Aiuto Biblico

Ricordare quello che eravamo

Tito 3

Sermone di Marco de Felice, www.Aiutobiblico.org per domenica, 22 ottobre 2023, – cmd dp –
Descrizione: ricordiamo quello che eravamo, e la nostra salvezza, per poter amare gli altri; ubbidire allo stato.
parole chiave: salvezza, grazia, vecchi peccati, perdono, stato, governo

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La vita cristiana non è solo il fatto di essere salvati, riguarda ogni campo della nostra vita. E la vita cristiana è anche tenere sempre in mente quello che eravamo, e quello che Dio ha fatto per salvarci.

L’apostolo Paolo scrisse un’epistola a Tito, per spiegare a Tito come mettere ordine nelle giovani chiese di Creta. Quindi, gli insegnamenti in quest’Epistola servono anche a noi.

Oggi, guardiamo un passo in Tito 3, e spero che questo sermone sarà uno stimolo per spingervi a leggere tutta l’epistola di Tito. Voglio notare che questo brano inizia con insegnamenti su come vivere come credenti nel mondo, ma poi, Paolo ci ricorda come eravamo prima della salvezza, e come Dio ci ha salvati. Questo è un ricordo di non vedere i comandamenti di Dio separatamente dalla grazia della salvezza.

Tito 3 inizia con dei comandamenti su come dobbiamo vivere in questo mondo di peccato. Seguite mentre leggo Tito 3:1.

“1 Ricorda loro di essere sottomessi ai magistrati e alle autorità, di essere ubbidienti, pronti ad ogni opera buona,

Questo brano è un insegnamento per i credenti, e quindi, è per noi. In questo brano, Dio ci comanda ad essere sottomessi ai magistrati e alle autorità. Ci sta insegnando a sottometterci alle autorità dello stato.

È Dio che ha stabilito lo Stato, per evitare l’anarchia. Senza lo Stato, a causa del peccato nel cuore dell'uomo, sarebbero i forti a trattare male i deboli. Lo Stato frena l’aspetto più terribile del peccato dell'uomo.

Romani 13 spiega che lo Stato è stato istituto da Dio, e ci insegna ancora di più qual è il ruolo dello Stato nel piano di Dio, e ci fa capire in quali campi lo stato ha autorità. Leggo Romani 13:1-7

“1 Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori, poiché non c’è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono sono istituite da Dio. 2 Perciò chi resiste all’autorità, resiste all’ordine di Dio; e quelli che vi resistono attireranno su di sé la condanna. 3 I magistrati infatti non sono da temere per le opere buone, ma per le malvagie; ora non vuoi temere l’autorità? Fa’ ciò che è bene, e tu riceverai lode da essa, 4 perché il magistrato è ministro di Dio per te nel bene; ma se tu fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; poiché egli è ministro di Dio, un vendicatore con ira contro colui che fa il male. 5 Perciò è necessario essergli sottomessi, non solo per timore dell’ira ma anche per ragione di coscienza. 6 Infatti per questo motivo pagate anche i tributi, perché essi sono ministri di Dio, dediti continuamente a questo servizio. 7 Rendete dunque a ciascuno ciò che gli è dovuto: il tributo a chi dovete il tributo, l’imposta a chi l’imposta, il timore a chi il timore, l’onore a chi l’onore. ” (Romani 13:1-7 LND)

È molto chiaro in questo brano che dobbiamo ubbidire alle autorità, in quello che non va contro Dio. Cioè, l’autorità dello stato non viene dallo Stato, viene da Dio. E perciò, è un’autorità limitata a quello che Dio ha stabilito che lo Stato deve fare. Ci sono campi in cui lo Stato NON ha autorità, anche se a volte cerca di prendere autorità anche in quelli.

