Aiuto Biblico

Libertà in Cristo

Galati 5:1-15

sermone di Leonardo Bevilacqua, www.AiutoBiblico.org per domenica, 5 novembre 2023
Descrizione: In Cristo abbiamo ricevuto la libertà. Stiamo saldi in questa libertà. Non torniamo a metterci sotto un giogo di schiavitù per cercare di ottenere la salvezza con le nostre opere.
parole chiave: fede, opere, libertà, schiavitù, legge, carne

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Contesto

Stiamo studiando l’epistola ai Galati, che è un’epistola che ci fa riflettere molto sulla base della vita cristiana, che è la salvezza.

Se ricordate, i Galati erano giovani credenti, gentili, a cui Paolo aveva proclamato l’evangelo. Ma dopo che Paolo se ne andò, arrivarono alcuni uomini, falsi, che predicarono loro un evangelo falso, e cioè predicavano che per la salvezza serviva sì l’opera di Cristo, ma bisognava anche ubbidire alla legge giudaica. Questi uomini parlavano bene, parlavano di Cristo, ma in realtà non erano da Dio. Piuttosto, erano da Satana, per creare confusione e turbamento nella chiesa.

Perciò, Paolo scrisse questa epistola per riportare in sé i Galati e spronarli a riconoscere la falsità di quello in cui avevano creduto.

In Galati, uno dei temi principali è proprio il confronto tra la salvezza per la fede in Cristo, che è l’unica vera salvezza, e la cosiddetta salvezza per le opere della legge.

Paolo parla molto della legge, ma dobbiamo tenere in mente cosa intende con “legge”. La “legge”, o le “opere della legge”, di cui Paolo parla, riguardano la legge giudaica, fatta di riti e regolamenti. Sta parlando della legge giudaica, a cui non siamo più sottoposti. È importantissimo che teniamo in mente che Paolo NON sta parlando della legge di Cristo nel Nuovo Testamento, perché DOBBIAMO ubbidire alla legge di Cristo. È fondamentale che teniamo questo in mente per capire il senso di quello che Paolo sta dicendo in questa epistola.

Oggi, con l’aiuto di Dio, studieremo la prima parte di Galati 5. Se ricordate, alla fine del capitolo 4 Paolo ha parlato della libertà che abbiamo in Cristo. Se ricordate, ha usato l’esempio di Sara e Agar, dei figli che Abrahamo ha avuto da loro, e l’allegoria con la vita cristiana. Chi cerca di arrivare a Dio per mezzo delle opere della legge è come Agar, è e rimane schiavo. Chi, invece, cerca Dio per fede, è come Sara, ed è libero e figlio della promessa. Solo chi cerca la salvezza per mezzo della fede in Cristo, aggrappandosi totalmente e unicamente all’opera di Cristo, trova vera salvezza. E insieme alla salvezza, trova liberazione.

Noi che siamo in Cristo siamo stati liberati. In Cristo siamo liberi.

Ma, in che senso abbiamo libertà?

Noi che siamo figli di Dio, salvati solo per grazia, per la fede in Cristo, non siamo più sotto la schiavitù della legge, per cercare di ottenere la salvezza attraverso l’ubbidienza della legge. Adesso che siamo in Cristo, siamo liberi in rapporto alla legge, non siamo più sotto la legge giudaica, ma siamo liberi nella grazia, sapendo che la nostra salvezza è fondata solo in Cristo, fondata sui suoi meriti, e non sui nostri. Perciò, se sei in Cristo non dobbiamo più cercare di meritare il nostro rapporto con Dio, ma piuttosto possiamo riposarci nell’opera di Cristo, perché Lui ha compiuto ogni cosa per noi.

Abbiamo vera, piena, libertà in Cristo. Ma questa libertà non è la cosiddetta “libertà” di vivere come vogliamo, seguendo i desideri della carne. Piuttosto, Cristo ci ha liberati, anche dalla schiavitù del nostro peccato, affinché lo serviamo in ogni cosa, con la nostra vita.

