Aiuto Biblico

Dio usa il male per bene

Atti 25 e 26

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per domenica, 11 maggio 2014 –- cmd es –-
Descrizione: Dio è in controllo, anche quando le cose sono ingiuste. Consideriamo questo dall'esempio della vita di Paolo, in Atti 25 e 26.
parole chiavi: Paolo, ingiustizia, sovranità di Dio, Dio in controllo, pace nelle prove.

Audio:

Vorresti avere gioia e pace anche quando le cose vanno male?

Certamente, vorremmo tutti avere gioia e pace anche quando le cose vanno male. Allora, vi spiego come. In realtà, è molto semplice.

Prima di tutto, devi avere il perdono e la salvezza in Gesù Cristo.

Poi, bisogna ricordare che gli avvenimenti di oggi fanno parte di un'opera grande ed eterna che Dio sta facendo in te. Quindi, non devi focalizzare su quello che succede oggi. Piuttosto devi ricordare che Dio sta portando avanti un'opera eterna, e gli avvenimenti di oggi sono solo una piccola parte di quello che sta facendo. Ricordati anche che Dio è in controllo, anche quando le cose vanno male. Infatti, Dio gestisce tutto, anche le cose ingiuste e brutte, per portare avanti la sua buona opera. Dio fa sì che tutte le cose cooperano per il bene di chi è un figlio di Dio.

Oggi, vogliamo continuare il nostro studio del libro degli Atti, considerando Atti 25 e 26, dove vediamo che Dio ha i suoi scopi per quello che succede nella nostra vita.

Se ricordate, l'apostolo Paolo era l'uomo più usato da Dio da qualsiasi altro uomo per evangelizzare e fondare nuove chiese. Eppure, Dio permise che Paolo fosse arrestato ingiustamente a Gerusalemme, e poi tenuto in prigione a Cesarea dal governatore Felice, nonostante che Felice sapeva benissimo che Paolo era innocente. Umanamente parlando, potrebbe sembrare strano per noi che Dio avesse permesso che questo apostolo così importante fosse tenuto in prigione per due anni. Però, le vie del Signore non sono le nostre vie. Dio aveva un piano più grande, nel quale era necessario per Paolo di essere mandato come prigioniero a Roma. Però, era impossibile per Paolo di sapere questo mentre era in prigione a Cesarea.

Felice tenne Paolo in prigione per due anni, pur sapendo che era innocente Poi, quando Felice fu sostituito da Festo, per fare cosa gradita ai giudei, lasciò Paolo in prigione.

Il capitolo 25 inizia con Festo che fu appena nominato governatore. Leggendo questo capitolo e anche il capitolo 26 vedremo che Dio ha gestito le cose affinché Paolo rimanesse prigioniero, e in più che fosse mandato a Roma per apparire davanti a Cesare. Il fatto che Dio scelse di lasciare Paolo in prigione e poi mandarlo a Roma come prigioniero ci ricorda che le vie del Signore non sono le nostre vie. Dio sta portando avanti un'opera eterna! Guardiamo a Dio.

Con quella introduzione, iniziamo leggendo Atti 25 da 1 a 12.

“1 Quando Festo giunse nella provincia, tre giorni dopo salì da Cesarea a Gerusalemme. 2 Il sommo sacerdote e i capi dei Giudei gli presentarono le loro accuse contro Paolo e lo supplicavano, 3 chiedendogli nei riguardi di Paolo il favore di farlo trasferire a Gerusalemme; così essi lo avrebbero ucciso in un’imboscata lungo la strada. 4 Ma Festo rispose che Paolo era custodito a Cesarea, e che egli stesso sarebbe presto andato là. 5 "Perciò le persone influenti tra di voi," disse egli, "scendano con me; e se vi è alcuna colpa in quest’uomo, lo accusino". 6 Fermatosi tra loro non più di otto o dieci giorni, Festo discese a Cesarea; il giorno seguente sedette in tribunale e ordinò che gli fosse portato Paolo. 7 Quando egli giunse, i Giudei che erano discesi da Gerusalemme lo attorniarono, portando contro a Paolo molte e gravi accuse, che però non potevano provare. 8 Paolo diceva a sua difesa: "Io non ho peccato né contro la legge dei Giudei né contro il tempio né contro Cesare". 9 Ma Festo, volendo far cosa grata ai Giudei, rispose a Paolo e disse: "Vuoi tu salire a Gerusalemme per esservi giudicato davanti a me intorno a queste cose?". 10 Allora Paolo disse: "Io sto davanti al tribunale di Cesare, dove devo essere giudicato, io non ho fatto alcun torto ai Giudei, come tu stesso sai molto bene. 11 Se ho fatto del male e ho commesso qualche cosa degna di morte, non rifiuto di morire, ma se non c’è nulla di vero nelle cose delle quali costoro mi accusano, nessuno può consegnarmi nelle loro mani. Mi appello a Cesare" 12 Allora Festo, dopo aver conferito col consiglio, rispose: "Ti sei appellato a Cesare; a Cesare andrai".

