Aiuto Biblico

Non confidare nella carne

Filippesi 3:4-7

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per domenica, 22 settembre 2019, – cmd es –

Audio:

Abbiamo tanto, tanto, bisogno di Dio, della salvezza, ma anche dell'aiuto di Dio.

Abbiamo bisogno di Dio, questo lo sappiamo.

Come possiamo avere Dio dalla nostra parte?

Come possiamo avere l'aiuto? Come possiamo ricevere quell'aiuto, quell'appoggio di cui abbiamo bisogno?

Quale è la via per ricevere da Dio?

Su quale base possiamo chiedere a Dio, “Dio aiutami”?

Anziché rispondere a questa domanda in modo accademico, teorico, consideriamo quello che facciamo in realtà.

Cosa fai tu nella tua mente, nel tuo cuore quando pensi al tuo bisogno di Dio?

Quali pensieri passano per la tua testa?

A volte diciamo: “Signore io sto cercando di seguirti, aiutami.”

“Signore mi sto impegnando per te, aiutami.”

“Signore io sto cercando di pensare agli altri e non a me, aiutami.”

“Sto cercando di ubbidirti e di sottomettermi alla tua volontà, aiutami.”

Non ti viene mai in mente un pensiero dove tu, vedendo il tuo bisogno, ti presenti a Dio tenendo conto di come stai cercando di vivere per Lui?

Non ti confronti mai con altri, pensando di essere stato più fedele e ubbidiente?

Non ti presenti mai a Dio in modo subdolo in base ai tuoi presunti meriti, il tuo impegno, il tuo zelo, il tuo cuore, la tua fatica per Lui, tutto quello che fai, quanto ti sacrifichi per Lui? Non è mai successo che questo pensiero era nascosto nel tuo cuore o fosse palese?

In questi casi, che succedono, su cosa stiamo fondando la nostra speranza, in che cosa stiamo confidando?

Se in qualche maniera ti viene da pensare nella modo che ho appena descritto, allora, sto presumendo che Dio mi aiuterà. Prego, spero, perché vedrà qualcosa in me, in base a quello che ho fatto per Dio. Abbiamo questo concetto confidando nella nostra capacità, nel nostro merito, nella nostra fedeltà, quello che noi abbiamo fatto. La Bibbia chiama questo “confidare nella carne”.

O possiamo anche dire: “Basta, guarda tutto quello che ho sofferto. Non è che ormai dovresti farmi avere un po' di sollievo?” Oppure “guarda, ho sofferto tutto quello senza lamentarmi…. più di tanto. Non dovresti fare qualcosa?”

E quindi ci vediamo come avendo un certo diritto, un certo merito davanti a Dio. Io vivo per Lui, neanche dormo per Lui, mi sacrifico per Lui. Molte persone, credenti, non vivono come me. Tanti credenti vivono per loro stessi, io no. Io mi sacrifico tanto più di altri. Non è che merito di più per quello?

Questo è confidare nella carne. Questo è ingannarci.

In altre parole, sto confidando in me stesso, nella mia carne. Questo è un inganno. Questo è non vedere chi siamo, chi è Dio e chi è Gesù Cristo.

Noi non meritiamo nulla di buono da Dio, facendo del nostro meglio, sacrificando, non è mai un merito. Eppure, per natura, l’uomo vuole credere di meritare da Dio.

Abbiamo la tendenza di guardare a noi stessi, riconoscendo che dobbiamo crescere, ma, per natura confidiamo nella carne, nelle nostre capacità.

Nel nostro studio in Filippesi, siamo arrivati al capitolo 3. Nei primi versetti Paolo ci comanda, da parte di Dio, di rallegrarci e gioire nel Signore.

In versetto 2 Paolo condanna duramente i falsi insegnanti che si confidavano nella loro carne, e insegnavano agli altri di confidare nella carne. Paolo ci avverte di stare in guardia, per non essere influenzati da queste persone, persone che ci sono tuttora. Lui dice: “guardatevi dai cani, dai cattivi operai”, cioè da quelli che confidano nella carne.

