Aiuto Biblico

Gesù calma la tempesta

Marco 4:26-41

Sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per mercoledì, 13 marzo 2019, – cmd es –
Descrizione: il regno di Dio, Gesù calma la tempesta.
Parole chiavi: regno di Dio, fede in Gesù,

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Quanto cambia, quando sai il motivo per cui stai facendo qualcosa? Cioè, quanto cambia quando sai e tieni in mente lo scopo vero per cui sta vivendo una certa situazione?

Vi faccio un esempio, una storia che ho sentito anni fa.

In una grande città d'Europa, stavano costruendo un immensa cattedrale. L'opera durava più di un secolo. Una parte fondamentale dell'opera era di portare le rocce e il marmo che servivano per la costruzione e la facciata. Una parte di quel trasporto era fatto con uomini che spingevano una forma di carriola piena di rocce. Certi uomini avevano iniziato questo lavoro da giovanissimi, intorno ai 15 anni, e andavano avanti per decenni.

Lungo la strada dove questi uomini passavano avanti indietro tutti i giorni, c'era un uomo vecchio che si sedeva davanti alla sua piccola casa guardando questo operare. Giorno dopo giorno vedeva gli stessi uomini passare avanti e indietro, avanti e dietro. Lui notava un uomo in particolare che aveva sempre il muso lungo, ed era evidente che era stufo e scontento. Vedeva anche un altro uomo, che aveva sempre il sorriso, ed era visibilmente gioioso.

Un giorno, il vecchiotto chiese all'uomo scontento come mai era così scontento. L'operaio rispose in tono molto negativo: “chi non sarebbe scontento avendo da decenni lo stesso lavoro di spingere una stupida carriola piena di rocce tutto il giorno? Non posso immaginare un lavoro più terribile di questo. Mi sento di avere una vita sprecata, e odio il mio lavoro. Certamente sono scontento. Chiunque sarebbe scontento con questo lavoro.

Dopo un po', il vecchiotto vide arrivare l'operaio che spingeva la sua carriola con un grande sorriso, cantando allegramente, gioioso. Il vecchiotto chiese a quell'uomo come mai era così contento e gioioso. L'operaio rispose in tono molto gioioso: “chi non sarebbe contento e gioioso se da decenni avesse il privilegio di partecipare all'opera di costruire una grandissima cattedrale per la gloria di Dio? Certamente sono gioioso, ho un lavoro di grande importanza, sto partecipando a qualcosa che durerà molto oltre la mia vita.”

Certamente, quello che trasformava come questi uomini vedevano il loro lavoro, ed è importante notare che facevano esattamente la stessa cosa, quello che faceva tutta la differenza è che il primo uomo vedeva solo le difficoltà del suo lavoro, mentre il secondo uomo pensava tutti i giorni a quello di cui faceva parte, lo scopo del suo lavoro.

L'unico modo di avere una vita cristiana in cui abbiamo la gioia della salvezza, in cui possiamo avere vittoria sui peccati, in cui possiamo combattere e vincere i pensieri falsi, è di tenere sempre in mente che siamo solo di passaggio, e stiamo andando verso l'eternità con Dio. Solamente se teniamo sempre in mente la realtà della salvezza e il giudizio finale possiamo avere gioia in questo cammino.

Quando leggiamo la Bibbia, vediamo che ripetutamente ci spinge a riconoscere che la vita qui è di passaggio, e che davanti a noi c'è il giudizio finale e l'eternità con Dio se siamo in Cristo. Questo è il messaggio che Gesù annunciava ripetutamente, e troviamo lo stesso messaggio anche nel resto del Nuovo Testamento. Certamente, la vita su questa terra è piena di travaglio e difficoltà. L'unico modo di arrivare alla salvezza, e poi di avere una vita cristiana vittoriosa, è di tenere sempre in mente il regno di Dio, cioè, ricordare sempre che qui tutto passa, e che ci troveremo davanti a Dio.

Perciò, tenete questo in mente mentre andiamo avanti nel nostro studio delle Vangelo di Marco. Siamo nel capitolo 4, e siamo pronti per il versetto 26. Qui, Gesù sta insegnando alle folle, e sta parlando ripetutamente a loro del regno di Dio. Nei versetti 26-29, dà una descrizione del regno di Dio in cui confronta il regno di Dio come dei semi che crescono. Seguite mentre leggo Marco 4:26-29.

