Aiuto Biblico

Come fanciulli, il giovane ricco

Marco 10:13-22

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per domenica, 2 febbraio 2020, – cmd es –
Descrizione: Per essere salvato, bisogna essere umile ed avere fede. La salvezza è un dono, ma bisogna desiderarla con tutto il cuore.
parole chiavi: umiltà, fede, come essere salvato, giovane ricco, fanciullo

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Qual è lo scopo per cui studiamo la Parola di Dio? Cioè, perché tutto questo impegno? Che cosa serve?

Noi studiamo la parola di Dio perché è tramite essa che conosciamo Gesù Cristo, il Salvatore. La salvezza è per fede in Gesù Cristo. Ma la fede non può essere più forte di quanto è la nostra conoscenza di Gesù Cristo. E quindi, è tramite la Bibbia che conosciamo Gesù Cristo sempre di più, per poter avere la fede che serve per superare le prove della vita, avendo gioia e pace nelle difficoltà. La fede è essenziale, e per avere fede, dobbiamo conoscere più di Dio, che è quello che la Bibbia ci insegna.

Quindi, quando leggiamo la Bibbia, lo scopo principale non è di conoscere i comandamenti, per quanto è importante conoscerli. Lo scopo non è per conoscere le dottrine, per quanto è essenziale. Lo scopo principale è di conoscere meglio Dio in Gesù Cristo. La vita cristiana è una vita per fede, e conoscere Dio sempre di più è come possiamo avere la fede. Ecco perché studiamo la Bibbia.

Capendo questo, torniamo al nostro studio dell'Evangelo di Marco. Siamo in capitolo 10, e l'ultima volta abbiamo considerato i versetti 1 a 12. Perciò, oggi, iniziamo con il versetto 13. Nei versetti 13-15, troviamo un avvenimento in cui delle persone portano a Gesù dei fanciulli, dei piccoli bambini. In questo avvenimento, vediamo la drastica differenza tra il cuore di Gesù e quello degli apostoli, e sentiamo da Gesù un insegnamento importante che riguarda come deve essere il cuore per poter essere salvato.

Seguite mentre leggo Marco 10:13.

“13 Allora gli presentarono dei fanciulli, perché li toccasse; ma i discepoli sgridavano coloro che li portavano.” (Marco 10:13 LND)

È importante sapere che in quell'epoca, i fanciulli erano diversi da come sono adesso, perché erano cresciuti molto diversamente dal modo in cui cresciamo i figli di oggi. Nella società moderna in cui viviamo, molto spesso i figli sono molto viziati. Hanno di tutto, e la società li lascia comportarsi come vogliono. Infatti, c'è un'immensa differenza da come i bambini di oggi vengono allevati e come venivano allevati nella maggioranza della storia. Quando c'era più povertà, quando la vita era più dura, non era tanto possibile viziare bambini. Dovevano già iniziare ad aiutare ad una tenera età. Non avevano tanti giocattoli, e non potevano essere pignoli su quello che mangiavano. La disobbedienza e la mancanza di rispetto non erano tollerate. Spesso, la disciplina per la disubbidienza era severa.

Inoltre, prima dell'epoca della televisione, e adesso il computer e lo smartphone, era molto normale per i figli di avere un legame molto stretto con i genitori. Oggi, nel mondo in cui viviamo i genitori hanno poco tempo, e lasciano che i figli vengono intrattenuti con i mezzi anziché passare il tempo con loro.

Tutte queste differenze creavano una situazione in cui solitamente, i bambini erano molto più legati ai genitori, e avevano molta più fede nei loro genitori. Inoltre, tendevano ad essere molto più umili, perché non era permesso a loro di pretendere tante cose, come fanno oggi.

Quindi, i fanciulli d'allora erano umili, e avevano grande fiducia negli adulti, soprattutto nei loro genitori.

Leggo due altri brani che ci aiutano a capire meglio come Gesù vedeva i fanciulli. Trovate come Matteo 18:1-5, e seguite mentre leggo questo brano.

