Aiuto Biblico

Ciò che Dio richiede da noi

Michea 6:8

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per domenica, 11 giugno 2023, – cmd dp –
Descrizione: Cosa vuole Dio da noi? Grandi sacrifici? No, ma un cammino di fede e timore di Dio.
parole chiavi: vita cristiana (usato 3/2018, revisionato 6/2023)

Audio:

Immaginate con me una situazione in cui un dipendente entra a lavorare in una ditta importante. Il datore di lavoro si trova lontano, gestendo altre attività, e ad ogni nuovo dipendente viene dato un libro di informazioni da parte del datore di lavoro, che spiega tutto quello che il dipendente deve sapere. Il nuovo dipendente dà qualche occhiata al libro, ma vedendo che è grande, e che ci sono delle regole, non ha voglia di leggerlo a fondo, e più o meno segue solo quello che gli altri dicono e fanno. Dagli altri, impara delle regole.

Il nuovo dipendente vede tutto come molto pesante, e perciò, è sempre molto stressato. Invece, nota che un collega è sempre tranquillo. Anzi, è chiaro che il collega ha gioia in tutto quello che fa.

Un giorno chiede al collega come riesce ad essere così tranquillo e godere il lavoro che fa. Non si preoccupa di ricordare tutte le regole? Non ha timore che il datore si arrabbierà con lui?

Il collega risponde che evidentemente, il primo non conosce il cuore del datore e che in realtà, le regole sono semplici. Spiega che le regole in realtà sono semplicemente dei principi che poi si applicano. Bisogna trattare i clienti ed anche i colleghi con rispetto e in modo giusto, aiutare chi ha bisogno e di trattare il datore con onore. Non chiede altro. Spiega che leggendo il libro, il dipendente conoscerà il cuore del datore, e così tutto cambierà.

Purtroppo, in realtà, molti credenti vivono il loro rapporto con Dio come quel primo dipendente. Vivono come se Dio avesse stabilito una vita complicata con tante regole che sono molto difficili da capire e da vivere. Spesso, questi credenti si sentono confusi riguardo a come dovrebbero comportarsi. Hanno tanti dubbi, poiché non sono sicuri se stanno facendo la cosa giusta o no.

Se a te la vita cristiana sembra pesante, e i comandamenti difficili, se spesso sei in confusione e non sai come dovresti comportarti, se spesso, anziché gioia ti trovi aggravato, se a volte ti sembra difficile accontentare il SIGNORE, allora, la verità del brano che vogliamo considerare oggi, in Michea 6, è per te.

Se tu vedi la vita cristiana difficile, allora, il tuo problema è che tu hai dei concetti sbagliati di quello che Dio richiede da te. Hai bisogno di capire la verità che, in realtà, la vita cristiana è semplice. Se tu impari e prendi nel tuo cuore le verità che vedremo nel brano che guardiamo oggi, conoscerai la verità che Gesù dichiara in Giovanni 8:31,32.

“31 Gesù disse allora ai Giudei che avevano creduto in lui: "Se dimorate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi".” (Giovanni 8:31-32 LND)

La verità di Dio ti libera dal peccato, e può anche liberarti da tanta frustrazione e confusione e scoraggiamento. Questa verità può liberarti dai concetti sbagliati della vita cristiana, e farti conoscere di più il cuore di Dio.

Contesto del brano di oggi

Oggi, vogliamo considerare un brano che ci insegna una verità basilare per la vita cristiana. Questa verità viene ripetuta più volte nella Bibbia, e ci aiuta a comprendere quello che l’Eterno richiede da noi. Il brano che considereremo oggi è in Michea 6. Michea è uno dei profeti minori, che troviamo alla fine dell'Antico Testamento. Michea si trova nella Bibbia dopo il libro di Giona, e prima di Naum e Habacuc.

Dio scelse Michea come profeta per profetizzare a Giuda, in un’epoca in cui i Giudei vivevano molto nel peccato, nonostante esteriormente continuavano a praticare la religione insegnata da Dio. Tramite Michea, Dio condannò il loro peccato, e annunciò il suo giudizio su di loro. Però, Dio annunciò anche la promessa della restaurazione dopo il giudizio, per coloro che avevano fede.