“26 Disse ancora: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme in terra. 27 Ora la notte e il giorno, mentre egli dorme e si alza, il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come. 28 Poiché la terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29 E, quando il frutto è maturo, il mietitore mette subito mano alla falce perché è venuta la mietitura".” (Marco 4:26-28 LND)

Abbiamo già visto nelle altre parabole che il seme rappresenta la parola di Dio che viene annunciata. Sappiamo da vari brani che Dio dà vita tramite la parola di Dio. Quindi, l'uomo che getta il seme in terra rappresenta qualcuno che annuncia la parola di Dio. La nostra responsabilità è di annunciare la parola di Dio, di parlare con le persone del giudizio e della salvezza in Gesù Cristo.

Però, è Dio che dà vita è Dio che fa crescere. E perciò, in questa parabola Gesù spiega che mentre l'uomo getta il seme in terra, il seme germoglia e cresce per conto suo, non per opere di quell'uomo. Infatti, questo ci ricorda di quello che Paolo dichiara in 1Corinzi 3:5-7.

“5 Chi è dunque Paolo e chi è Apollo, se non ministri per mezzo dei quali voi avete creduto, e ciò secondo che il Signore ha dato a ciascuno? 6 Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere. 7 Ora né chi pianta né chi annaffia è cosa alcuna, ma è Dio che fa crescere.” (1Corinzi 3:5-7 LND)

È Dio che dà vita. È Dio che fa crescere.

Notate che Gesù spiega che è un'opera nascosta, cioè l'uomo getta il seme, ma non sa come germoglia e cresce. Questa è perché è un'opera dello Spirito Santo nel cuore delle persone che Dio salva. Quando dice che la terra produce spontaneamente, non è che succede da sé. Vuol dire che succede senza l'intervento di colui che semina. È lo Spirito Santo che dà la vita. Noi possiamo solo proclamare la verità.

Voglio notare un punto importante in questa parabola, che vediamo in tanti modi in tanti insegnamenti della Bibbia. Notate che in questo esempio, questo seme produce prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Ripetutamente quando Gesù parla della salvezza, parla del fatto che la vera salvezza produce molto frutto. Qui, usa il concetto del chicco pieno nella spiga. Nella parabola del seminatore, parlava del seme che produceva 30, quello di 60, e quello di 100 volte di più. In Giovanni 15 Gesù parlava del fatto che chi dimorava in lui produceva molto frutto. Una prova della vera salvezza è una vita che produce chiaro frutto, e non solo poco frutto. Se la tua vita non è piena di frutto, c'è da preoccuparsi. La soluzione non è di dubitare la salvezza, la soluzione è di riconoscere quali sono i peccati del tuo cuore, umiliarti, e cambiare direzione. La soluzione è di riconoscere il cuore raffreddato, e desiderare di più di Cristo, e più la gloria di Dio.

Quindi, riassumendo i punti principali che possiamo capire da questa parabola, tocca a noi annunciare la parola di Dio. Tocca a noi evangelizzare, e far conoscere alle persone il giudizio di Dio, il loro peccato, e la salvezza in Gesù Cristo. Sarà Dio a dare la vita. In Giovanni 5:21 Gesù dichiara che lui ha il potere di dare vita. Vi leggo quel versetto.

“Infatti come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole.” (Giovanni 5:21 LND)

Noi dobbiamo annunciare il giudizio, e la necessità della salvezza. Ma sarà Dio, nella persona di Gesù Cristo, che dà vita.

Voglio solo menzionare che in questa parabola, come fa spesso, Gesù chiude parlando del giudizio finale. È assolutamente fondamentale per tutti, noi che siamo salvati e chi non è salvato, ricordare che dopo questa vita ci troveremo davanti il giudizio di Dio. Leggo di nuovo Ebrei 9:27.

“E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio,” (Ebrei 9:27 LND)

Quando parliamo con le persone di Dio, è importantissimo che il nostro messaggio sia il messaggio della Bibbia. Perciò, non dobbiamo parlare di quanto Dio ama loro, dobbiamo piuttosto parlare con loro del giudizio, e del loro bisogno di un Salvatore. Questo è il messaggio della salvezza.

Pensando al regno di Dio vv.30-32

Andiamo avanti a considerare i versetti 30-32. In queste versetti, Gesù continua a parlare del regno di Dio con le persone. È fondamentale che teniamo sempre in mente l'eternità. È l'unico modo di capire la vita correttamente. In questi versetti, iniziamo con le parole “disse ancora”. Volta dopo volta, Gesù parlava del regno di Dio. Seguite mentre leggo Marco 4:30-32.

