Aiuto Biblico

Come amare il tuo prossimo

Marco 12:31

studio di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org, per mercoledì, 18 maggio 2022, – cmd dp –
Descrizione: amare è il più grande comandamento, ma per amare, è necessario vedere i bisogni del nostro prossimo.
parole chiave: amare, comandamento, prossimo, bisogni degli altri, notare

Audio:

Qual è il più grande comandamento?

28 Allora uno degli scribi che aveva udita la loro discussione, riconoscendo che egli aveva loro risposto bene, si accostò e gli domandò: «Qual è il primo comandamento di tutti?». 29 E Gesù gli rispose: «Il primo di tutti i comandamenti è: "Ascolta, Israele: Il Signore Dio nostro è l’unico Signore", 30 e: "ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Questo è il primo comandamento. 31 E il secondo è simile a questo: "Ama il tuo prossimo come te stesso". Non vi è alcun altro comandamento maggiore di questi». (Marco 12:28-31)

Vorrei concentrarmi su “amare il tuo prossimo come te stesso.”

Cosa vuol dire in pratica? Non è solo un sentimento.

Paolo, scrivendo ai Tessalonicesi, aveva visto frutto di vera salvezza in loro. Elenca tre cose… quali sono?

“2 Noi rendiamo del continuo grazie a Dio per tutti voi, facendo di voi menzione nelle nostre preghiere, 3 ricordando continuamente la vostra opera di fede, la fatica del vostro amore e la costanza della speranza che voi avete nel Signore nostro Gesù Cristo davanti a Dio, nostro Padre, 4 conoscendo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione,” (1Tessalonicesi 1:2-4 LND)

Avendo visto questi tre frutti, la vostra opera di fede, la fatica del vostro amore e la costanza della speranza che voi avete nel Signore nostro Gesù Cristo, Paolo sapeva che i Tessalonicesi erano eletti, salvati. Vedeva chiaro frutto.

Frutto non significa che hai pregato di essere salvato e basta. Frutto è una vita trasformata.

Allora, vorrei sottolineare il secondo frutto elencato: la fatica del vostro amore.

Giovanni 3:16 non parla di un sentimento. Non dice che “Dio ha tanto amato il mondo perché ardeva per loro.” Piuttosto, dice che “… Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio..” (Giovanni 3:16)

L’amore è un sacrificio. L’amore è vedere e darsi da fare per adempiere i bisogni.

Cosa vuol dire amare il tuo prossimo come te stesso?

Se hai fame, lo noti? Cerchi di trovare cibo da mangiare?

Se hai freddo, cerchi di coprirti e riscaldarti?

Se qualcosa ti fa avere dolore, cerchi di allontanarti da quella cosa?

Se hai un peso nel cuore, cerchi un sollievo?

Se senti la solitudine, vorresti comunione? La apprezzi quanto ti senti solo?

Allora, se amiamo gli altri come amiamo noi stessi, cosa vuol dire in pratica?

Usando gli stessi esempi, cosa vuol dire in pratica?

Cosa dice in 1 Giovanni?

“Ora, se uno ha dei beni di questo mondo e vede il proprio fratello che è nel bisogno e gli chiude le sue viscere, come dimora in lui l’amore di Dio?” (1Giovanni 3:17 LND)

Chiudere la porta in faccia quando il tuo prossimo ha bisogno, questo è amore?

Amore vuol dire che divido la mia cena con lui anche se è tutto quello che ho. Però l'amore tiene conto del fatto che io ho mangiato a pranzo e lui non ha mangiato da ieri. Vuol dire che io vado a letto con un po’ di fame. Ma se non divido la mia cena, lui va a letto con TANTA fame. Questo è amore.

Amore non è quando ho abbondanza, cibo o tempo o soldi in più. Amiamo in base al bisogno.

Però, per poter amare dobbiamo ricordare che tanti non vengono a bussare alla porta. Tanti bisogni è necessario che li noti tu.

Una parte importante dell'amare gli altri è avere occhi per vedere le necessità, poiché non viene fatta una richiesta perogni bisogno.

