Aiuto Biblico

La tua Motivazione è pura?

Filippesi 1:12-18

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per domenica, 7 aprile 2019, – cmd es –

Audio:

Se uno fa qualcosa di bello per te, ma poi, scopri che la sua motivazione non era veramente per fare del bene a te, ma era per se stesso, come ti senti?

Mi ricordo una situazione brutta che abbiamo visto. Una moglie cominciava a ricevere dei bei regali da suo marito, che a lei sembrava strano. Poi, un giorno, trovò nascosto in casa due belle maglie identiche. Le lasciò là, e qualche giorno dopo, il marito ne regalò una a lei. Dopo poco, trovò nascosti due anelli identici. Li lasciò là nascosti, e dopo un po’, il marito le regalò uno degli anelli. Lei si mise a cercare, e scoprì che il marito aveva un amante, e quindi, comprava regali doppi, uno per la moglie, e uno per l’amante.

Allora, alla luce di quello, che gioia aveva la moglie nel ricevere quel regali, avendo capito che la motivazione del marito non era amore per lei?

Certamente, non aveva alcuna gioia. A lei importava il cuore del marito, non i regali. I regali erano belli, in sé, ma visto che non venivano dal cuore, non portavano gioia alla moglie

Che brutto quando si fa qualcosa di buono e di bello, ma la motivazione del cuore non è per il vero bene dell’altro, ma è per se stesso.

Nell’esempio del marito, è facile vedere. Però, prima di pensare tanto a quel marito, vorrei chiedere a ciascuno: TU hai mai fatto qualcosa di simile? Non intendo necessariamente tradire il coniuge. Intendo: tu hai mai fatto una cosa bella, ma la tua motivazione non era veramente di farlo per l’altro, ma piuttosto lo stavi facendo per te stesso?

E andiamo avanti con questo pensiero. Tu hai mai fatto qualcosa per Dio, ma in realtà la tua motivazione non era la gloria di Dio, ma era piuttosto la tua gloria, o il tuo beneficio? Purtroppo, a volte noi pecchiamo così, ed è molto brutto. Quello che facciamo può essere una cosa buona, che può anche portare benefici agli altri. Però, il nostro cuore non lo sta facendo per Dio, lo stiamo facendo per noi stessi. Noi possiamo peccare, facendo qualcosa che in sé è una buona opera, se il nostro cuore non è puro. Oh, che Dio ci faccia riconoscere se stiamo peccando in questo modo subdolo ma brutto.

Dio ci mostra un esempio di questo peccato in Filippesi 1. Vogliamo continuare il nostro studio di Filippesi oggi, e vedremo che due gruppi di credenti facevano la stessa opera per Dio. Un gruppo la faceva con cuore puro, per la gloria di Dio. L’altro la faceva con cuore impuro. Entrambi annunciavano Cristo, che portava buoni frutti. Però coloro che avevano il cuore sbagliato stavano peccato, a causa della motivazione dei loro cuori.

Questo brano ci mostra che Paolo aveva un cuore che cercava solo la gloria di Dio. Lui trovava gioia nell’avanzamento del regno di Dio, anche se lo rattristava vedere coloro che facevano il bene, ma con cuore di peccato.

Ringrazio Dio per la sua preziosa Parola, che ci mostra i nostri cuori, affinché possiamo riconoscere e confessare i nostri peccati, e trovare il dono prezioso del perdono in Gesù Cristo.

Quindi, aprite le vostre Bibbie a Filippesi 1. Nell’ultimo sermone, abbiamo visto l’amore di Paolo per questo credenti nella sua preghiera per loro, pregando che il loro amore sarebbe cresciuto in conoscenza e discernimento, in modo che avrebbero potuto discernere le cose eccellenti, per aver vite piene di frutti spirituali.

Abbiamo visto che la vita più benedetta è una vita in cui possiamo portare frutto al nostro Signore, Gesù Cristo. Nulla può soddisfare il nostro cuore, quanto essere strumenti nelle mani di Dio, per portare frutto per Lui, frutti che durano per l’eternità.