Bisogna ubbidire a Dio, e non allo Stato. Quando agli apostoli Pietro e Giovanni fu comandato dai capi dei Giudei, che avevano autorità dallo Stato, di non predicare nel nome di Gesù Cristo, rifiutarono di ubbidire, perché capivano che Dio non aveva dato quell’autorità allo Stato. Leggo Atti 4:18-20.

18 E, chiamatili, comandarono loro di non parlare affatto, né di insegnare nel nome di Gesù. 19 Ma Pietro e Giovanni, rispondendo loro, dissero: "Giudicate voi, se è giusto davanti a Dio ubbidire a voi, piuttosto che a Dio. 20 Poiché, quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo visto e udito". (Atti 4:18-20)

Quando poi Pietro e Giovanni furono arrestati, perché continuavano a predicare Cristo, risposero in modo chiaro che dovevano ubbidire a Dio, e non agli uomini. Leggo Atti 5:27-29.

7 Così essi li portarono e li presentarono davanti al sinedrio; e il sommo sacerdote li interrogò, 28 dicendo: "Non vi abbiamo severamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo". 29 Ma Pietro e gli altri apostoli, rispondendo, dissero: "Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini. (Atti 5:27-29)

Dobbiamo ubbidire allo Stato, ma non dobbiamo mai trascurare un insegnamento di Dio. Lo Stato ha autorità, ma un’autorità limitata. Ci protegge dagli uomini malvagi, dall'interno e dall'esterno dello Stato.

Lo Stato provvede infrastrutture, come strade, impianti elettrici e l'acqua. Lo Stato provvede una struttura sanitaria.

Ci sono invece altri campi in cui Dio NON ha dato autorità allo Stato. Un esempio è il matrimonio. È DIO che ha stabilito chiaramente nella Bibbia che cos’è il matrimonio. Lo Stato NON ha l’autorità da Dio per cambiare quello che Dio ha stabilito.

Lo Stato HA l’autorità di riscuotere le tasse. Lo Stato NON ha l’autorità di costringerci a fare qualcosa che ci fa danneggiare i nostri corpi, perché i nostri corpi sono il tempio dello Spirito Santo.

In tutti i campi in cui Dio ha dato autorità allo Stato, che in questo versetto in Tito è descritto come i magistrati e le autorità, noi che siamo credenti dobbiamo essere sottomessi all’autorità dello Stato. In un certo senso, dovremmo essere cittadini modello, in tutto quello che riguarda l’autorità che Dio ha delegato allo Stato.

Faccio un commento importante. Uno potrebbe dire che lo Stato è corrotto. Ricordiamo che quando Dio ha ispirato Paolo a scrivere questo, lo Stato di allora, l’impero romano, era pieno di corruzione ed era anche pieno di immoralità. Quindi, questo comandamento non è fondato sul fatto che lo Stato di allora era buono. In ogni stato è presente la corruzione. Una parte di ubbidire a Dio è di essere sottomessi all’autorità dello Stato.

Versetto 2

Mentre il v.1 parla di come vivere nei confronti dello Stato, il v.2 ci parla di come vivere con le persone nella nostra vita, credenti e non credenti. Leggo le prime parole del v.1, e poi leggo il v.2.

ricorda loro... 2 di non dire male di alcuno, che non siano contenziosi, ma siano benigni, mostrando grande mansuetudine verso tutti gli uomini. (Tito 3:2)

Consideriamo il primo comandamento:

Ricorda loro… di non dire male di alcuno”.

Quanto è importante questo. Nella carne, è molto facile parlare male degli altri. È facile parlare male di chi ci tratta ingiustamente, e di chi ci crea problemi. È facile parlare male di chi ci è antipatico. È facile parlare male degli altri. La nostra carne ci spinge a fare questo.

Pensate: che cosa stiamo facendo quando parliamo male di qualcuno?