“1 In quell’Ora i discepoli si accostarono a Gesù e gli chiesero: "Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?". 2 E Gesù, chiamato a sé un piccolo fanciullo, lo pose in mezzo a loro 3 e disse: "In verità vi dico: se non vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli. 4 Chi dunque si umilierà come questo piccolo fanciullo, sarà il più grande nel regno dei cieli. 5 E chiunque riceve un piccolo fanciullo come questo in nome mio, riceve me.” (Matteo 18:1-5 LND)

È importante notare che in questo brano, Gesù presenta questo fanciullo come un modello dell'umiltà. Dice specificamente che bisogna umiliarsi come quel piccolo fanciullo. Quindi, il fanciullo rappresentava la vera umiltà. E Gesù sta dichiarando che la vera umiltà è necessaria per poter entrare nel regno dei cieli, ovvero, per poter essere salvati. Infatti, Gesù dice che era necessario convertirsi e diventare come piccoli fanciulli, implicando chiaramente con quello che di natura, siamo orgogliosi anziché umili. E perciò, per essere salvati dobbiamo umiliarci di cuore, avere un vero cambiamento di cuore.

La salvezza arriva solo a chi si umilia.

Leggo anche Matteo 11:25, che ci aiuta a capire meglio i fanciulli.

“In quel tempo Gesù prese a dire: "Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli.” (Matteo 11:25 LND)

In questo brano, Gesù sta pregando, ringraziando Dio Padre che aveva rivelato le verità della salvezza alle persone umili, che credevano in Lui. Effettivamente, Gesù sta chiamando “fanciulli” coloro che sono umili e credono in Lui.

Dio si rivela, non ai savi e agli intelligenti, non ai grandi studiosi, che non vuol dire che vieta lo studio, solo che rende chiaro il pericolo di essere orgoglioso nello studio, ma Dio si rivela a coloro che sono umili, come fanciulli. La Bibbia ci insegna l'importanza di studiare attentamente la Bibbia, di impegnarci per dividere rettamente la Bibbia, ma quando ci si gonfia a causa della conoscenza, allora, la conoscenza allontana la persona Dio. Dio si rivela, e rivela le sue verità, nel senso più profondo, a coloro che sono veramente umili, come i fanciulli.

Perciò, nel brano di oggi, le persone portano questi fanciulli a Gesù per essere benedetti da Lui, e Gesù usa questa situazione per trasmettere una verità importante ai suoi discepoli, e tramite la Bibbia, a noi.

Notiamo il cuore degli apostoli. Gli apostoli erano ancora molto carnali. Vedevano questi piccoli bambini come un disturbo, senza valore per loro. Perciò, anziché accogliere queste persone e i loro fanciulli, li vedevano come un disturbo, e li sgridavano, per farli andare via.

In altre parole, i discepoli non avevano ancora un cuore pieno d'amore per gli altri. Avevano ancora tanto orgoglio, cercavano i loro interessi. E perciò, Gesù usa questa situazione per mostrare a loro il loro peccato. Leggiamo il versetto 14.

“14 E Gesù, nel vedere ciò, si indignò; e disse loro: «Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me e non glielo impedite, perché di tali è il regno di Dio.” (Marco 10: 14 LND)

Gesù si indignò con loro. Indignare è una parola forte, descrive un tipo di rabbia. Però, una rabbia particolare. Questa è una rabbia per un'ingiustizia contro altri, non per un'offesa subita contro di sé. Cioè, questa non è una reazione di rabbia perché tu hai subito qualcosa, questa è una certa indignazione, una certa rabbia, perché vedi un'ingiustizia in cui uno o più persone sfruttano o disprezzano in qualche modo gli altri.

Quindi, con questo termine così forte vediamo che il comportamento degli apostoli era molto grave agli occhi di Gesù. Era un grande peccato, era proprio il contrario di quello che Dio vuole dall'uomo.

