Aiuto Biblico

Il Fattore ingiusto

Luca 16:1-13

Sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per mercoledì, 5 settembre 2018, – cmd es –
Descrizione: Dio ci comanda ad usare quello che abbiamo per l’eternità, di vivere per l’avvenire.
Parole chiavi: parabola, investire, ricchezze, doni spirituali, avvedutezza, fedele, avvenire

Audio:

Come sapete, la vita cristiana è una vita di fede in Dio. Per avere fede in Dio, dobbiamo conoscerLo. La nostra fede dipende da quanto conosciamo Dio secondo verità.

Per conoscere Dio, e la sua volontà, Egli ci ha dato la Bibbia. Perciò, è estremamente importante capire correttamente la Parola di Dio.

La Bibbia non è un libro riservato ai pochi ma è per ogni credente. Allo stesso tempo, la Bibbia non viene compresa correttamente senza un vero impegno. Molto della Bibbia è facile da capire. Però, ci sono dei brani che sono difficili da capire, senza uno studio molto profondo. A proposito, in 2Pietro 3 leggiamo:

“15 E ricordate che la pazienza del nostro Signore è per la vostra salvezza, come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data, 16 come egli fa in tutte le sue epistole, in cui parla di queste cose. In esse vi sono alcune cose difficili da comprendere, che gli uomini ignoranti ed instabili torcono, come fanno anche con le altre Scritture, a loro propria perdizione. 17 Voi dunque, carissimi, conoscendo già queste cose, state in guardia per non venir meno nella vostra fermezza, portati via dall’errore degli empi. 18 Crescete invece nella grazia e nella conoscenza del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo. A lui sia la gloria, ora e in eterno. Amen.” (2Pietro 3:15-18 LND)

In questo brano, Pietro afferma che le epistole di Paolo sono Scrittura. Notiamo poi nel v.16 che Pietro dichiara che nelle Epistole di Paolo ci sono alcune cose difficili da comprendere che gli uomini ignoranti ed instabili torcono, ovvero, interpretano male. Pietro avverte i credenti di non essere trasportati nell'errore, il che significa che con cura possiamo comprendere correttamente le Scritture.

Però, capire correttamente le Scritture richiede un impegno serio. Paolo scrive a Timoteo, al riguardo, dicendo:

“Studiati di presentare te stesso approvato davanti a Dio, operaio che non ha da vergognarsi, che tagli rettamente la parola della verità.” (2Timoteo 2:15 LND)

La parola “studiati” in questo versetto è una parola che significa “impegnati con grande diligenza”, con tutto il cuore. Per esporre rettamente la Parola di Dio, occorre grande diligenza.

Perciò, da una parte, non dobbiamo mai credere che comprendere correttamente la Bibbia sia un privilegio riservato solamente a pochi studiosi. Dall'altra parte, non dobbiamo nemmeno pensare che basta fare una lettura e la si capirà tutta correttamente.

Per capire correttamente la Bibbia sono necessari studio ed impegno, ed è necessario anche comprendere in quale forma letteraria è stata scritta. Infatti la Bibbia è composta in varie forme, come narrativa, poesia, profezia, epistole, parabole, similitudini, ed altro.

Ogni forma letteraria ha delle regole proprie che bisogna conoscere per riuscire a capire correttamente il suo significato. Per esempio, si interpreta una narrativa diversamente da un brano di poesia, che a sua volta si interpreta diversamente da una profezia.

Oggi, vogliamo considerare una parabola, una forma molto usata da Gesù. Come un'analogia, una parabola è una storia che serve per insegnare un principio. Però, mentre un'analogia può contenere un racconto di cose impossibili, per esempio alberi che parlano, una parabola è una storia in sé tutta naturale e possibile, che serve però per mettere in evidenza una verità spirituale.

Le parabole ci aiutano a ricordare delle verità. Per esempio, la parabola del figlio prodigo ci aiuta a ricordare l’amore del padre quando un figlio ribelle si ravvede di cuore e torna a casa.

È importante capire che ogni parabola ha una verità centrale, e che la storia della parabola serve per far capire quella verità. Spesso, i dettagli non hanno un significato spirituale in sé, solo rendono reale la storia.

