Aiuto Biblico

Ciò che Dio richiede da noi

Michea 6:8

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per domenica, 24 marzo 2018, – cmd es –
parole chiavi: vita cristiana

Audio:

Immaginate con me una situazione in cui un dipendente nuovo riceve delle istruzioni scritte dal suo datore. Però, il dipendente non legge bene le istruzione. Egli immagina che deve seguire tantissimi regole, e perciò, è sempre molto stressato. Invece, nota che una collega è sempre tranquillo.

Un giorno chiede al collega come riesce ad essere così tranquillo. Non si preoccupa di ricordare tutte le regole?

Il collega risponde che evidentemente, il primo non conosce quello che il datore richiede. Spiega poi che semplicemente chiede di trattare i clienti con rispetto e in modo giusto, di aiutare chi ha bisogno, e di trattare il datore con onore. Non chiede altro.

Capendo questo, il lavoro non è più stressante. È molto semplice, ed è un lavoro molto bello e benedetto.

In realtà, molti credenti vivono il loro rapporto con Dio come quel primo dipendente. Vivono come se Dio avesse stabilito una vita complicata con tante regole che sono molto difficili da capire e da vivere. Spesso, questi credenti si sentono confusi riguardo a come dovrebbero comportarsi. Hanno tanti dubbi, poiché non sono sicuri se stanno facendo la cosa giusta o no.

Se tu ti trovi spesso in confusione, e non sai come dovresti comportarti, se per te delle volte la vita cristiana sembra pesante, e spesso, anziché gioia ti trovi aggravato, se a te sembra difficile accontentare il SIGNORE, allora, caro amico o cara amica, la verità che vogliamo vedere in questo sermone è per te.

Se tu vedi la vita cristiana difficile, allora, il tuo problema è che tu hai dei concetti sbagliati di quello che Dio richiede da te. Hai bisogno di capire la verità di quanto semplice è la vita cristiana. Se tu impari le verità che voglio spiegare oggi, sarà vero per te quello che Gesù dichiara in Giovanni 8:31,32.

“31 Gesù disse allora ai Giudei che avevano creduto in lui: "Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".” (Giovanni 8:31-32 LND)

La verità di Dio ti libera dal peccato, e può anche liberarti da tanta frustrazione e confusione e scoraggiamento. Questa verità può liberarti dai concetti sbagliati della vita cristiana.

Contesto del brano di oggi

Oggi, vogliamo considerare un brano che ci insegna una verità basilare per la vita cristiana. Questa verità viene ripetuta più volte nella Bibbia, e ci aiuta a comprendere quello che l’Eterno richiede da noi. Il brano da considerare è in Michea 6. Troviamo Michea dopo il libro di Giona, e prima di Naum e Habacuc.

Dio scelse Michea come profeta per profetizzare a Giuda, in un’epoca in cui i Giudei vivevano molto nel peccato, nonostante che continuavano a praticare esteriormente la religione insegnata da Dio. Tramite Michea, Dio condannò il loro peccato, e annunciò il suo giudizio su di loro. Però, Dio annunciò anche la promessa della restaurazione dopo il giudizio, per coloro che avevano fede.

In Michea 6, la scena è un tribunale divino, e Dio sta chiamando la nazione di Giuda in giudizio. Dio inizia, elencando la sua cura dei Giudei, da quando aveva liberato loro dall’Egitto. Il fatto che avevano ricevuto così tante benedizioni da Dio rendeva il loro peccato ancora più grave. Questo è vero anche per noi, perché anche noi abbiamo ricevuto molto da Dio. Quindi, seguite mentre leggo Michea 6:1-5. Dio parla di quello che aveva fatto per i Giudei, chiamando come testimoni le montagne e i colli, e perfino le fondamenta della terra, che avevano assistito all’opera di Dio di curare il suo popolo. Seguite mentre leggo.