In realtà, ci stiamo innalzando in quanto, parlare male di qualcuno, è un modo di dire che NOI non faremmo quella determinata cosa. Cioè, tendiamo a non parlare male di chi fa la stessa cosa che facciamo noi. Piuttosto, parliamo male degli altri quando fanno qualcosa che noi non facciamo, o quando siamo stati trattati ingiustamente, e crediamo di meritare di meglio.

Quindi, parlare male di qualcuno è un brutto peccato. Oltre ad essere una forma di orgoglio, è il contrario di amare il nostro prossimo. Dio ci comanda di AMARE il nostro prossimo, come noi stessi. Parlare male di qualcuno NON è amare quella persona. È una forma di odio.

Quindi, parlare male degli altri è un grave peccato, da evitare.

È importante capire che ci sono situazioni in cui ci si può avvertire e si parla di qualcuno che è un pericolo per gli altri. Per esempio, in 2Timoteo 4, Paolo avverte Timoteo del ramaio, Alessandro. Ve lo leggo.

“14 Alessandro, il ramaio, mi ha fatto molto male; gli renda il Signore secondo le sue opere. 15 Guardatene anche tu, perché si è opposto grandemente alle nostre parole.” (2Ti 4:14-15 LND)

Paolo non parla male per parlare male, sta avvertendo Timoteo di un grande pericolo. Nello stesso capitolo, nel v.10, Paolo condivide che Dema, un suo collaboratore, lo aveva abbandonato. Lo leggo.

“perché Dema mi ha lasciato, avendo amato il mondo presente, e se n’è andato a Tessalonica; Crescente è andato in Galazia e Tito in Dalmazia.” (2Timoteo 4:10 LND).

In 1Timoteo, Paolo spiega come dobbiamo fare con gli anziani che peccano. Vi leggo 1Timoteo 5:

“19 Non ricevere alcuna accusa contro un anziano, se non è confermata da due o tre testimoni. 20 Quelli che peccano, riprendili alla presenza di tutti, affinché anche gli altri abbiano timore.” (1Timoteo 5:19-20 LND)

Non bisogna nemmeno ricevere un'accusa contro un anziano, se non ci sono due o tre testimoni. Però, nel caso in cui ci sono chiari testimoni, allora, si parla di questo davanti a tutta la chiesa, non per parlare male dell'anziano, ma per spingere gli altri ad avere timore di Dio. Quindi, in quel senso, il peccato di quell'anziano viene dichiarato davanti a tutti. Ma questo non è il senso di “parlare male di qualcuno”. Piuttosto è dichiarare la verità per tenere pura la chiesa.

Il “dire male” in Tito 3:2 è il parlare male che si fa per sfogarsi, e per innalzarsi, o serve per fare la vittima trattata ingiustamente. Lo si fa anche per danneggiare la reputazione di qualcuno. Dio ci comanda di non dire male di nessuno. Bisogna togliere questo dalle nostre vite.

L’amore copre una moltitudine di peccati. Quando siamo pieni di amore, non parleremo male. Non vorremo fare la nostra vendetta. Non vorremo raccontare quanto male gli altri ci hanno fatto. Piuttosto, vorremo parlare di quello che edifica chi ci ascolta.

L’amore ci spinge a non dire male di alcuno, anche quando quel male è la verità, perché non vogliamo in alcun modo fare la nostra vendetta. Lasciamo questo totalmente a Dio. Vi leggo Romani 12:19

“Non fate le vostre vendette, cari miei, ma lasciate posto all’ira di Dio, perché sta scritto: "A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore".” (Romani 12:19 LND)

Non devo in alcun modo parlare male per vendicarmi. Se qualcuno mi fa del male, e voglio chiedere, ad un credente maturo, un consiglio su come agire, posso spiegare la situazione. Ma in questo caso, non è per parlare contro quella persona, ma è per capire come IO dovrei comportarmi, come credente.

Essere pacifici e miti

Tito 3:3 continua, e ci comanda:

Ricorda loro… che non siano contenziosi, ma siano benigni, (Tito 3:2)

Qua, Dio ci comanda di essere pacifici e miti. Cosa vuol dire essere pacifico?

