Aiuto Biblico

Come vivere l'attesa

Giacomo 5:13-20

Sermone di Leonardo Bevilacqua, www.AiutoBiblico.org per domenica, 13 marzo 2022

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Introduzione

Negli ultimi sermoni abbiamo considerato la prima parte di Giacomo 5. Oggi, con l’aiuto di Dio vogliamo considerare l’ultima parte di questo capitolo, con cui Giacomo chiude la sua epistola.

Se ricordate, nell’ultimo sermone abbiamo considerato il comandamento di aspettare con pazienza il ritorno di Cristo. La vita su questa terra è piena. Ci sono impegni, cose da fare, gioie e benedizioni, e anche pesi e dolori. Possiamo facilmente distrarci e guardare solo a questa vita, come se fosse tutto qua. Possiamo essere presi con gli impegni, le faccende, i problemi, ma anche con le gioie e i piaceri di questa vita.

Ma non è tutto qua. Questa vita è solo temporanea, per pochi anni, e passerà in fretta. Fratelli, non guardiamo solo a questa vita! Guardiamo in avanti, guardiamo all’eternità, guardiamo a quello che ci aspetta nella presenza di Dio! E, avendo gli occhi fissi in avanti, camminiamo con perseveranza, aspettiamo con pazienza la venuta di Cristo. E questa non è una vita pesante e gravosa, piuttosto, è la via benedetta che Dio ha preparato per noi.

Nell’ultimo sermone, tramite Giacomo, Dio ci ha mostrato alcuni aspetti di come vivere mentre aspettiamo la venuta del Signore. Oggi, con l’aiuto di Dio, vedremo altri aspetti.

Nelle afflizioni e nelle gioie

La vita, di ciascuno di noi, è fatta di stagioni diverse. Ci sono periodi di afflizione e periodi di gioia. Come dobbiamo affrontare i periodi di afflizione, e i periodi di gioia? Certamente, in un certo senso, molto diversamente. Ma in un altro senso, c’è anche qualcosa in comune. Giacomo, nel versetto 13, ci spiega come affrontare ogni stagione della vita. Seguite mentre leggo il versetto 13.

“13 C’è tra voi qualcuno che soffre afflizioni? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti inni di lode.” (Giacomo 5:13 LND)

Stai soffrendo afflizioni? Abbiamo tutti afflizioni. A volte le afflizioni sono quelle quotidiane, che durano a lungo: una situazione brutta al lavoro, rapporti difficili con i colleghi, o in casa. Altre volte, le afflizioni sono quelle situazioni che arrivano poche volte nella vita, ma che sono pesantissime, e ci schiacciano a terra. Come devi affrontare le afflizioni? Prega.

Ma forse non hai grandi afflizioni in questo periodo. Forse stai bene di cuore, sei d’animo lieto, hai gioia e contentezza nel cuore. Come dovresti fare se sei d’animo lieto? Canta inni di lode a Dio!

In entrambi i casi, pregando e anche cantando inni di lode, stai guardando a Dio.

Qualsiasi sia la tua condizione oggi, sia se ti trovi in mezzo alle afflizioni, piccole o grandi, sia che tu stia bene, c’è un solo modo per affrontare bene la situazione in cui ti trovi: guardando a Dio!

Se ti trovi nell’afflizione, se hai prove pesanti, se hai grandi dolori di cuore, o anche se hai solo le afflizioni quotidiane, che sono legate a questa vita, le spine e i triboli, l’unico modo per avere vera pace nel cuore è di guardare a Dio. Porta i tuoi pesi al nostro Padre misericordioso, confida in Lui e Egli ti darà GRANDE consolazione e GRANDE pace nel cuore.

Se, invece, ti trovi in un periodo di gioia, di contentezza di cuore, o perché non hai grandi afflizioni, o perché guardi a Cristo in mezzo alle afflizioni, se sei d’animo lieto canta inni a Dio. Loda Dio, ringrazia Dio per quello che ti ha dato e gioisci in Lui. Piuttosto di essere distratto dalle benedizioni che hai, guarda a Dio e ringrazialo per quello che ti ha dato, tenendo anche in mente che tutto qui sulla terra passerà.

Vedete, fratelli? C’è un solo modo per affrontare bene qualsiasi situazione, in modo che dà gloria a Dio e che ci fa avere pace profonda: rivolgere lo sguardo a Dio e guardare a Lui.