“1 Deh, ascoltate ciò che dice l’Eterno: "Lèvati, difendi la tua causa davanti ai monti e i colli odano la tua voce". 2 Ascoltate, o monti, la contesa dell’Eterno, e voi saldi fondamenti della terra, perché l’Eterno ha una contesa con il suo popolo e vuol discutere con Israele. 3 "Popolo mio, che cosa ti ho fatto e in che cosa ti ho stancato? Testimonia contro di me. 4 Poiché io ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, ti ho redento dalla casa di schiavitù e ho mandato davanti a te Mosè, Aaronne e Miriam. 5 O popolo mio, ricorda dunque ciò che Balak, re di Moab, macchinava e che cosa gli rispose Balaam, figlio di Beor, da Scittim a Ghilgal, affinché tu riconosca la giustizia dell’Eterno".” (Michea 6:1-5 LND)

Dio aveva liberato i Giudei dalla schiavitù in Egitto. Quando Balac chiese a Balaam di maledire i Giudei, Dio non lo permise, ma piuttosto fece in modo che li benedicesse. Secolo dopo secolo, Dio mandava la sua benedizione e cura sui Giudei. Per questo, il loro peccato era ancora più grave.

Questo è un paragone, nel campo spirituale, per chi è salvato oggi. Dio ha salvato noi dalla schiavitù del peccato, mediante potenti opere, come la risurrezione di Cristo e la rigenerazione! Si è sempre curato di noi in modo perfetto, è sempre stato giusto con noi. Perciò, anche a noi Dio può chiedere: Popolo mio, che ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Testimonia pure contro di me. In altre parole, la cura di Dio per noi è perfetta, e nessuno ha alcuna critica valida contro Dio.

Dio dichiarò loro tutto questo per dimostrare la gravità del loro peccato. Ogni peccato è grave, ma coloro che ricevono più grazia da Dio sono ancora più colpevoli. Noi abbiamo ricevuto grazia sopra grazia.

il popolo cerca un rimedio

Nei vv. 6 e 7, Michea, parlando come se fosse uno dei Giudei sotto accusa, propone alcuni modi di cercare di placare Dio. Non nega i suoi peccati, perché sa che non si può ingannare Dio. Perciò, suggerisce qualche atto per mettersi a posto con Dio. Leggiamo.

“6 Con che cosa verrò davanti all’Eterno e mi inchinerò davanti al DIO eccelso? Verrò davanti a lui con olocausti, con vitelli di un anno? 7 Gradirà l’Eterno migliaia di montoni o miriadi di rivi d’olio? Darò il mio primogenito, per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il peccato della mia anima?” (Michea 6:6-7 LND)

Notate che questo uomo, sapendo di essere colpevole, sta cercando di meritare il perdono per conto suo. Quando dice: “Con che cosa verrò davanti all’Eterno”, sta dicendo: alla luce dei miei peccati, come posso rimediare? Come posso IO mettermi a posto con Dio?

Di natura, vogliamo NOI metterci a posto con Dio. Vogliamo NOI fare qualcosa per togliere la nostra colpa. In quel modo, il nostro orgoglio è soddisfatto, perché abbiamo fatto noi qualcosa.

Quello che propone di fare per Dio è estremamente costoso, e sarebbe un enorme sacrificio per lui. Per esempio, dichiara:

“Verrò davanti a lui con olocausti, con vitelli di un anno? 7 Gradirà l’Eterno migliaia di montoni o miriadi di rivi d’olio?”

Parla di migliaia di montoni, e di migliaia di rivi di olio! Prima di tutto, per un uomo, sarebbe impossibile ottenere, ogni volta che pecca, migliaia di montoni. Poi, nessun uomo è in grado di procurare rivi pieni di olio d’oliva. Poi, quest’uomo arriva ad un punto ancora più estremo. Chiede:

“Darò il mio primogenito, per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il peccato della mia anima?”

Quest’uomo arriva a suggerire che potrebbe perfino sacrificare suo figlio per cercare di coprire i suoi peccati. Questa era una pratica che i pagani usavano nel cercare di placare i loro falsi dèi. Anziché placare Dio, il fatto di solo parlare di uccidere il proprio figlio era un’abominazione a Dio. Comunque, offrire un figlio come sacrificio, oltre ad essere un’abominazione, non potrebbe mai pagare il peccato, perché ogni figlio nasce già peccatore, e sacrificare un peccatore non potrebbe mai pagare la condanna per un altro peccatore.

Ricordatevi che l’uomo non può pagare il prezzo del proprio peccato. È impossibile pagare il nostro debito per poter meritare l’approvazione di Dio. Facendo tutti i sacrifici possibili, non potremmo pagare quel prezzo. Cercare di meritare la salvezza è come mettersi un giogo pesantissimo e terribile sul collo. Rende la vita molto insopportabile, perché per quanto uno possa fare, non potrà mai fare abbastanza, perciò, non può mai avere la pace con Dio con i proprio impegni.