Quindi, per capire correttamente una parabola, è importante capire qual è la verità principale che l'autore sta cercando di comunicare.

Ora, consideriamo la parabola che Gesù ci insegna in Luca 16, che ha una verità importante per ognuno di noi.

il brano – Luca 16:1-13

Leggiamola insieme, e poi consideriamo il suo significato.

“1 Or egli disse ancora ai suoi discepoli: "Vi era un uomo ricco che aveva un fattore; e questi fu accusato davanti a lui di dissipare i suoi beni. 2 Allora egli lo chiamò e gli disse: "Che cosa è questo che sento dire di te? Rendi ragione della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio fattore". 3 E il fattore disse fra se: "Che farò ora, dato che il mio signore mi toglie l’amministrazione? A zappare non son capace, e a mendicare mi vergogno. 4 Io so cosa fare affinché, quando io sarò rimosso dall’amministrazione, mi accolgano nelle loro case. 5 Chiamati dunque ad uno ad uno i debitori del suo signore, disse al primo: "Quanto devi al mio signore? 6 Quello rispose: "Cento bati di olio". Allora egli gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siedi e scrivi subito cinquanta". 7 Poi disse ad un altro: "e tu quanto devi?". Ed egli disse: "Cento cori di grano". Allora egli gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". 8 E il signore lodò il fattore ingiusto, perché aveva agito con avvedutezza, poiché i figli di questo mondo, nella loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce. 9 Or io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste perché, quando verrete meno, vi ricevano nelle dimore eterne. 10 Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è ingiusto nel poco, è ingiusto anche nel molto. 11 Se dunque voi non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà le vere? 12 E se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri? 13 Nessun servo può servire a due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro; voi non potete servire a Dio e a mammona".” (Luca 16:1-13 LND)

Tante persone, non usando un'interpretazione corretta, hanno avuto confusione o hanno capito molto male questa parabola. Quindi, stando attenti ai principi di interpretazione, consideriamo la verità importante che Gesù Cristo ci ha lasciato in questa parabola.

Questa parabola rappresenta, in grande linea, il rapporto fra Dio e gli uomini. Dio è il signore, noi siamo i fattori. Come nella parabola il fattore è responsabile di come usa quello che gli è stato affidato, così anche noi siamo responsabili di come usiamo tutto quello che Dio ci ha affidato.

Andiamo avanti in questa parabola

Consideriamo la parabola, per capire la verità importante che Gesù ci insegna qua. Ricordiamoci che un fattore è uno che ha l'incarico di gestire i beni di un altro. Ad un certo punto, sarà giudicato in base a quanto è stato fedele nella sua amministrazione.

“1 Or egli disse ancora ai suoi discepoli: "Vi era un uomo ricco che aveva un fattore; e questi fu accusato davanti a lui di dissipare i suoi beni. 2 Allora egli lo chiamò e gli disse: "Che cosa è questo che sento dire di te? Rendi ragione della tua amministrazione, perché tu non puoi più essere mio fattore".” (Luca 16:1-2 LND)

Fu scoperto che questo fattore non era stato fedele, perciò, il suo signore gli annunciò che gli sarebbe stata tolta l'amministrazione dei suoi beni. In altre parole, la sua vita di fattore stava per finire. Egli avrebbe perso il suo lavoro e avrebbe avuto una nuova vita.

La reazione del fattore

La verità centrale di questa parabola riguarda la reazione che il fattore ebbe quando scoprì che la sua vita come fattore stava per finire. Egli subito cominciò a pensare e a programmare per la sua vita dopo, il suo avvenire. Leggo i vv.3-4.

“3 E il fattore disse fra se: "Che farò ora, dato che il mio signore mi toglie l’amministrazione? A zappare non son capace, e a mendicare mi vergogno. 4 Io so cosa fare affinché, quando io sarò rimosso dall’amministrazione, mi accolgano nelle loro case.” (Luca 16:3-4 LND)

Sapendo che la sua vita attuale stava per finire, il fattore si impegna a pensare al suo avvenire. Si mette da fare per preparare per un buon avvenire. Era fissato su come preparare per l’avvenire.

Dobbiamo capire che nella parabola, il suo avvenire era ciò che sarebbe successo DOPO la sua vita come fattore. Questa è una paragone per noi di considerare il nostro avvenire eterno.

