Aiuto Biblico

La fede e le opere

Giacomo 2:14-26

Sermone di Leonardo Bevilacqua, www.AiutoBiblico.org per domenica, 17 ottobre 2021
Descrizione: possiamo avere una fede viva, che salva e che produce opere, oppure una cosiddetta “fede” che però è morta, non produce opere, e non salva. Le opere sono un’indicazione dello stato della fede, se è viva o morta.
parole chiave: fede, opere, buone opere

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Introduzione

Stiamo andando avanti studiando l’epistola di Giacomo. Questo è un libro meraviglioso che Dio ci ha dato. Giacomo è un libro meraviglioso perché, ci insegna, in modo pratico, come vivere vari aspetti della vita cristiana. E già questo è grandissimo! Ma, se ci pensate, questo ci mostra l’amore di Dio per noi, nel fatto che non solo ci ha salvati, ma anche, con tanto amore, ci mostra la via in cui dobbiamo camminare. E questa è la via per avere comunione con Dio, per avere una vita veramente benedetta, e per avere vera pace e gioia nel cuore.

Se guardiamo questa epistola da un punto di vista più ampio, non concentrandoci solo sui singoli insegnamenti ma vedendo tutto nell’insieme, vediamo l’amore di Dio per noi, che non ci ha lasciati a cercare di capire per conto nostro come camminare, cercando di indovinare qual è la via giusta, ma piuttosto ci mostra la via che dobbiamo percorrere. Infatti, Cristo non è solo il nostro Salvatore, ma è anche il nostro Buon Pastore che guida noi, le sue pecore.

Oltre agli insegnamenti su come camminare, Dio, tramite la sua Parola, ci dà anche delle prove per vedere se la nostra fede è genuina e vivente. Per esempio, in 1Giovanni troviamo varie prove per vedere se siamo veramente salvati. Questo ci mostra la grazia di Dio, che ci spinge ad esaminarci per vedere se la nostra fede è viva e genuina, per non trovarci impreparati al giudizio. Questa è la grazia di Dio verso di noi!

Oggi, con l’aiuto di Dio, studieremo la seconda parte del capitolo 2 di Giacomo. In questa parte del capitolo, Dio, tramite Giacomo, ci fa un confronto tra la vera fede, la fede che salva, e una fede morta, che non salva; quindi, Dio ci dà un metro, che è il Suo metro, con cui possiamo misurare noi stessi per riconoscere la nostra condizione spirituale. E fare questo è estremamente importante.

La fede e le opere

Quindi, Giacomo ci fa un confronto tra la vera fede e una fede morta. La vera fede produce opere. Una cosiddetta fede, che non produce vere opere, è una fede morta, che non salva. Chi non ha opere, non ha la vera fede. Chi ha solo una cosiddetta fede, ma senza le opere, non è veramente salvato. Capire questo è estremamente importante, perché ne va della tua eternità.

Dio, tramite Giacomo, ci spiega come la fede vera produce le opere nella vita cristiana.

Inizio leggendo il versetto 14 che ci introduce questo argomento.

“14 A che giova, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?” (Giacomo 2:14 LND)

Giacomo ci pone una domanda importantissima, che è la domanda di fondo su cui si basa il resto del discorso che affronteremo oggi.

Se uno dice di avere la fede che serve per la salvezza, ma non ha le opere, a che giova? Quel tipo di fede, una fede senza opere, può salvarlo?

Questa è una domanda molto importante, anzi, fondamentale. Quando Giacomo parla di fede sta parlando della vera fede nel sacrificio di Gesù Cristo, la fede che serve per la salvezza. E quando parla di opere, sta parlando delle buone opere che Dio ci chiama a compiere. Le “buone opere” comprendono una grande varietà di opere che possiamo compiere, ma sono sempre opere per il vero bene degli altri intorno a noi, che li aiutano a vedere più di Dio e a crescere in Cristo.

Tante persone si dichiarano credenti, cioè, dicono di avere fede in Gesù Cristo per la salvezza, ma poi vivono una vita che non è ripiena delle buone opere che la vera fede produce. Chi vive così può stare tranquillo? Questa sua “fede” è sufficiente? Dio stesso, tramite Giacomo, ci spiega come la vera fede e le opere vanno insieme nella vita cristiana.