In Michea 6, la scena si svolge in un tribunale divino, e Dio sta chiamando la nazione di Giuda in giudizio. Dio inizia, elencando la sua cura per i Giudei, da quando li aveva liberati dall’Egitto. Il fatto che essi avevano ricevuto così tante benedizioni da Dio rendeva il loro peccato ancora più grave. Questo è vero anche per noi, perché anche noi abbiamo ricevuto molto da Dio. Quindi, seguite mentre leggo Michea 6:1-5. Dio parla di quello che aveva fatto per i Giudei, chiamando come testimoni le montagne e i colli, e perfino le fondamenta della terra, che avevano assistito all’opera di Dio di curare il suo popolo. Seguite mentre leggo.

“1 Deh, ascoltate ciò che dice l’Eterno: "Lèvati, difendi la tua causa davanti ai monti e i colli odano la tua voce". 2 Ascoltate, o monti, la contesa dell’Eterno, e voi saldi fondamenta della terra, perché l’Eterno ha una contesa con il suo popolo e vuol discutere con Israele. 3 "Popolo mio, che cosa ti ho fatto e in che cosa ti ho stancato? Testimonia contro di me. 4 Poiché io ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, ti ho redento dalla casa di schiavitù e ho mandato davanti a te Mosè, Aaronne e Miriam. 5 O popolo mio, ricorda dunque ciò che Balak, re di Moab, macchinava e che cosa gli rispose Balaam, figlio di Beor, da Scittim a Ghilgal, affinché tu riconosca le opere giuste dell’Eterno".” (Michea 6:1-5 LND)

Dio ricorda ai giudei che li aveva liberati come popolo, dalla schiavitù in Egitto. Quando Balak, re di Moab, chiese a Balaam di maledire i Giudei, Dio non lo permise, ma piuttosto fece in modo che Balaam li benedicesse. Secolo dopo secolo, Dio aveva mandato la sua benedizione e cura sui Giudei. Certamente, i giudei avevano affrontato tante prove. Ma in ogni cosa, Dio li aveva curati per il loro vero bene. Per questo, il loro peccato di lamentarsi e di stancarsi di seguire Dio era ancora più grave.

Questa è una similitudine per quanto riguarda il campo spirituale, per chi oggi è salvato. Dio ha salvato noi dalla schiavitù del peccato, mediante potenti opere, prima di tutto la risurrezione di Cristo e la rigenerazione! Dio ci ha sempre curati in modo perfetto, è sempre stato giusto con noi. Perciò, anche a noi Dio può chiedere: Popolo mio, che ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Testimonia pure contro di me. In altre parole, la cura di Dio per noi è perfetta, e nessuno di noi ha alcuna critica valida contro Dio.

Dio dichiarò loro tutto questo per dimostrare la gravità del loro peccato. Ogni peccato è grave, ma coloro che ricevono più grazia da Dio sono ancora più colpevoli. Noi abbiamo ricevuto grazia sopra grazia. Quindi, ogni nostro peccato è grave.

Il popolo cerca un rimedio

Andando avanti, nei vv. 6 e 7, Michea parla come se fosse uno dei Giudei sotto accusa. Propone alcuni modi per cercare di placare Dio. Sa che non può negare i suoi peccati davanti a Dio, perciò, parlando come uno dei Giudei colpevoli, propone alcune azioni per tentare di mettersi a posto con Dio. Seguite mentre leggo i vv. 6 e 7.

“6 Con che cosa verrò davanti all’Eterno e mi inchinerò davanti al DIO eccelso? Verrò davanti a lui con olocausti, con vitelli di un anno? 7 Gradirà l’Eterno migliaia di montoni o miriadi di rivi d’olio? Darò il mio primogenito, per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il peccato della mia anima?” (Michea 6:6-7 LND)

Notate che quest'uomo, sapendo di essere colpevole, sta cercando di meritare il perdono per conto suo. Quando dice: “Con che cosa verrò davanti all’Eterno”, sta dicendo: alla luce dei miei peccati, come posso rimediare? Cosa posso fare IO per mettermi a posto con Dio?