Nonostante che due anni erano passati, i giudei ancora volevano uccidere Paolo. Il motivo era perché odiavano Gesù Cristo! Cioè, il motivo per cui volevano a tutti costi uccidere Paolo, era perché Paolo proclamava Gesù Cristo. Gesù Cristo è il Cristo che Dio aveva sempre promesso ai giudei. Eppure, questi giudei rifiutavano Cristo, perché in realtà rifiutavano Dio. E così volevano uccidere Paolo, perché era stato usato da Dio per promulgare l'evangelo di Gesù Cristo.

Nella provvidenza di Dio, Festo non accettò di mandare Paolo a Gerusalemme, ma ordinò ai giudei di venire a Cesarea. Come Felice prima di lui, anche Festo era un uomo ingiusto. Pur capendo che Paolo era innocente, agì ingiustamente per dare piacere ai giudei. Paolo, essendo cittadino romano, si avvalse del suo diritto come romano, e fece appello a Cesare. E così Festo fu costretto a mandarlo a Cesare. Ricordate che Gesù Cristo era apparso a Paolo due anni prima, dicendo che doveva andare a Roma per testimoniare di Cristo là. Ancora Paolo non sapeva perché doveva rimanere un prigioniero. Dio non ci rivela tutto quello che sta facendo in noi. Però, possiamo avere fede che è all'opera e fa tutto perfettamente.

Arriva il Re Agrippa (vv.13-22)

Dio guidò le cose in modo che Paolo ebbe l'opportunità di proclamare l'evangelo al re Agrippa e sua sorella Berenice. Sono stati usati da Dio anche per confermare l'innocenza di Paolo. Questo permise a Paolo di poter avere una notevole libertà nonostante che fosse sotto custodia. Leggiamo dal versetto 13 a 22.

13 Alcuni giorni dopo, il re Agrippa e Berenice arrivarono a Cesarea per salutare Festo. 14 E poiché vi si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo, dicendo: "Felice ha lasciato prigioniero un certo uomo, 15 contro il quale, quando io fui a Gerusalemme, i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei presentarono accuse, chiedendo la sua condanna. 16 Io risposi loro che non è abitudine dei Romani di consegnare alcuno per la morte prima che l’accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori, e gli sia stato dato modo di difendersi dall’accusa. 17 Perciò, quando essi si radunarono qui, senza frapporre indugi, il giorno seguente mi sedetti in tribunale e ordinai di portarmi quest’uomo. 18 Quando i suoi accusatori si alzarono, non addussero contro di lui alcuna accusa delle cose che io sospettavo. 19 Ma avevano solamente dei punti di disaccordo sulla loro religione e intorno a un certo Gesù, morto, che Paolo diceva essere vivente. 20 Ora, essendo io perplesso davanti a una controversia del genere, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme e là essere giudicato intorno a queste cose. 21 Ma, essendosi Paolo appellato ad Augusto per rimettersi al suo giudizio, ordinai che fosse custodito finché non potrò mandarlo da Cesare". 22 Agrippa disse a Festo: "Vorrei ascoltare anch’io quest’uomo". Ed egli rispose: "Domani l’ascolterai".

In questi versetti, troviamo Festo, che accoglie re Agrippa e Berenice, la sorella di Agrippa. Erano venuti per dare il benvenuto a Festo come nuovo governatore.

Notate che quando Festo descrive Paolo a loro, nei versetti 18 e 19, dichiara che Paolo è innocente. Rileggo questo versetti:

18 Quando i suoi accusatori si alzarono, non addussero contro di lui alcuna accusa delle cose che io sospettavo. 19 Ma avevano solamente dei punti di disaccordo sulla loro religione e intorno a un certo Gesù, morto, che Paolo diceva essere vivente.

