Aiuto Biblico

Dio salva nella tempesta

Atti 27

sermone di Marco deFelice, www.Aiutobiblico.org per domenica, giugno 2014, – cmd es –
Descrizione: Umanamente, sembrava impossibile sopravvivere. Per Dio, nulla è impossibile. Lezioni dal naufragio del Apostolo Paolo.
parole chiavi: Atti 27, naufragio di Paolo, viaggio di Paolo, pericoli, fede nei pericoli

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A volte ci sono tempeste nella vita che sembrano impossibili da superare. Quanto è importante avere fede che Dio ci farà arrivare alla metà.

In realtà, è tanto facile essere presi con la situazione attuale, soprattutto quando quella situazione e drammatica! Però, in realtà quello che importa nella vita non sono gli avvenimenti di oggi e domani, ma piuttosto come arriviamo alla fine. Cioè, se Dio ci porta ad arrivare alla sua presenza, in realtà non importa quale via Egli usa per farci arrivare là . Invece, se la nostra vita porta al naufragio spirituale, che ci giova se il viaggio era tranquillo? Ciò che importa è dove finiamo. Dio è in controllo del nostro viaggio. Dio ha dichiarato di portare a compimento l'opera che Egli ha iniziato in noi. Perciò, possiamo avere fede in ogni tempesta della vita.

Da un pò tempo, stiamo studiando il libro degli Atti, e stiamo vedendo come Dio porta avanti l'opera che Gesù Cristo aveva annunciato. Gesù Cristo aveva dichiarato di edificare la sua Chiesa. Umanamente, sembrerebbe impossibile che un piccolo gruppo di credenti a Gerusalemme avrebbero potuto diventare una chiesa sparsa in tutto il mondo. Eppure, nel libro degli Atti ci mostra la potenza di Dio che non dipende dagli uomini, e ci mostra che Egli porta sempre avanti il suo piano!

Nel nostro studio degli Atti, ripetutamente abbiamo visto che nonostante quanto grande sia l'opposizione che Satana manda, Dio ha sempre la vittoria,. Certamente, spesso l'opera di Dio è nascosta al momento. In più occasioni ai credenti sembrava che le cose potessero solo andare peggio. Però, Dio è sempre all'opera, servendosi anche del male per portare avanti il suo piano perfetto. Dobbiamo ricordare che spesso, Dio sceglie di operare così, permettendo grande opposizione, per poi mostrarci la sua potenza. Questo serve per aumentare la nostra fede. Nel libro degli Atti, abbiamo visto come si può fortificare la nostra fede

Negli ultimi capitoli di Atti, abbiamo visto l'apostolo Paolo, uno strumento grandemente usato da Dio, che viene arrestato ingiustamente dai romani, quando i Giudei dichiararono che egli meritava la morte. Dopo due anni in prigione ingiustamente a Cesarea, viene ascoltato dal re Agrippa, che riconosce la sua innocenza. Però, visto che Paolo aveva fatto appello a Cesare per non dover tornare a Gerusalemme, doveva essere mandato a Roma.

Se ricordate, quando Paolo fu arrestato a Gerusalemme, la sua situazione era gravissima. Rischiava di essere ucciso. In quel contesto, il Signore Gesù si presentò a lui di notte, per incoraggiarlo. Leggo quello che Cristo gli ha detto in quell'occasione, da Atti 23:11.

“La notte seguente, il Signore si presentò a lui e disse: "Paolo, coraggio, perché come tu hai reso testimonianza di me in Gerusalemme, così bisogna che tu la renda anche a Roma".” (Atti 23:11 LND)

In base a questa dichiarazione da parte di Cristo, mentre Paolo era in prigione a Cesarea, sapeva che sarebbe arrivato a Roma per predicare. Posso immaginare che sperasse di essere liberato quand'era apparso davanti al re Agrippa, in modo da poter andare a Roma come uomo libero. Però, nel piano di Dio non doveva essere così. Piuttosto, Paolo è rimasto un prigioniero, però un prigioniero che gli era concessa grande libertà. Fu mandato a Roma come prigioniero. Spesso, le vie del Signore non sono le nostre vie. Oh, che possiamo fidarci della provvidenza di Dio in ogni cosa.