Un brano parallelo, che ci parla di questo, è Filippesi 4:6. Ve lo leggo.

“6 Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento.” (Filippesi 4:6 LND)

Non abbiamo alcun motivo per essere in ansietà, ma in ogni situazione andiamo a Dio portandogli i nostri pesi e le nostre richieste, insieme a ringraziamento, e sarà Lui a prendersi cura di noi. Non dobbiamo portare noi, da soli, i nostri pesi. Possiamo lasciare tutto ai piedi del nostro Buon Padre.

Oh fratelli, prego che vivremo così! Quanta gioia e quanta pace possiamo avere guardando a Dio in OGNI circostanza! E che gioia sapere che, non importa quale sia la situazione in cui ti trovi, puoi sempre andare a Dio, non solo portandogli i tuoi pesi, ma anche, soprattutto, lodandolo e ringraziandolo.

Infermità e guarigione

La vita è piena di tante situazioni diverse, ed è normale che nella vita ci siano prove e difficoltà. Queste sono le conseguenze del peccato.

Una situazione di vita in cui possiamo trovarci, che è molto comune, è l’infermità fisica, malattie.

Leggendo la Parola di Dio è chiaro che è Lui che gestisce ogni cosa nella nostra vita, e le malattie sono comprese in questo. Quando ti ammali è perché Dio lo ha permesso, perché è la cosa giusta e perfetta per te. Dio sa sempre cosa mandarci, non sbaglia mai. Dio usa tutto, il bello e il brutto, per portare avanti la sua opera in noi di prepararci per la sua presenza. Quindi, l’infermità è sempre, pienamente, sotto il controllo di Dio.

La disciplina

A volte l’infermità fisica è semplicemente la prova perfetta che Dio ha scelto per lavorare nel tuo cuore. Altre volte, invece, l’infermità fisica può essere la disciplina di Dio. Cioè, a volte, quando ci allontaniamo da Dio, nel peccato, Dio si serve delle malattie per spingerci a tornare a Lui.

Leggiamo di questo, per esempio, in 1Corinzi 11, quando Paolo riprende i Corinzi per il loro peccato e dice che era proprio a causa del loro peccato che molti tra di loro erano infermi e malati, e molti morivano. Vi leggo 1Corinzi 11:28-32.

“28 Ora ognuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva del calice, 29 poiché chi ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve un giudizio contro se stesso, non discernendo il corpo del Signore. 30 Per questa ragione fra voi vi sono molti infermi e malati, e molti muoiono. 31 Perché, se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati. 32 Ma quando siamo giudicati, siamo corretti dal Signore, affinché non siamo condannati col mondo.” (1Corinzi 11:28-32 LND)

Quando pecchiamo e ci allontaniamo da Dio, Dio ci avverte e ci mostra il nostro peccato, così possiamo confessarlo, abbandonarlo e tornare a Lui. A volte, però, non ci umiliamo e non vogliamo abbandonare il nostro peccato. Quando pecchiamo, Dio, con tanta grazia, ci mostra il nostro peccato. Ma quando non vogliamo abbandonarlo, quando scegliamo di restare attaccati al nostro peccato invece di tornare a Dio, allora spesso arriva un punto in cui Dio ci disciplina per farci tornare a Lui.

In sé, la disciplina di Dio è terribile, è estremamente dolorosa, ed è così perché serve proprio per schiacciarci finché non ci ravvediamo. Grazie a Dio per la sua disciplina! Se non ci fosse la disciplina, ci allontaneremmo da Dio e non torneremmo più a Lui. La disciplina è dolorosa, ma è una grazia da Dio!

A volte, come disciplina, Dio manda malattie fisiche e infermità, che possono essere anche mortali.

Tenete questo in mente, e seguite mente leggo i versetti 14 e 15. Qui Giacomo ci insegna cosa dobbiamo fare quando ci troviamo nell’infermità. In base al contesto capiamo che l’infermità di cui parla Giacomo non è una normale malattia, ma proprio la disciplina di Dio. Seguite mentre leggo dal versetto 14.