Ricordate che Paolo si trovava prigioniero per Cristo. I Giudei avevano cercato di ucciderlo, e fu tenuto in prigione per due anni a Cesarea, e poi, avendo fatto appello a Cesare, fu trasferito come prigioniero a Roma, da dove scriveva questa Epistola. Paolo in catene per Cristo.

Quindi, Paolo si trova in catene ingiustamente. Questo uomo, che aveva una passione di predicare Cristo come nessun altro, era in catene. Non poteva andare in giro predicando. Non poteva viaggiare per curare le chiese che aveva fondato, chiese che lui amava tanto. Eppure, pur essendo in catene, Paolo continuava a vivere per il Signore. Un modo che Paolo serviva il Signore mentre era in catene era pregando per i credenti. Le Epistole di Paolo contengono vari preghiere potenti, che servono come esempio per noi di come dobbiamo pregare. Inoltre, Paolo scriveva lettere alle chiese. E Paolo parlava con chi veniva a trovarlo nelle sue catene.

Adesso, iniziando con il versetto 12, consideriamo il discorso che Paolo fa con questi credenti, e tramite le Scritture anche a noi, che ci aiuta a riflettere che cuore abbiamo quando facciamo il bene. Inoltre, nell’esempio di Paolo, possiamo vedere cosa vuol dire trovare gioia quando il regno di Dio cresce, indipendentemente da se dà beneficio a noi o meno.

Iniziamo leggendo i versetti 12,13.

“12 Ora, fratelli, voglio che sappiate che le mie vicende sono risultate ad un più grande avanzamento dell’evangelo, 13 tanto che le mie catene in Cristo sono note in tutto il pretorio e a tutti gli altri;” (Filippesi 1:12,13)

Paollo dice: “voglio che sappiate”, perché l’unico modo di avere una vita cristiana vittoriosa è di conoscere e di tenere in mente le verità, che ci aiutano ad avere una prospettiva. Quindi, come serviva ai credenti di sapere quello che Paolo scrive, serve anche a noi. Serve conoscere e ricordare le verità, e come Dio è all’opera, per avere pace nelle prove.

I credenti di Filippi sapevano delle catene di Paolo a causa del fatto che Paolo aveva predicato Cristo. Anche i credenti a Filippi avevano affrontato persecuzione a causa della loro fede e testimonianza di Cristo. Paolo scrive questo brano per aiutarli a capire che Dio è pienamente in controllo, anche quando siamo trattati ingiustamente. Paolo usa la sua situazione per aiutarli a capire che come Dio era in controllo nella situazione di Paolo, Dio è anche in controllo nelle loro situazioni. E posso aggiungere, Dio è anche in controllo nelle nostre situazioni.

Iniziando con il v. 12, Paolo spiega come Dio aveva usato il fatto che Paolo era in catene ingiustamente per portare ad un grande avanzamento dell’Evangelo.

Cioè, il grande male di essere in prigione ingiustamente era stato usato da Dio per portare avanti l’opera di Cristo.

Che grande e potente Dio abbiamo.

Notate che Paolo non focalizzava su se stesso, e sulle sue circostanze. Piuttosto, Paolo focalizzava sull’opera di Dio. E così, Paolo aveva visto che Dio stava usando le sue circostanze, circostanze dure e ingiuste, per l’avanzamento del regno di Dio.

Dove guardi tu nella tua vita? Tu focalizzi maggiormente sulle tue circostanze, oppure, maggiormente stai vedendo come Dio sta usando tutto, anche il male, per il regno di Dio?

Il Pretorio

Per capire specificamente come Dio aveva usato le catene di Paolo per l’avanzamento del regno, spiego che cos’era il Pretorio. Il pretorio erano i soldati romani direttamente al servizio dell’Imperatore. Erano i soldati più bravi, e avevano contatto diretto con l’Imperatore, erano la guardia Imperiale.