Restare nella libertà

Quindi, nel capitolo 4, Paolo ha appena finito di parlare della libertà che abbiamo in Cristo. E avendo posto questa base, ora esorta i Galati, e anche noi, a stare saldi in questa libertà che abbiamo ricevuto. Seguite mentre leggo in Galati 5, dal v1.

“1 State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù.” (Galati 5:1 LND)

Cristo ci ha liberati, e siamo sicuri in questa libertà. La libertà che Cristo ci ha comprati è l’unica vera libertà. Eppure, pur avendo ricevuto questa libertà, possiamo comunque essere ingannati e cadere nel metterci di nuovo sotto il giogo della schiavitù.

Pensiamo alla situazione dei Galati. Paolo comanda loro, con una forte esortazione: “State saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati”. Paolo esorta loro perché non erano rimasti saldi nella libertà, piuttosto, si erano messi di nuovo sotto la schiavitù della legge, cercando di essere giustificati per le opere della legge.

Questo comandamento, di stare saldi nella libertà, potrebbe sembrarci inutile. Ma, in realtà, abbiamo bisogno di questo comandamento, perché facilmente possiamo tornare a metterci sotto il giogo della schiavitù, proprio come i Galati. Anche noi possiamo cadere allo stesso modo.

Noi che siamo in Cristo, per mezzo di Cristo siamo nella libertà. Ma possiamo scegliere se rimanere nella libertà oppure metterci sotto il giogo pesante della schiavitù. Che differenza, che contrasto!

Chi non ha Cristo non è libero, è schiavo dei suoi peccati, e per cercare di arrivare a Dio è sotto la dura schiavitù della legge. Chi non si aggrappa totalmente a Cristo per avere un rapporto con Dio, l’unica via che ha, per cercare di ottenere la salvezza e arrivare a Dio è attraverso le opere della legge. Ma, come abbiamo visto finora in Galati, nessuno può arrivare a Dio per mezzo delle opere della legge. Perciò, chi non ha Cristo si trova sotto una durissima schiavitù, che non lo porterà mai a Dio. Cristo è l’unica via per la salvezza, e per arrivare a Dio.

Per noi che siamo in Cristo, però, non è così. Noi, per la grazia di Dio, ABBIAMO ricevuto la libertà. Siamo liberi dalla schiavitù della legge e del nostro peccato. La nostra salvezza, e il nostro rapporto con Dio, si fondano sull’opera di Gesù Cristo, e non sulle nostre opere. E perciò, abbiamo libero accesso a Dio, e possiamo avere comunione con Lui, e un rapporto con Lui, non per i nostri meriti, ma per i meriti di Cristo. Perciò, noi che siamo in Cristo siamo liberi, non siamo più sotto la schiavitù di cercare di arrivare a Dio con le nostre opere, ma Cristo ha già compiuto tutto per noi. Questo non vuol dire che non importa come viviamo. Infatti, dobbiamo vivere una vita di santità, con timore di Dio. Ma la nostra salvezza non è fondata sul come camminiamo, perché altrimenti non avremmo scampo.

Fratelli e sorelle, vedete il contrasto che c’è tra noi che abbiamo la libertà in Cristo e chi, invece, è ancora schiavo della legge?

C’è una differenza enorme!

Però, pur avendo la libertà in Cristo, comunque possiamo tornare a metterci sotto la schiavitù della legge. I Galati erano caduti in questo inganno, e a volte anche noi cadiamo allo stesso modo.

Esempio pratico: la circoncisione

Paolo spiega più di questo argomento, e parla di un esempio di cosa vuol dire, in pratica, tornare sotto la schiavitù. Leggo dal versetto 2.

“2 Ecco, io, Paolo, vi dico che se vi fate circoncidere, Cristo non vi gioverà nulla. 3 E daccapo attesto ad ogni uomo che si fa circoncidere che egli è obbligato ad osservare tutta la legge. 4 Voi, che cercate di essere giustificati mediante la legge, vi siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia.” (Galati 5:2-4 LND)

Qui Paolo fa un esempio pratico di un modo in cui i Galati erano tornati a mettersi sotto la schiavitù della legge. Qui Paolo parla della circoncisione, come un aspetto della legge che i Galati stavano cercando di seguire.