Nella carne, anche noi cerchiamo di fare così. Per natura, vogliamo NOI metterci a posto con Dio. Vogliamo NOI fare qualcosa per togliere la nostra colpa. In questo modo, il nostro orgoglio è soddisfatto, perché abbiamo fatto noi qualcosa.

Quello che quest'uomo propone di fare per Dio è estremamente costoso, e sarebbe un enorme sacrificio per lui. Per esempio, dichiara:

“Verrò davanti a lui con olocausti, con vitelli di un anno? 7 Gradirà l’Eterno migliaia di montoni o miriadi di rivi d’olio?”

Parla di migliaia di montoni, e di miriadi di rivi di olio! Prima di tutto, per un uomo, sarebbe impossibile ottenere, ogni volta che pecca, migliaia di montoni. Poi, nessun uomo è in grado di procurare rivi pieni di olio d’oliva. Sta parlando di offerte a Dio di immenso valore. Poi, quest’uomo arriva ad un’offerta ancora più estrema. Chiede:

“Darò il mio primogenito, per la mia trasgressione, il frutto delle mie viscere per il peccato della mia anima?”

Quest’uomo arriva a suggerire che potrebbe perfino sacrificare suo figlio per cercare di togliere la colpa dei suoi peccati. Questa era una pratica che i pagani usavano per cercare di placare i loro falsi dei. Nell’Antico Testamento leggiamo di questo quando le persone passavano i loro figli nel fuoco per Moloch. Anziché placare Dio, il solo suggerire di uccidere il proprio figlio era un’abominazione a Dio. Comunque, offrire un figlio che era anche lui peccatore come sacrificio, oltre ad essere un’abominazione, non avrebbe potuto mai pagare il peccato, perché sacrificare un peccatore non potrebbe mai pagare la condanna per un altro peccatore.

La nostra colpa è così grande che nessun prezzo che potremmo pagare, basterebbe mai per togliere la condanna per i nostri peccati. È impossibile per noi riuscire a liberarci del nostro debito per poter meritare l’approvazione di Dio.

Se una persona cerca di meritare la salvezza, o di avere meriti davanti a Dio, ha un giogo pesantissimo e terribile sul collo. Rende la vita insopportabile, perché, per quanto uno possa fare, non potrà mai fare abbastanza. È impossibile avere pace con Dio contando sul proprio impegno.

Tanti credenti hanno un concetto della vita cristiana simile a questo. Accettano la salvezza per fede in Gesù Cristo, ma poi credono che devono impegnarsi tanto, anzi, che devono fare grandi sacrifici, per comprare l’approvazione di Dio, e per pagare, in qualche modo, per i loro peccati. Credono che devono rimediare per il male che hanno fatto. Credono di dover meritare la comunione con Dio ogni giorno. Non guardano a Cristo, ma guardano a loro stessi. Si impegnano tanto, ma non hanno mai pace di aver fatto abbastanza. Chi vive così, ha una vita veramente pesante. Non troverà mai la vera gioia nel suo cammino cristiano. Non sarà mai liberato dal peso del peccato. Non avrà mai pace nel cuore.

Ciò che il Signore richiede

Cari, questa non è la vita che Dio vuole per i suoi figli. Nel versetto 8, tramite Michea, Dio ci dichiara quello che richiede da noi. Notate quanto è semplice in confronto a quello che l’uomo cerca di fare per conto suo. Leggo il v.8

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?” (Michea 6:8 LND)

Per il resto di questo sermone, voglio considerare questo versetto, in cui Dio ci insegna qual è il suo piano per ogni credente. In questo brano, Dio ci mostra che la vita che ci chiama a vivere non è una vita complicata. Non è un giogo pesante, non è una vita di confusione. È una vita semplice, in cui possiamo camminare con pace e tranquillità, riposandoci in quello che Gesù Cristo ha fatto per noi sulla croce.

Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene.

Leggiamo ancora il versetto 8, e poi, consideriamo la prima frase.

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?” (Michea 6:8 LND)

Consideriamo la prima frase: “O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene”. Nella sua bontà, Dio ci ha fatto conoscere ciò che è bene. Dio non nasconde mai a noi la sua volontà. Dio dichiara la sua volontà per noi ripetutamente nella Bibbia. Possiamo riassumere tutti i comandamenti in due soltanto: ama Dio con tutto il tuo essere, ed ama il tuo prossimo come te stesso.