In quello che vogliamo vedere oggi, Paolo parla del fatto che confidare nella carne è falso, è un inganno, e se vogliamo fare confronto allora facciamo confronto.

Quindi, immaginate con me Paolo che dice: “Se tu vuoi parlare di confidare nella carne, io ho molti più motivi di potermi confidare di te. Tu dici che sei forte? Quante flessioni puoi fare? Solo 200? Io posso fare 1000. Quante ore dedichi al Signore? 15 ore al giorno? Io dedico 26!” Sì, stiamo immaginando un confronto assurdo, ma il punto è che quello che noi potremo dire, Paolo poteva veramente dire di più. Quello che noi potremo fare, Paolo poteva fare molto di più.

Paolo spiega di quelli che volevano vantarsi in un altro brano, 1 Corinzi 13. Paolo veramente aveva motivi umani, carnali per cui vantarsi, per cui confidare. Ma lui riconosce che non basta quello. E se Dio non accetta Paolo non accetterà neanche noi. Quindi Paolo fa questo per farci capire la stoltezza quando crediamo che forse Dio mi risponderà perché vede quello che sto facendo per Lui. Che abominazione. Questo è disprezzare il valore di Gesù Cristo, gonfiandoci falsamente, pensando di meritare il bene, quando invece il bene non lo meritiamo.

Abbiamo tuttora la tendenza di vederci bene. Abbiamo la tendenza di vedere quello che abbiamo fatto. Quindi pensiamo che basta avere queste prove, perché io ho fatto tanto, ho subito tanto, ho sopportato tanto. Adesso, Dio dovrebbe togliermi queste prove, dovrebbe benedirmi, dovrebbe curarmi. Abbiamo questo pensiero e Paolo qui, guidato da Dio, ci aiuta a capire che non abbiamo motivo di vantarci di nulla.

Inizio leggendo da Filippesi 3:2, per avere del contesto, e leggo fino al versetto 8.

“2 Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai, guardatevi da quelli che si fanno mutilare. 3 I veri circoncisi infatti siamo noi che serviamo Dio nello Spirito e ci gloriamo in Cristo Gesù e non ci confidiamo nella carne, 4 benché io avessi di che confidare anche nella carne; se qualcun altro pensa di poter confidare nella carne, io ancor di più: 5 sono stato circonciso l’ottavo giorno, sono della nazione d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo di Ebrei, quanto alla legge, fariseo, 6 quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile. 7 Ma le cose che mi erano guadagno, quelle ho ritenute una perdita per Cristo. 8 Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo,” (Filippesi 3:2-8 LND)

Questa dichiarazione di Paolo è potente. Tutto quello che per Paolo era la cosa più preziosa, sulla quale si basava, tutto quello che poteva dire di avere e di cui si poteva vantare, considerava perdita, persino spazzatura. Spesso siamo così stolti e ci vantiamo pensando di essere più bravi degli altri, ma lui era più bravo degli altri e tutto quello di cui si poteva vantare lo considerava una perdita, persino spazzatura.

Consideriamo questo. Prima della salvezza Paolo confidava in cose buone, e Paolo veramente era bravissimo. Noi che siamo molto meno bravi, ci vantiamo a volte e tendiamo di confidare in cose a volte buone. Ma se Paolo le considera stoltezza lo è anche per noi.

Io prego che vedremo come Paolo. Cioè che tutto quello in cui potremo confidare è spazzatura per poter vedere Cristo di più. Consideriamo questo più a fondo. Quello che Paolo sta descrivendo, deve essere la realtà per ogni vero credente.

Quello in cui Paolo confidava prima

Paolo inizia, nel versetto 4, parlando di quello che aveva, e di come era cresciuto.

Leggo di nuovo il versetto 4.

“4 benché io avessi di che confidare anche nella carne; se qualcun altro pensa di poter confidare nella carne, io ancor di più:” (Filippesi 3:4 LND)

Qui Paolo sta dicendo:

Qual'è la base sulla quale tu ti vedi per meritare da Dio?