“30 Disse ancora: "A che cosa paragoneremo il regno di Dio? O con quale parabola lo rappresenteremo? 31 Esso è simile a un granello di senape che, quando è seminato in terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; 32 ma, dopo che è stato seminato, cresce e diventa il più grande di tutte le erbe, e mette rami così grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi sotto la sua ombra".” (Marco 4:30-32 LND)

Uno dei punti principali in questo passo è che l'opera di Dio è maggiormente nascosta dal mondo. Cioè, Dio è molto all'opera, in tutto il mondo. Però, la maggioranza di quello che Dio sta facendo non è visibile al mondo. Oppure, al massimo sembra una cosa di piccola importanza. Però, quando Dio completa la sua opera, diventa l'opera più grande della storia. Diventerà così grande che completamente coprirà ogni altra cosa.

Dobbiamo ricordare che gli uomini non possono veramente vedere quello che Dio sta facendo. Perciò, non possono essere meravigliati dell'opera di Dio. Non possono vedere come una decisione saggia quella di vivere per l'eternità. Se non riescono a vedere l'eternità, certamente non possono vedere che è la cosa più importante.

Ricordate anche che qualcosa potrebbe sembrare di poca importanza, ma in realtà diventa la cosa più importante in assoluto. Gesù usa l'esempio del granello di senape, che è un seme piccolissimo. Però, poi diventa la pianta più grande dell'orto, quella in cui gli uccelli trovano riparo. Similmente, quello che Dio sta facendo nel mondo sembra molto piccolo in termini di uomini, ma poi diventerà il riparo per tutti gli uomini che sono salvati.

Se vi fermate a pensare, non è stato così in tutta la storia? Pensate ai discendenti di Giacobbe che si trovavano in Egitto per circa 400 anni. Dio era all'opera, ma per loro era impossibile vedere quello che Dio stava facendo. Era solo dopo le piaghe che Dio ha mandato sull'Egitto per mano di Mosé che le persone cominciavano a capire dell'opera di Dio. Anche allora, avevano tanti dubbi.

Quanto è importante per noi ricordare che Dio è sempre all'opera anche nella nostra vita. Può sembrare che nulla stia succedendo, può sembrare che nulla cambi. Può sembrare perfino che Dio si sia dimenticato di noi. Ma Dio non si dimentica di noi. Dio è sempre all'opera. E Dio sa esattamente quello che sta facendo.

Quindi, se a te sembra che Dio non sta operando nella tua vita, ricordati di tutte le volte nella Bibbia in cui l'opera di Dio non era visibile al momento, però in realtà era tutto sotto controllo e Dio stava facendo quello che aveva stabilito. Similmente, Dio è all'opera anche nella tua vita e nella mia vita. Prego che possiamo trovare grande sollievo e gioia sapendo questo.

L’insegnamento giusto (33,34)

Voglio leggere adesso i versetti 33 e 34. In queste versetti, vediamo che Gesù adattava il suo insegnamento sempre alla portata degli ascoltatori. Seguite mentre leggo questi due versetti.

“33 E con molte parabole di questo genere annunciava loro la parola, come essi erano in grado di capire. 34 E non parlava loro senza parabole; ma in privato ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.” (Marco 4:33,34)

Notate che Gesù usava molte parabole. Gesù usava parabole perché sono facili da ricordare. Così, le persone potevano ricordare e riflettere su quello che Gesù aveva insegnato, e in più, potevano raccontare i suoi insegnamenti anche ad altri.

Notate anche che Gesù insegnava loro in base a quello che erano in grado di capire. Quanto è importante che non solo parliamo per insegnare alle persone di Dio, ma dobbiamo anche osservarli per capire quello che stanno capendo, e quello che è alla loro portata. Gesù insegnava tantissimo a loro, perché Gesù sapeva che la parola di Dio è il seme che può dare vita. La parola di Dio può dare vita, la parola di Dio è il latte che fa crescere. Leggo 1Pietro 2:2.

“come bambini appena nati, desiderate ardentemente il puro latte della parola, affinché per suo mezzo cresciate,” (1Pietro 2:2 LND)

In Ebrei 5, leggiamo che avrebbero dovuto essere ad un punto in cui avrebbero dovuto poter ricevere cibo solido, insegnamenti più profondi, qua chiamati cibo solido, anziché solo il latte. Ma vengono sempre dalla Parola di Dio. Leggo Ebrei 5:12-14.