Ripetutamente, abbiamo letto affermazioni che Paolo era innocente. Certamente, Paolo sapeva di essere innocente. Però, anche coloro che lo tenevano prigioniero sapevano che era innocente. Dio stava dando a Paolo la possibilità di imparare ad essere contento in ogni circostanza. Leggendo di Paolo mi fa pensare se IO sono contento quando sono trattato in modo ingiusto. Dio è sovranamente in controllo di tutto nella mia vita, come lo era nella vita di Paolo. Prego che possiamo tutti confidare in Dio, ricordando della sua cura perfetta. Paolo non sapeva come la sua situazione si sarebbe conclusa, ma aveva pace ricordando che Dio era in controllo.

Paolo Davanti ad Agrippa

Leggiamo adesso del discorso che Paolo fece davanti al re Agrippa. Paolo sapeva che Agrippa conosceva il giudaismo, e perciò si rivolgeva principalmente a lui. Leggo Atti 25:23-27.

23 Così il giorno seguente Agrippa e Berenice vennero con grande pompa e, entrati nella sala dell’udienza con i tribuni e con i notabili della città, per ordine di Festo Paolo fu condotto lì. 24 Allora Festo disse: "Re Agrippa, e voi tutti che siete qui presenti con noi, voi vedete costui circa il quale tutta la moltitudine dei Giudei si è rivolta a me in Gerusalemme e qui, gridando che non è più degno di vivere. 25 Io però, avendo riscontrato che non ha fatto alcuna cosa degna di morte ed essendosi egli stesso appellato ad Augusto, ho deliberato di mandarlo. 26 E, siccome non ho nulla di certo da scrivere all’imperatore nei suoi confronti, l’ho condotto qui davanti a voi, e principalmente davanti a te, o re Agrippa, affinché dopo questa udienza io possa avere qualcosa da scrivere. 27 Mi pare infatti irragionevole mandare un prigioniero senza indicare le accuse fatte contro di lui".”

Notate che Festo dichiara che voleva soprattutto che il re Agrippa ascoltasse Paolo. Questo era perché Agrippa era giudeo, anche se non praticante, e così avrebbe capito meglio il discorso di Paolo. Festo voleva l'aiuto di Agrippa nel sapere cosa scrivere a Cesare per quanto riguardava Paolo.

Il Discorso di Paolo ad Agrippa

Adesso, leggiamo quello che Paolo dichiara al re Agrippa. Leggo Atti 26:1-8.

“1 Quindi Agrippa disse a Paolo: "Ti è concesso di parlare a tua difesa!". Allora Paolo, distesa la mano iniziò a fare la sua difesa: 2 "O re Agrippa, io mi ritengo felice di potermi oggi discolpare davanti a te di tutte le cose delle quali sono accusato dai Giudei, 3 soprattutto perché tu conosci tutte le usanze e le questioni che ci sono tra i Giudei; ti prego perciò di ascoltarmi con pazienza. 4 Ora quale sia stato il mio modo di vivere fin dalla giovinezza, che ho trascorsa interamente a Gerusalemme in mezzo al mio popolo, tutti i Giudei lo sanno. 5 Essi mi hanno conosciuto fin d’allora e possono testimoniare, se lo vogliono che son vissuto come fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione. 6 Ed ora mi trovo in giudizio per la speranza della promessa fatta da Dio ai nostri padri, 7 quella promessa che le nostre dodici tribù, che servono Dio con fervore giorno e notte, sperano di ottenere; per questa speranza, o re Agrippa, io sono accusato dai Giudei. 8 Perché mai ritenete incredibile che Dio risusciti i morti?

Paolo inizia esprimendo la sua gratitudine di poter discolparsi davanti ad Agrippa, sapendo che Agrippa, essendo di nascita un giudeo, conosceva bene le usanze dei giudei. Perciò, avrebbe capito il discorso di Paolo, cosa che un gentile avrebbe fatto con difficoltà.

Paolo inizia spiegando che lui era giudeo, e aveva sempre vissuto fedelmente come giudeo, addirittura come fariseo, la più rigida setta dei giudei. Raccontando questo, stabilì che non era nemico dei giudei, ma che piuttosto era un buon giudeo.