E così, questo uomo si organizza per provvedere per il suo avvenire. Usava i mezzi che aveva per prepararsi.

Il suo impegno

I vv. 5-7 ci spiegano quello che egli fece per prepararsi per il suo avvenire. I dettagli non sono importanti, è quello che riguardava la sua situazione. La cosa importante è che si stava preparando per il suo avvenire. Vi leggo i vv. 5-7.

“5 Chiamati dunque ad uno ad uno i debitori del suo signore, disse al primo: "Quanto devi al mio signore? 6 Quello rispose: "Cento bati di olio". Allora egli gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siedi e scrivi subito cinquanta". 7 Poi disse ad un altro: "e tu quanto devi?". Ed egli disse: "Cento cori di grano". Allora egli gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta".” (Luca 16:5-7 LND)

Evidentemente, queste persone prendevano terra in affitto dal signore, e dovevano pagarlo con una percentuale dei raccolti. Era il fattore che esaminava il raccolto, e firmava il documento che dichiarava la somma che essi dovevano pagare al signore. Perciò quest'uomo, essendo ancora il fattore, aveva la possibilità di scrivere nuove ricevute, e di firmarle, con una data falsa, e così facendo avrebbe potuto ridurre il debito di ciascuno.

Agendo così, quelle persone si sarebbero sentite in debito con lui, e lo avrebbero accolto in casa loro quando il signore lo avrebbe licenziato. Facendo così, il fattore usava tutti i mezzi che aveva per prepararsi per il suo avvenire, dopo la sua vita come fattore.

Il signore lo lode per la sua avvedutezza

A questo punto, arriviamo ad un versetto che ha creato grande confusione in tante persone, perché non hanno tenuto conto dei principi di come interpretare una parabola.

Leggiamo il v.8, e poi, consideriamo attentamente il suo significato.

“8 E il signore lodò il fattore ingiusto, perché aveva agito con avvedutezza, poiché i figli di questo mondo, nella loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce.” (Luca 16:8 LND)

Il signore loda il fattore. Tante persone, non leggendo attentamente il testo, pensano che il signore loda il fattore perché era stato disonesto. Il brano NON dice questo. Piuttosto, Gesù dichiara:

“8 E il signore lodò il fattore ingiusto, perché aveva agito con avvedutezza, … ” (Luca 16:8 LND)

Il signore NON loda il fattore perché egli era stato disonesto. Il signore lo loda perché aveva agito con avvedutezza.

Infatti, qui troviamo la verità centrale della parabola, cioè, l'importanza di vivere con avvedutezza, impegnandosi per l’avvenire.

Infatti, la parola “avvedutezza” vuol dire “con saggezza”. Allora, dal contesto, è chiaro che vuol dire pensare bene e prepararsi per l’avvenire. Il fattore lo fa per un avvenire terreno. Gesù lo applica subito all’avvenire eterno.

Parlando umanamente, è saggio che uno si prepari per quello che verrà dopo. Un genitore cerca di aiutare i suoi figli a prepararsi per quando lasceranno la casa per vivere per conto loro.

È infinitamente più importante per ogni persona di prepararsi per l’eternità, che arriva dopo questa vita terrena.

Notate che Gesù dichiara che i figli del mondo sono più avveduti nella loro generazione dei figli della luce. Leggo ancora il v.8.

“8 E il signore lodò il fattore ingiusto, perché aveva agito con avvedutezza, poiché i figli di questo mondo, nella loro generazione, sono più avveduti dei figli della luce.” (Luca 16:8 LND)

La parola “mondo” è la parola greca per “epoca”. Quindi, descrive le persone che non conoscono Dio, e che perciò non capiscono l'eternità come la capiscono i credenti, che sono chiamati qui “figli della luce”.

Per i figli di questo mondo, tutto è qui sulla terra. Invece, noi che siamo figli della luce sappiamo che questa vita è solo temporanea, e che abbiamo tutta l'eternità davanti a noi.

Spesso, i figli di questo mondo agiscono con più avvedutezza dei figli della luce.

In altre parole: i figli di questo mondo si impegnano per il loro avvenire su questa terra, più di quanto i figli della luce si impegnano per il loro vero avvenire e cioè per l'eternità.