Quando un credente è spesso confuso, e pensa che la vita cristiana sia complicata, questo rivela che ha un concetto molto sbagliato di Dio e di quello che Dio richiede. Un credente così immagina che deve memorizzare tanti comandamenti e regole.

Non è così complicato. La via di Dio per noi è semplice. Egli ci ha fatto conoscere il bene, tramite i suoi comandamenti, ed è di amare Dio e amare il nostro prossimo. Gli altri comandamenti ci aiutano a capire come vivere questo in pratica.

Ci sono più brani che parlano di quello che Dio richiede da noi, di quello che è bene. Vi leggo due esempi di questo, Deuteronomio 10, e poi in Deuteronomio 30.

“E ora, o Israele, che cosa richiede da te l’Eterno, il tuo DIO, se non di temere l’Eterno, il tuo DIO, di camminare in tutte le sue vie, di amarlo e di servire l’Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima,” (Deuteronomio 10:12 LND)
“11 Questo comandamento che oggi ti prescrivo non è troppo difficile per te, né troppo lontano da te. 12 Non è in cielo, perché tu dica: "Chi salirà per noi in cielo per portarcelo e farcelo ascoltare, perché lo mettiamo in pratica?". 13 non è di là dal mare, perché tu dica: "Chi passerà per noi di là dal mare per portarcelo e farcelo ascoltare, perché lo mettiamo in pratica?". 14 Ma la parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica.” (Deuteronomio 30:11-14 LND)

Grazie a Dio, Egli ci ha fatto sapere ciò che è bene.

Che altro richiede da te

Tornando al Michea 6:8, le prossime parole del versetto sono veramente preziose. Dio dichiara: “che altro richiede da te l’Eterno

Le religioni inventate dagli uomini sono complicate e pesanti. In esse, non si può mai sapere di aver fatto abbastanza. Quanti sacramenti servono, quante buone opere? Similmente, tanti credenti credono erroneamente che la vita cristiana sia molto complicata. Credono che è difficile capire quello che Dio richiede da noi. Questo concetto è falso. Quello che Dio stesso dichiara è: “che altro richiede da te l’Eterno!” Oltre a questo semplice elenco, che stiamo per vedere, il Signore non chiede altro. Nessuna religione fatta dagli uomini è così semplice.

Dio richiede tre cose da noi, che vediamo adesso in questo brano. Bastano queste tre cose: che tu pratichi la giustizia, che ami la clemenza, ovvero, la misericordia, e che cammini umilmente con il tuo Dio. Consideriamo questi tre aspetti fondamentali della vita cristiana.

Che tu pratichi la giustizia

La prima cosa elencata è di praticare la giustizia. Questo vuol dire che il nostro modo di comportarci con tutti deve essere fondato sulla giustizia. In altre parole, dobbiamo rendere a ciascuno quello che è giusto, ed equo, in ogni rapporto ed in ogni situazione. Chiaramente, l’unico metro vero di quello che è giusto è il metro di Dio. Dio ci chiama a praticare la sua giustizia in ogni nostro rapporto. In realtà, questo significa semplicemente amare il nostro prossimo come noi stessi.

La Bibbia ci dà i principi che ci guidano a come vivere così in ogni situazione. Per esempio, ci comanda a non mentire, a non rubare. Comanda agli uomini di non guardare le donne con desiderio, e comanda alle donne di vestirsi in modo da non attirare lo sguardo degli uomini. Dio ci insegna a vivere ogni rapporto con onestà e senza mai frodare gli altri. Insegna ai genitori a non provocare ad ira i figli. Questi sono esempi di come praticare la giustizia.

Nella grande maggioranza dei casi, è molto semplice capire quello che è giusto. Basta applicare l’insegnamento di Gesù di “fare agli altri quello che vorremmo che facessero a noi”. Per esempio, in casa, se tu sei stanco, certo vorresti aiuto se un altro è libero. Allora, praticare la giustizia è aiutare gli altri quando sei più libero di loro. È molto semplice.

Ad una cena con altre persone, per certi che amano parlare, è bello parlare ed essere ascoltati. Praticare la giustizia significa ricordare che è bello anche per gli altri, e quindi, ascoltare di cuore anche gli altri.