Poi, nel versetto sei Paolo dichiara che era in giudizio per la speranza della promessa fatta da Dio ai padri. Questa promessa è la promessa della risurrezione dai morti. Da secoli, i giudei speravano nel Cristo, e nella risurrezione dai morti. Paolo aveva sempre creduto nella risurrezione, ma adesso, aveva conosciuto personalmente Gesù, il Cristo, che era risuscitato dai morti.

È molto importante per noi di comprendere che un aspetto principale del messaggio di Paolo, e anche degli altri apostoli, era la risurrezione di Gesù Cristo. E perciò, quando parliamo del Vangelo, anche noi dobbiamo parlare non solo della morte di Gesù sulla croce, ma anche della sua risurrezione.

Notato nel versetto otto che Paolo spinge i suoi ascoltatori a considerare che la risurrezione non è incredibile. Egli dichiara:

"perché mai ritenete incredibile che Dio risuscita i morti?"

Cioè, visto che Dio ha creato tutto dal niente, perché dovrebbe sembrare strano che Dio può anche risuscitare dalla morte? Se può creare, certamente può risuscitare. Dobbiamo anche noi comunicare questo con le persone con cui parliamo.

Paolo Perseguitava i Credenti

Proseguiamo con il discorso di Paolo, leggendo i versetti 9 all'11.

9 Io stesso ritenni essere mio dovere far molte cose contro il nome di Gesù il Nazareno. 10 E questo è ciò che feci in Gerusalemme, avendone ricevuto l’autorità dai capi dei sacerdoti, rinchiusi nelle prigioni molti santi e, quando erano messi a morte, io davo il mio assenso. 11 E spesse volte, andando da una sinagoga all’altra, li costrinsi a bestemmiare e, grandemente infuriato contro di loro, li perseguitai fin nelle città straniere.

In questi versetti, Paolo racconta di quanto aveva fatto contro il nome di Gesù il Nazareno. Notate che usando il nome Gesù il Nazareno, metteva in evidenza che quando si impegnava a combattere contro il nome di Gesù, aveva visto Lui come un semplice uomo. Egli perseguitava i seguaci di Gesù.

La Conversione di Paolo

Avendo descritto quanto lui combatteva contro coloro che seguivano Gesù, prosegue con quello che successe a lui mentre andava a Damasco per arrestare coloro che credevano in Gesù. Leggo i versetti 12 a 18.

12 Mentre ero impegnato in questo e stavo andando a Damasco con l’autorizzazione e i pieni poteri dei capi dei sacerdoti, 13 a mezzogiorno, o re, sulla strada io vidi una luce dal cielo più splendente del sole, sfolgorare intorno a me e a quelli che viaggiavano con me. 14 Essendo noi tutti caduti a terra, udii una voce che mi parlava e mi disse in lingua ebraica: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro recalcitrare contro i pungoli". 15 Io dissi: "Chi sei tu, Signore?". Egli disse: "Io sono Gesù, che tu perseguiti. 16 Ma alzati e sta in piedi, perché per questo ti sono apparso: per costituirti ministro e testimone delle cose che tu hai visto e di quelle per le quali io ti apparirò, 17 liberandoti dal popolo e dai gentili, ai quali ora ti mando, 18 per aprir loro gli occhi e convertirli dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, affinché ricevano mediante la fede in me il perdono dei peccati e un’eredità tra i santificati.”

Con questi versetti, Paolo racconta come ebbe una visione divina. Il Signore stesso apparse a Paolo. È evidente che era il Signore dal fatto che era una luce dal cielo, più splendente dal sole. Poi, anche coloro che erano con lui caddero a terra a causa della sua gloria. Quando Paolo chiese l'identità di colui che gli parlava, il Signore si identificò come Gesù, che Paolo perseguitava. Allora, a quel punto Paolo riconobbe e crede che Gesù è il Cristo, Dio incarnato!

Cristo lo costituì ministro e testimone di quello che aveva appena visto, e quello che avrebbe visto e sentito da Cristo successivamente. Cristo spiegò che avrebbe liberato Paolo dal popolo, un termine per i Giudei, e anche dai gentili. Mandò Paolo dai gentili. Notate l'incarico di Paolo nel versetto 18. Lo leggo di nuovo.