Per questo motivo, Gesù dichiara che i figli della luce sono meno avveduti di quanto lo sono i figli di questo mondo. Potremmo anche dire che sono stolti, non impegnandosi con tutto cuore per il loro avvenire, per la loro eternità.

Quindi, capendo correttamente la parabola, il signore loda il fattore per la sua avvedutezza. Egli lo loda per il fatto che si impegnava per il suo avvenire. NON lo loda per il MODO con cui si stava preparando per il suo avvenire, ma solo per il fatto che si stava preparando.

Capire questa importante distinzione ci permette di trarre grande beneficio da questa parabola, anziché grande confusione e ci permette di capire l'importanza di impegnarci con tutto il cuore per il nostro avvenire.

Vi chiedo: come sarebbe la chiesa, se i credenti fossero così totalmente impegnati a prepararsi per il loro avvenire eterno?

L'avvertimento di Gesù

A questo punto, come fa spesso, Gesù conclude la parabola, spiegando le lezioni che dovremmo prendere dalla parabola. Gesù ci dà l'applicazione della parabola. Leggo le parole di Gesù nei vv.9-10.

“9 Or io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste perché, quando verrete meno, vi ricevano nelle dimore eterne. 10 Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è ingiusto nel poco, è ingiusto anche nel molto. 11 Se dunque voi non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà le vere? 12 E se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?” (Luca 16:9-11LND)

Applicando questa parabola, Gesù dichiara che noi credenti dovremmo usare quello che Dio ci ha dato delle benedizioni terrene, per investirle nell'eternità. Per essere avveduti, anziché stolti, dovremmo utilizzare quello che Dio ci ha dato in questa vita, per prepararci per l'avvenire, la vita eterna. Andiamo più a fondo nell'applicare questa parabola.

Applichiamo il tutto a noi

Prima di tutto, è importante capire che siamo tutti dei fattori. Tutto quello che abbiamo appartiene a Dio. Quanto spesso crediamo che quello che abbiamo sia nostro! Questo è molto sbagliato! In realtà, nulla di quello che possediamo è veramente nostro. Piuttosto, tutto quello che abbiamo ci è stato affidato da Dio, e dovremo rendere conto a Dio per come lo abbiamo usato.

Il nostro tempo è un dono di Dio. La forza che abbiamo, le nostre capacità intellettuali, i nostri mezzi economici, e tutto il resto che abbiamo, tutto viene da Dio, e tutto appartiene a Dio, e perciò, ognuno di noi sarà giudicato in base a come avrà usato tutto questo. Abbiamo investito per l’avvenire, il che lo facciamo promuovendo il regno di Dio?

La Bibbia insegna ripetutamente che saremo giudicati per come abbiamo vissuto, ovvero, come abbiamo usato quello che Dio ci ha dato. Tutto quello che abbiamo è da Dio. Per esempio, l'Apostolo Paolo dichiara, in 2Corinzi 5

“Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo in base a ciò che ha fatto, sia in bene che in male.” (2Corinzi 5:10 LND)

In Apocalisse 20, leggiamo del giudizio finale, in cui tutti saranno giudicati in base a come hanno vissuto in questa terra.

“E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati in base alle cose scritte nei libri secondo le loro opere.” (Apocalisse 20:12 LND)

Anche in Ecclesiaste troviamo un annuncio del giudizio.

“Poiché DIO farà venire in giudizio ogni opera, anche tutto ciò che è nascosto, sia bene o male.” (Ecclesiaste 12:14 LND)

Quindi, siamo tutti fattori, e dovremmo tutti rispondere a Dio per come abbiamo usato quello che Egli ci ha dato in questa vita.

Vivere per l’avvenire vuol dire vivere per il regno di Dio in ogni campo della vita.

Fatevi amici con le ricchezze ingiuste

Nella sua applicazione di questa parabola, Gesù dichiara:

“9 Or io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste perché, quando verrete meno, vi ricevano nelle dimore eterne. 10 Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è ingiusto nel poco, è ingiusto anche nel molto. 11 Se dunque voi non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà le vere? 12 E se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?” (Luca 16:9-11LND)

Gesù dice di fare amicizie con le ricchezze ingiuste. Queste “ricchezze ingiuste” sono tutte le cose che appartengono al mondo. Non è peccaminoso averle, però, per tante persone, sono un idolo, e le cercano anziché cercare Dio.