Praticare la giustizia non è qualcosa che bisogna fare solo in certi momenti della vita. Praticare la giustizia è il modo di vivere, ogni giorno. Riguarda come viviamo, come lavoriamo, come ci comportiamo in casa, a lavoro, come vicini, e come cittadini.

Non è difficile capire come praticare la giustizia. Ora, la domanda è: COME possiamo praticare la giustizia? Non è naturale vivere così.

L’unico modo per poter praticare la giustizia è se abbiamo fede in Dio. Nella nostra carne, non riusciamo a praticare sempre la giustizia. Solo se guardiamo a Dio con fede possiamo praticare la giustizia. Perciò, guardiamo a Dio con fede, e così, pratichiamo la giustizia.

Che tu ami la clemenza, la misericordia

Il secondo aspetto di quello che Dio comanda ad ogni credente è di amare la clemenza, che potremmo anche chiamare misericordia.

Praticare la giustizia vuol dire fare quello che è giusto. Qui, Dio ci comanda di AMARE la clemenza. Questo ci parla del cuore che bisogna avere. Certamente, un cuore così ci spingerà ad un comportamento diverso. Ma qua, Dio parla del cuore da avere.

Vivere con clemenza o con misericordia va sempre oltre la giustizia. Vivere secondo giustizia vuol dire fare quello che è nostro dovere fare. Invece, esercitare la misericordia vuol dire impegnarci per gli altri, aiutare anche quando non è il nostro dovere. Amare la misericordia vuol dire aiutare in base al bisogno, e alle tue possibilità, non in base al tuo dovere.

Il motivo per cui dobbiamo amare l’usare misericordia verso gli altri è perché Dio ama usare misericordia verso di noi. Più amiamo la misericordia, più assomigliamo a Dio.

Una parte fondamentale dell'amare la misericordia è di avere occhi e cuori aperti a notare i bisogni degli altri, perché solo così possiamo impegnarci per il loro vero bene.

Amare la clemenza, o la misericordia, vuol dire avere gioia nell'impegnarci per gli altri.

Chiaramente, ci impegniamo di cuore in quello che amiamo. Nel mondo, le persone amano il divertimento, amano le cose materiali, amano fare quello che porta loro beneficio. Al contrario, Dio ci chiama ad imitare Lui, amando fare quello che porta del bene agli altri. Ci chiama ad amare la clemenza, la misericordia, per rispecchiare il cuore che Dio ha per noi.

Quando amiamo fare qualcosa, nessuno deve esortarci a farlo. Sarà naturale cercare le opportunità per praticare quello che amiamo fare. Così, oltre a praticare la giustizia, Dio ci chiama ad amare la clemenza e la misericordia. Quindi, non è una questione di vivere una vita con tante regole, ma piuttosto di avere un cuore che assomiglia al cuore di Dio.

Senza un nuovo cuore, che riceviamo con la vera salvezza, non possiamo avere un cuore che assomiglia al cuore di Dio. Quindi, amare la clemenza non è una regola, è il cuore che ogni vero credente deve avere, perché rispecchia il cuore di Dio.

Camminare umilmente con Dio

Leggo Michea 6:8 ancora, e poi consideriamo la terza cosa che Dio richiede da noi.

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?” (Michea 6:8 LND)

La terza cosa che Dio richiede all’uomo è che cammini umilmente con il suo Dio. Anche questo è tanto semplice, in confronto alle tante regole che hanno le religioni degli uomini.

Dobbiamo camminare umilmente con il nostro Dio. La prima cosa da notare è che dobbiamo camminare con Dio! Dio non richiede solo un comportamento esteriore, Dio vuole il nostro cuore. Dio vuole un rapporto in cui camminiamo CON Dio, in stretta comunione con Lui.

Che rapporto aveva Gesù con i suoi discepoli? Era un rapporto molto formale in cui i discepoli andavano da Gesù solo per ascoltare istruzioni e per ricevere ordini? Chiaramente no. Piuttosto, era un rapporto molto stretto e personale, molto di cuore. Dio vuole che ogni credente cammini CON Lui, in uno stretto rapporto.

