fa, e loro sono colpevoli davanti a lui. Ve lo leggo.

“14 Perciò l’Eterno ha vegliato su questa calamità e l'ha fatta venire su di noi, perché l’Eterno, il nostro DIO, è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ubbidito alla sua voce.” (Daniele 9:14 LND)

Magari secondo il nostro metro, Daniele ha già detto troppo del loro peccato. Ma il nostro metro non è il metro di Dio. Daniele pregava secondo il metro di Dio, e perciò, nel versetto 15, prima di arrivare alla sua richiesta che farà nel versetto 16, per mostrare quanto era grave il loro peccato contro Dio, dichiara come Dio aveva curato loro con mano potente, per mettere ancora più in evidenza la gravità del loro peccato. Leggo il versetto 15.

15 E ora, o Signore, DIO nostro, che facesti uscire il tuo popolo dal paese d’Egitto con mano potente e ti facesti un nome qual è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito malvagiamente.

Prego che possiamo imparare da questo quanto è importante riconoscere la gravità dei nostri peccati, e che qualunque male che ci arriva è controllato da Dio, e quindi, è da accettare.

La richiesta di Daniele

Adesso, dopo tutto quello che Daniele ha detto, dopo tutte le volte che ha parlato dei loro terribili peccati e della loro ribellione, del loro rifiuto di ubbidire a Dio, e della giustizia di Dio in quello che aveva fatto, dopo aver detto e ridetto tutto questo più volte, finalmente, nel versetto 16 Daniele arriva alla sua richiesta.

Anche questo è una grande lezione per noi. Nonostante l'immenso bisogno che Daniele e i Giudei avevano, Daniele non è corso subito a fare la sua richiesta a Dio. Piuttosto, prima di tutto, la grandissima maggioranza della sua preghiera era per mostrare la giustizia di Dio, e la loro colpa. Questo è un esempio per noi. Ci mette nella posizione giusta per fare le nostre richieste con l'umiltà dovuta, avendo innalzato e dichiarato Dio come giusto.

Solo nel versetto 16 Daniele fa la sua richiesta. Notiamo attentamente quella che è la sua richiesta. Non è una richiesta sua, come se cercasse di convincere Dio di fare come voleva lui. Daniele stava pregando in base a quello che aveva scoperto della volontà di Dio leggendo Geremia. Quindi, Daniele stava chiedendo a Dio, di compiere la volontà di Dio. Lo chiedeva con profonda umiltà, come abbiamo visto.

Leggiamo il versetto 16.

“16 O Signore, secondo tutta la tua giustizia, fa, ti prego, che la tua ira e il tuo furore si allontanino da Gerusalemme, la tua città, il tuo monte santo, perché per i nostri peccati e per le iniquità dei nostri padri, Gerusalemme e il tuo popolo sono divenuti oggetto di vituperio per tutti quelli che ci circondano.” (Daniele 9:16 LND)

La prima cosa che mi colpisce qua è che Daniele basa la sua richiesta sulla giustizia di Dio. In altre parole, Daniele vuole solamente quello che è secondo la giustizia di Dio. Daniele sta cercando per primo il regno e la giustizia di Dio. Questo è esattamente quello che Gesù ci comanda di cercare in Matteo 6:33. Ve lo leggo.

“Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte.” (Matteo 6:33 LND)

Quindi, Daniele chiede che Dio agisca secondo tutta la sua giustizia, ovvero in base e in linea con la sua giustizia. Quanto è importante che anche noi preghiamo così!

Poi, notiamo che quello che chiede è che Dio allontani da Gerusalemme la sua ira e il suo furore, che erano dovuti ai peccati e alle iniquità dei padri, gli antenati dei Giudei di allora. Cioè, Daniele non chiede a Dio di togliere il nemico, piuttosto chiede a Dio di allontanare la sua ira da Gerusalemme, che era dovuta ai loro peccati. Facendo così, di nuovo Daniele metteva in evidenza la giustizia di Dio e la loro colpa, e che la distruzione di Gerusalemme era dovuta al loro peccato. Con questo, Daniele sta dichiarando che il male che era caduto su Gerusalemme veniva da Dio, ed era tutto giusto.

Anche questo è un esempio per noi, qualunque volta che il male che noi subiamo è un risultato della disciplina di Dio nella nostra vita. Dobbiamo sempre riconoscere che Dio è giusto in quello che fa.

Il desiderio di Daniele

Negli ultimi versetti, Daniele prega, effettivamente chiedendo a Dio di glorificarsi nel permettere al popolo di Dio di ristabilire Gerusalemme. In altre parole, la richiesta di Daniele era una richiesta per Dio di essere glorificato. Anche nella sua richiesta, Daniele mette al primo posto la gloria di Dio. Leggo i versetti 17 a 19.

“17 Perciò ora ascolta, o DIO nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e fa’ risplendere, per amore del Signore, il tuo volto sul tuo santuario che è desolato. 18 O mio DIO, porgi il tuo orecchio e ascolta; apri i tuoi occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è invocato il tuo nome, perché noi non presentiamo le nostre suppliche davanti a te per le nostre opere giuste, ma per le tue grandi compassioni. 19 O Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, presta attenzione e opera. Non indugiare, per amor di te stesso, o mio DIO, perché il tuo nome è invocato sulla tua città e sul tuo popolo".” (Daniele 9:17-19 LND)

Nel versetto 17, Daniele prega che Dio farà risplendere, per amore di se stesso, il suo volto sul tempio che a quel punto era desolato. Daniele vuole che Dio sia glorificato.

Nel versetto 18, Daniele chiede a Dio di guardare alla desolazione della città dove era invocato il nome di Dio, e perciò glorificare il proprio nome, e questo non per qualche merito dei Giudei, ma per le grandi compassioni di Dio. Quindi Daniele continua a riconoscere la loro colpa e chiede compassione.

Nel versetto 19, Daniele chiede perdono a Dio. Avendo riconosciuto pienamente la loro colpa, chiede a Dio il suo perdono, che è un pieno riconoscimento della loro colpa. Notate che basa la sua richiesta a Dio sul fatto che chiede a Dio di fare questo per amore di se stesso, perché il nome di Dio era invocato su Gerusalemme, e sul popolo di Dio. In altre parole, Daniele voleva soprattutto la gloria di Dio. La sua preghiera non era focalizzata su se stesso o sul suo popolo, era focalizzata sulla gloria di Dio.

Lezione per noi

Carissimi fratelli e sorelle, questa è una grande lezione per noi su come pregare. Questa preghiera ci modella come dovremmo pregare anche noi, in modo specifico quando stiamo subendo la disciplina di Dio, o in qualunque momento di difficoltà

Dobbiamo presentarci a Dio con umiltà. Non dobbiamo pregare per quello che vogliamo da Dio, ma piuttosto dobbiamo pregare focalizzati su chi è Dio, e sulla giustizia di Dio, e qualunque richiesta deve essere fatta con umiltà, cercando sopra ogni altra cosa la gloria di Dio.

Vi consiglio di leggere e rileggere questa preghiera, e di imparare ad avere il cuore di Daniele. Poi, come Daniele, vedremo Dio rispondere con potenza.