Quindi, per poter amare, dobbiamo informarci. Cosa dice in 1 Pietro 3 ai mariti?

“Similmente voi, mariti, vivete con le vostre mogli con la comprensione dovuta alla donna…” (1Pietro 3:7 LND)

Tradotto letteralmente dice ai mariti di vivere con le loro mogli secondo conoscenza. Questo vuol dire che devi informarti e capire come sta. Che pesi ha sul cuore? Che dolori? Che tristezze? Che gioie? Voglio amarla e vivere con lei secondo conoscenza ma visto che cambiamo tutti i giorni bisogna avere occhi aperti. Bisogna osservare, notare, pensare, e poi, capire per poi impegnarsi a mostrare l’amore che serve. È fondamentale per poter amare.

Qualcuno qui si è mai sentito indaffarato con tante cose da fare al punto che è difficile avere occhi aperti per vedere i bisogni degli altri perché siamo presi con i nostri bisogni?

Abbiamo appena letto in 1 Tessalonicesi che Paolo ha visto “la fatica del loro amore”. Fatica. Cosa vuol dire lavorare fino al punto di affaticarsi? Affaticarsi è quando uno è stanco ma c’è ancora da fare.

Paolo ha notato che i credenti a Tessalonica erano pronti ad amare al punto di affaticarsi. Erano stanchi ma andavano avanti.

Il vero amore è una fatica, è un grande impegno, che porta perfino alla stanchezza e spesso porta al dolore.

A volte amare è portare qualche peso fisico, ma a volte, come dice in Romani 12, amare è rallegrarmi con quelli che sono allegri e piangere con quelli che piangono. Vuol dire andare con loro e portare i loro pesi… e fa male. Vero amore non è focalizzarci sui nostri problemi ma vedere l’altra persona e capire quando è giù.

Ma cosa fai se NON vedi che la persona è giù e NON lo noti?

Certamente, serve un CUORE che è pronto a dare, a servire, ad impegnarsi, a coinvolgersi. Nonostante il costo, la stanchezza, il tempo, l’impegno, o il sacrificio.

Però, serve ANCHE un cuore che è attento a NOTARE i bisogni.

Questo è il punto dello studio di stasera: l’importanza di crescere nel NOTARE.

Cosa vuol dire notare?

Allora, ci sono cose facili da notare e che notiamo subito.

Se un domani, una anziana viene in chiesa, che è già credente, e lei è mezza paralizzata e viene con un bastone e ha grande difficoltà a camminare, alzarsi, e sedersi, è difficile notare che ha bisogno di aiuto?

Spero che tutti lo noterebbero subito e sarebbero pronti ad aiutarla. Spero che nessuno avrebbe bisogno di spronare un altro perché è ovvio che lei ha bisogno.

Mi ricordo in anni passati che avevamo un grande bisogno di crescere nel notare gli ospiti che erano lasciati da soli mentre parlavamo con gli altri fratelli e sorelle. L’ospite rimaneva da solo e si sentiva fuori posto. Questo è un esempio del NON notare.Possiamo tutti parlare con il nostro fratello durante la settimana ma cosa fa quell'ospite che non conosce nessuno? Notiamo anche gli ospiti. Grazie a Dio siamo cresciuti nel notarli di più.

Pensa ad una donna, come mia mamma, che va in chiesa ogni domenica con 4 bambini vivaci e senza l’appoggio del marito. Ed ogni domenica cerca di tenere buoni i figli mentre cerca anche di concentrarsi sul sermone. E non si lamenta mai. Indovina quante volte le famiglie con figli più grandi andavano da mia mamma per dirle che volevano sedersi con lei per aiutarla con i figli durante il culto? In tutti gli anni che andavamo in chiesa non ho mai visto questo aiuto però c’erano tante persone che con un po’ di attenzione avrebbero potuto dare una mano. La mia povera mamma sentiva poco del sermone perché c’era poco amore. Cosa ci voleva per notare che aveva bisogno?

È amore godere il sermone ed il culto ogni domenica e non notare quella donna da sola? Non notare e non aiutare non è “la fatica dell'amore” ed avere un cuore sensibile.