“Io più di te,” Paolo sta dicendo in versetto 4. “Qualunque cosa che tu pensi di aver fatto, di aver compiuto, di essere, qualunque confronto che fai, di quello che non fai più, di quello che fai che non facevi, di quello che fai più degli altri, qualunque cosa,” Paolo dice, “io più di te.”

Paolo vuole dirci come vede tutto quello che aveva, che è più di quanto abbiamo noi, e come lo considerava.

Al versetto 5 fa l'elenco delle cose di cui si credeva, in modo sbagliato, di poter confidare davanti a Dio.

Nelle cose terrene in cui NOI potremmo confidare, Paolo aveva più motivi di confidarsi di quanto mai avremo noi.

Il punto qua è che per quanto possiamo essere bravi, e compiere cose per Dio, quello che Paolo dichiara in questo capitolo è valido anche per noi.

Fare parte del popolo giusto

Nel versetto 5 vediamo per prima cosa , Paolo basava la sua salvezza sull’identità come parte del popolo giusto. Leggo la prima parte del versetto 5.

“5 sono stato circonciso l’ottavo giorno, sono della nazione d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo di Ebrei,...” (Filippesi 3:5 LND)

In altre parole, Paolo sta dicendo, “Io sono veramente, e pienamente della religione che Dio ha stabilito: il giudaismo.”

Il giudaismo era l'unica religione al mondo che Dio aveva stabilito finché non c'era Cristo. Gli uomini hanno inventato tante religioni, compreso migliaia di forme di cristianesimo che non sono da Dio. Gli uomini lo hanno stabilito, ma Dio ha stabilito il giudaismo. Dio ha scelto Abramo. Dio ha creato la nazione di Israele. Dio ha stabilito il patto e ha dato la legge e Paolo dice “io sono pienamente ebreo, circonciso l’ottavo giorno.”

In pratica dice: “io da quando sono nato ho seguito tutto. Sono della nazione di Israele. Ci sono tanti pagani, ci sono tanti proseliti non nati giudei che lo sono diventati. Io sono nato giudeo. Io sono della tribù di Beniamino.” Dopo Salomone, quando il regno fu diviso sotto Roboamo, le 10 tribù del Nord erano disubbidienti. Avevano peccato ma Beniamino e Giuda sono rimasti fedeli alla vera adorazione. E Paolo dice: “io sono della tribù di Beniamino. Quando si parla di essere ebreo, io sono ebreo di ebrei. Ci sono tanti che avevano un genitore ebreo e uno non ebreo. Ci sono tanti che non parlavano più la lingua, non capivano le scritture nella lingua originaria. Paolo dice, “io sono ebreo di ebrei, sia padre che madre. Io sono cresciuto pienamente ebreo. Nessuno è più ebreo di me.”

Pensandoci, come potrebbe collegarsi a noi questo?

Per esempio io sono nato in una famiglia cristiana. Io sono credente da quando ero piccolo. Ci sono tante chiese non sane, ma io sono in una chiesa sana. La chiesa di cui faccio parte è una chiesa fedele alla Bibbia. Allora? Paolo sta dicendo questo, ma lui capiva che tutto quello non gli giovava a nulla. Non gli dava alcun merito davanti a Dio.

La Legge: il nostro impegno

Paolo era pienamente Giudeo, della tribù più fedele, e aveva vissuto tutta la sua vita in conformità alla legge di Dio, cioè, alla legge che Dio aveva dato a Israele tramite Mosè.

I Giudei erano il popolo di Dio ma fra di loro non erano tutti uguali. C'erano coloro che erano più fedeli a seguire la legge: i Farisei. Paolo faceva parte dei Farisei. I Farisei non solo seguivano la legge ma avevano aggiunto tante tradizioni per essere più fedeli e Paolo era un Fariseo, il più bravo fariseo. Quando Paolo si trovava davanti al re Agrippa in Atti parlava del fatto che era fariseo. Vi leggo quello in Atti 26:4,5. Sta parlando Paolo ad Agrippa.