“14 C’è tra voi qualcuno infermo? Chiami gli anziani della chiesa, ed essi preghino su di lui, ungendolo di olio nel nome del Signore, 15 e la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; e se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati.” (Giacomo 5:14-15 LND)

Se uno è infermo, e riconosce che questa è la disciplina di Dio, deve umiliarsi, confessare il suo peccato e chiamare gli anziani della chiesa. Chiamare gli anziani è importante perché molto probabilmente gli anziani avevano avvertito la persona del peccato, ma la persona fino a quel punto rifiutava di ravvedersi. Quindi, il chiamare gli anziani è un atto pubblico di confessare il peccato. È non dare spazio all’orgoglio. È una vera umiliazione, è riconoscere che coloro che avevano parlato del peccato avevano ragione.

Il senso di questi versetti è che, chi riconosce di essere sotto la disciplina di Dio, si umilia, riconosce e confessa il suo peccato, chiamando gli anziani e spiegando loro il suo peccato, che è il motivo della disciplina. A quel punto gli anziani pregano Dio che tolga la disciplina ora che questa persona ha riconosciuto il suo peccato, e la loro preghiera salverà il malato e il Signore lo ristabilirà.

Come fare se ti trovi sotto disciplina

Tornando al brano in Giacomo, sembra che questo brano stia parlando dell’infermità che Dio manda come disciplina. In quel senso, sta mostrando quali sono i passi da fare quando uno si trova sotto la disciplina di Dio.

Se ti trovi con grandi prove, grandi difficoltà, o una malattia, esaminati per vedere se questa è la disciplina di Dio. Non dare per scontato che le tue afflizioni siano solo una prova da Dio. Piuttosto, esamina il tuo cuore per vedere se sei nel peccato.

Dio non manda mai la sua disciplina senza averci prima mostrato il nostro peccato, anche più volte. Perciò, quando sei sotto la disciplina di Dio, non dovrebbe essere difficile riconoscere il tuo peccato, perché Dio avrà già parlato al tuo cuore prima di disciplinarti, ma avrai continuato a rifiutare di ascoltare.

A volte è possibile che tu sia veramente sotto disciplina, anche se non riconosci un chiaro peccato. Questo succede quando non ascoltiamo la voce di Dio, al punto che diventiamo insensibili allo Spirito Santo. A quel punto, è importante chiedere aiuto ad altri uomini, o donne di Dio intorno a te, che possono aiutarti a vedere il tuo peccato.

Se riconosci che le difficoltà, i dolori, le malattie nella tua vita sono la disciplina di Dio, umiliati, riconosci il tuo peccato e confessalo. Poi, chiama gli anziani affinché vengano a pregare su di te. Questo è un atto per riconoscere pubblicamente il tuo peccato, riconoscendo che l’infermità che hai è la disciplina di Dio. E la preghiera degli anziani serve anche per chiedere a Dio di togliere la sua disciplina su di te, ora che ha raggiunto il suo scopo e ha prodotto il ravvedimento.

Il frutto del ravvedimento

Tutto questo richiede un cuore umile, che è pronto a riconoscere, a confessare e a dichiarare pubblicamente il proprio peccato. Ma notate qual è il frutto di fare ciò. Rileggo il versetto 15:

“15 e la preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà; e se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati.” (Giacomo 5:15 LND)

La preghiera della fede salverà il malato e il Signore lo ristabilirà, e gli verranno perdonati i suoi peccati. Che frutto meraviglioso!

Quando uno si umilia, si ravvede davanti a Dio e confessa il suo peccato, Dio, con immensa grazia e misericordia, toglie la sua disciplina, ristabilisce questo figlio nella fede e nel cammino cristiano, e soprattutto, perdona i suoi peccati. Che cuore ha il nostro Dio verso quelli che si umiliano di cuore!

Fratelli e sorelle, quando riconosciamo di essere sotto la disciplina di Dio, non restiamo nel nostro peccato, non induriamoci nel nostro orgoglio. Piuttosto, umiliamoci davanti a Dio e confessiamo i nostri peccati, anche pubblicamente. E Dio toglierà la sua disciplina, ci ristabilirà e i nostri peccati ci saranno perdonati! Gloria a Dio per il suo cuore verso di noi!

Confessare i peccati gli uni agli altri

Nel versetto 14 abbiamo letto che chi si trova nell’infermità deve chiamare gli anziani. Prendendo questo brano nel caso in cui l’infermità è la disciplina di Dio, chiamare gli anziani implica, per forza, riconoscere il proprio peccato e, di conseguenza, dichiararlo anche a loro. Solo così gli anziani possono riconoscere che sei veramente ravveduto, per poi pregare Dio di togliere la disciplina.