Però, Dio è Dio, il Creatore di tutto, il Sovrano di tutto l’universo. Noi siamo uomini, le sue creature, siamo peccatori, salvati per grazia.

L’unico modo in cui è possibile avere un rapporto stretto con Dio è quando camminiamo con Lui umilmente.

L’orgoglio nel cuore dell’uomo è una barriera, che lo tiene lontano da Dio. È impossibile camminare vicini a Dio se siamo orgogliosi. Quello che Dio richiede da noi è umiltà.

Quando camminiamo umilmente con Dio, camminiamo con fede. Essere umile vuol dire riconoscere che Dio è il mio sovrano, il mio Creatore, e io sono la sua creatura. Essere umile vuol dire accettare la volontà di Dio, anziché la mia. Vuol dire accettare la saggezza di Dio, al posto dei miei ragionamenti. Camminare umilmente vuol dire camminare in ubbidienza. Solo così possiamo camminare con Dio. E questo è possibile solamente se camminiamo per fede in Dio.

Per capire il legame fra camminare umilmente ed essere ubbidienti in tutto, leggiamo Filippesi 2:5-9, che parla dell’umiltà di Gesù quando era sulla terra.

“5 Perciò, abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù, 6 il quale, essendo in forma di Dio, non considerò rapina l’essere uguale a Dio, 7 ma annichilì se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce.” (Filippesi 2:5-8 LND)

Nel v.8, leggiamo: “umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte.” La vera umiltà nei confronti di Dio produce sempre ubbidienza. Ogni qualvolta che non siamo ubbidienti, stiamo mettendo la nostra volontà al di sopra della volontà di Dio. Questo è orgoglio.

Camminare umilmente vuol dire anche accettare con pace tutto quello che Dio provvede per noi, sia le prove che le benedizioni. Se Dio sceglie di darci una prova difficile, o dolorosa, che diritto abbiamo noi di ricevere qualcosa di meglio? Non meritiamo alcun bene. Tutto il bene che riceviamo è per grazia. Non solo, ma le prove che Dio permette che abbiamo, sono state scelte con grande amore e tenerezza, e sono le prove perfette per noi, perché Dio fa cooperare tutte le cose al bene dei suoi figli.

Allora, camminare umilmente vuol dire accettare con pace quello che Dio ci manda, perché ci fidiamo della cura e della perfetta saggezza del nostro Dio.

Perciò, camminare umilmente non è una questione di ricordare tante regole, non vuol dire essere un esperto nella dottrina. Camminare umilmente è un semplice atteggiamento di cuore, in cui riconosciamo di cuore che Dio è Dio, e che noi siamo il suo popolo, e che l’unica via giusta è la via dell'ubbidienza, perché solo nella presenza di Dio c’è gioia e pace.

Ciò che è necessario per poter vivere così

E perciò, che cosa richiede Dio da noi? Semplicemente tre cose. Leggo di nuovo Michea 6:8.

“O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; e che altro richiede da te l’Eterno, se non praticare la giustizia, amare la clemenza e camminare umilmente col tuo DIO?” (Michea 6:8 LND)

Carissimi, Dio non ci chiede altro che queste tre cose: praticare la giustizia, amare la clemenza, e camminare umilmente con il nostro Dio.

Queste sono il frutto dell'avere un cuore nuovo, e di camminare guardando a Dio. Questo è il frutto della vera salvezza, una vita di fede.

Chi è senza Cristo non può vivere così. Solo se abbiamo lo Spirito Santo possiamo camminare in novità di vita, ed avere il cuore nuovo che serve per praticare la giustizia, amare la clemenza, e camminare umilmente con il nostro Dio. Senza Cristo, è impossibile. Con Cristo, dovrebbe essere la vita di ogni credente.

Per vivere così, dobbiamo dire “no” alla nostra carne, e “sì” allo Spirito di Dio in noi.

Dobbiamo far morire, giorno dopo giorno, ciò che in noi è terreno e lo facciamo prima di tutto confessando i nostri peccati. Dobbiamo abbandonare la brutta compagnia. Dobbiamo riempirci con la Parola di Dio, per rinnovare la nostra mente.

Camminare così vuol dire portare il giogo di Cristo, anziché il giogo del peccato.