Esempio pratico: provvedere ai bisogni

Per aiutarci a capire meglio questo argomento, Giacomo ci dà un esempio di una situazione pratica in cui solo delle belle parole non bastano, ma servono anche le opere. In questo esempio Giacomo parla di uno nel bisogno. Solo dire tante belle parole non basta, bisogna rimboccarsi le maniche, mettersi da fare, e mettere in pratica quello che diciamo con la bocca. Allo stesso modo, una fede di solo parole non basta, bisogna anche fare le opere, cioè, mettere in pratica la fede. Seguite mentre leggo dal versetto 15.

“15 Or, se un fratello o una sorella sono nudi e mancano del cibo quotidiano, 16 e qualcuno di voi dice loro: "Andatevene in pace, scaldatevi e saziatevi", ma non date loro le cose di cui hanno bisogno per il corpo, a che giova? 17 Così è pure della fede; se non ha le opere, per se stessa è morta.” (Giacomo 2:15-17 LND)

Il principio qua è molto chiaro. In questa situazione, in cui un fratello o una sorella mancano dei vestiti e del cibo necessario, solo dire loro “Andatevene in pace, scaldatevi e saziatevi” senza dare loro le cose di cui hanno bisogno, non giova nulla. Quello che invece gioverebbe loro è dare loro le cose di cui hanno bisogno.

Lo stesso vale per la fede: se la fede non produce le opere, per se stessa è morta. Infatti, uno può dire di avere tanta fede, ma se non ha anche le opere, la sua fede è solo a parole, ed è una fede morta.

Fede e opere vanno insieme

Se hai vera fede, questa fede sarà visibile e dimostrata tramite le tue opere. Non sono le opere che creano la fede, piuttosto, la vera fede produce opere. Le due cose vanno insieme e non possono essere separate. Nei prossimi versetti Giacomo ci parla proprio di questo. Seguite mentre leggo dal versetto 18.

“18 Ma qualcuno dirà: "Tu hai la fede, e io ho le opere"; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io ti mostrerò la mia fede dalle mie opere. 19 Tu credi che c’è un solo Dio. Fai bene; anche i demoni credono e tremano. 20 Ma vuoi renderti conto, o insensato, che la fede senza le opere è morta?” (Giacomo 2:18-20 LND)

Prima di tutto voglio fare una precisazione che ci aiuterà a capire il senso di questi versetti. Se notate, il versetto 18 sembra non avere un filo logico, quando Giacomo inverte chi dice che cosa. In realtà, quando dice nel versetto 18:

“18 Ma qualcuno dirà: "Tu hai la fede, e io ho le opere";…” (Giacomo 2:18 LND)

Quel “tu hai la fede e io ho le opere” può essere inteso come una massima. Cioè, chi fa questa obiezione sta dicendo, in senso generale “si possono avere o la fede o le opere”, intendendo che la fede e le opere sono due cose slegate, e quindi che si può avere fede senza avere le opere.

In risposta a questa obiezione, Giacomo dichiara una cosa molto forte. Se tu dici di avere la fede senza le opere, allora mostrami la tua fede senza le opere, e io ti mostrerò la mia fede dalle mie opere!

Se uno dice di avere fede ma non ha opere, le sue sono solo parole. Infatti, le opere dimostrano che la fede è vivente e genuina. La vera fede produce le opere. Se c’è la vera fede, ci saranno le opere. Le opere non creano la fede, ma sono la dimostrazione che quella fede è viva.

Quindi, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere che dimostrano che ha fede, la sua è una fede morta. Questa persona può credere di avere fede, può credere di essere religioso, ma la verità è che non c’è nessuna dimostrazione che la sua fede sia vera e vivente. La cosiddetta fede che ha non salva.

Credere in senso generico non basta

Solo credere in Dio in senso generico non salva. Nel versetto 19 leggiamo che solo credere che c’è un solo Dio in sé non vuol dire nulla. Infatti, anche i demoni credono in quel senso, e di certo non hanno la fede che salva. In sé, è buono credere che c’è un solo Dio, perché è la verità. Però, non è quella la vera fede che salva.

La vera fede, la fede genuina, la fede che salva, produce sempre una vita di buone opere. Infatti, nel versetto 20 Giacomo dice:

“20 Ma vuoi renderti conto, o insensato, che la fede senza le opere è morta?” (Giacomo 2:18-20 LND)

Una cosiddetta fede, che però non è accompagnata dalle opere, è morta. È importante capire che non sono le opere a dare vita alla fede, piuttosto, le opere dimostrano che c’è quella fede è viva.