Come tale, non avevano molto contatto con le persone normali. Perciò, entrare nelle loro vite per evangelizzarli sarebbe stato estremamente difficile per l’uomo. Ma non per Dio. Dio aveva aperto una porta, mettendo Paolo proprio in mezzo a loro come prigioniero di Cesare.

Per arrivare a questo, anni prima, Dio aveva guidato per Paolo di nascere come cittadino romano. Poi, ha gestito le cose quando Paolo era prigioniero a Cesarea che il governatore Festo decise di mandarlo a Cesare, dopo che Paolo aveva fatto appello a Cesare.

Così, Paolo si trovava a Roma, prigioniero di Cesare, e perciò, era in un appartamento a Roma, custodito da soldati dal Pretorio. Era attaccato con una catena al soldato di turno.

Immagino che c’erano 3 o 4 soldati nell’arco delle 24 ore che erano attaccati a Paolo. Sentivano tutto quello che Paolo diceva quando parlava con le persone che venivano a trovarlo. E Paolo poteva evangelizzare loro, ora dopo ora, perché non potevano andare via da Paolo.

Questo è incredibile. Se Paolo fosse venuto a Roma per conto suo, come uomo libero, sarebbe stato umanamente impossibile per lui di avere contatto con questi soldati. Ma Dio aveva scelto di salvare vari di loro, e così aveva gestito tutto in modo che Paolo era un prigioniero di Cesare, legato con una catena ai soldati del Pretorio.

E, da quello che leggiamo alla fine di questa Epistola, comprendiamo che Dio aveva salvato vari di loro. Leggo Filippesi 4:22.

“I fratelli che sono con me vi salutano, tutti i santi vi salutano, e soprattutto quelli della casa di Cesare.” (Filippesi 4:22 LND)

Soprattutto i fratelli, ovvero, i credenti, della casa di Cesare mandavano saluti ai credenti di Filippi. Evidentemente, non solo i soldati, ma altri che lavorano per Cesare, forse vari schiavi che portavano cibo ai soldati e Paolo, forse altri che lavorano là in altri ruoli. Probabilmente i soldati che avevano creduto in Cristo evangelizzavano altri del palazzo.

In ogni modo, Dio aveva salvato parecchie persone della casa di Cesare. Ed evidentemente, erano molto zelanti. Mandavano saluti speciali ai credenti di Filippi.

Questo è incredibile. Dio ha gestito tutto per Paolo di nascere un cittadino Romano, per essere incarcerato ingiustamente, per poi fare appello a Cesare, perché Paolo, a sua insaputa, doveva evangelizzare i soldati del Pretorio a Roma. E così, tramite il male che Paolo stava subendo, Dio stava salvando persone della casa di Cesare.

Dio può aprire qualsiasi porta, anche quella che sembra più impossibile aprire. Qual è la porta nella tua vita, che serve per la gloria di Dio, che è chiusa? Dio può aprire quella porta.

Conosciuto da tutti

Andando avanti al versetto 13, vediamo che le catene di Paolo in Cristo erano note a tutto il pretorio e a tutti gli altri. Leggo il versetto 13.

“13 tanto che le mie catene in Cristo sono note in tutto il pretorio e a tutti gli altri;” (Filippesi 1:13)

Ormai tutto il pretorio sapevano il motivo per cui Paolo era in catene. Sapevano che Paolo era innocente, e che aveva un grande zelo per Cristo, e grande gioia, nonostante le sue catene.

Notate che Paolo dice che questa notizia era conosciuta da tutto il pretorio, e poi, anche da tutti gli altri. Chi sono questi “tutti gli altri”?

Probabilmente “tutti gli altri” si riferisce agli altri credenti a Roma. Possiamo immaginare che alcuni andavano a trovare Paolo, e poi, raccontavano di lui agli altri.

Dio guidò Paolo a scrivere questa lettera, sia per i Filippesi, e tramite la Bibbia, anche per noi. Ci serve capire come Dio portava avanti la sua opera in Paolo, per avere fede che sta portando avanti la sua opera anche nelle nostre vite.