Il fatto di farsi circoncidere è un esempio pratico, ma rappresenta il voler seguire la legge, o per essere salvati o per rimanere salvati.

Fratelli, non possiamo cercare di ottenere la salvezza sia tramite la legge che, allo stesso tempo, tramite Cristo. L’uno esclude l’altro. Chi cerca di ottenere la salvezza seguendo la legge, come per esempio facendosi circoncidere, in realtà sta escludendo Cristo. E perciò, a chi cerca di ottenere la salvezza per le opere della legge, Cristo non gli giova nulla. In altre parole potremmo dire: il sacrificio di Cristo non si applica a lui per salvarlo. Perciò, chi si aggrappa alla legge non ha alcun giovamento, o alcun beneficio, dal sacrificio di Cristo, perché non si sta aggrappando a Cristo per la salvezza, ma piuttosto si sta aggrappando alla legge e alle proprie opere.

Osservare tutta la legge

Ma c’è anche un altro aspetto molto importante da considerare. Chi cerca di ottenere la salvezza tramite l’ubbidienza alla legge deve ubbidire a tutta la legge, perfettamente, in ogni suo punto. Chi sceglie di mettersi sotto il giogo della legge per cercare di ottenere, o di mantenere, la salvezza, non può scegliere a quali parti della legge deve ubbidire. La legge è un tutt’uno. Non si può prenderne una parte e scartarne un’altra.

Perciò, anche per questo motivo, mettersi sotto il giogo della legge è una durissima schiavitù. Osservare un solo comandamento della legge, perfettamente, e senza mai mancare, è già estremamente difficile, se non impossibile. Immaginate quanto più impossibile è osservare TUTTA la legge, in OGNI suo punto.

Perciò, Paolo, rivolgendosi a quelli che tornavano a cercare di essere giustificati mediante la legge, dice che si sono “separati da Cristo”, e sono “scaduti dalla grazia”.

Noi che siamo in Cristo siamo sotto la grazia, che vuol dire che Dio ci tratta con grazia. Dio ci ha salvati per grazia. È per grazia che ci vede coperti con la giustizia di Cristo, piuttosto che coperti con i nostri peccati. È per grazia che ci ha dato libero accesso a Lui, per mezzo di Cristo. Perciò, noi che siamo figli di Dio siamo sotto la grazia.

Ma chi, avendo ricevuto la grazia da Dio, torna a cercare di ottenere la salvezza per mezzo delle opere, non sta più sotto la grazia, è scaduto dalla grazia. Infatti, chi vive così si mette sotto il giogo della legge, per essere giustificato non più per grazia ma per le opere della legge. Fratelli e sorelle, la condizione di chi vive così è terribile, primo perché non mostra frutto di vera salvezza, e secondo perché si mette sotto una schiavitù che non lo porterà mai a Dio. Dio è troppo santo, nessuno può mai arrivare a Dio sulla base della propria ubbidienza.

Chi pone la fede in Cristo

C’è un’immensa differenza tra chi, per la salvezza, pone la sua fede nelle opere della legge, e chi, invece, pone la sua fede solo in Cristo. Nei prossimi versetti Paolo ci mostra come vive chi ha posto la sua fede in Cristo. Seguite mentre leggo dal versetto 5.

“5 Noi infatti in Spirito, per fede, aspettiamo la speranza della giustizia, 6 poiché in Cristo Gesù né la circoncisione né l’incirconcisione hanno alcun valore, ma la fede che opera mediante l’amore.” (Galati 5:5-6 LND)

Come vive chi ha posto tutta la sua fede in Cristo?

Chi pone la sua fede in Cristo sa che non può mai né ottenere, né mantenere, la sua salvezza con la sua ubbidienza alla legge, o con le sue opere, perché non basterebbero mai. E perciò, chi ha fede in Cristo non si aggrappa alle proprie opere, sperando di fare abbastanza per Dio. Piuttosto, chi pone la sua fede in Cristo aspetta la speranza della giustizia.