“4 Ora quale sia stato il mio modo di vivere fin dalla giovinezza, che ho trascorsa interamente a Gerusalemme in mezzo al mio popolo, tutti i Giudei lo sanno. 5 Essi mi hanno conosciuto fin d’allora e possono testimoniare, se lo vogliono che son vissuto come fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione.” ” (Atti 26:4-5 LND)

Paolo dice che è stato fariseo, secondo la legge, la più rigida setta. Al versetto 5 Paolo diceva: “quanto alla legge fariseo”. Seguiva la legge in ogni dettaglio, umanamente parlando. Per quanto riguarda il metro degli uomini Paolo era in cima.

In Romani 7 scopriamo che Paolo dice: “non avrei conosciuto il peccato, scoperto la conoscenza, se non fosse stato per la legge”. Lui seguiva tutto, finché non ha capito veramente quello che la legge richiedeva, e da lì ha compreso che non la seguiva.

Quanto allo zelo

Paolo prosegue nel versetto 6, e dice:

“quanto allo zelo, persecutore della chiesa.” (Filippesi 3:6 LND)

Parliamo di zelo un attimo. Prima della salvezza la religione non era la parte più importante nella vita di Paolo....era tutta la sua vita. Non era più importante di altre cose nella vita, NO, era tutta la sua vita. Non aveva giorni liberi, e non è che faceva il suo dovere poi prendeva il tempo per sé. Lui si dedicava completamente, cuore, anima, mente, forza, nel vivere per Dio. Aveva uno zelo che si dedicava con tutto il suo cuore a combattere la chiesa di Gesù Cristo. Lasciava Gerusalemme andando in giro cercando i cristiani, seguaci in Cristo, perché secondo lui stavano seguendo un falso. Cercava di forzarli ad abbandonare Cristo, oppure portarli in prigione. Si dedicava totalmente a questo. Aveva uno zelo immenso.

È importante capire che in sé, lo zelo per Dio può essere molto buono. La Bibbia ci parla dell’importanza di avere zelo. Gesù aveva zelo. Ascoltiamo due versetti dai Salmi che parlano dello zelo di Cristo.

“Poiché lo zelo della tua casa mi ha divorato, e gli oltraggi di chi ti oltraggia sono caduti su di me.” (Salmo 69:9 LND)
“Il mio zelo mi consuma, perché i miei nemici hanno dimenticato le tue parole.” (Salmo 119:139 LND)

In Tito 2:14, leggiamo che Cristo ha salvato il suo popolo, noi, affinché fossimo zelanti per le buone opere. Ve lo leggo, parlando di Cristo.

“il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e purificare per sé un popolo speciale, zelante nelle buone opere.” (Tito 2:14 LND)

Zelo per le cose di Dio è buono. Ma, non ci fa meritare nulla da Dio.

Se fosse possibile essere salvati o ottenere benefici, in base allo zelo, Paolo avrebbe avuto merito. Nessuno di noi ha minimamente lo zelo che aveva Paolo. Dopo la conversione Paolo continuava ad avere zelo, ma non si confidava in quello zelo. Prima della conversione la vita di Paolo era vivere per Dio come credeva lui. Dopo la conversione la sua vita era vivere per Dio veramente. Prima si confidava nello zelo che aveva. Dopo non si confidava minimamente in quello zelo.

La giustizia

Poi, Paolo va avanti sempre al versetto 6, e parla della sua giustizia. Dobbiamo capire che Dio è Santo e l'uomo è un peccatore. Per potersi avvicinare a Dio l'uomo deve avere giustizia. Non ci si può avvicinare a Dio con le mani sporche di peccati e chiedere aiuto, “Signore fai questo per me, fai quello”. Non si può. Dobbiamo essere coperti con la giustizia, e Paolo credeva di essere coperto con giustizia dovuta a lui. Leggo dal v. 6.

“quanto alla giustizia che c’è nella legge, irreprensibile.” (Filippesi 3:6 LND)

I farisei, usando il loro metro e confrontandosi con gli altri Giudei, erano certi di essere giusti. Erano certi di seguire Dio tutti i giorni, specialmente i farisei. Gesù stesso disse di loro che davano la decima persino delle spezie. Credevano che fosse possibile essere giustificati ubbidendo abbastanza alla legge di Dio. Paolo diceva che se si tratta di vivere secondo la legge di Dio lui era sopra tutti.