“12 Infatti, mentre a quest’ora dovreste essere maestri, avete di nuovo bisogno che vi s’insegnino i primi elementi degli oracoli di Dio, e siete giunti al punto di aver bisogno di latte e non di cibo solido. 13 Chiunque infatti usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è ancora un bambino; 14 il cibo solido invece è per gli adulti, che per l’esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere il bene dal male.” (Ebrei 5:12-14 LND)

Quindi, la parola di Dio è fondamentale per la vita cristiana. Ed è per questo che Gesù continuava ad usare sempre la parola di Dio per raggiungere i loro cuori.

Il brano dice che Gesù non parlava loro senza parabole. Gesù aveva già spiegato ai suoi discepoli che usava parabole con le folle affinché non capissero, ovvero affinché non vedessero la verità. Dio non vuole sprecare le sue verità con chi ha un cuore duro.

Però, notate che in privato Gesù spiegava ai suoi discepoli ogni cosa. Quando noi camminiamo umilmente davanti a Dio, osservando la sua parola, Dio ci farà conoscere sempre più la sua volontà. Quanto è importante che non siamo semplici ascoltatori, uditori della parola, ma che siamo veramente facitori, coloro che mettono in pratica quello che più ci mostra. Viviamo la verità che Dio ci insegna!

Gesù calma la tempesta

Ora, consideriamo un avvenimento, che è uno degli avvenimenti più conosciuti della vita di Gesù, quello quando Gesù calmò la tempesta. Consideriamo alcuni delle lezioni spirituali di questo brano. Leggo Marco 4:35-37.

“35 Or in quello stesso giorno, fattosi sera, disse loro: "Passiamo all’altra riva". 36 E, licenziata la folla, lo presero con sè, così come era, nella barca. Con lui c’erano altre barchette. 37 E si scatenò una gran bufera di vento e le onde si abbattevano sulla barca, tanto che questa si riempiva.” (Marco 4:35-37 LND)

Non andiamo a fondo su ogni aspetto di questo avvenimento, ma voglio trarre alcune verità che possono aiutarci. Prima di tutto, tenete in mente che Gesù aveva insegnato moltissimo ad una grandissima folla. Spesso, Gesù era quasi schiacciato dalla folla. Perciò, era stato un tempo incredibilmente intenso, e Gesù, oltre a essere Dio, essendo anche pienamente uomo, era estremamente stanco. Infatti, nel versetto 36 dice che i discepoli lo presero con sé, così come era, nella barca. Hanno preso Gesù, esaurito, nella barca con loro per attraversare il mare di Galilea.

Quando ti senti estremamente stanco, tu puoi sapere che Gesù conosce benissimo anche questa prova. Gesù è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però peccare. Gesù era veramente umano.

Poi, è importante notare che è arrivato un vero problema. Questo era un problema gravissimo, un grande pericolo, in cui tutti rischiavano di morire. Quanto spesso ci agitiamo per problemi che non sono neanche veri problemi. Cioè, quanto spesso ci agitiamo per potenziali problemi, per quello che potrebbe succedere. Dobbiamo lasciare tutto i potenziali problemi a Dio. Però, nella vita ci sono veri problemi, come essere in una piccola barca in mezzo al mare e la barca si riempia d'acqua.

Quello che voglio notare è quello che fanno i discepoli, e poi, come Gesù risponde.

Vediamo quello che fanno i discepoli nel versetto 38.

“38 Egli intanto stava dormendo a poppa, su un guanciale. Essi lo destarono e gli dissero: "Maestro, non t’importa che noi periamo?".” (Marco 4:38 LND)

Notiamo che Gesù era profondamente addormentato. Cioè, era addormentato così profondamente che nonostante questa tempesta, nonostante che la barca si riempiva d'acqua, Gesù continuava a dormire. Quindi, da quello che potevano vedere i discepoli, Gesù sembrava ignaro del problema, del pericolo. Si trovavano in pericolo, e il loro signore dormiva, che secondo loro voleva dire che non poteva aiutarli.

Quello che mi colpisce è quello che dicono a Gesù, e di più, quello che stanno implicando con queste parole terribili. Notate che lo svegliano, e poi, dicono a lui:

"Maestro, non t’importa che noi periamo?" (Marco 4:38 LND)

Che cosa stanno dicendo veramente a Gesù? Stanno accusando Gesù di mancare cura per loro. Stanno accusando Gesù di peccare contro di loro. Stanno implicando che Gesù aveva un dovere, che non stava portando a compimento. Questi discepoli accusano Gesù di peccare nei loro confronti. Stanno dicendo, effettivamente, a Gesù: “Tu hai il dovere di curarci. Invece, qui in mezzo a questo pericolo, non ci stai curando. Per noi, tu stai peccando non solo nel mancare di curarci, ma con questo noi vediamo che a te non importa curarci”.