Chi si aggrappa alle proprie opere spera di essere accettato da Dio, spera di aver fatto abbastanza per Dio. Ma questa speranza, in realtà, è un desiderio, un auspicio, qualcosa che desidera ma che non è veramente sicuro di ottenere.

Dall’altro lato, invece, chi pone la sua fede in Cristo, aspetta la speranza della giustizia. Ma questo aspettare e questa speranza hanno un significato tutto diverso. Infatti, “aspettare la speranza della giustizia” significa aspettare l’adempimento di una CERTEZZA, e cioè la certezza che sarò accettato da Dio in virtù di quello che Cristo ha fatto per me, avendomi coperto Lui con la SUA giustizia, solo per GRAZIA e solo per FEDE. Le mie opere non c’entrano, c’entra solo l’opera perfetta di Cristo, che si applica a me.

Davanti a Dio, l’unica cosa che vale è se abbiamo fede in Lui. Cosa vuole Dio da noi? FEDE. Dio vuole che abbiamo FEDE in Lui.

Per la salvezza non importa quante buone opere abbiamo fatto, perché non sarebbero mai abbastanza. Per la salvezza non importa quanto siamo stati ubbidienti, perché nessuno è MAI ubbidiente abbastanza. Per la salvezza non importano la circoncisione, o l’incirconcisione, e cioè, non importa se hai adempiuto tutta la legge o no. L’UNICA cosa che importa per la salvezza è se hai fede in Cristo oppure no. Questa è l’unica cosa che conta.

La fede produce opere

Ma, attenzione, avere fede in Cristo non significa conoscere tutti i fatti su Gesù. Quella non è fede. La vera fede in Cristo, la fede che salva, è quella fede e che ci spinge ad aggrapparci totalmente a Cristo, fidandoci della Sua opera sulla croce come pagamento per tutti i nostri peccati, e come quell’unico sacrificio che soddisfa la giustizia di Dio e ci compra il pieno perdono per tutti i nostri peccati. La vera fede ci spinge ad aggrapparci a Cristo come Salvatore, e a volerlo come Signore sulla nostra vita.

E la vera fede produce, sempre, le opere di amore. La vera fede si manifesta attraverso le opere di amore che uno fa, per Dio e per il prossimo.

La vera fede, la fede che salva, produce sempre chiaro frutto. E più avanti in Galati 5 Paolo parlerà del frutto dello Spirito che la vera fede produce. Dio volendo studieremo quella parte nel prossimo sermone.

Quindi, fratelli, avete visto che contrasto c’è tra chi pone la sua fede nelle proprie opere, e chi pone la sua fede solo in Cristo? C’è un abisso di differenza.

Turbamento nella chiesa

Quindi, per riassumere fino a questo punto, abbiamo visto quanto è fondamentale che, essendo stati liberati da Cristo, stiamo saldi in questa libertà e non torniamo a metterci sotto la schiavitù della legge.

Abbiamo visto che chi si trova sotto la schiavitù della legge non ha scampo. Non c’è grazia e non c’è salvezza per chi cerca di ottenere la salvezza per mezzo delle opere della legge. Chi si aggrappa alle opere ha davanti a sé solo condanna, e tormento eterno.

All’inizio i Galati correvano bene nella vita cristiana, ma poi sono stati sviati dalla verità e sono caduti nel credere ad un falso evangelo, e si sono sviati mettendosi di nuovo sotto il giogo della legge per cercare di arrivare a Dio non solo per la fede in Cristo, ma anche per mezzo delle opere della legge.

Ma i Galati non si erano sviati per conto loro. Si erano sviati perché c’era chi li turbava, ovvero chi li ingannava con falso insegnamento. Paolo affronta questo grandissimo problema in modo molto aperto. Ascoltiamo mentre Paolo parla al cuore di questi credenti.