Il vero ravvedimento porta a voler confessare il proprio peccato, non solo a Dio, ma anche agli altri che erano coinvolti o che erano testimoni del peccato. Dio ci comanda di confessare i nostri peccati gli uni agli altri, e questo è il frutto del vero ravvedimento. Seguite mentre leggo il versetto 16.

“16 Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti; molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia.” (Giacomo 5:16 LND)

Qui c’è un chiaro comandamento da Dio di confessare i nostri peccati gli uni agli altri. Questo è un comandamento ed è anche un frutto fondamentale del vero ravvedimento.

Un commento: quali peccati dobbiamo confessare agli altri? Prima di tutto, i peccati contro gli altri. Se pecco contro una persona, devo chiedere perdono a Dio, ma anche a quella persona. E poi, se ho peccato davanti ad altri, se il mio peccato è noto ad altri, bisogna confessare anche quello. Se io agisco con rabbia contro mia moglie davanti agli altri, devo confessare a mia moglie, ma devo anche confessare davanti a tutti coloro che mi hanno visto. Se pecco in qualcosa che diventa nota a tutti, devo confessare a tutti. Molti dei nostri peccati sono da confessare agli altri, e non solo a Dio.

A volte, nel nostro orgoglio, accettiamo di confessare i nostri peccati a Dio, ma non vogliamo confessarli alle persone contro cui abbiamo peccato. Fratelli, questo è il nostro orgoglio! Vogliamo vederci bene, buoni e bravi, non vogliamo ammettere agli altri che abbiamo peccato. Nella carne è facile “confessare” i nostri peccati a Dio, per far star buona la coscienza, perché confessando solo a Dio possiamo comunque continuare a tenere la facciata davanti agli altri di essere “buoni credenti”. Quando viviamo così, siamo accecati e ingannati dal nostro orgoglio. Il nostro orgoglio ci inganna, ci promette che saremo benedetti se tutti gli altri ci vedono bene, come buoni credenti. Ma, in realtà, l’orgoglio ci ostacola dalla vera benedizione di essere perdonati per i nostri peccati.

Il vero ravvedimento

Inoltre, quando non vogliamo confessare i nostri peccati anche agli altri, questo dimostra che non siamo veramente ravveduti. Chi è veramente ravveduto vede quanto il suo peccato è una terribile offesa a Dio, e odia il suo peccato, al punto che vuole confessarlo anche agli altri, per essere perdonato e per combattere il suo peccato. Uno che non vuole confessare il suo peccato agli altri, non è veramente aggravato dal suo peccato, e perciò, non può essere veramente ravveduto.

Alla luce di questo, fratello, sorella, se tu non confessi i tuoi peccati anche agli altri, tu non sei perdonato, perché non sei veramente ravveduto. Dio è pronto a perdonarci, e ci perdona pienamente, SE siamo veramente ravveduti e SE confessiamo i nostri peccati, di cuore, a Lui e agli altri.

Quando pecchi, riconosci il tuo peccato davanti a Dio e confessalo a Lui prima di tutto. Poi, vai dalle persone che erano coinvolte e confessalo anche a loro. Metti a morte il tuo orgoglio, non cercare di fare bella figura, confessa il tuo peccato anche agli altri e allora sarai veramente perdonato, e avrai comunione ristorata con il tuo Dio.

Certamente, confessare il tuo peccato agli altri vuol dire confessarlo a quelli che erano coinvolti. Per esempio, come ho spiegato prima, se scatti di ira contro tua moglie, devi confessare quel peccato non solo a Dio, ma anche a tua moglie. E se erano presenti anche i tuoi figli, devi confessarlo anche a loro perché, anche se non sei scattato contro di loro, sei comunque stato un brutto esempio per loro. Ma se tu, per esempio, riconosci che questo è stato il tuo modo di fare con tua moglie da anni, e alcune volte sei scattato con ira contro tua moglie anche in chiesa, e adesso lo riconosci come grave peccato davanti a Dio, può essere il caso di confessarlo anche davanti alla chiesa.

La benedizione di confessare agli altri

Satana ci mette mille menzogne in testa per farci credere che confessare i nostri peccati agli altri sia qualcosa di terribile e da evitare. Ma Satana vuole che siamo maledetti, e non benedetti. Dio ci comanda di confessare i nostri peccati gli uni agli altri, e i suoi comandamenti non sono gravosi. Dio vuole che siamo benedetti, vuole che siamo liberati dal peccato e che abbiamo vera vittoria sul nostro peccato. Dio vuole che abbiamo rapporti ricchi e benedetti, ma possiamo averli solo confessando i nostri peccati gli uni agli altri. Infatti, i rapporti in cui non c’è vera confessione di peccato sono rapporti finti, sono superficiali.