Rappresentano le ricchezze, i beni, le opportunità, che abbiamo che non sono però doni spirituali. Cioè, ogni credente ha delle capacità naturali e dei beni come li hanno tutti i non credenti. Ogni credente ha esattamente ventiquattro ore al giorno, come ne ha ogni non credente. Ogni credente ha dei soldi da gestire, come anche ogni non credente. Ogni credente ha della forza fisica da gestire, come anche ogni non credente. Queste sono le ricchezze ingiuste. A volte, queste ricchezze possono arrivare già prima della salvezza.

Gesù dichiara che dobbiamo fare amicizie con le ricchezze ingiuste. Per capire correttamente quello che intende, notiamo la conclusione della sua frase.

“9 Or io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste perché, quando verrete meno, vi ricevano nelle dimore eterne.”

L'amicizia di cui parla Gesù non è una semplice amicizia terrena, ma piuttosto, indica il fatto di usare i mezzi che Dio ci ha affidato per portare altre persone nel regno di Dio. Poi, quando le ricchezze verranno meno, ovvero, quando arriveremo alla fine di questa vita e lasceremo questo mondo, questi amici, cioè le persone che abbiamo aiutato a trovare la salvezza, ci riceveranno nelle dimore eterne.

In parole semplici, dobbiamo usare i mezzi che abbiamo per portare il più grande numero di persone possibile alla salvezza.

Questa è una verità incredibile. Possiamo utilizzare i mezzi terreni che Dio ci ha dato per portare frutto eterno. Possiamo usare il nostro tempo, i nostri soldi, e le nostre capacità, per portare del frutto spirituale che durerà nell'eternità. Possiamo usare i nostri mezzi per aiutare altri a conoscere Cristo e a crescere nella fede. Facendo così, avremo una gioia più grande quando arriveremo nell'eternità.

Un brano che spiega questo principio è 1Timoteo 6:17-19, in cui Paolo spiegò a Timoteo cosa doveva insegnare ai ricchi, a coloro cioè che avevano più del minimo per sopravvivere.

“17 Ordina ai ricchi di questo mondo di non essere orgogliosi, di non riporre la loro speranza nell’incertezza delle ricchezze, ma nel Dio vivente, il quale ci offre abbondantemente ogni cosa per goderne, 18 di fare del bene, di essere ricchi in buone opere, di essere generosi e di essere pronti a dare, 19 mettendo in serbo per se stessi un buon fondamento per l’avvenire, per afferrare la vita eterna.” (1Timoteo 6:17-19 LND)

Questo è lo stesso principio della nostra parabola di oggi. È importante investire quello che abbiamo in questa vita per la nostra eternità. Sarebbe importante capire che in base al metro biblico, siamo tutti ricchi. Quindi, dovremmo tutti essere ricchi in opere buone, e pronti a dare.

Come il fattore usava i mezzi che aveva per prepararsi per il suo avvenire, così anche noi dobbiamo usare i mezzi che noi abbiamo per prepararci per il nostro avvenire. Dobbiamo farci un tesoro in cielo, come Gesù dichiara in Matteo 6:19-21

“19 "Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine guastano, e dove i ladri sfondano e rubano, 20 anzi fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano. 21 Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.” (Matteo 6:19-21 LND)

Abbiamo la scelta, ogni giorno, o di investire quello che abbiamo nelle cose terrene, oppure, di investire per un tesoro eterno. Quando investiamo per promuovere il regno di Dio, ci stiamo facendo un tesoro in cielo. Chi fa un tesoro così, avrà un tesoro per sempre. Chi invece cerca un tesoro su questa terra, lo perderà per sempre.

Fedele nel piccolo vv.10,11,12

Notiamo ora la verità che Gesù dichiara nei vv.10-12

“10 Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è ingiusto nel poco, è ingiusto anche nel molto. 11 Se dunque voi non siete stati fedeli nelle ricchezze ingiuste, chi vi affiderà le vere? 12 E se non siete stati fedeli nei beni altrui, chi vi darà i vostri?” (Luca 16:10-12LND)

Se siamo fedeli nel poco, Dio ci affiderà molto.