Magari anche noi ci vediamo così. Pensiamo di essere attenti in tutto, come viviamo, come parliamo, come ci vestiamo, come spendiamo i soldi, e pensiamo di non essere come tanti altri credenti.

È sbagliato seguire la legge di Dio?

Assolutamente no. È quello che dobbiamo fare. Paolo non sta dicendo che è sbagliato seguire Dio in ogni campo. Anzi è giusto e necessario, ma sta parlando di confidare nella carne. Cioè pensare che l’essere attento vuol dire che Dio noterà questo, mi benedirà, e mi darà qualche beneficio. Dio mi aiuterà, e mi toglierà quel problema perché io Lo seguo. Questo è confidare nella carne.

v.7 come Paolo vedeva tutto questo

Paolo aveva parlato di essere un vero Giudeo. Per noi potrebbe essere il fatto di essere in una buona chiesa. Lui parlava di aver sempre seguito Dio, e di essere attento in tutto, ma come vedeva tutto questo?

Prima di conoscere Cristo Paolo vedeva questo come un grande vantaggio. Forse era come quel fariseo che era entrato nel tempio a pregare, dicendo “ti ringrazio Dio che non sono come gli altri uomini”. Paolo si vedeva come un uomo molto fedele, aveva seguito Dio attentamente, aveva un grande zelo per Dio, e lui credeva che fosse un grande guadagno davanti a Dio. Credeva che Dio avrebbe notato quanto era bravo. Paolo si confidava nella sua carne e in quello che lui aveva fatto. In modo subdolo Paolo era fiero di se stesso.

Alla luce di questo, come vedeva Paolo tutto quello che prima della sua salvezza era così importante per lui? Leggo di nuovo i versetti 4 a 7.

4 benché io avessi di che confidare anche nella carne; se qualcun altro pensa di poter confidare nella carne, io ancor di più: 5 sono stato circonciso l’ottavo giorno, sono della nazione d’Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo di Ebrei quanto alla legge, fariseo, 6 quanto allo zelo, persecutore della chiesa; quanto alla giustizia che è nella legge, irreprensibile. 7 Ma le cose che mi erano guadagno, quelle ho ritenute una perdita per Cristo. (Filippesi 3:4-7 LND)

Se fosse possibile ottenere da Dio per mezzo del merito umano, Paolo avrebbe meritato da Dio. Se fosse possibile ricevere benefici e benedizione per merito, Paolo avrebbe meritato da Dio. Ma Paolo è stato toccato, e lo Spirito Santo ha aperto i suoi occhi. Paolo ha visto Gesù nella sua gloria, e ha visto il proprio peccato.

Romani 7:14 sta parlando di Paolo poco prima della sua salvezza. È scritto nel tempo presente. Paolo parla di come si considerava così giusto però poi ha visto il suo peccato. Voleva cercare di vivere in modo veramente giusto ma non riusciva. Era schiavo del suo peccato e ha visto che il suo cuore non era puro come pensava. Guardava quello che faceva, ma Dio gli ha fatto vedere il suo cuore, un cuore tutt'altro che puro. Paolo ha capito che aveva bisogno del Signore, del Salvatore, e che quel Salvatore è Gesù Cristo. Paolo ha visto che non poteva meritare da Dio perché era macchiato. Ha visto che tutto il merito è in Gesù Cristo. Allora tutto quello in cui aveva sperato? Come lo vedeva?

Paolo valutando tutto, capendo la Santità di Dio, capendo il proprio cuore ha detto: “tutto quello a cui mi aggrappavo è una perdita. Non è che zero, è meno di zero. È una perdita”.

Immaginiamo un uomo pagano che ha tante donne.. Un giorno, Dio apre i suoi occhi, e per la prima volta nella vita lui vede il matrimonio come una cosa meravigliosa e preziosa. Per la grazia di Dio, egli trova una donna meravigliosa, che è contenta di sposarlo. Si sposano.