Un esempio di fede: Abrahamo

La Bibbia riporta più volte la storia di uomini di Dio che hanno avuto vera fede, una fede che ha prodotto una vita di opere. Giacomo ci riporta uno degli esempi più grandi, che è l’esempio di Abrahamo.

Seguite mentre leggo dal versetto 21.

“21 Abrahamo, nostro padre, non fu forse giustificato per mezzo delle opere, quando offrì il proprio figlio Isacco sull’altare? 22 Tu vedi che la fede operava insieme alle opere di lui, e che per mezzo delle opere la fede fu resa perfetta. 23 Così si adempì la Scrittura, che dice: "Or Abrahamo credette a Dio, e ciò gli fu imputato a giustizia"; e fu chiamato amico di Dio. 24 Perciò vedete che l’uomo è giustificato per le opere e non per fede soltanto.” (Giacomo 2:21-24 LND)

Abrahamo era un uomo molto vecchio e da tanti anni aveva desiderato tanto avere un figlio, e quindi una progenie, ma non ne aveva. Dio gli aveva promesso di dargli un figlio, e adempì quella promessa donando ad Abrahamo un figlio prezioso, Isacco, che egli amava tantissimo. Poi, però, Dio, per provare la fede di Abrahamo, gli comandò di andare ad offrire Isacco come sacrificio.

Abrahamo aveva aspettato tanto per poter avere un figlio, e questo figlio che Dio gli aveva donato era estremamente prezioso al suo cuore. Se consideriamo tutto questo e poi vediamo come ha agito Abrahamo in questa situazione, vediamo una chiara dimostrazione di cos’è la vera fede. Infatti, Abrahamo, senza indugiare, ha preso suo figlio e l’occorrente per il sacrificio e si è recato al posto dove doveva offrire suo figlio. Abrahamo aveva fede. Lui sapeva che Dio gli aveva dato quel figlio, e più che un figlio, Dio gli aveva dato la promessa di una progenie numerosa. Abrahamo sapeva che Dio mantiene la sua parola, e quindi gli avrebbe dato una progenie. Perciò, quando Dio gli comandò di andare a sacrificare Isacco, lui non capiva il perché, ma sapeva che Dio fa ogni cosa bene.

La fede di Abrahamo non era una fede solo a parole, tutt’altro! La fede di Abrahamo era una fede viva, che si è dimostrata tale attraverso le sue opere, cioè, attraverso il suo prendere suo figlio e tutto l’occorrente e salire al monte dove doveva offrire Isacco. Le opere di Abrahamo hanno dimostrato che lui aveva vera fede. E Dio ha premiato quella fede, perché ha visto che il cuore di Abrahamo era prima di tutto per Dio, e non per suo figlio.

Poi, notate quello che dice il versetto 24. Lo rileggo.

“24 Perciò vedete che l’uomo è giustificato per le opere e non per fede soltanto.” (Giacomo 2:24 LND)

Per capire il senso di questo versetto dobbiamo leggerlo nel suo contesto. Strappato fuori dal suo contesto, potrebbe sembrare che questo versetto stia dicendo che la fede non basta e per essere salvati servono le opere. Ma non è così, infatti, se fosse questo il significato del versetto 24, andrebbe contro tutto il resto della Bibbia.

Quello che Giacomo sta dicendo in questo versetto è che la sola fede, la fede a parole, la fede che non ha dimostrazione pratica, non è sufficiente per la salvezza, perché, come abbiamo letto nel versetto 20, questa fede è una fede morta. Giacomo usa il termine “fede soltanto” per descrivere una fede morta, che non è vera fede, e quindi, non produce opere. Per essere giustificati serve la vera fede, che produce le opere. Le opere dimostrano che la fede è genuina.

Siamo salvati per fede, e solo per fede. Infatti, parlando proprio di Abrahamo, in Romani 4 leggiamo:

“1 Cosa diremo, dunque, che il nostro padre Abrahamo abbia ottenuto secondo la carne? 2 Perché se Abrahamo è stato giustificato per le opere, egli ha di che gloriarsi, ma non davanti a Dio. 3 Infatti, che dice la Scrittura? "Or Abrahamo credette a Dio e ciò gli fu imputato a giustizia". 4 Ora a colui che opera, la ricompensa non è considerata come grazia, ma come debito; 5 invece colui che non opera, ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è imputata come giustizia.” (Romani 4:1-5 LND)

In quel brano è chiarissimo che Abrahamo non è stato giustificato per le sue opere, ma per la sua fede. MA questa fede era resa visibile dalle sue opere. Le due cose operano insieme.