Quando confessiamo i nostri peccati gli uni agli altri ci fa solo del bene. Questo ristora i rapporti che il peccato aveva danneggiato, ci fa riconoscere sempre di più la gravità del nostro peccato, e così cominciamo a vederlo come abominevole e a odiarlo. Questo diventa una protezione dal caderci di nuovo. Poi, il fatto di confessare agli altri, di cuore, dimostra che siamo veramente ravveduti, e perciò, otteniamo vero perdono da Dio, e guarigione dal senso di colpa.

Anche in questo campo vediamo che la via di Dio è l’unica via benedetta, e se seguiamo Lui e confessiamo i nostri peccati gli uni agli altri, saremo veramente benedetti e avremo un cuore soddisfatto.

Pregate gli uni per gli altri

Torniamo al brano in Giacomo 5, e consideriamo il resto del versetto 16, nel suo contesto. Seguite mentre leggo dal v16 al v18.

“16 Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti; molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia.17 Elia era un uomo sottoposto alle stesse nostre passioni, eppure pregò intensamente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. 18 Poi pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto.” (Giacomo 5:16-18 LND)

Nel versetto 16 Dio ci dà due comandamenti: dobbiamo confessare i nostri peccati e dobbiamo pregare gli uni per gli altri. Consideriamo il comandamento di pregare gli uni per gli altri.

Certamente, è importantissimo che preghiamo gli uni per gli altri in senso generale, ma in questo brano, questo comandamento si trova in un contesto specifico. Giacomo sta parlando della disciplina di Dio e del confessare i nostri peccati. In questo contesto, Giacomo ci comanda di pregare gli uni per gli altri. Perciò, sembra che la preghiera di cui sta parlando sia la preghiera per chi è nel peccato e non si sta ravvedendo. In altre parole, dobbiamo pregare per i nostri fratelli e sorelle che sono nel peccato, affinché vedano il loro peccato e si ravvedano. Poi, quando confessano il peccato, dobbiamo pregare che saranno ristorati, e fortificati nella fede di nuovo.

Molto può la preghiera

Notate che il versetto dice:

molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia.” (Giacomo 5:16b LND)

La preghiera è un’arma potente. Noi non possiamo cambiare il cuore gli uni degli altri, ma Dio sì. Quindi, per quanto è molto importante parlare al cuore di chi si trova nel peccato, è fondamentale anche che preghiamo per loro. E Dio, con la sua potenza, secondo la sua volontà, opererà nel loro cuore.

Quali preghiere Dio ascolta

Però, notate che il versetto dice:

“molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia”

Le uniche preghiere che Dio ascolta sono le preghiere del giusto, cioè di chi si presenta a Lui con mani pure. Se abbiamo peccato nel nostro cuore, che non vogliamo confessare, non possiamo andare a Dio in preghiera. Le nostre preghiere sono impedite, perché abbiamo peccato non confessato. Dobbiamo avere cuori puri per rivolgerci a Dio.

Poi, notate che la preghiera deve essere “fatta con efficacia”. Dio non ascolta tutte le preghiere, ascolta le preghiere fatte con efficacia, cioè, le preghiere che sono secondo la Sua volontà, cioè che sono per la sua gloria e per il suo Regno.

Giacomo ci dà l’esempio di Elia, che ha pregato intensamente che non piovesse, e Dio lo ha esaudito. Poi, ha pregato di nuovo per avere la pioggia ed è piovuto. Elia ha pregato e Dio ha esaudito la sua preghiera in modo molto potente. Ma questo non vuol dire che possiamo solo chiedere a Dio tutto quello che vogliamo e Lui lo farà.

Infatti, in quale contesto Elia ha pregato così? Elia si trovava in un tempo molto malvagio, in cui Israele non seguiva Dio, c’era tanta idolatria che veniva addirittura promossa dal re di Israele. Elia ha pregato e Dio ha mandato tre anni e mezzo di siccità, per spingere il popolo a ravvedersi dal loro peccato e a tornare a Dio. Elia cercava la gloria di Dio, aveva a cuore il Regno di Dio, e con questo cuore ha pregato a Dio. Ecco perché Dio ha esaudito la sua preghiera! La preghiera fatta con efficacia, allineata alla volontà di Dio, è un’arma potente che Dio vuole che usiamo, per la sua gloria.