Tanti credenti hanno un concetto della vita cristiana simile a questo. Credono che devono impegnarsi tanto, anzi, fare grandi sacrifici, per pagare, in qualche modo, per i loro peccati. Credono che devono rimediare per il male che hanno fatto. Credono che devono loro meritare la comunione con Dio ogni giorno. Si impegnano tanto, ma non hanno mai la pace di aver fatto abbastanza. Chi vive così, ha una vita veramente pesante. Non troverà mai la vera gioia nel suo cammino cristiano.

Ciò che il Signore richiede

Quando un credente, riconoscendo quanto pecca e quanto manca nei confronti del Signore, cerca di mettersi a posto con Dio per conto suo, troverà il suo giogo molto pesante. Avrà una vita pesante, senza gioia, perché non potremmo mai fare abbastanza. Nessun sacrificio sarebbe sufficiente.

Amici, questa non è la vita che Dio vuole per i suoi figli. In Michea 6:8, tramite Michea Dio ci dichiara quello che richiede da noi. Notate quanto è semplice in confronto con quello che l’uomo cerca di fare per conto suo. Leggo il v.8

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?” (Michea 6:8 LND)

Per il resto di questo sermone, voglio considerare questo versetto, in cui Dio ci insegna qual è il suo piano per ogni credente. In questo brano, Dio ci mostra che la vita a cui ci chiama non è una vita complicata. Non è un giogo pesante, non è una vita di confusione. È una vita semplice, in cui possiamo camminare con pace e tranquillità, riposandoci in quello che ha fatto Gesù Cristo.

Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene.

Leggiamo ancora il versetto 8, e poi, consideriamo la prima frase.

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?” (Michea 6:8 LND)

Consideriamo la prima frase: “O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene”. Nella sua bontà, Dio ci ha fatto conoscere ciò che è bene. Dio non nasconde mai la sua volontà agli uomini. Dio dichiara la sua volontà per noi ripetutamente nella Bibbia. Possiamo riassumere tutti i comandamenti in due: ama Dio con tutto il tuo essere, e amare il tuo prossimo come te stesso.

Quando un credente è spesso confuso, e pensa che la vita cristiana sia complicata, è ovvio che ha un concetto molto sbagliato di Dio e di quello che Dio richiede. Immagina che deve memorizzare tanti comandamenti e regole.

Non è così complicato. La sua via è semplice. Egli ci ha fatto conoscere il bene, tramite i suoi comandamenti, ed è di amare Dio e amare il nostro prossimo. I comandamenti ci aiutano a capire cosa vuol dire in pratica.

Ci sono più brani che parlano di quello che Dio richiede da noi, di quello che è bene. Vi leggo due esempi di questo da altri brani, il primo in Deuteronomio 10, e poi in Deuteronomio 30.

“E ora, o Israele, che cosa richiede da te l’Eterno, il tuo DIO, se non di temere l’Eterno, il tuo DIO, di camminare in tutte le sue vie, di amarlo e di servire l’Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima,” (Deuteronomio 10:12 LND)
“11 Questo comandamento che oggi ti prescrivo non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. 12 Non è in cielo, perché tu dica: "Chi salirà per noi in cielo per portarcelo e farcelo ascoltare, perché lo mettiamo in pratica?". 13 non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi passerà per noi di là dal mare per portarcelo e farcelo ascoltare, perché lo mettiamo in pratica?". 14 Ma la parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.” (Deuteronomio 30:11-14 LND)

Grazie a Dio, Egli ci ha fatto sapere ciò che è bene.

Che altro richiede da te

Tornando al Michea 6:8, le prossime parole del versetto sono veramente preziose. Dio dichiara: “che altro richiede da te l’Eterno”

Le religioni inventate dagli uomini sono complicate. In esse, non si può mai sapere di aver fatto abbastanza. Quanti sacramenti servono, quante buone opere? Similmente, tanti credenti credono erroneamente che la vita cristiana sia molto complicata. Credono che è difficile capire quello che Dio richiede da noi. Questo concetto è falso. Quello che Dio stesso dichiara è: “che altro richiede da te l’Eterno!” Oltre a questo semplice elenco, che stiamo per vedere, il Signore non chiede altro. Nessuna religione fatta dagli uomini è così semplice.

Dio richiede tre cose da noi, che vediamo adesso in questo brano. Bastano queste tre cose: che tu pratichi la giustizia, che ami la clemenza, ovvero, la misericordia, e che cammini umilmente con il tuo Dio. Consideriamo questi tre aspetti fondamentali della vita cristiana.