Per essere fedeli, prima di tutto dobbiamo ricordare che tutto quello che abbiamo appartiene a Dio, non a noi, e che saremo giudicati in base a come abbiamo usato quello che Dio ci ha dato per la Sua gloria.

Quindi, dobbiamo stare attenti a come usiamo tutto quello che abbiamo: il nostro tempo, le nostre capacità, la nostra intelligenza, i nostri soldi, e le opportunità che Dio ci ha donato. Questo è il poco, perché anche i non credenti hanno queste cose.

Se siamo fedeli nel poco, Dio ci affiderà il molto, cioè i doni spirituali e quelle situazioni che possono essere usati per portare grandi risultati eterni.

Quando un credente è fedele nel poco, per esempio, nell'uso dei suoi soldi, e del suo tempo, allora, Dio gli affiderà molto. Quando uno è fedele da usare i doni naturali che Dio dà a tutti gli uomini, allora, Dio affiderà a quel credente dei doni spirituali di un valore più grande.

Se invece, come dichiara Gesù, non siamo fedeli nell'uso delle ricchezze terrene, Dio non ci affiderà delle vere ricchezze.

Cioè se una persona adopera le cose terrene che Dio le ha dato per se stessa, anziché per la gloria di Dio, quella persona perderà la possibilità di ricevere in affidamento da Dio dei veri tesori.

Più viviamo per la gloria di Dio, più Dio ci darà dei doni da utilizzare per l'eternità.

Siamo servi, ma di chi?

Per concludere, Gesù ci ricorda una verità importante. Siamo tutti servi. La domanda è: servi di chi? Vi leggo le parole profonde di Gesù nel v.13

“13 Nessun servo può servire a due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro; voi non potete servire a Dio e a mammona".” (Luca 16:13 LND)

La parola che qui è tradotta con “servire” è una parola che descrive un servo di casa, uno che ha un ruolo di grande fiducia, a cui viene affidato molto.

Siamo tutti servi. O siamo servi delle ricchezze, o di qualche altro tesoro terreno, oppure siamo servi di Dio.

È impossibile servire due padroni, perché ci portano in due direzioni opposte. O investiamo per l'eternità, o investiamo per questa vita.

Come dichiara Dio, tramite Paolo, in Colossesi 3:1: “cercate le cose di lassù, non le cose su questa terra”.

Abbiamo appena letto le parole di Gesù in Matteo 6:

“Non fate i vostri tesori su questa terra, ...ma fate i vostri tesori in cielo.” (Matteo 6:19-20LND)

Un tesoro terreno potrebbe essere la ricchezza, ma potrebbe anche essere una vita facile, con pochi problemi. Il punto è questo: dove stiamo investendo? Stiamo usando quello che Dio ci ha affidato per la Sua gloria, e così facendo, investendo per l'eternità? Oppure, stiamo investendo quello che abbiamo ricevuto da Dio per noi stessi? Dov'è il nostro tesoro: sulla terra o in cielo?

Per sapere dov'è il tuo tesoro, esamina come vivi. In che cosa ti impegni? Qual è il desiderio del tuo cuore? Come investi i tuoi pensieri e la tua vita?

Conclusione

Carissimi, siamo tutti dei fattori. Avremo tutti da rendere conto a Dio della nostra amministrazione. I pochi anni su questa terra passeranno ben presto. Abbiamo tutta l'eternità davanti a noi.

Impariamo dal fattore della parabola. Impegniamoci per il nostro avvenire.

Chiaramente, per vivere così, dobbiamo ricordare che quello che abbiamo è un dono di Dio. Tutto quello che abbiamo appartiene a Dio. Teniamo questo sempre in mente, e così, potremo ringraziare Dio come dovremmo, e sapremo anche investire meglio tutto ciò che il Signore ci ha affidato.

Utilizziamolo per portare gloria a Dio. Dedichiamoci ad investire tutto quello che Dio ci ha dato per la Sua gloria. Viviamo in modo da poter sentire un giorno il nostro Signore dire: “entra nella gioia del tuo Signore!”.

Viene presto, o Signore Gesù!