“7 Voi correvate bene; chi vi ha ostacolato impedendovi di ubbidire alla verità? 8 Questa persuasione non viene da colui che vi chiama. 9 Un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta. 10 Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma colui che vi turba ne porterà la pena, chiunque egli sia.” (Galati 5:7-10 LND)

I Galati avevano sentito il vero evangelo, lo avevano creduto, si erano aggrappati a Cristo di cuore per la salvezza, e stavano correndo bene la corsa verso il cielo. Ma mentre correvano bene, qualcuno li ha ostacolati.

Fratelli e sorelle, qui voglio notare un aspetto estremamente importante della vita cristiana, che riguarda anche noi. Il fatto che oggi stai camminando bene nella vita cristiana, non vuol dire automaticamente che continuerai a camminare bene. Questo è molto importante da tenere in mente. Infatti, nella Bibbia, Dio ci esorta più volte a stare in guardia per non cadere.

Per non sviarci, e per non essere sviati, dobbiamo combattere, giorno per giorno. Nella Parola di Dio la vita cristiana viene descritta in più modi, come un cammino, come una corsa, e anche come combattimento. Paolo stesso parla più volte della vita cristiana come di un combattimento durissimo, soprattutto contro il nostro peccato.

Per stare in piedi e non cadere è fondamentale che combattiamo il buon combattimento, e che non ci facciamo trovare impreparati. E grazie a Dio, Cristo è con noi nel combattimento.

Tornando ai Galati, questi falsi insegnanti che erano arrivati da loro parlavano molto bene. Erano convincenti. Quello che dicevano filava E sembravano essere uomini mandati da Dio per aiutare i Galati a correggere alcuni aspetti dottrinali che, apparentemente, avevano capito male. Ma in realtà, era tutto un inganno di Satana. Questi uomini non erano da Dio. Non stavano aiutando i Galati a seguire Dio meglio, piuttosto, li stavano allontanando da Dio, stavano facendo loro credere una dottrina eretica, completamente falsa e che negava che l’opera di Cristo fosse sufficiente per la salvezza.

Nel versetto 9 Paolo paragona l’insegnamento di questi uomini a del lievito. Quando si mette del lievito in un impasto, per quanto può sembrare una quantità minima, insignificante, se lo si lascia agire per abbastanza tempo, quel pochissimo lievito farà lievitare tutto l’impasto.

Allo stesso modo, le menzogne, la falsa dottrina che questi uomini spargevano, magari solo in piccole dosi, un po’ alla volta aveva fatto fermentare tutta la chiesa. Tanti credenti erano caduti nella loro trappola credendo al loro falso insegnamento.

Poi, subito dopo aver fatto questo paragone, Paolo sprona i Galati a riconoscere che quello che lui stava dicendo era la verità. Notate questo aspetto mentre rileggo il v10.

“10 Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente; ma colui che vi turba ne porterà la pena, chiunque egli sia.” (Galati 5:10 LND)

Quello che Paolo dice “Io sono fiducioso per voi nel Signore che non penserete diversamente;” è un modo per spronare i Galati a riconoscere che quello che Paolo stava dicendo era la verità da Dio. Questo è un modo di parlare che incita in modo gentile questi fratelli a riconoscere la verità. E questo è quello che Paolo sta facendo in tutta questa epistola: sta riprendendo, spronando, stimolando i Galati a riconoscere che quella dottrina che avevano creduto era falsa.

Il Peccato di Turbare altri fratelli

Ma per quanto riguarda gli uomini che stavano insegnando loro queste cose, Paolo condanna duramente il loro peccato. Infatti, dice che questi uomini che li turbavano avrebbero portato la pena per il loro peccato, cioè, ne avrebbero subito le terribili conseguenze al giudizio.

È un gravissimo peccato davanti a Dio turbare, agitare, mettere in confusione dei figli di Dio, specialmente se sono giovani nella fede. Nella Bibbia Dio parla molto duramente contro chi commette questo peccato, nella forma di far inciampare altri.

Perciò, fratelli, stiamo in guardia perché anche noi possiamo peccare in questo. Magari non andremmo ad un’altra chiesa predicando false dottrine, ma se non abbiamo timore di Dio, è molto facile cadere in questo, per esempio, nei rapporti a tu per tu.