"Per aprir loro gli occhi e convertirli dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, affinché ricevano mediante la fede in me il perdono dei peccati e un'eredità tra i santificati."

Consideriamo la missione per cui Cristo mandò Paolo ai gentili. Prima di tutto, notate che chi non ha Cristo sta nelle tenebre, e sotto la potestà di Satana, ed è colpevole davanti a Dio. Proclamare l 'evangelo serve per aprire gli occhi alle persone, affinché riconoscano la loro condizione e il loro bisogno del perdono per mezzo di Cristo. E infatti, quando si convertono passano dalle tenebre alla luce, e ricevano perdono dei loro peccati e anche un'eredità tra i santificati, tutto per mezzo di Gesù Cristo. Il perdono per i peccati è il più grande beneficio della salvezza. Infatti, descrivere la salvezza in termine di un Dio che risolve i problemi, non è raccontare il vero messaggio della salvezza.

La salvezza è prima di tutto il perdono dei peccati, perché i peccati creano una barriera fra l'uomo e Dio. In Cristo, c'è perdono dei peccati, che porta ad essere riconciliato con Dio! Inoltre, per mezzo della fede in Gesù Cristo c'è un'eredità tra i santificati, ovvero, l'eternità con Dio in cielo. Quindi, per mezzo della fede in Gesù Cristo c'è la liberazione dalla nostra colpa, nel perdono, e c'è l'eredità di passare l'eternità con Dio in cielo, insieme con tutti gli altri santificati, ovvero le persone salvati e perdonate per mezzo di Gesù Cristo.

Dichiarando questo, come aveva fatto quando aveva predicato davanti a Felice, Paolo stava annunciando l'evangelo anche ad Agrippa e agli altri.

Le verità che Paolo annunciava, dobbiamo anche noi annunciarle! Anche noi abbiamo il mandato di annunciare l'evangelo al mondo intorno a noi. Quindi, dobbiamo annunciare a chi ci ascolta che sono colpevoli davanti a Dio, e sono sotto il potere di Satana. In Gesù Cristo c'è perdono, e c'è la vita eterna, l'eredità tra i santificati! Dobbiamo proclamare la morte e la risurrezione di Gesù, perché è per mezzo del suo sacrificio e la sua risurrezione che esiste il perdono.

Nonostante che Paolo sapeva che Agrippa aveva una grande influenza a Roma e la sua parola valeva tanto, il primo pensiero di Paolo non era di convincere Agrippa della sua innocenza, ma era di proclamare la verità di Gesù Cristo a re Agrippa e agli altri. Prego che anche noi possono avere questo cuore.

Proseguiamo, leggendo il resto di quello che Paolo disse, leggendo i versetti 19 al 22.

19 Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla celeste visione. 20 Ma prima a quelli in Damasco, poi a Gerusalemme, in tutta la regione della Giudea e ai gentili, ho annunziato di ravvedersi e di convertirsi a Dio, facendo opere degne di ravvedimento. 21 Per queste cose i Giudei, dopo avermi preso nel tempio tentarono di uccidermi. 22 Ma, per l’aiuto ottenuto da Dio fino a questo giorno ho continuato a testimoniare a piccoli e grandi, non dicendo nient’altro se non ciò che i profeti e Mosè dissero che doveva avvenire, 23 cioè: che il Cristo avrebbe sofferto e che, essendo il primo a risuscitare dai morti, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai gentili".

In questi versetti, Paolo dichiara ad Agrippa che era stato ubbidiente alla visione, e che era andato in molti posti annunciando a tutti di ravvedersi e a convertirsi a Dio, facendo opere degne di ravvedimento. Dicendo questo, Paolo stava mostrando quello che Agrippa e gli altri dovevano fare, per avere il perdono ed essere liberati dalla potenza di Satana, e passare dalle tenebre alla luce. La vera salvezza comprende il ravvedimento, insieme alla fede che c'è quando uno si converte a Dio. E la vera salvezza produce sempre opere degne di ravvedimento. Come leggiamo nell'epistola di Giacomo, se uno dichiara di avere fede, ma non ci sono opere della sua vita, la sua cosiddetta fede è una fede morta. La vera fede e la vera conversione producono opere degne di ravvedimento.