Questo descrive uno che si impegna ad evitare scontri e combattimenti. Si impegna a vivere in pace con gli altri, anche se gli altri potrebbero essere pronti ad avere scontri. Questo ci ricorda quello che Dio ci comanda in Romani 12:18

“Se è possibile e per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.” (Romani 12:18 LND)

Quindi, Dio ci comanda di essere pacifici. Dobbiamo impegnarci a vivere tutti i nostri rapporti così.

Poi, ci comanda di essere miti. Cosa vuol dire mite? Descrive una persona gentile, che non si agita, che sopporta a lungo la provocazione, che rimane calma nel cuore. È il contrario di uno che si agita e si frustra.

È impossibile essere mite con le mie forze. È solo se mi umilio davanti a Dio e mi fortifico nel Signore, che posso essere veramente mite.

Grazie a Dio, possiamo fortificarci nel Signore, e nella forza della sua potenza. Perciò, viviamo così. Viviamo essendo veramente pacifici e miti con tutti. Il brano continua, e ci comanda:

ricorda loro… che non siano contenziosi, ma siano benigni, mostrando grande mansuetudine verso tutti gli uomini.”.

Dobbiamo mostrare grande gentilezza verso tutti.Questa dev’essere una grande parte del nostro carattere, visibile a tutti. A CHI dobbiamo mostrare grande gentilezza? A tutti gli uomini.

Non solo a chi ci fa del bene. Non solo a chi ci è simpatico. Ma a tutti gli uomini. Questo comprende i credenti, ma comprende anche i non credenti nella nostra vita.

Questa gentilezza descrive forza di un carattere che sopporta con pazienza le mancanze degli altri. Quindi, è una bontà e gentilezza verso tutti coloro che Dio manda nella nostra vita, i buoni e i cattivi.

Possiamo fare questo solamente se camminiamo umilmente davanti a Dio.

Quando noi viviamo come questi versetti ci comandano, diventiamo una luce che brilla in questo mondo di tenebre.

Versetto 3

Questi comandamenti sono chiari, ma in realtà, spesso, sembra molto difficile, a volte quasi impossibile, vivere così. Quando è difficile vivere così? È difficile quando dimentichiamo quanto grave era la nostra condizione spirituale prima che Dio ci salvasse.Cioè, ci è difficile sopportare gli altri quando dimentichiamo quanto grave era il nostro peccato prima che Dio ci ha salvati, e a volte, anche dopo. Notiamo attentamente quello che leggiamo nel versetto 3.

Spesso, non vogliamo ricordare quello che era la nostra vita. Dimentichiamo quanto eravamo schiavi dei nostri peccati. Ed è questo che ci porta a vedere gli altri così male. Il versetto 3 ci ricorda quello che era la nostra vita. Seguite mentre leggo il v.3.

3 Anche noi infatti un tempo eravamo insensati, ribelli, erranti, schiavi di varie concupiscenze e voluttà, vivendo nella cattiveria e nell’invidia, odiosi e odiandoci gli uni gli altri. (Tito 3:3)

Questo brano ci ricorda che eravamo pieni di peccati, magari non agli occhi del mondo, ma dentro i nostri cuori sì. È molto importante che ricordiamo quanto gravi erano i nostri peccati. Solamente così possiamo ricordare l’immensità del perdono che abbiamo ricevuto in Gesù Cristo. E solamente così possiamo avere pazienza con gli altri.

Eravamo grandemente nel peccato, eravamo insensati. Vuol dire che il peccato faceva così tanto parte di noi che nemmeno riconoscevamo quanto eravamo pieni di peccato. Il peccato non era solo parte di noi. Spesso, neanche riconoscevamo quanto eravamo pieni di peccato. Eravamo erranti, eravamo schiavi di vari peccati, senza nemmeno rendercene conto. La vita di peccato era l’unica vita che conoscevamo.