Che tu pratichi la giustizia

La prima cosa elencata è che pratichiamo la giustizia. Questo vuol dire che il nostro comportamento con tutti deve essere fondato sulla giustizia. In altre parole, dobbiamo rendere a ciascuno quello che è giusto, ed equo, in ogni rapporto ed in ogni situazione. Chiaramente, l’unico metro vero di quello che è giusto è il metro di Dio. Dio ci chiama a praticare la sua giustizia in ogni nostro rapporto.

La Bibbia ci dà i principi che ci guidano i ogni situazione. Ci comanda a non mentire, a non rubare. Ci comanda ad amare il nostro prossimo come amiamo noi stessi. Vivere così è praticare la giustizia.

Nella grande maggioranza dei casi, è molto semplice capire quello che è giusto. Basta applicare l’insegnamento di Gesù di fare agli altri quello che vorremmo che facessero a noi. Per esempio, in casa, se tu sei stanco, e hai da fare, vorresti aiuto, se un altro è libero. Allora, la cosa giusta da fare è di aiutare gli altri quando tu sei più libero di essi. È molto semplice.

Ad una cena in chiesa, è bello parlare con gli altri. Praticare la giustizia è ricordare che è bello anche per gli altri. Perciò, è essere sensibile quando c’è la pulire.

Praticare la giustizia vuol dire lascia parlare anche agli altri, come tu vorresti poter dire la tua.

Chiaramente, in tanti casi, sappiamo quello che è giusto perché Dio ce lo insegna nella Bibbia. Per esempio, è giusto pagare le tasse? È ovvio, la Bibbia ci comanda di farlo. È giusto dire una menzogna? Chiaramente no, perché è vietato nella Bibbia.

Praticare la giustizia non è qualcosa che bisogna fare solo in certi momenti della vita. Praticare la giustizia è il modo da vivere, ogni giorno.

L’unico modo che possiamo praticare la giustizia è se abbiamo fede in Dio. Nella mia carne, non riesco a praticare sempre la giustizia. Solo che guardo a Dio con fede posso praticare la giustizia. Perciò, guardiamo a Dio con fede, e così, pratichiamo la giustizia.

Che tu ami la clemenza, la misericordia

Il secondo aspetto di quello che Dio comanda ad ogni credente è che il credente ama la clemenza, la misericordia.

Praticare la giustizia vuol dire fare quello che è giusto. Qua, Dio ci comanda ad AMARE la clemenza. Questo parla del cuore di avere. Certamente, il cuore ci spingerà ad un comportamento diverso. Ma è il cuore di avere.

Esercitare la clemenza o la misericordia va sempre oltre la giustizia. Esercitare la giustizia vuol dire fare quello che è il nostro dovere fare. Invece, esercitare la misericordia vuol dire aiutare quando non è il nostro dovere. Amare la misericordia vuol dire aiutare in base al bisogno, e alle tue possibilità, non in base al tuo dovere.

Noi dobbiamo amare di usare misericordia verso gli altri, perché Dio ama usare misericordia verso di noi. Più amiamo la misericordia, più rispecchiamo Dio.

Amare la misericordia vuol dire avere una vita in cui abbiamo occhi e cuori aperti a notare i bisogni degli altri, per vedere come possiamo impegnarci per il loro vero bene.

Amare la misericordia vuol dire avere gioia impegnarci per gli altri.

Chiaramente, ci impegniamo di cuore in quello che amiamo. Nel mondo, le persone amano il divertimento, amano le cose materiali, amano fare quello che porta beneficio a loro. Al contrario, Dio ci chiama ad imitare Lui, amando quello che porta il bene agli altri. Ci chiamo ad amare la clemenza, la misericordia.

Quando amiamo fare qualcosa, nessuno deve esortarci a farlo. Sarà naturale che cercheremo le opportunità di praticare quello che amiamo fare. Così, oltre a praticare la giustizia, Dio ci chiama ad amare la clemenza e la misericordia. Quindi, non è una questione di una vita di tante regole, ma piuttosto di avere un cuore che assomiglia il cuore di Dio.

Senza un nuovo cuore, che riceviamo nella vera salvezza, non possiamo assomigliare al cuore di Dio. Quindi, amare la clemenza non è una regola, è il cuore che ogni vero credente deve avere.