Frutto dai problemi di Paolo

Andando avanti, possiamo capire in che modo la notizia dell’opera di Dio in Paolo aveva incoraggiato altri ad evangelizzare.

Leggo il versetto 14.

“14 e la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno preso maggiore ardire nel proclamare la parola di Dio senza paura.” (Filippesi 1:14)

Fratelli e sorelle, se noi consideriamo quello che veramente vale nella vita, quella che abbiamo appena letto è una stupenda notizia! Quello che veramente vale nella vita è di portare frutto per la gloria di Dio. Infatti, appena prima di questo brano Paolo aveva pregato che il loro amore crescesse in conoscenza e discernimento affinché potessero scegliere le cose eccellenti, in modo di avere una vita piena e frutti di giustizia. Questa è la vita che veramente vale, per loro e per noi.

Perciò, Paolo racconta che quando i credenti avevano sentito di come Dio aveva usato le catene di Paolo per aprire porte all’evangelizzazione, davano a loro più coraggio, e aumentava la loro fede in Dio.

E allora, la maggior parte dei fratelli hanno preso maggiore ardire, maggiore coraggio, nel proclamare la parola del nostro Dio senza paura.

Considerate questo. Spesso, noi abbiamo paura di parlare di Cristo, non perché ci arriverà qualche terribile persecuzione. Piuttosto, è perché non vogliamo essere visti male dalle persone. Cioè, siamo preoccupati di cosa possono pensare gli altri di noi. Sotto sotto, questo è voler la gloria dagli uomini, e perciò, non vogliamo essere visti male, non vogliamo essere visti esagerati. Questo è orgoglio, ed è triste avere quel cuore. Quindi, a volte noi abbiamo timore di evangelizzare perché non vogliamo essere visti mali. Ci preoccupiamo della nostra gloria.

Invece in quell'epoca, proclamare l'evangelo di Gesù Cristo poteva essere pericoloso, perché c’era vera persecuzione. E quindi, tanti credenti avevano timore di proclamare Cristo, non a causa di orgoglio, ma proprio per timore della persecuzione.

Però, avendo sentito di come Dio si era servito delle catene di Paolo per aprire porte, erano stati incoraggiati ad evangelizzare senza paura. Sapevano che potevano subire persecuzione, però, sapevano che Dio poteva usare anche la persecuzione per salvare altri.

Se il nostro desiderio è di portare frutto per Dio, allora, la notizia di come Dio aveva usato le catene di Paolo per salvare altri può incoraggiare anche noi ad evangelizzare senza paura.

Pensiamoci

Fermatevi a pensare con me. Se il tuo desiderio è di avere una vita facile, evitando grande problemi, se è di ottenere il vantaggio che il mondo offre, sentire che Dio opera tramite le sofferenze non ti sarà d'incoraggiamento.

Se invece tu stai vivendo per l'eternità, se tu desideri portare frutto alla gloria di Dio, allora, sentire che Dio opera anche tramite le sofferenze ti darà grande gioia. Ti darà grande coraggio di andare avanti nonostante i rischi. E questi credenti avevano quel cuore di voler portare avanti l'opera di Dio. E quindi, nonostante i loro timori, quando sentivano di come Dio aveva operato tramite le catene di Paolo, avevano più ardire, più coraggio, nel proclamare la parola di Dio senza paura.

Prego che anche noi saremmo come loro, desiderando profondamente l'avanzamento del regno di Dio, e perciò, trovando incoraggiamento quando sentiamo di come Dio opera anche tramite le difficoltà.

Non tutti hanno il cuore giusto

Però, non tutti hanno il cuore giusto. Infatti, andando avanti nel brano, a questo punto Paolo parla di una situazione estremamente triste, ma purtroppo, una situazione che esiste molto frequentemente, descrivendo un peccato in cui facilmente possiamo anche noi trovarci. È un peccato subdolo, un peccato nascosto, ma un peccato molto grave. Leggo i versetti 15 e 16.