In quella condizione, vivevamo nella cattiveria e nell’invidia. Era normale per noi, come è normale per le persone intorno a noi. Poi, usando il metro biblico, eravamo anche pieni di odio. Avevamo rapporti brutti, che comprendevano la cattiveria.

Fratelli e sorelle, in realtà, ci è difficile ricordare quanto eravamo schiavi dei nostri peccati. Infatti, finché lo Spirito Santo non ci ha aperto gli occhi, non riconoscevamo la gravità del nostro peccato. Era tutto quello che conoscevamo. Era tutto normale per noi. Era brutto, era terribile, ma era la nostra realtà.

Per conto nostro, saremmo rimasti per sempre in quella condizione. Non era solo qualcosa che facevamo, era chi eravamo. Il peccato era dentro il nostro cuore. Peccavamo perché era la nostra natura.

Notate che il versetto non dice che solo ALCUNI credenti erano così. Dichiara: noi …eravamo. Tutti noi eravamo pieni dei nostri peccati.

Quando ci è difficile sopportare gli altri, è importante per noi ricordare la gravità dei NOSTRI peccati. Quando i peccati di qualcun altro ti pesano, quando ti è difficile sopportare qualcuno, quando i peccati degli altri ti turbano tanto, posso assicurarti: non stai ricordando quanto i tuoi peccati erano terribili. Non stai ricordando qual era la tua condizione di vita prima che Dio operasse in te.

Quando ricordiamo quella che era la nostra vera condizione, allora vediamo molto di più dell’immensità dell’opera di Dio, e diventa molto, molto più facile avere pazienza quando gli altri peccano contro di noi. Diventa molto più facile vivere come è scritto nei primi versetti di questo capitolo, e cioè essendo pacifici e miti, e mostrando grande gentilezza verso tutti gli uomini. Infatti, per POTER vivere così, dobbiamo tenere in mente quanto grave era la nostra condizione di peccato. Allora possiamo avere verso gli altri quel cuore di grazia che Dio ha verso di noi.

Infatti, riprendendo questo versetto, ci ha spiegato che eravamo gravemente nel peccato. Poi, nella sua grande misericordia, Dio ha agito.

Paolo ci ricorda quello che eravamo perché è commovente se pensiamo a quanto siamo stati empi, quanta luce abbiamo ricevuto e quanto abbiamo peccato contro Dio che ci ha illuminati. Quanto è grande la grazia. Il versetto 4 ci parla di quello che Dio ha fatto quando eravamo in quella condizione così terribile.

Versetto 4

I versetti 5 e 6 ci parlano di quello che Dio ha fatto, ma prima, vogliamo capire il cuore di Dio per noi. Leggo il versetto 3, poi 4.

3 Anche noi infatti un tempo eravamo insensati, ribelli, erranti, schiavi di varie concupiscenze e voluttà, vivendo nella cattiveria e nell’invidia, odiosi e odiandoci gli uni gli altri. 4 Ma quando apparvero la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore verso gli uomini (Tito 3:3,4)

Le prime parole mi colpiscono tanto: “Ma quando apparvero”. Perché la parola “apparvero” dovrebbe colpirci?

Vuol dire che io non sono andato in cerca di Dio, e non ho io trovato Dio. Piuttosto, io stavo là nelle tenebre e apparvero queste due cose meravigliose.

Prima, “apparve la bontà di Dio”. Cos'è la bontà di Dio?

È il cuore di Dio che lo spinge a tante azioni di bontà. È il cuore di Dio di fare del bene, non solo nei confronti dei buoni e giusti, anche perché non ci sono persone che sono veramente buone e giuste, ma il suo cuore nel fare del bene a peccatori, come lo ero anch'io.

La bontà di Dio apparve a me quando io ero sotto condanna, senza speranza, io ero colpevole, e mi serviva disperatamente il Salvatore. E se tu sei salvato, la bontà di Dio è apparsa anche a te.