È importante per noi capire che realmente stanno accusando Gesù. Questo è malvagio. Quanto facilmente corriamo anche noi ad accusare gli altri, quando non è palese che hanno realmente peccato.

Ricordate che Satana è l'accusatore. E in Apocalisse 12, leggendo della fine del mondo, leggiamo che Satana viene chiamato l'accusatore dei fratelli. Leggo Apocalisse 12:9,10.

“9 Così il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, che seduce tutto il mondo, fu gettato sulla terra; con lui furono gettati anche i suoi angeli. 10 Allora udii una grande voce nel cielo che diceva: "Ora è giunta la salvezza, la potenza e il regno del nostro Dio e la potestà del suo Cristo, poiché è stato gettato giù l’accusatore dei nostri fratelli colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte.” (Apocalisse 12:9-10 LND)

Satana è l'accusatore. Quanto facilmente noi cadiamo in questo terribile peccato, quello di accusare gli altri. In questo brano, gli apostoli stavano accusando Gesù di peccato. Che terribile. Ma è anche terribile quando noi accusiamo altri di peccato.

Noi diventiamo accusatori quando crediamo il male che non è chiaramente così. Cioè, succede qualcosa e non conosciamo tutti i dettagli. Potrebbe essere qualcosa fatto con peccato, come potrebbe essere qualcosa fatto con una motivazione valida. Essere l'accusatore è di presumere il male.

Quanto è facile presumere il male. Io ho una vita strapiena di persone. Ci sono persone che vivono in casa, ci sono tante telefonate impegnative ogni settimana, ricevo tantissimi messaggi o e-mail ogni settimana facendomi domande. Quello è oltre all'insegnamento e la consulenza. Sono impegnato dalla mattina alla sera, che mi va benissimo. Voglio essere speso per il nostro Signore Gesù Cristo. Però, ripetutamente negli anni mi arrivano messaggi da persone a cui non riesco a rispondere subito. Ogni tanto, qualcuno mi scrive riprendendomi duramente, accusandomi di aver peccato nei loro confronti perché non ho risposto. Di solito, queste sono persone che fanno domande abbastanza leggere, domande che non sono così importanti. Però, mi accusano di peccare perché non ho preso tempo di rispondere. Mi accusano di avercela con loro, o di mancare amore.

Fratelli, se qualcuno non risponde a un tuo messaggio, o SMS, presumere che quella persona ce l’abbia con te, presumere che è mancante nei tuoi confronti, è fare un’accusa falsa e non fondata. Quello che sarebbe giusto fare biblicamente sarebbe piuttosto di presumere il bene. Sarebbe presumere che la persona è impegnata. Così, si rimane tranquilli, se arriva o se non arriva una risposta. Se io scrivo a qualcuno e non mi risponde, presumo che la persona è molto impegnata, e poi, presumo che il mio messaggio sia stato seppellito sotto una montagna di altri messaggi. Se proprio ho bisogno urgentemente di una risposta, gli scrivo ancora. Perché devo credere il male di quella persona? Perché devo presumere che stia peccando nei miei confronti? Che malvagità.

Quando riconosci che hai un giudizio che non è veramente fondato, riconosci che questo è un gravissimo peccato, che ti fa essere un accusatore come lo è Satana. Ravvediti, perché in Gesù Cristo c’è perdono.

Questi apostoli credevano il male di Gesù, credevano che Gesù fosse colpevole nei loro confronti. Anche noi pecchiamo così.

Fino a quel punto, Gesù aveva sempre mostrato loro di avere una grande cura per loro. Perciò, era estremamente malvagio che lo accusassero di non avere cura di loro.

Notiamo la risposta di Gesù. Leggo i versetti 39 e 40.

“39 Ed egli, destatosi, sgridò il vento e disse al mare: "Taci e calmati!". E il vento cessò e si fece gran bonaccia. 40 Poi disse loro: "Perché siete così paurosi? Come mai non avete fede?".” (Marco 4:39-40 LND)

Prima di tutto, vediamo la divinità di Gesù Cristo. Con una semplice parola, Gesù comandò al vento e al mare, e subito, essi gli ubbidirono. Ogni potere appartiene a Gesù Cristo. Egli ha piena autorità su tutto. Non risolve ogni problema come vorremmo noi, ma fa sempre quello che Egli ritiene giusto. E in questo caso, sgridò il vento e il mare, e subito si fece gran bonaccia.