Quindi, nel contesto di questo brano, Dio vuole che preghiamo per il ravvedimento gli uni degli altri. Se preghiamo questo, con un cuore puro, e desiderando che gli altri possano tornare a Dio per tornare in comunione con Lui, Dio ama glorificarsi rispondendo a queste preghiere.

Convertire chi si svia

Tenete questo in mente, e consideriamo gli ultimi due versetti, che proseguono sullo stesso filo. Seguite mentre leggo i versetti 19 e 20.

“19 Fratelli, se uno di voi si svia dalla verità e qualcuno lo converte 20 sappia costui che chi allontana un peccatore dall’errore della sua via, salverà un’anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.” (Giacomo 5:19-20 LND)

Chi si svia dalla verità è chi cade nel peccato. Convertire qualcuno che si svia dalla verità vuol dire riportarlo sulla via della verità. Questo può essere in vari modi. Per esempio, può essere parlando con lui, aiutandolo a vedere il suo peccato e spronandolo a tornare a Dio. Ma, nel contesto di questo brano, convertire qualcuno che si svia comprende anche pregare per lui, affinché veda il suo peccato e si ravveda.

Convertire qualcuno che si svia, riportandolo a Cristo, implica un grande impegno, ma porta un frutto meraviglioso: salvare un’anima dalla morte eterna, e coprire una moltitudine di peccati. Fratelli e sorelle, questo è frutto che dura per l’eternità! Spesso convertire qualcuno comprende fatica e dolore. Ma la fatica e il dolore non sono nulla in confronto al frutto meraviglioso che portano!

Quest’opera di convertire chi si svia è un’opera che non possiamo fare nelle nostre forze. Infatti, solo se Dio opera nel cuore, uno torna a Lui dopo essersi sviato. Eppure, Dio si serve anche di noi, strumenti deboli, per riportare le sue pecore all’ovile.

Quando qualcuno si svia dalla verità, adoperiamoci per convertirlo, costi quel che costi, perché questa è un’opera che porta frutto eterno. Perseveriamo nella preghiera per chi si allontana da Dio, affinché Dio tocchi il suo cuore mostrandogli il suo peccato, spezzando il suo orgoglio, e lo riporti a sé. Parliamo con quella persona, non stanchiamoci di aiutarlo a vedere il suo peccato e il valore di tornare a Dio.

Spesso, convertire chi si svia non è un’opera visibile, spesso il frutto non è visibile in questa vita, cioè, forse la persona tornerà a Dio dopo la nostra morte. Spesso comporta grandi dolori e afflizioni di cuore. Fratelli e sorelle, non viviamo per il frutto visibile, non viviamo facendo quello che è facile e piacevole, ma piuttosto, viviamo spendendoci per quello che porta gloria a Cristo per l’eternità, e convertire un fratello che si svia porta gloria a Cristo per l’eternità!

Conclusione

Quindi, fratelli, come dobbiamo vivere mentre aspettiamo il ritorno di Cristo? Ancora una volta Dio ci ha parlato dalla sua Parola, e ci ha mostrato come vivere.

È fondamentale che affrontiamo ogni situazione della vita, bella o brutta, guardando a Dio.

Dobbiamo camminare in santità davanti a Dio, confessando i nostri peccati. A volte siamo stolti e non vogliamo umiliarci e lasciare il nostro peccato. Per questo Dio ci manda la sua disciplina. Se ti trovi sotto la disciplina di Dio, umiliati e torna a Dio! E se tu hai prove pesanti nella tua vita, grandi difficoltà e afflizioni, esamina il tuo cuore e la tua vita per vedere se forse sei sotto la disciplina di Dio.

E quando un fratello o una sorella vicino a noi si trova sotto disciplina, non restiamo indifferenti. Piuttosto, amiamo con l’amore di Dio, e impegniamoci per convertirlo, parlando al suo cuore e anche pregando per lui.

Fratelli e sorelle, aspettiamo il nostro Signore Gesù Cristo con pazienza, viviamo guardando a Dio, camminiamo in santità, perché il nostro Signore sta per ritornare presto. E grazie a Dio che Lui è con noi nell’attesa!