E non solo apparve la bontà di Dio, nostro Salvatore, ma apparve anche “… il suo amore verso gli uomini.” Per grazia, anch’io faccio parte di questi uomini a cui apparvero la bontà e l’amore di Dio. Anche TU fai parte di questo gruppo. Questo amore non apparve ad un gruppo indistinto. Appare ad individui. Apparve a me, apparve a te.

Alla luce di questo, a ciascuno chiedo: tu pensi alla gravità del tuo peccato e alla grandezza dell'amore e della bontà di Dio? Non c’è nulla di paragonabile in tutta la vita.

La bontà e l’amore di Dio apparvero agli uomini pieni di grossi peccati, come abbiamo letto nel versetto 3. E NOI facevamo parte di quegli uomini.

Versetti 5-6: Come ci ha salvato

Arrivando ai versetti 5 e 6, leggiamo di quello che Dio ha fatto nella sua bontà e con il suo grande amore. Leggo i versetti 5 e 6.

5 egli ci ha salvati non per opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, 6 che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore,

Dio ci ha salvati, salvati pienamente dalla nostra condizione di essere grandi peccatori.

DIO ci ha salvati. Non è qualcosa che abbiamo raggiunto noi. La salvezza non è qualcosa che abbiamo meritato. DIO ci ha salvati, nella sua bontà e con il suo amore.

Ci ha salvati NON per mezzo di opere giuste che avessimo fatto noi.

È importante capire questo. Eravamo coperti con il nostro peccato, e con il metro di Dio, non avevamo alcuna buona opera davanti a Dio. I nostri peccati macchiavano tutto quello che facevamo.

Trovate Isaia 64:6, che spiega come Dio vede quello che facevamo di buono mentre eravamo ancora peccatori. Queste sono le buone opere di chi non è perdonato e giustificato in Cristo. Leggo da Isaia 64.

“Siamo tutti come una cosa impura, e tutte le nostre opere di giustizia sono come un panno sporco; avvizziamo tutti come una foglia, e le nostre iniquità ci portano via come il vento.” (Isaia 64:6 LND)

Tutte le nostre opere di giustizia erano come un panno sporco, che in Ebraico vuol dire uno straccio mestruale, che per i Giudei era una cosa estremamente impura. Un marito non doveva nemmeno toccare la mano di sua moglie durante il suo ciclo.

E questa è la parola, che in ebraico, viene utilizzata per indicare lo straccio che usavano. Quindi, per un Giudeo, dire che le nostre opere di giustizia, ovvero, le buone opere, erano come questo panno, vuol dire che erano estremamente impure per Dio.

Quindi, assolutamente non potevamo offrire le nostre buone opere a Dio, perché erano schifezze per Dio. Questo perché insieme alle buone opere c'era il nostro peccato. Non si può dare a Dio un dono con la mano sporca di peccato. Lui non può accettare un regalo così. Eravamo sporchi con il nostro peccato.

Ma, a causa della sua immensa bontà, e del suo grande amore, Dio “ci ha salvati non per opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia.

Dio ci ha salvati per la sua misericordia. Consideriamo questa meravigliosa misericordia. Che cos’è la misericordia di Dio?

La misericordia di Dio è il suo cuore di fare del bene a chi merita il male. A causa dei nostri peccati, noi meritavamo solo il male da Dio. Però, Dio aveva il cuore di volerci fare del bene. Questa è la sua misericordia. La salvezza è un atto di pura misericordia.

Quando ti è difficile perdonare qualcuno, non stai ricordando la misericordia di Dio nei tuoi confronti. O che possiamo ricordare sempre di più l’immensa misericordia di Dio per noi.

Rileggo il versetti 5 e 6.