Oggi, vogliamo riprendere il nostro studio di Atti, considerando Atti capitolo 27. In questo capitolo, vediamo la prima parte del viaggio di Paolo a Roma. Questo viaggio portò molti pericoli, al punto che tutti tranne Paolo avevano perso ogni speranza di salvezza. Paolo invece aveva grande fede, trasmettendo questa fede agli altri. Vediamo la mano di Dio con Paolo in questo viaggio.

Se ricordate, alla fine del capitolo 26 Agrippa e Festo avevano deciso che fosse necessario mandare Paolo a Roma visto che egli aveva fatto appello a Cesare. Capitolo 27 inizia con l'adempimento di quella decisione. Leggiamo Atti 27 da 1 a 6.

“1 Quando fu deciso che noi salpassimo per l’Italia, Paolo e alcuni altri prigionieri furono consegnati a un centurione di nome Giulio, della coorte Augusta. 2 Saliti su una nave di Adramitto, che doveva toccare i porti sulle coste dell’Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, un macedone di Tessalonica. 3 Il giorno seguente arrivammo a Sidone; e Giulio, usando umanità verso Paolo, gli permise di andare dai suoi amici per riceverne le cure. 4 Essendo poi partiti di là, navigammo al riparo di Cipro, perché i venti erano contrari. 5 Attraversato il mare a ridosso della Cilicia e della Panfilia, arrivammo a Mira di Licia. 6 Il centurione trovò qui una nave di Alessandria, che faceva vela per l’Italia e ci fece salire.

Il punto più importante in questo capitolo non sono i dettagli, quanto il fatto che Dio sta portando avanti il suo piano. Il Signore aveva dichiarato a Paolo che Paolo avrebbe predicato a Roma. E qui, vediamo che viene mandato a Roma come prigioniero. Quindi, sta andando a Roma. Non è come avrebbe immaginato, ma è quello che Dio aveva deciso. Impariamo a fidarci di Dio.

Leggendo questi versetti, notate che l'autore di Atti, Luca, era con Paolo. Riconosciamo questo dal fatto che di nuovo, parla in prima persona plurale. Evidentemente, Luca era a Cesarea per dare cure a Paolo mentre era in prigione, ecco perché viaggiava con lui. Notate anche che avevano con loro Aristarco, un caro compagno di Paolo. Egli viene menzionato in vari brani, come per esempio Atti 19:29, e poi Atti 20:4; e poi in Colossesi 4:10.

“E tutta la città fu ripiena di confusione; e, trascinando con forza Gaio e Aristarco, Macedoni, compagni di viaggio di Paolo, corsero tutti d’accordo al teatro.” (Atti 19:29 LND)
“Or l’accompagnarono fino in Asia Sopatro di Berea, Aristarco e Secondo di Tessalonica, Gaio di Derbe e Timoteo, e Tichico e Trofimo, oriundi dell’Asia.” (Atti 20:4 LND)
“Aristarco, prigioniero con me, vi saluta, assieme a Marco, il cugino di Barnaba (riguardo al quale avete ricevuto istruzioni; se viene da voi, accoglietelo)” (Colossesi 4:10 LND)

Aristarco era un fedele compagno di Paolo, che collaborava con lui nel ministero. Viene anche chiamato “prigioniero con Paolo”.

Quindi, sappiamo che Paolo aveva almeno due compagni di viaggio. Questo era sicuramente un grande incoraggiamento per lui. Quanto è bello quando possiamo essere compagni nel viaggio verso il cielo.

Notate anche che Giulio, il centurione che aveva la responsabilità di custodire Paolo, aveva un'immensa bontà nei confronti di Paolo. Per esempio, a Sidone, permise a Paolo di andare da solo dai suoi amici, i credenti del posto, per essere curato da loro. Ricordate che per i romani, lasciare scappare un prigioniero portava alla morte del soldato che aveva custodia di quel prigioniero. E perciò è chiaro che questo centurione, Giulio, aveva una fede totale nell’onestà di Paolo. Probabilmente era stato presente nel palazzo a Cesarea, e avevo conosciuto Paolo. Dio usò la premura di Giulio per curare Paolo durante il viaggio.