“15 Alcuni invero predicano Cristo anche per invidia e contesa, ma vi sono anche altri che lo predicano di buon animo. 16 Quelli certo annunziano Cristo per contesa, non puramente, pensando di aggiungere afflizione alle mie catene,” (Filippesi 1:15,16 LND)

C'erano alcuni che predicavano Cristo per invidia e contesa. Questi annunciavano Cristo per contesa, volendo aggiungere afflizione a Paolo. Che triste: annunciare Cristo, una cosa buona, per motivi peccaminosi.

Ci sono varie cose importantissime da capire da questo brano. Prima di tutto, quando Paolo parla di persone che predicavano Cristo per motivazioni sbagliate, Paolo sta parlando di chi predicava Cristo in modo fedele. Sappiamo questo perché dice che predicavano Cristo. Non predicavano un falso Cristo. Predicavano il vero Cristo, il vero messaggio della salvezza. Poi, nei versetti 16 e 17, scrive di coloro che annunciavano Cristo per contesa, e quelli che lo annunciavano per amore. Quindi sta parlando dello stesso impegno, e anche qui capiamo che predicavano in modo fedele. Infine, Paolo dichiara che il fatto che Cristo veniva annunciato gli dava gioia. È molto chiaro da altre Epistole di Paolo che non avrebbe avuto gioia se Cristo fosse proclamato in modo sbagliato.

Quindi, non si può usare questo brano per giustificare una dottrina sbagliata. Non si può dire che basta che parlano di Cristo e va bene. Non va bene se non è secondo verità. Quindi, questo brano non implica che si può predicare Cristo in qualsiasi modo. Questo brano sta parlando di chi predica Cristo in modo conforme alle verità bibliche.

Però quello che notiamo qui è che c'erano delle persone che predicavano Cristo per invidia, e altri per contesa. La loro motivazione era un peccato. Il loro cuore era pieno di peccato, anche se stavano facendo una cosa buona.

Consideriamo l'idea di predicare Cristo per invidia. Dio aveva benedetto grandemente il ministero di Paolo. Paolo aveva visto tantissimo frutto dal suo ministero. Dio aveva salvato tantissime persone, e tramite Paolo Dio aveva fondato tante chiese. Quindi, a livello di frutto, a livello dei risultati visibili, nessuno aveva il frutto che Paolo aveva.

Allora c'erano dei credenti che pur impegnandosi nell'opera di Dio, in realtà volevano gloria per loro stessi. Volevano essere quelli bravi, quelli che portavano più frutto degli altri, volevano poter vantarsi. Loro si impegnavano, probabilmente si impegnavano più di tanti altri, ma il motivo per cui si impegnavano non era perché volevano dare gloria a Dio, ma piuttosto perché volevano loro essere notati, volevano essere innalzati, affettivamente, in modo subdolo, volevano gloria per loro stessi.

Facevano una buona opera, predicavano Cristo. Ma il motivo per cui facevano questo buon opera era per innalzare loro stessi. Quindi, erano nel peccato.

Perciò, sapendo che Paolo era in catene e non poteva andare in giro evangelizzando, non poteva vedere le chiese che aveva fondato, loro credevano di poter impegnarsi tanto per poter superare il frutto di Paolo. Il fatto è che Paolo dichiara chiaramente che loro predicavano per invidia e contesa rende chiaro che la loro motivazione non era la gloria di Dio, piuttosto era la loro gloria. Erano gelosi del frutto che Dio aveva prodotto tramite Paolo. Volevano loro avere più frutto. Quindi, si impegnavano in una cosa buona, ma si impegnavano per un motivo sbagliato.

Paolo dice nel versetto 16 che predicavano per contesa, non puramente. Volevano aggiungere afflizione alle catene di Cristo. Cioè, il loro cuore era così pieno di peccato che loro predicavano con molto impegno cercando di far soffrire Paolo.

Fratelli, questo è un gravissimo peccato! Loro stavano cercando di far soffrire Paolo!