Anche questo è un modello per noi di come dobbiamo parlare con le persone di Dio. Dobbiamo esortare le persone a ravvedersi, e a convertirsi a Dio, spiegando che la vera fede produce opere degne di ravvedimento. Dobbiamo far capire alle persone che solamente dire di credere in Cristo ma continuare a vivere senza il ravvedimento e senza queste opere dimostra che non è una fede vera. È importante capire e ricordare che la salvezza arriva per mezzo d'una fede, ma che la vera fede è sempre accompagnata dal vero ravvedimento e dalle opere che sono un frutto della vera conversione.

Paolo conclude spiegando che i giudei lo avevano preso nel tempio e che avevano cercato di ucciderlo perché predicava queste verità di Gesù Cristo. Però, Dio lo aveva protetto in modo che poteva continuare a proclamare questo messaggio a tutti. Paolo dichiara che il messaggio era chiaro nella Bibbia, qui chiamato Mosè e profeti, e che Cristo dopo aver sofferto sulla croce, sarebbe il primo a risuscitare dai morti. In altre parole, la risurrezione di Gesù era la primizia della risurrezione di tutti coloro che vengono salvati in Gesù Cristo.

Il messaggio di Gesù è il messaggio di luce al popolo e ai gentili, ovvero i Giudei e i gentili. Senza Gesù l'uomo vive nelle tenebre, con Gesù vive nella luce.

Come Conclude con Agrippa

Proseguiamo per vedere come finisce questo incontro. Leggo da versetto 27 a 32.

24 Ora, mentre Paolo diceva queste cose a sua difesa, Festo disse ad alta voce: "Paolo, tu farnetichi; le molte lettere ti fanno uscire di senno". 25 Ma egli disse: "Io non farnetico, eccellentissimo Festo, ma proferisco parole di verità e di buon senno. 26 Infatti il re, al quale parlo con franchezza, è ben informato su queste cose, poiché sono convinto che nessuna di queste cose gli sia sconosciuta, perché tutto questo non è stato fatto in segreto. 27 O re Agrippa, credi ai profeti? Io so che ci credi". 28 Allora Agrippa disse a Paolo: "Ancora un po’ e mi persuadi a diventare cristiano". 29 Paolo disse: "Volesse Dio che in poco o molto tempo non solo tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all’infuori di queste catene". 30 Dette queste cose, il re si alzò e con lui il governatore, Berenice e quelli che sedevano con loro. 31 Ritiratisi in disparte, parlavano tra di loro e dicevano: "Quest’uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o la prigione". 32 Allora Agrippa disse a Festo: "Quest’uomo poteva essere liberato, se non si fosse appellato a Cesare"”

Evidentemente, Festo era spiritualmente cieco, e la predicazione di Paolo non arrivò al suo cuore. Perciò, accusa Paolo di farneticare, ovvero accusa Paolo di essere fuori di testa. Ricordate quello che Paolo dichiara in 1Corinzi 1:18:

“Infatti il messaggio della croce è follia per quelli che periscono, ma per noi che siamo salvati è potenza di Dio.” (1Corinzi 1:18 LND)

Il messaggio della salvezza per mezzo di un sacrificio di Gesù è follia per quello che Dio non illumina. Perciò non dobbiamo sperare che il mondo dovrebbe vederci come intelligenti. Il messaggio della salvezza per mezzo di fede in Gesù Cristo morto e risorto è follia per l'uomo naturale. E così Festo accusa Paolo di essere fuori di testa. Ma Paolo risponde che quello che dice è verità e buon senno. E poi, parlando di nuovo ad Agrippa, incoraggia Agrippa a credere a quello che i profeti dicevano, in altre parole, a credere nel messaggio di Gesù Cristo!

Agrippa riconosce quello che Paolo intende, e risponde a lui:

"ancora un po' e mi persuadi a diventare cristiano."

Cioè, Agrippa capiva che quello che Paolo diceva corrispondeva alle profezie che Agrippa conosceva.

Nel versetto 29, vediamo il cuore di Paolo. Da due anni Paolo era stato un prigioniero. Però, il suo desiderio più profondo non era per la sua liberazione, ma era per la salvezza di altri. Leggo di nuovo il versetto 29.

"Volesse Dio che in poco o molto tempo non solo tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventasse tale, quale sono io, all'infuori di queste catene."

Il profondo desiderio per Paolo era per la salvezza di altri.