Ricordate che il giogo di Cristo è un giogo dolce e leggero. Non è come il giogo del peccato, che è pesante e duro. Il giogo del peccato porta alla morte, mentre il giogo di Cristo porta alla vita eterna, e in più, produce benedizioni dopo benedizioni ogni giorno.

Se tu sei un credente, un figlio di Dio, e la vita cristiana ti sembra pesante e difficile, hai un concetto storto della vita cristiana.

Tanti credenti hanno un concetto molto storto della vita cristiana. Vedono la vita cristiana come un'insieme di tanti comandamenti, anziché vedere Cristo. E così, la vita cristiana a loro sembra pesante.

È come un marito, che non guarda alle benedizioni che ha nella moglie. Piuttosto, si focalizza su tutte le regole del matrimonio. Anziché godere la moglie che Dio gli ha messo accanto, si sentirà soffocato dai doveri del matrimonio. Se invece guarda alla moglie, avrà gioia.

Non dobbiamo vivere il matrimonio così, e non dobbiamo vivere la vita cristiana così. Nel matrimonio, bisogna focalizzare sulla benedizione di avere il coniuge che si ha. Quanto di più nella vita cristiana, bisogna essere meravigliati per il privilegio di avere Gesù Cristo, e un rapporto diretto con Dio per mezzo di Cristo.

Quindi, più di qualsiasi cosa, dobbiamo focalizzare su Dio, tramite Gesù Cristo. La vita cristiana non è principalmente guardare a tutti i comandamenti. La vita cristiana è guardare a Dio.

O cari fratelli e sorelle, guardiamo a Dio. Guardiamo alla santità di Dio, e alla gloria di Dio. Guardiamo la grazia di Dio verso di noi in Gesù Cristo, e alla misericordia che Egli ha verso di noi.

Così, guardando alla santità di Dio, possiamo praticare la giustizia. Vedendo la misericordia di Dio verso di noi, possiamo amare la clemenza. E vedendo la gloria di Dio, possiamo camminare umilmente con il nostro Dio.

conclusione

Per concludere, chiedo a ciascuno di noi di valutare se stesso.

1) Stai praticando la giustizia? Stai vivendo, in ogni rapporto, con ogni persona con cui hai a che fare, con giustizia? Non è qualcosa di complicato. Per prima cosa, vuole dire seguire i chiari insegnamenti di Dio. Poi, è una semplice questione di fare quello che vorresti che gli altri facessero a te. Stai onorando gli altri, e parlando con bontà, e avendo pazienza? Se ti rendi conto che ci sono campi o rapporti nella tua vita in cui non stai praticando la giustizia, ravvediti, chiedi perdono a Dio, e cambia il tuo modo di vivere.

2) Poi, ti chiedo: ami la clemenza e la misericordia? Hai un grande impegno nella tua vita nel cercare di aiutare le persone intorno a te quando si trovano nel bisogno, pratico, ma soprattutto spirituale? Ed è una cosa che ami, una vera gioia, che cerchi con impegno? Trovi grande soddisfazione a praticare la misericordia, non perché ti senti costretto, ma perché per te è una gioia? Se non è così, chiedi a Dio di cambiare il tuo cuore, e di aiutarti a riconoscere quanta misericordia il Signore ha con te.

3) Infine, ti chiedo: cammini umilmente con il tuo Dio? Cammini con Dio tutti i giorni, in stretta comunione con Lui? Ricordate che il nostro peccato non confessato è una barriera che ostacola la comunione con Dio. L’unico modo per poter camminare con Dio è quello di camminare umilmente. Dobbiamo riconoscere che Dio è Dio, noi siamo le sue creature. Egli ha ogni diritto su di noi. Dobbiamo avere il cuore di Gesù, che pregava: sia fatta, non la mia volontà, ma la tua. La vera umiltà porta sempre alla vera ubbidienza. Cammini tu così? Se non è così, riconosci il tuo peccato, e inizia oggi a camminare umilmente con il tuo Dio, l’unico che può salvare e benedire. Solo quando siamo in stretta comunione con Dio avremo la gioia e la pace che Egli dà.

Che sia così per ciascuno di noi. Così, avremo la gioia della salvezza.