A quel punto, non basta per lui amare quella donna più delle altre donne. No, lui deve abbandonare totalmente ogni legame con le altre donne. Non deve amare la moglie di più. Deve amare totalmente e unicamente sua moglie.

Similmente, quando Paolo aveva capito che tutto il merito è solo in Cristo, ha detto: “non valuto nulla che valutavo prima come di grande valore. Prima, mi vedevo bravo a seguire la legge. Guardavo chi sono, a quale popolo appartengo, e a quanto zelo ho”. E lui diceva: “quello non vale nulla. Non che vale meno. Non vale nulla”.

Se noi abbiamo qualsiasi fiducia nelle cose che possiamo compiere noi, questo ci ostacola da veramente fidarci di Gesù Cristo.

Ciò che per me era un guadagno

Paolo non sta parlando in modo teorico. Non sta dicendo: “sai teoreticamente, bisognerebbe fare così.” Paolo sta dicendo: “io veramente considero quello che era prezioso a me una perdita”. Notate le parole del v.7:

7 Ma le cose che mi erano guadagno, quelle ho ritenute una perdita per Cristo. (Filippesi 3:4-7 LND)

“… le cose che mi erano guadagno”. Erano preziose per me, per me erano guadagno, “guarda quello ho, che ho meritato, che posso presentare a Dio, per ricevere da Lui. Mi erano guadagno.

“… quelle cose ho ritenute”. Questa è una parola, un verbo, che vuol dire: “ho scelto”. È una valutazione: “le ho ritenute una perdita per Cristo”. Prima le vedevo di grande valore, adesso no. Non solo non è di grande valore ma non è neanche neutrale. È una perdita per Cristo.

Guai a me di credere che io posso offrire qualcosa a Dio per avere da Dio. Piuttosto se io avevo qualcosa a cui tenevo, qualcosa che dava senso alla mia vita, qualcosa che mi faceva sentire di avere dei veri valori nella vita, quella è una perdita per me, perché mi ostacola da vedere Gesù come tutto.

Prima della sua salvezza, Paolo credeva che il suo valore era in queste cose. Diceva che non doveva arrivare a mani vuote così Dio lo avrebbe accolto. Ma lui ha capito che se arriva con quelle cose in mano sarà un'abominazione per Dio.

Leggo ancora il v.8. Notate come Paolo descrive queste cose, e qualsiasi altra cosa che potrebbe essere oggetto della nostra fede.

“8 Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo,” (Filippesi 3:8 LND)

Leggiamo di nuovo la parola “ritenere”: ho ritenuto, e ritengo una perdita come tanta spazzatura per guadagnare Cristo. Ricordate, prima di Cristo noi cerchiamo di avere valore, cerchiamo di essere qualcuno, cerchiamo di vederci importanti, di avere valore, di avere diritto, di avere merito in base a quello che siamo, e quello che compiamo. Quanto orgoglio c'è. Quanto le persone disprezzano gli altri per credersi qualcuno, “io sono più bravo”, “io sono più buono”, “io sono più umile”, “io sono più intelligente”, “io sono un cristiano più bravo”, “io sono più fedele”, “io sono più...”. E Paolo dice: “tu vedi tutto questo come un guadagno ma è spazzatura. Ti stai allontanando da Dio. Tu stai vedendo in te un valore che non ti fa vedere Cristo”. Che terribile danno è questo.

Allora attenzione! Non sono tutte cose malvagie. Avere zelo per Dio non è sbagliato. Essere attenti a seguire la legge di Dio, non è assolutamente sbagliato, è una cosa buona. Avere una giustizia nel senso che siamo fedeli va benissimo. Appartenere a una buona chiesa…. grazie a Dio. Ma non ci fa avere merito davanti a Dio. Paolo non sta dicendo che non bisogna avere zelo per Dio, o che non serve seguire la legge. Sta dicendo che non devo minimamente credere che, in base a questo, Dio noterà e mi risponderà.