Negli ultimi versetti, il re Agrippa parla con Festo e Berenice, e riconoscono che Paolo era completamente innocente. Però, visto che Paolo si era appellato a Cesare, secondo la legge romana, era costretto ad andare a Roma per apparire davanti a Cesare. Però, questo era tutto secondo la provvidenza di Dio. Cristo aveva detto a Paolo due anni prima che doveva andare a Roma e proclamare Cristo.

Infatti, quando Paolo era a Roma, viveva in un appartamento, custodito da soldati dal pretorio, le guardie di Cesare. Questo era perché egli aveva fatto appello a Cesare. Così queste guardie passarono molto tempo con Paolo, ed egli poteva parlare con loro di Cristo.

Leggendo il resto del Nuovo Testamento, scopriamo che Dio aveva preordinato di salvare vari della casa di Cesare, e soldati del pretorio.

Paolo scrisse la lettera ai Filippesi verso la fine del suo tempo passato a Roma. Vi leggo due versetti da quell'epistola, in cui leggiamo che tutto il pretorio aveva sentito della sua testimonianza, e poi, quelli della casa di Cesare mandarono saluti, che indica che erano credenti.

Leggo Filippesi 1:13:

“tanto che è noto a tutto il pretorio e a tutti gli altri che io sono in catene per Cristo;” (Filippesi 1:13 LND)

e poi, in Filippesi 4:22 leggiamo:

“I fratelli che sono con me vi salutano, tutti i santi vi salutano, e soprattutto quelli della casa di Cesare.” (Filippesi 4:22 LND)

Da questo, comprendiamo che tramite Paolo, Dio salvò soldati dal pretorio, le guardie di Cesare. Certamente, Paolo non sapeva questo quando era custodito da Felice, e poi da Festo, e quando è apparso davanti ad Agrippa. A lui, sembrava ingiusto, essere ancora custodito, nonostante fosse innocente. Però, Dio aveva un piano per Paolo, e quel piano era per lui di andare a Roma come prigioniero, perché Dio voleva salvare soldati del pretorio. Se Paolo fosse andato a Roma come uomo libero, non avrebbe avuto accesso a questi uomini.

E quindi, Dio era pienamente in controllo di tutto, per portare avanti il suo piano perfetto ed eterno.

La pace di Paolo non poteva venire dalle circostanze, perché le circostanze erano ingiuste. Piuttosto, la pace di Paolo veniva dal fatto che egli sapeva che Dio è sovrano, ed è in controllo di tutto.

Conclusione

E quindi, la lezione più grande di questi due capitoli di Atti non sono gli avvenimenti in sé, è di capire questi avvenimenti alla luce di quello di cui fanno parte. Fanno parte del piano di Dio per Paolo di essere custodito giorno e notte dai soldati del Pretorio. Dio aveva scelto di salvare vari di quei soldati, e della casa di Cesare. Per farli sentire il messaggio di Cristo, mandò Paolo ad essere custodito da loro. Quindi, l'ingiustizia dei giudei nel voler uccidere Paolo, e poi dei governatori Felice e Festo che lo lasciavano prigioniero pur sapendo che era innocente, faceva parte del piano di Dio per fare arrivare Paolo a Roma come prigioniero in attesa di vedere Cesare.

E anche per noi è la stessa cosa. Gli avvenimenti della nostra vita sono sotto il controllo di Dio, anche le cose brutte e ingiuste. È proprio vero quello che Dio dichiara tramite Paolo in Romani 8:28:

“Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento.” (Romani 8:28 LND)

Se tu sei un figlio di Dio, ricordati che Dio è veramente in controllo della tua vita. Non agitarti per le cose brutte o le cose ingiuste che ti succedono. Fanno parte del piano di Dio. Dio ha un piano perfetto per ciascuno che è in Cristo, e quindi, possiamo avere pace, sapendo che Egli è sovrano su tutto, anche le cose ingiuste e difficili. Come gestiva gli avvenimenti nella vita di Paolo, sta gestendo gli avvenimenti nella tua vita. Confida nell'Eterno. Confida in Dio, e avrai la sua pace.

E se tu NON hai il perdono e la vera vita in Gesù Cristo, ravvederti e credi in Gesù Cristo mentre c'è tempo. Oggi è il giorno della salvezza.