Iniziano le Difficoltà

E così, Paolo si trovò in viaggio verso Roma. Però, nel piano di Dio il viaggio non doveva essere un viaggio diretto. Andiamo avanti, leggendo da 7 a 10. Arrivano grandi problemi.

7 Navigando lentamente per molti giorni, giungemmo a stento di fronte a Cnido per l’impedimento del vento; poi prendemmo a navigare al riparo di Creta, al largo di Salmone. 8 E, costeggiandola con grande difficoltà, giungemmo in un certo luogo chiamato Beiporti, vicino al quale era la città di Lasea. 9 Ora, essendo già trascorso molto tempo ed essendo la navigazione divenuta pericolosa, poiché il digiuno era già passato, Paolo ammonì quelli della nave. 10 dicendo: "Uomini, io vedo che la navigazione si farà con pericolo e grave danno non solo per il carico e per la nave, ma anche per le nostre persone".

Ricordate che Paolo aveva viaggiato tante volte, e perciò, pur non essendo un marinaio, aveva il buon senno di riconoscere i pericoli che ci sarebbero stati viaggiando in quella stagione. E perciò, ammonì quelli della nave, esortando loro a non tentare il viaggio con il tempo incerto. Faccio solo un commento. Quando uno cammina in stretta comunione con Dio in ogni campo della sua vita, di solito quella persona avrà molto buon senno, oltre a sapienza, e questo sarà di grande aiuto per lui nella sua vita. Paolo aveva sia sapienza che buon senno.

Gli uomini del mondo non sempre hanno buon senno, e non sempre riconoscono buon senno. E infatti, il centurione, che evidentemente aveva una certa autorità, ebbe più fiducia nel capitano che in Paolo. Leggiamo i versetti 11 a 13.

11 Ma il centurione aveva maggior fiducia nel pilota e nel capitano della nave che nelle cose dette da Paolo. 12 E poiché quel porto non era adatto per svernare, i più furono del parere di salpare di là per cercare di arrivare in qualche modo a Fenice, un porto di Creta, esposto al libeccio e al maestrale, e passarvi l’inverno. 13 Quando si levò un leggero scirocco, pensando di poter attuare il loro intento, levarono le ancore e si misero a costeggiare Creta.

Notate che nel versetto 12 dice che “i più furono dal parere di salpare di là” per non passare l'inverno nel piccolo porto in cui si trovavano. Quanto spesso nella vita si dà retta alla maggioranza, nonostante che spesso, la maggioranza sbaglia. Si dà retta alla maggioranza perché è più facile voler essere come gli altri.

Quindi, visto che quel porto non era molto adatto a svernare, volevano arrivare a Fenice, che era un porto migliore. Credevano di farcela. Si fidavano del proprio intendimento. Quante volte anche a noi sembra che possiamo farcela. Però, spesso il nostro giudizio sbaglia. E così, vedremo che in quel viaggio di Paolo, il parere della maggioranza sbagliava grandemente.

Quanto è vero che non dobbiamo appoggiarci sul nostro intendimento, ma su quello che Dio ci rivela.

Le Cose Peggiorano

Ben presto, le cose peggiorarono. I piani degli uomini andarono diversamente da quello che pensavano. Quanto è importante confidare in Dio, e non in noi stessi. Leggiamo i versetti 14 al 20.

14 Ma poco dopo, si scatenò sull’isola un vento impetuoso, chiamato euroclidone. 15 Siccome la nave era portata via, non potendo reggere al vento, la lasciammo in sua balía, e così eravamo portati alla deriva. 16 Passati velocemente sotto un’isoletta, chiamata Clauda, riuscimmo a stento a controllare la scialuppa. 17 E, dopo averla tirata a bordo, i marinai usarono tutti i mezzi per fasciare di sotto la nave con gomene e, temendo di finire incagliati nella Sirte, calarono le vele, lasciandosi così portare alla deriva. 18 Ma, essendo violentemente sbattuti dalla tempesta, il giorno seguente incominciarono a gettare il carico. 19 Il terzo giorno, con le loro mani gettarono in mare l’attrezzatura della nave. 20 Poiché non apparivano né sole né stelle già da molti giorni, e infuriava su di noi una gran tempesta, si era ormai persa ogni speranza di salvezza.