Qui, vediamo ancora, perché lo vediamo ripetutamente in tutta la Bibbia, che Dio è chiaramente in controllo di tutto. Gesù Cristo è Dio incarnato, e come vediamo in questo esempio, nulla è difficile per lui. Quindi, per quanto riguarda questa tempesta, questo grande pericolo, non era un problema per Gesù. Non si era dimenticato dei suoi apostoli, infatti, vediamo che questa prova serviva per mettere alla prova la loro fede.

Infatti, quello che Gesù dichiara a loro nel versato 40 è molto rilevante. Mostra anche un nostro grande peccato. Gesù riprende loro per la loro mancanza di fede. Dichiara:

“… Perché siete così paurosi? Come mai non avete fede?” (Marco 4:40 LND)

Con questa dichiarazione, Gesù sta dichiarando che non avrebbero dovuto avere paura. Piuttosto, avrebbero dovuto avere fede in lui, anche se non capivano come poteva aiutare. Quello che Dio vuole da noi è la vera fede. La fede non è fondata su quello che vediamo. Se noi capiamo tutto, e come la cosa andrà bene, non serve la fede. La fede è quando ci fidiamo perché ci fidiamo di Dio, non dell'esito che possiamo capire. E questi apostoli avrebbero dovuto confidare nella cura di Gesù, che avevano già visto compiere miracolo dopo miracolo.

Mi vergogno a riconoscere quante volte io ho mancato fede. Ogni volta che mi agito, ogni volta che i pensieri mi assillano, è una mancanza di fede nel mio grande Dio. Chiedo perdono a Dio, e guardo a Lui ricordando che egli è totalmente in controllo.

Quindi, questo rimprovero non era solo per loro, ma è anche per noi.

I discepoli sono stupiti

Leggo ora il versetto 41, in cui vediamo la reazione degli apostoli.

“41 Ed essi furono presi da gran timore e dicevano tra loro: "Chi è dunque costui al quale anche il vento e il mare ubbidiscono?".” (Marco 4:41 LND)

Spesso, vediamo gli apostoli in brutta luce, perché erano presi da grandi timori. Spesso, nel nostro orgoglio crediamo che, a questo punto, avrebbero dovuto capire che Gesù era capace. Ma questo è il nostro orgoglio. Ormai abbiamo la Bibbia, sappiamo tutto quello che serve sapere di Gesù. Ma loro stavano vivendo queste esperienze per la prima volta. E quindi, vedere un uomo che ha potere sul vento e sul mare? Cioè, è una cosa umanamente assolutamente impossibile! Non è possibile che con una semplice parola il vento e il mare ubbidiscano. Eppure, è successo! Certamente avevano grandi timori. Certamente si chiedevano chi è questo Gesù? Cioè, avevano visto tanti miracoli, ma questo era uno nuovo. E così, come avremmo fatto anche noi, erano presi di grandi timori.

Gesù ha rimproverato loro perché non avevano avuto fede. Anch'io ho bisogno spesso di quel rimprovero. Come loro, ho bisogno di ravvedermi, ogni volta che manco fede nel mio potente Signore. Effettivamente, quando dubito della cura di Dio per me, sto implicando che lui è mancante. Sto implicando che non mi ama, che non a cura di me! Che terribile! Dio a cura di me, una cura perfetta, con un tempismo perfetto. Che terribile quando dubito! Che offesa a Dio.

Quanto abbiamo bisogno di conoscere questo peccato. Quanto abbiamo bisogno di guardare di nuovo a Dio, riconoscendo la sua cura, riconoscendo la sua potenza, riconoscendo il suo amore.

Conclusione

E quindi, questo brano ci ricorda dell'importanza di pensare sempre al regno di Dio, e il fatto che qui tutto finirà. L'unico modo per vivere bene in questa vita è di vivere guardando in avanti. Dobbiamo sempre ricordare del giudizio, e della vita eterna. Solo così possiamo avere la gioia della salvezza, pace nelle prove, e vivere per portare frutto per l'eternità.

Lodiamo Dio che abbiamo un Signore così, e viviamo per portare molto frutto, in attesa del ritorno del nostro Signore Gesù Cristo. Ricordiamo che egli ha cura di noi, ed è pienamente in controllo di ogni tempesta della nostra vita.