Camminare umilmente con Dio

Leggo Michea 6:8 ancora, e poi consideriamo la terza cosa che Dio richiede da noi.

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?” (Michea 6:8 LND)

La terza cosa che Dio richiede dall’uomo è che cammini umilmente con il suo Dio. Anche qua, è tanto semplice, in confronto con le religioni degli uomini, che hanno tante regole.

Dobbiamo camminare umilmente con il nostro Dio. La prima cosa da notare è che dobbiamo camminare con Dio! Dio non cerca un comportamento esteriore, Dio vuole il nostro cuore. Dio vuole un rapporto in cui camminiamo CON Dio, in stretta comunione con Lui.

Che rapporto aveva Gesù con i suoi discepoli? Aveva un rapporto molto formale in cui i discepoli venivano da Gesù solo per ascoltare istruzioni e per ricevere ordini? Oppure, era un rapporto molto stretto e personale? Chiaramente, era un rapporto molto stretto, potremmo dire intimo. Ed è quello che Dio vuole da ogni credente. Dio vuole che camminiamo CON Lui, in uno stretto rapporto.

Però, Dio è Dio, il Creatore di tutto, il Sovrano di tutto l’universo. Noi siamo uomini, le sue creature, siamo peccatori, salvati per grazia.

L’unico modo in cui è possibile avere un rapporto stretto con Dio è quando noi camminiamo con Lui umilmente.

L’orgoglio nel cuore dell’uomo è una barriera, che lo tiene lontano da Dio. È impossibile camminare con Dio se siamo orgogliosi. Quello che Dio richiede da noi è umiltà.

Quando camminiamo umilmente con Dio, camminiamo con fede. Essere umile vuol dire riconoscere che Dio è il mio sovrano, il mio Creatore, e io sono la sua creatura. Essere umile vuol dire accettare la volontà di Dio, anziché la mia. Vuol dire accettare la saggezza di Dio, al posto dei miei ragionamenti. Camminare umilmente vuol dire camminare in ubbidienza. Solo così possiamo camminare con Dio. E questo è possibile solamente se camminiamo per fede in Dio.

Per capire il legame fra camminare umilmente e essere ubbidiente in tutto, leggiamo Filippesi 2:5-9, che parla dell’umiltà di Gesù quando era sulla terra.

“5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, 6 il quale, essendo in forma di Dio, non considerò rapina l’essere uguale a Dio, 7 ma annichilì se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce.” (Filippesi 2:5-8 LND)

Nel v.8, leggiamo: “umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte.” La vera umiltà nei confronti di Dio produce sempre ubbidienza. Ogni qualvolta che non siamo ubbidienti, stiamo mettendo la nostra volontà al di sopra della volontà di Dio.

Camminare umilmente vuol dire anche accettare con pace tutto quello che Dio provvede per noi, siano le prove che le benedizioni. Se Dio sceglie di darci una prova difficile, o dolorosa, che diritto abbiamo noi di ricevere qualcosa di meglio? Tutto quello che riceviamo di bene è grazia. Non meritiamo alcun bene. Non solo, ma le prove che Dio ci permette, sono state scelte con grande amore e tenerezza, e sono le prove perfette per noi, perché Dio fa cooperare tutte le cose al bene dei suoi figli.

Allora, camminare umilmente vuole dire accettare con pace quello che Dio ci manda, perché ci fidiamo della cura e della perfetta saggezza del nostro Dio.

Quindi, camminare umilmente non è una questione di ricordare tante regole, non vuol dire essere un esperto nella dottrina. Camminare umilmente è un semplice atteggiamento di cuore, in cui riconosciamo di cuore che Dio è Dio, e che noi siamo il suo popolo, e che l’unica via giusta è la via dell'ubbidienza, perché solo nella presenza di Dio c’è gioia e pace.

Ciò che è necessario per poter vivere così

E perciò, che cosa richiede Dio da noi? Semplicemente tre cose. Leggo di nuovo Michea 6:8.

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?” (Michea 6:8 LND)

Carissimi, Dio non ci chiede altro che queste tre cose: praticare la giustizia, amare la clemenza, e camminare umilmente con il nostro Dio.

Queste sono il frutto di avere un cuore nuovo, e di camminare guardando a Dio. Questo è il frutto della vera salvezza, una vita di fede.

Chi è senza Cristo non può vivere così. Solo se abbiamo lo Spirito Santo possiamo camminare in novità di vita, e avere il cuore nuovo che serve per praticare la giustizia, amare la clemenza, e camminare umilmente con il nostro Dio. Senza Cristo, è impossibile. Con Cristo, dovrebbe essere la vita di ogni credente.