Qua, vediamo che gli uomini possono fare il loro meglio, ma non sono in controllo degli avvenimenti della vita. La provvidenza di Dio aveva stabilito che Paolo non sarebbe arrivato subito a Roma, e così, gli uomini erano incapaci a cambiare le cose. Erano disperati, avendo perso ogni speranza di salvarsi. Per quanto l'uomo possa sentirsi forte, ci possono sempre arrivare tempeste più forti di noi. Nessun uomo è in controllo del proprio destino. Abbiamo bisogno di Dio.

Visto che la situazione era disperata, Paolo parlò con tutti, per incoraggiarli, spingendogli ad avere fede in Dio. Leggiamo i versetti 21 a 26.

21 E poiché erano rimasti senza cibo per molto tempo. Paolo si alzò in mezzo a loro e disse: "Uomini, se mi aveste dato ascolto e non foste partiti da Creta, avreste evitato questo pericolo e questa perdita. 22 Ma ora vi esorto a non perdervi d’animo, perché non vi sarà perdita della vita di alcuno di voi, ma solo della nave. 23 Poiché mi è apparso questa notte un angelo di Dio, al quale appartengo e che io servo, 24 dicendo: "Paolo, non temere, tu devi comparire davanti a Cesare; ed ecco. Dio ti ha dato tutti coloro che navigano con te". 25 Perciò, o uomini, state di buon cuore, perché io ho fede in Dio che avverrà esattamente come mi è stato detto. 26 Ma dovremo finire incagliati su un isola,"

Quando nel versetto 21 Paolo dichiara: "uomini, se mi aveste dato ascolto e non foste partiti da Creta, avremmo evitato questo pericolo e questa perdita", non era detto con orgoglio. Piuttosto, era per aiutare loro a riconoscere che Paolo aveva ragione, e così stimolarli a fidarsi di quello che lui stava dicendo a loro. Infatti, il suo scopo non era minimamente di innalzare se stesso, ma era di incoraggiare queste persone, e aiutarli ad avere fede nel vero Dio. Questo era sempre lo scopo di Paolo.

Quanto è importante che anche noi viviamo con il traguardo di aiutare gli altri ad avere fede in Dio.

Paolo dichiara che la nave sarà persa, ma che tutti a bordo saranno salvati. Egli sapeva questo perché un angelo di Dio era apparso a lui quella notte.

Notate che questo Angelo diede a Paolo un grande incoraggiamento, dichiarandogli che egli doveva comparire davanti a Cesare. Quindi, Paolo sapeva che, come Cristo gli aveva dichiarato mentre era a Gerusalemme, avrebbe predicato a Roma, ed egli comprende che predicherà proprio davanti a Cesare. Perciò, egli sapeva che non moriva in mezzo ad una tempesta. Ma sarebbe arrivato sano e salvo a Roma.

Inoltre, quell'angelo gli disse che Dio aveva dato a lui tutti coloro che navigavano con lui. Evidentemente, Paolo aveva pregato per queste persone, e Dio promise di esaudire la sua preghiera, dando a Paolo la vita di tutto coloro che navigavano con lui. Questo era il cuore di Paolo, che non pensava solamente alla propria salvezza, ma anche a quella di coloro che viaggiavano con lui. Prego che anche noi possiamo avere quel tipo di cuore, un cuore rivolto al bene degli altri, e non che si concentra solamente sui nostri problemi.

Poi Paolo esorta gli uomini ad essere di buon cuore, dichiarando loro che egli aveva fede in Dio. Questa dichiarazione, quando avrebbero poi visto che le cose andarono come Paolo aveva detto, suscitò fede in loro. Paolo voleva spingerli verso Dio.

Pensate a questa situazione. La nave era in mezzo ad una terribile tempesta. Umanamente, rischiavano la vita, al punto che avevano perso ogni speranza di salvarsi. In quella situazione, Paolo dimostra a loro la sua grande pace, perché si fidava di Dio. Quelle persone potevano vedere la fede di Paolo.