Per esempio, penso che con la preghiera e il digiuno, Dio mi risponderà. In modo subdolo credo di meritare da Dio, confidando nel mio impegno a Dio nel digiunare, nel mio impegno a sacrificare, nel mio impegno a dedicarmi all'opera di Dio, e così Dio mi esaudirà. Dio mi proteggerà da questa malattia perché io mi sono sempre impegnato per Dio. Dio salverà la vita della mia cara moglie o figlio perché Lui vedrà quello che ho fatto per Lui. Questo è confidare nella carne.

Domanda importante: perché Paolo le considerava una perdita e perfino spazzatura? Spazzatura in greco vuol dire “letame”. È una cosa schifosa.

Qui c'è il nocciolo di questo insegnamento. Erano spazzatura perché trascinavano il cuore di Paolo non a Cristo ma a se stesso, perché Paolo si immaginava di poter venire a Cristo offrendo qualcosa che aveva meritato. Questo vuol dire non vedere Cristo. Una volta che Paolo ha visto chi è veramente Cristo capiva: “guai a me se mi presento a Dio come se avessi meritato qualcosa”.

Tutta la vita cristiana dall'inizio alla fine, tutto il bene che riceviamo da Dio, è per il merito di Gesù Cristo, non per il nostro. Leggo di nuovo il versetto 8.

“8 Anzi, ritengo anche tutte queste cose essere una perdita di fronte all’eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore, per il quale ho perso tutte queste cose e le ritengo come tanta spazzatura per guadagnare Cristo,” (Filippesi 3:8 LND)

Tutto è da considerare spazzatura per guadagnare Cristo.

Cristo è tutto. Infatti, nei versetti che seguono, Paolo parla del valore infinito di conoscere Cristo, e di essere in Cristo, e di avere sempre più di Cristo. Dio volendo, vedremo quello in un prossimo sermone.

Confidiamo solo in Cristo

Quindi, il punto di tutto questo è che la salvezza arriva solamente se smettiamo di confidare in noi stessi e in quello che possiamo compiere noi. Dobbiamo confidare totalmente nell’opera di Gesù Cristo, in chi è e in quello che Lui ha fatto, non solo per essere salvati, ma per TUTTO quello che riceviamo da Dio.

Allora, qui sorge la domanda: se dobbiamo confidare solo in Cristo, come dobbiamo vedere da credenti, le nostre buone opere, il nostro zelo, e quello che riusciamo a compiere per Cristo?

Vediamo la risposta in come Paolo vedeva se stesso. Dopo la sua salvezza Paolo non ha smesso di avere zelo, e non ha smesso di seguire la legge, ma come vedeva quello che ha fatto?

Questo è importante. Leggo alcuni versetti che ci aiutano a vedere questo. Notate come Paolo parla di se stesso dopo la sua salvezza.

Per esempio, leggo 1Corinzi 15:9,10.

“9 Io infatti sono il minimo degli apostoli e non sono neppure degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio. 10 Ma per la grazia di Dio sono quello che sono; e la sua grazia verso di me non è stata vana, anzi ho faticato più di tutti loro non io però, ma la grazia di Dio che è con me.” (1Corinzi 15:9-10 LND)

Qui, Paolo dice che aveva faticato più degli altri apostoli, non lui però, ma la grazia di Dio che era con lui. Quindi lui ammetteva che si affaticava per il Signore ma era solo per grazia, non era per merito. Non confidava nella carne. Leggo 2Corinzi 4:1.

“Perciò, avendo questo ministero per la misericordia che ci è stata fatta, non ci perdiamo d’animo.” (2Corinzi 4:1 LND)

Paolo sapeva che il suo ministero era da Dio, non da se stesso, era per misericordia. Leggo adesso 2Corinzi 12:11.

“Sono diventato insensato vantandomi, voi mi ci avete costretto, poiché avrei dovuto essere raccomandato da voi, perché non sono stato per nulla inferiore ai sommi apostoli, benché io non sia niente.” (2Corinzi 12:11 LND)

Paolo diceva: “io non sono niente”. Sapeva che Dio aveva operato grandemente tramite lui. Però, sapeva che non era da lui, perché per conto suo non era niente.