Secondo esempio: Rahab

Nel versetto 25 Giacomo ci dà un altro esempio di fede e opere, parlando di Rahab, la prostituta che aveva ospitato le spie di Israele che Giosuè aveva mandato per esplorare Gerico. Seguite mentre leggo il versetto 25.

“25 Similmente anche Rahab, la prostituta, non fu essa giustificata per le opere quando accolse i messaggeri e li rimandò per un’altra strada?” (Giacomo 2:25 LND)

La storia di Rahab e le spie è un ottimo esempio di come le opere dimostrano la fede. Rahab aveva fede in Dio, credeva nel suo cuore che il Dio di Israele era il vero Dio, ma la sua fede non si fermava lì, non era solo una fede intellettuale, mera conoscenza, come i demoni. Piuttosto, la fede di Rahab era una fede di cuore, che si è manifestata, cioè, si è dimostrata essere una fede vivente, tramite le sue opere.

Prima di tutto, Rahab ha rischiato la sua vita per proteggere le spie da Israele. Poi, se ricordate, Rahab ha chiesto ai due uomini che lei e la sua famiglia fossero risparmiati quando Israele avrebbe attaccato Gerico. Loro lo giurarono ma le dissero che avrebbe dovuto attaccare una cordicella scarlatta alla finestra e che tutta la sua famiglia avrebbe dovuto trovarsi in casa sua e non uscire.Quando quegli uomini giurarono questo, Rahab, essendo certa che Dio avrebbe dato loro vittoria su Gerico, ha attaccato subito la cordicella alla finestra. Questi sono solo due esempi di opere che hanno dimostrato la fede di Rahab.

Allora, di nuovo, è importante che non capiamo in modo sbagliato questo versetto. Anche questo versetto, se strappato fuori dal contesto, potrebbe essere usato per cercare di far credere che la salvezza sia per opere. Non è così.

Rahab non fu giustificata per le opere nel senso che ha in qualche modo guadagnato la giustificazione facendo buone opere. Piuttosto, Rahab fu giustificata per le opere nel senso che le sue opere hanno dimostrato che la sua fede non era una fede solo a parole, e cioè una fede morta, ma piuttosto che era una fede vivente e salda. Il fatto che questa donna era pronta a rischiare la propria vita accogliendo e poi salvando queste spie, è la chiara dimostrazione che lei aveva una fede solida in Dio.

Le opere di Rahab dimostravano che la sua fede non era morta ma viva. Lei fu salvata per quella fede vera.

La conclusione del discorso

Il rapporto che c’è tra la fede e le opere è come il “rapporto”, per così dire, che c’è tra il corpo e l’anima. Giacomo ci dà questo paragone per chiudere il discorso. Seguite mentre leggo il versetto 26.

“26 Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta.” (Giacomo 2:26 LND)

Pensiamo a questo. Il corpo e lo spirito, cioè l’anima, coesistono quando c’è vita. Quando non c’è spirito, quel corpo è morto. A livello chimico è uguale, ma non c’è vita se non c’è spirito. Per avere la vita servono sia il corpo che lo spirito.

Questo è simile alla fede e le opere. Se una cosiddetta fede non ha le opere, è morta, non è la vera fede. La fede senza le opere è una fede morta, che non salva.

Esaminati

Questo brano è chiarissimo se letto tutto insieme e nel contesto di tutta la Scrittura. Ed è un brano importantissimo, perché fa chiarezza tra chi solo parla di avere fede in Dio, e chi invece ha vera fede in Dio, che è la vera fede che salva.

Uno può dire tutto quello che vuole con la bocca, può dire di credere in Dio, può dire di avere fede in Dio, può dire di amare Dio e di avere un rapporto personale con Lui, ma se quello che dice non è confermato dalle opere, sono solo parole vuote. La vita di ciascuno che si dichiara credente deve rispecchiare e confermare quello che lui dichiara della sua fede.

Se tu ti dichiari figlio di Dio, se dici di avere fede in Dio per la salvezza e per tutta la vita, hai anche le opere che lo dimostrano? Sei come Abrahamo o Rahab che guardando alla loro vita si vede subito che avevano fede in Dio? Oppure tu dici tante belle cose, ma alla fine non hai le opere che dimostrano la tua fede?