In che modo volevano far soffrire Paolo? Allora, essendo loro malvagi, avendo un desiderio di avere gloria per loro stessi, loro immaginavano che Paolo fosse uguale.

In Tito 1:15 spiega il loro modo di ragionare. Ve lo leggo.

“Certo, tutto è puro per i puri, ma niente è puro per i contaminati e gli increduli; anzi, sia la loro mente che la loro coscienza sono contaminate.” (Tito 1:15 LND)

In altre parole, chi è puro, presume che gli altri sono puri. Invece per i contaminati, non è puro. Loro presumano che gli altri pensano come loro. Un bugiardo presume che gli altri mentiscono. Un egoista presume che gli altri sono come lui. Uno che frode gli altri presume che gli altri cercano di frodare lui.

E così, questi persone presumevano che Paolo evangelizzava per avere gloria per se stesso. Immaginavano che Paolo fosse come loro. Ma Paolo non era come loro. Paolo non cercava gloria per se stesso.

Queste persone, volendo gloria per loro stessi, erano invidiosi del fatto che Paolo aveva più frutto di loro. Immaginavano che Paolo avrebbe sofferto, se loro avessero potuto avere più frutto di lui. Volevano far soffrire Paolo. Questo rivela quanto il loro cuore era marcio.

Ma come vedremo nel versetto 18, il cuore di Paolo non era come il loro cuore. Paolo aveva un buon cuore, e cercava solamente la gloria di Dio. Loro avevano un cuore malvagio, e cercavano gloria per loro stessi.

Fratelli e sorelle, il loro peccato non era il fatto che evangelizzavano, anzi, era una cosa buona. Il loro peccato era il cuore che lo faceva con una motivazione sbagliata.

Gli altri evangelizzavano per l’amore

Che immenso contrasto vediamo tra queste persone malvagie, e quel credenti con cuori puri. Vediamo il contrasto leggendo i versetti 16 e poi 17.

“16 Quelli certo annunziano Cristo per contesa, non puramente, pensando di aggiungere afflizione alle mie catene, 17 ma questi lo fanno per amore, sapendo che sono stabilito alla difesa dell’evangelo.” (Filippesi 1:16,17 LND)

Qui, vediamo un immenso contrasto fra quelli con un cuore impuro, e quelli con un cuore puro. Abbiamo appena parlato di quello con un cuore impuro, che evangelizzavo per cercare gloria per loro stessi, e per far soffrire Paolo. Adesso, Paolo parla di coloro che evangelizzavano per amore. Loro sapevano che Paolo era stabilito alle difese dell'evangelo. Vedendo che Paolo era in carcere, e grati a Dio che Dio aveva usato lui anche in carcere, però sapendo che era limitato, si mettevano a evangelizzare. Volevano portare frutto per incoraggiare Paolo, sapendo che per Paolo, sarebbe stata una gioia sentire di altri che portavano avanti l'opera che lui non poteva portare avanti.

Cioè, queste persone evangelizzavo, pure sapendo dei rischi che correvano. Sapevano che potevano essere perseguitati, e perfino messo in carcere. Però, evangelizzavano con maggiore ardire, ovvero con più coraggio, senza paura, perché avevano capito che Dio si serviva anche delle persecuzioni. E loro si impegnavano così, anche rischiando, per amore di Dio ma anche per amore di Paolo. Volevano dare gioia a Paolo, portando avanti l'opera di Dio che lui non poteva portare avanti a causa delle sue catene.

Mentre restiamo colpiti dalla malvagità del primo gruppo, possiamo essere colpiti dalla bontà di questo gruppo.

Io prego che possono avere questo tipo di amore, un amore che ci spinge ad impegnarci per promuovere la gloria di Dio, dando gioia a quelli che hanno a cuore il regno di Dio. Questo è un cuore che dà piacere a Dio. Questo è un cuore che Dio benedice.

il cuore di Paolo

Adesso, voglio arrivare a considerare il cuore di Paolo. Paolo ci insegna come avere gioia in qualunque situazione. Ricordiamo che Paolo era in carcere ingiustamente. Abbiamo appena visto che Paolo aveva sentito di questi uomini che predicavano l'evangelo per ricevere gloria, e cercando di far soffrire Paolo. Ma notate quello che è il cuore di Paolo, perché ci insegna come anche noi possiamo avere gioia. Leggo il versetto 18.