Mi chiedo se gli altri possono vedere la nostra fede? Quando ci troviamo nelle difficoltà, quando le situazioni vanno male, gli altri possono vedere in noi la nostra fede in Dio? Possono vedere in noi la pace che solo Dio può dare? Prego di sì.

La situazione era gravissima Ad un certo punto i marinari capiscono che stavano arrivando vicino la terra, e temendo che la nave fosse distrutta,l’abbandonano, mettendosi nella scialuppa. Paolo avverte il centurione e i soldati di questo, lasciando cadere la scialuppa nel mare. Leggiamo dai versetti 27 a 32, che spiegano questo.

27 Quando era la quattordicesima notte che eravamo portati qua e là nel mare Adriatico, verso mezzanotte i marinai ebbero l’impressione di essere vicini a qualche terra. 28 E, calato lo scandaglio, trovarono venti braccia di profondità; poi, un poco più avanti calarono di nuovo lo scandaglio, e trovarono quindici braccia. 29 Temendo allora di urtare contro gli scogli, gettarono dalla poppa quattro ancore, aspettando con ansia che si facesse giorno. 30 Ora, siccome i marinai cercavano di fuggire dalla nave e stavano calando la scialuppa in mare col pretesto di voler gettare le ancore da prua 31 Paolo disse al centurione e ai soldati: "Se costoro non restano sulla nave, voi non potete scampare". 32 Allora i soldati tagliarono le funi della scialuppa e la lasciarono cadere.

La situazione era ormai disperata. I marinai stessi volevano scappare, convinti che le cose sarebbero andate male. I soldati ormai credono a Paolo,lasciando cadere la scialuppa nel mare.

Di nuovo, Paolo parla con tutti, incoraggiandoli ad avere fede, dichiarando che nessuno sarebbe stato perso. Paolo rende evidente a tutti la sua fede, così aiutando loro ad avere fede in Dio. Leggo i versetti 33 a 36.

33 Nell’attesa che si facesse giorno, Paolo esortava tutti a prendere cibo, dicendo: "Oggi sono quattordici giorni che state aspettando digiuni senza aver preso nulla. 34 Vi esorto perciò a prendere cibo, poiché questo contribuirà alla vostra salvezza; poiché neppure un capello del nostro capo perirà". 35 Detto questo, prese del pane e rese grazie a Dio in presenza di tutti poi lo ruppe e cominciò a mangiare. 36 Tutti allora, fattosi animo, presero anch’essi del cibo.

Quello che vediamo qua è Paolo che stimola tutti a fidarsi di Dio con l'esempio della sua fede! In mezzo al timore di tutti, Paolo mostra la sua fede in Dio, e così vengono incoraggiati tutti. In questo modo, tutti prendono cibo, che li rafforza per quello che sta per succedere. Paolo era una luce per loro.

Anche in questo, Paolo è un esempio per noi. Prego che anche noi possiamo essere luce nel nostro mondo di tenebre. Prego che possiamo stimolare la fede negli altri, con il nostro esempio di fede. Gli altri si lamentano e si agitano. Prego che noi possiamo manifestare pace e mansuetudine.

Andiamo avanti, per capire come finisce questo viaggio. Leggiamo da versetto 37 a 44.

37 Or sulla nave noi eravamo duecentosettantasei persone in tutto. 38 Dopo aver mangiato a sazietà, alleggerirono la nave gettando il frumento in mare. 39 Fattosi giorno, non riuscivano a riconoscere la terra, ma notarono una insenatura con la spiaggia e decisero di spingervi la nave, se potevano. 40 Staccate le ancore, le lasciarono andare in mare, sciogliendo nello stesso tempo i legami dei timoni; poi, spiegata la vela maestra al vento, si diressero verso il lido. 41 Ma, essendo incappati in una secca che aveva il mare da ambo i lati, vi arenarono la nave che rimase con la prua incagliata e immobile, mentre la poppa si sfasciava per la violenza delle onde. 42 Or i soldati erano del parere di uccidere i prigionieri, perché nessuno fuggisse a nuoto. 43 Ma il centurione, volendo salvare Paolo, li distolse da quel proposito e comandò a coloro che sapevano nuotare di gettarsi per primi in mare e di raggiungere la terra; 44 poi gli altri, chi su tavole, chi su rottami della nave; e così avvenne che tutti poterono mettersi in salvo a terra.” (Atti 27:1-44 LND)