In Efesini 3:7-8 Paolo spiega che il suo ministero era tutto per grazia, non per merito suo. Leggo.

“7 di cui sono stato fatto ministro, secondo il dono della grazia di Dio che mi è stata data in virtù della sua potenza. 8 A me, il minimo di tutti i santi, è stata data questa grazia di annunziare fra i gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo,” (Efesini 3:7-8 LND)

Paolo dice: “è per grazia che sono quello che sono”. Qualunque cosa che possiamo compiere, è tutto solo per grazia. In fine, leggo 1Timoteo 1:12-16. Notate che Paolo dichiara quello che era di natura, e quello che era in Cristo. Questo ci mostra come dobbiamo vivere. Dobbiamo essere zelanti e dobbiamo compiere buone opere. Dobbiamo dedicarci a seguire la legge, e Dio volendo faremo tantissimo, ma come dobbiamo vedere tutto?

Come Paolo. Leggo 1Timoteo 1:12-16

“12 E rendo grazie a Cristo nostro Signore, che mi fortifica, perché mi ha ritenuto degno di fiducia ponendo al suo servizio me, 13 che prima ero un bestemmiatore, un persecutore ed un violento; ma mi è stata fatta misericordia, perché lo feci ignorantemente nella mia incredulità; 14 così la grazia del Signor nostro ha sovrabbondato con la fede e con l’amore che è in Cristo Gesù. 15 Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. 16 Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo facesse conoscere in me, per primo, tutta la sua longaminità, per essere di esempio a coloro che per l’avvenire avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna.” (1Timoteo 1:12-16 LND)

Paolo riconosce che per merito era solo un grande peccatore, ma per grazia non era più un grande peccatore, ma era un servo di Dio. Quindi Paolo, pur facendo più degli altri apostoli, e pur avendo compiuto tantissimo per il Signore, diceva “non posso dire a Dio che io ho qualcosa da offrire, per meritare da Lui. È solo e tutto per grazia. Non confido minimamente in quello che faccio per Lui, perché è tutto per grazia.”

Conclusione

E quindi, qual è la lezione per noi?

Prima di tutto, per chi non è ancora in Cristo, per chi non è salvato, è necessario capire che l’unica via che porta a Dio è Gesù Cristo. Non abbiamo alcun merito davanti a Dio. Non si può arrivare a Dio con le proprio forze. Non puoi abbandonare abbastanza il peccato, la colpa rimarrà. Devi confidare in quello che ha fatto Gesù Cristo. Non puoi meritare da Dio.

Ma questo non è solo per arrivare alla salvezza. Per tanti di noi questo è come dobbiamo vivere la vita cristiana. Non dobbiamo mai pensare “ma Signore, hai visto? Hai notato? Io ti sto seguendo. Allora ti prego, fammi quello, fammi quest'altro, toglimi quello, dammi quello perché io sto vivendo per te”. Quello è confidare nella carne, e se confidiamo nella carne non stiamo confidando in Gesù Cristo.

Certamente dobbiamo vivere per Dio. Dobbiamo avere zelo e dobbiamo essere zelanti nelle buone opere, ma non ci fa meritare nulla perché è solo per grazia, la meravigliosa grazia. Così confido pienamente in Gesù Cristo, il mio meraviglioso Signore.

Grazie a Dio che non dobbiamo meritare da Dio. Perché? Perché sarebbe impossibile. È impossibile. Dio è santissimo. Dio è giustissimo. Il massimo che potremo offrire sarebbe totalmente inferiore a quello che sarebbe il minimo accettevole. Ma, grazie a Dio, Cristo ha meritato per noi.

Quindi il messaggio che Dio ci da qui è: Non confidiamo nella carne, minimamente, né prima né dopo la salvezza. Confidiamo in Gesù Cristo. Seguiamo l'esempio di Paolo. Viviamo per Cristo a causa della grazia che abbiamo ricevuto in Cristo.