Oppure pensa ad un pastore che settimana dopo settimana, arriva al culto e deve aggiustare il leggio ed il microfono. Ogni domenica deve sistemare il tavolino e il bicchiere di acqua. Sempre uguale. Questa preparazione ogni domenica lo ostacola dal poter avere due minuti tranquilli per meditare e riflettere e preparare il suo cuore prima del culto.

E nessuno pensa: “ma io ho molto tempo prima del culto per prepararmi e meditare. Non ha senso che lui arriva e deve ancora preparare ed aggiustare tutto. Non potrei io pensare a preparare tutto in anticipo per il pastore? Così lui ha tempo per meditare e prepararsi per il culto.”

Abbiamo occhi per vedere cose così evidenti proprio davanti ai nostri occhi?

Pensiamo ora ad una vedova che è affamata di comunione e tempo in famiglia. Ricordiamo che c’è la vedova dove il marito è morto fisicamente, la vedova dove il marito l'ha lasciata e la vedova che ha il marito in casa ma spiritualmente è una vedova. È raro trovare una vedova che non è affamata di comunione perché non ha un marito con cui condividere il cuore ogni giorno.

Onestamente, una vedova ama stare con le sorelle ma anche in famiglia perché è un ambiente diverso, soprattutto se ci sono figli in casa. Ma spesso, come famiglia, ci troviamo meglio invitando altre persone oppure ci troviamo meglio fra di noi invece di pensare a quella persona e a che cosa le potrebbe servire.

Allora, invitiamo chi è una benedizione per NOI o ci organizziamo con quella persona in base alla nostra preferenza. Questo è vero amore per chi ha bisogno? Amare vuol dire mettermi nei panni dell'altro e non fare quello che è più comodo per me. Fare quello che è più comodo per me non è la “fatica dell’amore” di cui Paolo parlava. Noi vogliamo capire qual è il bisogno.

Quanto è importante avere occhi per notare.

È facile notare certi bisogni come quelli di una persona anziana però tante persone non sono così visibilmente bisognose o non dicono nulla della loro situazione. Notiamo questo ?

Noi conosciamo una vedova in America che era entusiasta per il fatto che, in una chiesa con centinaia di credenti, una coppia anziana l’aveva “adottata”, per modo di dire. Poi, ci ha detto che loro la invitano a casa per cena ogni 3 mesi. Come?! Ogni 3 mesi?! E nessun altro la invita. Non dovrebbe avere nemmeno una settimana senza un invito e poi, dovrebbe avere varie telefonate durante la settimana.

Ma siamo impegnati. Siamo presi con le nostre cose. Gesù dice che amare il nostro prossimo come noi stessi va insieme ad amare Dio, il più grande comandamento in assoluto.

Non notare non è una cattiveria. È una mancanza di amore.

Quindi, cerchiamo di avere occhi che vedono. Questa è una parte importante, anzi, fondamentale, dell’amore.

Incitare gli altri

Allora, né io nè tu possiamo adempiere ad ogni bisogno, ma possiamo notare tante cose, e incitare chi può aiutare, nei casi in cui non possiamo aiutare.

Usiamo l’esempio della donna con un marito non credente. Lei ha poca comunione, ma certamente, un uomo non può provvedere la comunione che serve a lei. Ma, un uomo può notare che lei ha bisogno di comunione e può incoraggiare altre donne ad investire in quella donna. Lui può incitare altre donne a notare ed amare quella donna.

In Ebrei 10 dice:

“24 E consideriamo gli uni gli altri, per incitarci ad amore e a buone opere,” (Ebrei 10:24 LND)

Voglio notare tutto, anche quello che non posso fare, però dobbiamo sempre essere più attenti a quello che NOI possiamo fare.

Non vogliamo essere quella persona che non fa nulla e sta sempre incitando gli altri a fare qualcosa. Che brutto se stiamo sempre a suggerire ad altri, senza darci da fare noi stessi.