Per vivere così, dobbiamo dire “no” alla nostra carne, e “sì” allo Spirito di Dio in noi.

Dobbiamo far morire, giorno dopo giorno, ciò che in noi è terreno, che facciamo prima di tutto confessando i nostri peccati. Dobbiamo cambiare la brutta compagnia. Dobbiamo riempirci con la Parola di Dio, per rinnovare la nostra mente.

Camminare così è portare il giogo di Cristo, anziché il giogo del peccato.

Ricordate che il giogo di Cristo è un giogo dolce e leggero. Non è come il giogo del peccato, che è pesante e duro. Il giogo del peccato porta alla morte, mentre il giogo di Cristo porta alla vita eterna, e in più, produce benedizione dopo benedizione ogni giorno.

Se tu sei un credente, un figlio di Dio, e la vita cristiana ti sembra pesante e difficile, hai un concetto storto della vita cristiana.

Tanti credenti hanno un concetto molto storto della vita cristiana. Vedono la vita cristiana come tanti comandamenti, anziché vedere Cristo. E così, la vita cristiana sembra pesante a loro.

È come un marito, che non guarda alla moglie. Piuttosto, si focalizza su tutte le regole del matrimonio. Anziché godere la moglie che Dio gli ha messo accanto, si sente soffocato dai doveri del matrimonio.

Non è così che bisogna vivere il matrimonio, e non è così che dobbiamo vivere la vita cristiana. Nel matrimonio, bisogna essere presi con la benedizione di avere il coniuge. Nella vita cristiana, bisogna essere meravigliati dal privilegio di avere Gesù Cristo, e un rapporto diretto con Dio.

Quindi, più di qualsiasi cosa, dobbiamo focalizzare su Dio, tramite Gesù Cristo. La vita cristiana non è principalmente guardare a tutti i comandamenti. La vita cristiana è guardare a Dio.

Guardiamo a Dio. Guardiamo alla santità di Dio, e alla gloria di Dio. Guardiamo la grazia di Dio verso di noi in Gesù Cristo, e la misericordia che Egli ha verso di noi.

Così, guardando alla santità di Dio, possiamo praticare la giustizia. Vedendo la misericordia di Dio verso di noi, possiamo amare la clemenza. E vedendo la gloria di Dio, possiamo camminare umilmente con il nostro Dio.

Concludo, chiedendo a ciascuno di noi di valutare se stesso.

1) Stai praticando la giustizia? Stai vivendo, in ogni rapporto, con ogni persona con cui hai a che fare, con giustizia? Non è qualcosa di complicato. Per prima cosa, vuole dire seguire i chiari insegnamenti di Dio. Poi, è una semplice questione di fare quello che vorresti che gli altri facessero a te. Se ti rendi conto che ci sono cose nella tua vita in cui non stai praticando la giustizia, ravvediti, chiedi perdono a Dio, e cambia il tuo modo di vivere.

2) Poi, ti chiedo: ami la misericordia? Hai un grande impegno nella tua vita di cercare di aiutare le persone intorno a te quando si trovano nel bisogno? Ed è una cosa che ami, una vera gioia, che cerchi per quanto riesci? Trovi grande soddisfazione a praticare la misericordia, non perché ti senti costretto, ma perché ti è una gioia? Se no, chiedi a Dio di cambiare il tuo cuore, e di aiutarti a riconoscere quanta misericordia il Signore ha con te.

3) Infine, ti chiedo: cammini umilmente con il tuo Dio? Cammini con Dio tutti i giorni, in stretta comunione con Lui? Ricordiamoci che il nostro peccato non confessato è una barriera che ostacola la comunione. L’unico modo di poter camminare con Dio è quello di camminare umilmente. Dobbiamo riconoscere che Dio è Dio, noi siamo le sue creature. Egli ha ogni diritto su di noi. Dobbiamo avere il cuore di Gesù, che pregava: non la mia volontà, ma la tua sia fatta. La vera umiltà porta sempre alla vera ubbidienza. Cammini tu così? Se no, riconosci il tuo peccato, e inizia oggi a camminare umilmente con il tuo Dio, l’unico che può salvare e benedire. Solo quando siamo in stretta comunione con Dio avremo la gioia e la pace che Egli dà.

Che sia così con ciascuno di noi.