Per capire il motivo per cui i soldati volevano uccidere i prigionieri, ricordate che secondo la legge dei romani, un soldato che aveva custodia di un prigioniero doveva pagare con la propria vita se il prigioniero fosse scappato. Quindi, avrebbero dovuto uccidere i prigionieri in una situazione così. Però, Dio intervenne, e il centurione Giulio, che aveva Paolo molto al cuore, distolse i soldati da quel proposito. E perciò, come Paolo aveva annunciato a loro, tutti quanti i passeggeri e marinai arrivarono salvi a terra. Dio salvò tutti, nonostante che a loro sembrava che non c'era alcuna speranza di salvezza.

Che chiaro esempio della provvidenza di Dio. Non era ancora il momento per Paolo di morire, e così Dio salvò lui, e tutti coloro che viaggiavano con lui. Dio non è legato dalle circostanze.

Lezioni per Noi

E così, finisce questo viaggio, su un isola che poi scopriremo che è Malta. Dio aveva dichiarato a Paolo che sarebbe arrivato a Roma, e perciò, non era possibile per lui di morire in mezzo al mare. Certamente, il viaggio era difficile, però, l'arrivo era sicuro.

Similmente, Dio ha promesso a noi che Egli completerà la sua opera in noi. Noi arriveremo nella presenza di Dio. Il viaggio della vita può essere difficile. Ci possono essere terribili tempeste. Come è stata persa tutta la merce, e perfino la nave, anche noi perderemo, prima o poi, tutto quello che abbiamo di materiale. Però, arriveremo sani e salvi nella presenza di Dio, coperti con la giustizia di Cristo Gesù.

Questo capitolo ci ha ricordato di tante lezioni spirituali importanti.

Credo che la lezione più importante è che non dobbiamo guardare alle circostanze, dobbiamo guardare a Dio. Dio aveva promesso a Paolo di farlo arrivare a Roma, e a Roma arrivò. Un tempesta terribile non può ostacolare Dio.

Nella nostra vita, Dio ha promesso di farci arrivare alla sua presenza, e alla sua presenza arriveremo. Per quanto le tempeste della vita possono essere terribili, Dio ci farà arrivare. Possiamo perdere cose terrene, possiamo perdere persone a noi care, possiamo perdere la salute. Però, è tutto passeggero. Chi ha Cristo non può mai perdere la salvezza. Siamo sicuri nelle mani di Dio.

Quanto è importante ricordarci di questo, per non perderci d’animo quando arrivano le tempeste e le difficoltà.

Ricordiamo anche quanto è importante per noi di essere una luce per Dio, sempre, e in modo particolare in mezzo alle tempeste della vita. Noi che abbiamo Cristo, possiamo avere fede in qualunque prova, sapendo che Dio è con noi. La nostra fede può essere una forte testimonianza per coloro che non hanno la fede. Prego che possiamo noi guardare a Cristo, per poter essere quella testimonianza di cui il nostro mondo ha bisogno. Prego che possiamo essere luminari nel mondo.

Soprattutto, ringrazio Dio che Egli è in controllo di tutto. Non può arrivare una tempesta, se non secondo la volontà di Dio. Dio è in controllo di ogni onda, di ogni vento, e di ogni cosa. Siamo veramente sicuri nelle mani di Dio.

Chiudo con una parola per voi che siete senza Cristo. Ci sono tempeste, e sono più grandi di noi. Poi, alla fine della vita, ci sarà la tempesta più terribile di tutte, il giudizio finale. Chi è senza Cristo farà naufragio eterno. Oggi è il giorno per correre a Cristo, per entrare nell'arca della salvezza. Entra in Cristo, in LUI c'è sicurezza.