Ma se stiamo veramente facendo noi, se abbiamo occhi aperti a notare i bisogni intorno a noi, e poi, ci diamo da fare per adempiere a quei bisogni, allora, possiamo anche aiutare altri a notare i bisogni che non avevano notato.

Pensiamo all’anziana di prima. Un uomo potrebbe notare che ha bisogno di andare in bagno. Certamente, non può aiutarla, però può parlare con una sorella e chiederle di aiutare l’anziana.

Oppure diciamo che una donna nota che qualcuno ha bisogno di un aiuto pratico, come spingere una macchina ferma. È un lavoro per cui serve un uomo e quindi, lei può notare il bisogno e poi, chiedere ad un uomo di aiutare.

La preghiera è che possiamo crescere sempre di più ad avere occhi aperti a NOTARE i bisogni, sia in piccole cose e in cose pratiche che in cose spirituali.

Allora

La cosa importante è non essere solo disposto ad aiutare ma avere occhi per notare. TANTI bisogni restano in silenzio, tocca a noi NOTARE.

Esempi di come notare:

---- il ragazzo che non riceve tanto amore dalla sua famiglia e non si aprirebbe mai a dirtelo. Lo vedi? Noti che non ha gioia e sta spesso giù? Ti fermi per mostrare veramente interesse per lui? Sei pronto ad affaticarti per raggiungere il suo cuore? Lui non si aprirà subito. Serve investire del tempo, fatica, per amarlo. Ma, man mano inizia a fidarsi di te al punto che accetta un invito a casa tua e, mese dopo mese, investi su di lui, Prima o poi, per la grazia di Dio, cominci a vedere l’opera di Dio nella sua vita.

---- qualcuno che è stanco, messo male, indaffarato.

---- qualcuno che è aggravato, scoraggiato. Tu guardi negli occhi della persona per notare come sta? Ha gioia o è triste?

---- qualcuno che è solo e che non ha con chi parlare.

---- una moglie con un marito non credente o una donna single che non ha molta comunione.

---- un marito scoraggiato.

---- un giovane con una famiglia non credente, che ha poca comunione con altri credenti e che non sa che cos’è una famiglia cristiana.

Spesso, l’aiuto che serve non è solo una parola di incoraggiamento, (anche se potrebbe avere un certo valore), ma è prendere un vero impegno.

Conclusione

Ho capito che possiamo essere strumenti di Dio, usati potentemente da Dio nella vita di altri se siamo disponibili.

Qual è la nostra tendenza se abbiamo soldi in più? Tempo in più? Un giorno libero? Qual è la nostra tendenza naturale?

Pensiamo a quello che vorremmo fare o comprare per noi stessi invece di pregare il Signore di aiutarci ad avere occhi aperti e vedere se c’è qualcuno che ha bisogno.

C’è qualcuno che è rattristato, indaffarato, scoraggiato, o sviato? Voglio avere il cuore per notarlo e per poter dare qualcosa di me stesso.

Guardiamo negli occhi e notiamo chi è aggravato invece di pensare a come sta lui o lei. Siamo sensibili verso le persone e le vediamo come preziose o le vediamo solo come strumenti per compiere ciò che abbiamo da compiere? L’amore è una fatica ma vale la pena.

Quindi, vogliamo essere sensibili a notare i bisogni per poter amare. Se qualcuno dovesse venire a chiederci una mano, diremmo subito: “certo, ti posso aiutare.” Ma cerchiamo di arrivare al punto dove notiamo noi tante cose perché le persone non chiederanno sempre.

Vogliamo diventare persone che hanno tanto a cuore gli altri e che amano come Cristo ama e come amano già se stessi.

Non salutiamo e parliamo con gli altri con fretta, pensando a tutto quello che abbiamo da fare. Fermiamoci per guardarli negli occhi, ascoltando ed essendo sensibili per riconoscere i bisogni perché vogliamo amare.

Giovanni 13:34-35 dice:

“34 Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri. 35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri".” (Giovanni 13:34-35 LND)

Ringrazio Dio per come stiamo ma prego che possiamo crescere nel notare. È una cosa di grande importanza, nella quale abbiamo spazio per crescere.

Preghiamo.