“18 Che importa? Comunque sia, o per pretesto o in verità, Cristo è annunziato; e di questo mi rallegro, anzi me ne rallegrerò anche per l’avvenire.” (Filippesi 1:18 LND)

Paolo non cercava la propria gloria. Paolo non cercava quello che dava vantaggi a lui. Paolo desiderava la gloria di Dio, Paolo desiderava l'avanzamento del regno di Dio. Perciò, per Paolo, sentire che c'erano persone che predicavano l'evangelo era una grande fonte di gioia.

Certamente, era triste per Paolo che alcune persone predicavano con un cuore malvagio. Però, lui era gioioso per il fatto che l'evangelo veniva annunciato. Infatti, la parola rallegro e rallegrerò è la parola greca che sarebbe meglio tradurre come gioire.

Paolo aveva grandi gioia per il fatto che Cristo era annunziato, qualunque sia stato la motivazione di chi lo aveva annunciato. E Paolo dichiara che avrebbe continuato ad avere gioia per il progresso del regno di Dio.

Applicare tutto questo a noi

Per me, questo brano è molto potente, perché mi fa capire che non solo importa quello che faccio, importa ancora di più il mio cuore, e la motivazione per cui faccio quello che faccio. Noi possiamo fare la cosa giusta, però, con un cuore malvagio. Noi possiamo adoperarci in qualcosa di molto buono, ma con un cuore egoista o orgoglioso, cercando gloria per noi stessi, o volendo scontrarsi, o perfino credendo di creare afflizione per qualcuno di cui c’è una subdola invidia.

Certamente questo vale sia nell’annunciare Gesù Cristo, che in qualsiasi tipo di buona opera. Possiamo fare qualsiasi buona opera per cercare gloria per noi stessi, o per cercare qualche vantaggio nostro. Possiamo nascondere il nostro peccato dietro la maschera del fatto che stiamo facendo qualcosa di buono. Però, Dio guarda il nostro cuore.

Per esempio, io potrei impegnarmi tanto nell’insegnamento della Bibbia, per amore di Dio, oppure, perché voglio essere conosciuto come bravo dagli altri.

Uno potrebbe cantare o suonare musica per il Signore, oppure la sua motivazione potrebbe voler essere visto come bravo. Vuole l’approvazione degli altri.

Una donna potrebbe servire gli altri, ospitando costantemente, ma anziché per un vero amore per gli altri, potrebbe farlo perché vuole essere vista come brava dagli altri.

Il punto è che possiamo fare con cuore puro, per dare gloria a Dio e per aiutare gli altri. Oppure, possiamo fare le buone opere per motivi egoistici, o per metterci in mostra davanti agli altri.

O che possiamo esaminare i nostri cuori. Se abbiamo una motivazione peccaminosa, prego che possiamo riconoscerla, e confessarla.

Come dichiara 1Corinzi 1:31:

“Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio.” (1Corinzi 10:31 LND)

Se vuoi una vita piena di Cristo, vivi per la gloria di Dio.

E prego che come Paolo, possiamo trovare la nostra gioia, non in quello che porta benefici a noi, ma in quello che porta gloria a Dio. Se quello è la nostra gioia, allora, la nostra gioia sarà grande, anche in mezzo alle sofferenze e le difficoltà. Se Dio benedice altre chiese fedeli, dando più frutto a loro che a noi, GLORIA a Dio. La cosa importante è che il nostro Signore, Gesù Cristo, sia annunciato.

Quindi, io prego che ognuno di noi possa esaminarsi, per avere il cuore di Paolo, e di questi credenti che vivevano per la gloria di Cristo.