Esamina la tua vita: hai buone opere nella tua vita, che rendono chiaro che hai la vera fede? O la tua fede è morta e non produce opere, e quindi, per la tua salvezza ti stai aggrappando ad una fede morta, che non ti salverà?

Per chi non ha le opere

Se tu stai pensando: io non ho opere, cosa devo fare? Dimmi quello che devo fare per avere evidenza della mia fede!

Se tu pensi questo, non stai vedendo qual è il vero problema. Il punto non è quello che fai. Uno può fare tante buone opere per il Signore, e comunque essere lontano da Lui e ancora sotto l’ira di Dio. Non è quanto fai che ti salva.

Il punto di quello che Dio ci ha mostrato oggi è che, se tu vedi che non hai opere nella tua vita, non hai evidenza che hai la vera fede che salva. Questo è gravissimo! Riconosci la tua grave condizione davanti a Dio!

Però, non fermarti lì! Tu hai bisogno di Cristo per la salvezza, e Lui è pronto a salvarti se ti ravvedi dai tuoi peccati e ti aggrappi a Lui per essere salvato. Corri a Dio, confessa a i tuoi peccati di cuore, e poi ricevi e accetta il perdono che Dio ti darà. Se tu confessi di cuore i tuoi peccati, Dio ti perdonerà e accenderà in te la fede per la salvezza.

Se non hai la vera fede, tu puoi compiere tutte le buone opere che vuoi, ma è tutto invano. Sei non hai la vera fede, non sei salvato. Corri a Cristo, aggrappati a Lui, lascia il tuo peccato e segui Cristo come tuo Signore e Salvatore.

Per chi ha le opere ma poche

Forse tu non sei così. Forse tu riconosci di avere alcune buone opera nella tua vita, ma non molte, oppure riconosci che hai qualche campo della vita in cui non stai camminando facendo buone opere, e quindi non hai molta evidenza della tua fede nella tua vita. Se tu sei in questa condizione, non è buono, ma non sei solo.

La vita cristiana è un combattimento. È un combattimento costante abbondare nelle buone opere, perché spesso ci stanchiamo, ci scoraggiamo, o siamo attirati al mondo e perdiamo di vista quello che vale veramente. Se tu ti trovi in questa condizione, non vuol dire in sé che non sei salvato. Infatti, la soluzione non è di disperarti e dubitare la tua salvezza. Piuttosto, la soluzione è di riconoscere il tuo peccato e di correre a Dio confessandolo. Dio è fedele e giusto da perdonarti e purificarti ogni volta che corri a Lui confessando il tuo peccato. Poi, riconosci che questo è un combattimento che dura per tutta la vita, perciò, chiedi a Dio di aiutarti ad abbondare nelle buone opere. Però, più che concentrarti sul fare buone opere, concentrati sul vedere più di Gesù Cristo. Impegnati, giorno per giorno, a conoscere di più il tuo Signore e Salvatore. Prendi tempo regolarmente nella Parola di Dio. Prendi tempo regolarmente per pregare. Condividi con altri quello che vedi del tuo Signore. E vedrai che pian piano la tua fede aumenterà e, di conseguenza, nella tua vita ci saranno anche le buone opere che rendono chiara la fede vivente che è in te.

L’amore di Dio

Fratelli e sorelle, vedete l’amore di Dio in tutto questo? Dio è così pieno di grazia e di amore verso di noi! Dio ci spiega chiaramente come vedere se la nostra fede è genuina e vivente. Dio non ci bastona se manchiamo di buone opere, piuttosto, ci dichiara che se non abbiamo le opere non abbiamo motivo di credere che abbiamo la fede che salva. In questo modo, finché c’è tempo, prima del giudizio, Dio ci spinge ad esaminarci e, se serve, a correre a Lui per il perdono. E Lui è pronto a perdonarci se confessiamo i nostri peccati, ed è pronto a purificarci, è pronto a togliere il peccato dal nostro cuore. Poi, una volta che il nostro peccato è tolto, il nostro Buon Pastore è pronto ad aiutarci a riprendere il cammino e ad avere una fede sempre più solida e radicata, e ad avere sempre più opere che dimostrano la nostra fede.

Se Dio ti ha parlato oggi, mostrandoti il tuo peccato, non abbatterti, corri a Lui per il perdono, e poi seguiLo dal punto in cui sei!