Possiamo facilmente dire cose che non rispecchiano la Paola di Dio, per vari motivi. Un motivo è l’orgoglio, quando vogliamo essere visti come spirituali e questo ci spinge a dire cose che veramente non sappiamo. Un altro motivo è per mancanza di timore di Dio, e perciò non ci fermiamo a valutare se quello che vogliamo dire è veramente così nella Parola di Dio. Un altro motivo ancora è perché a volte non vogliamo ferire o offendere qualcuno, e perciò non diciamo tutta la verità, ma solo una parte, oppure “annacquiamo” la verità per renderla meno dura. Questi sono solo alcuni esempi, ma il punto è chiaro. Anche noi possiamo peccare turbando altri fratelli.

Fratelli e sorelle, dobbiamo stare in guardia ogni volta che proclamiamo le verità di Dio, per essere sicuri di non aggiungere o togliere nulla, ma dire solo quello che viene dalla Parola di Dio. Oh che possiamo sempre camminare con timore di Dio anche in questo campo.

L’esempio di Paolo

Tra i Galati c’erano alcune persone che accusavano Paolo di predicare ancora la circoncisione. Paolo si difende da questa accusa mostrando che non aveva alcun senso. Seguite mentre leggo i versetti 11 e 12.

“11 Ora quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono perseguitato? Allora lo scandalo della croce sarebbe abolito. 12 Oh, fossero pur recisi coloro che vi turbano!” (Galati 5:11-12 LND)

Queste persone accusavano Paolo di predicare ancora la circoncisione. Ma questa era un’accusa falsissima, e la vita stessa di Paolo lo dimostrava. Infatti, Paolo era spesso perseguitato perché NON predicava l’ubbidienza alla legge giudaica, ma predicava la salvezza solo in Cristo e solo per la fede. Se Paolo avesse veramente predicato la circoncisione e l’ubbidienza alla legge giudaica per ottenere la salvezza, allora non sarebbe stato perseguitato da tutti i Giudei che ancora si aggrappavano alla legge e alle tradizioni. Ma Paolo ERA perseguitato, perché predicava solo Cristo, e Cristo è la pietra d’inciampo e la roccia di scandalo, su cui inciampano e cadono coloro che si vogliono aggrappare alle opere della legge per ottenere la salvezza.

Come era Gesù quando ha scacciato i venditori dal tempio, anche Paolo aveva grande indignazione contro questi falsi che stavano turbando, cioè che stavano mettendo confusione tra i Galati.

Libertà e amore in Cristo

A questo punto Paolo torna a parlare della libertà che abbiamo in Cristo, e ci spiega cosa vuol dire quel “stare saldi nella libertà” di cui ha parlato nel v1.

Stare saldi nella libertà significa rimanere nella libertà in cui ci troviamo, che abbiamo ricevuto in Cristo, e non tornare a metterci sotto un giogo di schiavitù. La libertà che Cristo ci ha ottenuto è la libertà dalla schiavitù di cercare di ottenere la salvezza per mezzo delle opere della legge. Ed è anche la libertà dalla schiavitù del nostro peccato. Stare saldi in questa libertà, quindi, non significa avere la libertà di vivere come vogliamo, dando spazio alla nostra carne. In realtà, il mondo vede quella come libertà, ma è un inganno. Non è vera libertà. Quella è schiavitù del peccato.

Ma, allora, cosa vuol dire stare saldi nella libertà? Paolo ce lo spiega dal v13. Seguite mentre leggo.

“13 Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà; soltanto non usate questa libertà per dare un’occasione alla carne, ma servite gli uni gli altri per mezzo dell’amore. 14 Tutta la legge infatti si adempie in questa unica parola: "Ama il tuo prossimo come te stesso". 15 Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, guardate che non siate consumati gli uni dagli altri.” (Galati 5:13-15 LND)

Noi che siamo in Cristo, fratelli nella fede, siamo stati chiamati per essere liberi in Cristo. Non più sotto la schiavitù della legge, per cercare di ottenere la salvezza per mezzo delle nostre opere. Piuttosto, ora siamo liberi e sotto la grazia.