5 egli ci ha salvati non per opere giuste che noi avessimo fatto, ma secondo la sua misericordia, mediante il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo, 6 che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore, (Tito 3:5,6)

Notate come Dio ci ha purificato dai nostri peccati. Era mediante:

“...il lavacro della rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo”.

Eravamo sporchi con i nostri peccati e Dio ci ha lavati togliendo l'uomo vecchio e dandoci un nuovo cuore. Ha levato quel cuore di pietra e ha messo dentro un cuore di carne. La rigenerazione è l'opera di Dio.

La rigenerazione viene chiamata in tre modi nella Bibbia. Quali sono?

  1. rigenerazione

  2. vivificati: “anche quando eravamo morti nei falli, ci ha vivificati con Cristo…” (Efesini 2:5 LND)

  3. nuova nascita, nati da Dio (Giovanni 1 e 3)

Quindi, diventiamo figli di Dio mediante la rigenerazione, l’essere vivificati, chiamata anche la nuova nascita. Nella rigenerazione, Dio dà la vita che non c'era prima. Nell'Evangelo di Giovanni, più volte Gesù dichiara che Egli dà la vita a chi vuole. È un’opera divina.

Dio ci salva, tramite il lavacro della rigenerazione, e anche tramite ilrinnovamento dello Spirito, in cui ci fa avere un cuore nuovo, un carattere nuovo, e nuovi desideri. In questo mondo, siamo ancora nella carne, ma abbiamo nuovi desideri. Siamo stati rinnovati dallo Spirito.

Vi leggo due versetti in Ezechiele 36. Questa è una profezia di questo rinnovamento:

“25 Spanderò quindi su di voi acqua pura e sarete puri; vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli…. 27 Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti.” (Ezechiele 36:25,27 LND)

Quando Dio ci salva, nella sua misericordia e bontà, per il suo amore, Egli mette dentro di noi il suo Spirito, e cifa diventare nuove creature che camminano in novità di vita.

Tornando al nostro brano in Tito, dichiara:

“il rinnovamento dello Spirito Santo, che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore”.

Dio ha sparso lo Spirito Santo su di noi copiosamente. Non ce l’ha dato a gocce, ma in grande quantità ed in modo abbondante. Ci ha dato lo Spirito Santo, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore.

Versetto 7: risultato della salvezza (frutto)

Poi cosa succede quando Dio salva una persona? Versetto 7 ci dà il risultato della salvezza. Ci dichiara qual è il risultato del fatto che Dio ci ha salvato. Lo leggo.

7 affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo eredi secondo la speranza della vita eterna.

Dio ci ha salvati, ci ha giustificati, per la sua grazia. Che cosa ci fa diventare?

Ci fa diventare eredi secondo la speranza della vita eterna. Allora, se uno è erede della vita eterna, non esiste una salvezza temporanea. Non esiste una salvezza che dura per un certo tempo e poi la si perde. La salvezza è eterna. Quando Dio ci giustifica e ci rigenera come figli di Dio, è per l’eternità. Ci fa avere la vita eterna, per sempre. Ci dà una viva speranza.

Allora

Da questi versetti, impariamo quanto è importante ricordare quello che era la nostra condizione, il nostro cuore. Eravamo perduti nei nostri peccati, lontani da Dio. Il peccato non era solo quello che facevamo, era nella nostra natura.

In quella condizione, ci apparvero la bontà e il suo amore, e Dio ci ha salvati, ci ha rigenerati, ci ha giustificati, tutto per mezzo del nostro Salvatore Gesù Cristo.

Ora, ricordiamo questo, e viviamo pieni di bontà verso gli altri. Viviamo in modo pacifico, e mite, in ogni rapporto. Non parliamo male di nessuno, ma piuttosto mostriamo grande gentilezza verso tutti. Viviamo come luce in questo mondo di tenebre. Che Dio sia glorificato in noi, che tante persone possano vedere la luce di Dio in noi, per arrivare alla stessa salvezza che Dio ha dato a noi.