Ma, avendo questa libertà, dobbiamo stare in guardia per non usare questa libertà per dare spazio alla carne. In altre parole, la libertà che abbiamo in Cristo non è la cosiddetta “libertà” di poter vivere come vogliamo, seguendo la nostra carne. Quella non è vera libertà.

Piuttosto trovandoci nella libertà, viviamo servendo gli uni gli altri per mezzo dell’amore. Essendo ora nella libertà, liberi dalla condanna del peccato e liberi dalla schiavitù del peccato, viviamo ora amandoci gli uni gli altri e servendo gli uni gli altri.

Fratelli, notate che questi due modi di vivere sono opposti l’uno all’altro. Vivere per la carne da una parte, e amare e servire gli altri dall’altra. Sono due modi di vivere opposti che si escludono a vicenda. Non possiamo vivere per la carne e anche amare gli altri. L’uno esclude l’altro. E perciò, per poter vivere come Dio ci comanda, amando gli altri con il vero amore, dobbiamo mettere a morte le opere della carne.

Amare gli uni gli altri

Amare gli uni gli altri è fondamentale nella vita cristiana. L’amore che abbiamo ricevuto da Dio non è solo da ricevere e da tenere per noi stessi, ma piuttosto deve anche fluire da noi verso il nostro prossimo.

Tutta la legge di Cristo, a cui siamo sottoposti e a cui DOBBIAMO ubbidire, tutta la legge di Cristo deriva dai due comandamenti più grandi: amare Dio e amare il nostro prossimo. Perciò, la vera vita cristiana, vissuta in ubbidienza e con timore di Dio, deve accludere necessariamente anche l’amore gli uni per gli altri.

Quando camminiamo nella carne, non abbiamo amore gli uni per gli altri. Un esempio di questo è quello di cui parla Paolo nel versetto 15. Rileggo i vv14-15.

“14 Tutta la legge infatti si adempie in questa unica parola: "Ama il tuo prossimo come te stesso". 15 Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, guardate che non siate consumati gli uni dagli altri.” (Galati 5:14-15 LND)

Camminare nella carne ci porta a “morderci e divorarci” a vicenda perché siamo spinti da passioni carnali e questo ci ostacola dall’amare gli altri. Infatti, quando viviamo per la carne tendiamo a vedere gli altri come ostacoli, perché ci ostacolano dal raggiungere i nostri obiettivi carnali. Oppure, tendiamo a vedere gli altri come oggetti, come i mezzi per ottenere i nostri traguardi carnali.

Fratelli e sorelle, quando camminiamo così, nella carne, non stiamo amando il nostro prossimo, e stiamo peccando contro Dio. Il fatto stesso di camminare nella carne è un peccato davanti a Dio. Ma questo peccato iniziale, ci porta poi a peccare di più anche non amando gli altri.

Fratelli e sorelle, stiamo in guardia per non cadere nell’inganno del peccato. Dare spazio alla carne, sul momento, sembra piacevole e soddisfacente. Ma la cosiddetta “soddisfazione” che produce è una falsa soddisfazione, che non soddisfa mai il cuore. Piuttosto, dare spazio alla carne, ci allontana dall’avere un cuore soddisfatto, perché ci allontana da Dio che è l’unica fonte di vera soddisfazione del cuore.

Conclusione

Quindi, fratelli, di tutte le verità che abbiamo visto finora in questo capitolo, cosa porterete a casa?

In che modo queste verità toccano la nostra vita?

Teniamo in mente la grandiosa, meravigliosa, verità che in Cristo abbiamo la libertà. Stiamo saldi in questa verità. Non torniamo a metterci sotto un giogo di schiavitù. Piuttosto, restiamo aggrappati solo a Cristo.

Poniamo tutta la nostra fede in Cristo, viviamo per la gloria di Dio, con timore di Dio, aspettando la speranza della giustizia e amandoci gli uni gli altri.

Camminiamo un cammino di santità, con timore di Dio, ma aggrappandoci solo e unicamente a Cristo per la salvezza.