Poi, Gesù dà due comandamenti, che dicono più o meno la stessa cosa. Il primo è lasciate. Lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me. Non negarli, non ostacolarli. Il secondo è quasi la stessa cosa: non glielo impedite. Non porre alcun ostacolo. Gesù sta comandando ai suoi discepoli a non porre alcun ostacolo, ma piuttosto di lasciare a queste persone di portare liberamente i loro fanciulli a Lui.

Guai a noi se noi poniamo qualunque ostacolo a chi cerca Gesù Cristo. Non dobbiamo valutare la persona in base ad un metro umano e non dobbiamo avere favoritismi personali. Dobbiamo accogliere e incoraggiare chiunque cerca Gesù Cristo con umiltà.

Poi, notate che Gesù dichiara una verità molto importante. Dichiara che il regno di Dio è di tali persone, ovvero, il regno di Dio è per chi è umile. Con questa dichiarazione, Gesù mette in evidenza che il loro orgoglio e cuore era completamente sbagliato.

Infatti, Gesù approfondisce questo discorso nel versetto 15 e 16. Seguite mentre leggo questi versetti.

“15 In verità vi dico che chiunque non riceve il regno di Dio come un piccolo fanciullo, non entrerà affatto in esso». 16 E, presili in braccio, li benedisse, imponendo loro le mani.” (Marco 10: 15,16 LND)

Quando Gesù inizia un discorso con le parole “in verità”, è per mettere più enfasi su quello che dice. Qua, Gesù dichiara categoricamente che solamente chi si umilia come un piccolo fanciullo può entrare nel regno di Dio. Dice che chi non diventa come un piccolo fanciullo non può entrare nel regno di Dio. In questo contesto, entrare nel regno di Dio è un sinonimo per essere salvato. Dichiarando questo, Gesù sta dichiarando che uno non può essere salvato se non diventa come un piccolo fanciullo, che vuol dire, se non si umilia di cuore.

Tenete in mente che un piccolo fanciullo era caratterizzato da due qualità: prima, rappresentano la vera umiltà. Secondo, rappresentano una semplice ma potente fede. Solo chi è così sarà salvato.

Dopo aver proclamato questa grande verità, Gesù prese questi fanciulli in braccio, li benedisse, imponendo loro le mani. Mostrava con questo atto come Dio accoglie coloro che sono umili e hanno fede.

A questo punto, è fondamentale per ciascuno di noi di fermarsi, per valutare onestamente se veramente siamo umili, umili come un piccolo fanciullo di una volta, e se abbiamo quella fede dove crediamo senza dubitare quello che Dio dichiara. Questo è il cuore che Dio richiede in coloro che salva. Quindi, è importantissimo valutare se abbiamo quel cuore. Se quello non è il tuo cuore, ravvediti, ravvediti e corri a Gesù Cristo per il perdono.

Il giovane ricco

Andando avanti in questo brano, iniziando con il versetto 17, troviamo un avvenimento molto conosciuto, quel che viene chiamato il giovane ricco. È utile confrontare la descrizione che troviamo qui in Marco con quello in Matteo 19:16-22, e anche quello che troviamo in Luca 18.

Per capire questo brano, leggiamo prima Marco 10:17.

“17 Ora, mentre stava per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro; e, inginocchiatosi davanti a lui, gli chiese: «Maestro buono, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?».” (Marco 10:17 LND)

Voglio aggiungere due dettagli, che troviamo in Matteo 19:20 e 22, e poi Luca 18:18. Leggo questi brani.

“Quel giovane gli disse: "Tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza, che mi manca ancora?".” (Matteo 19:20 LND)
“Ma il giovane, udito questo parlare, se ne andò rattristato, perché aveva molte ricchezze.” (Matteo 19:22 LND)
Uno dei capi lo interrogò, dicendo: "Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?".” (Luca 18:18 LND)

Mettendo insieme questi brani, vediamo che questo uomo era un giovane, era ricco, molto ricco, ed era anche un capo, che vuol dire che era un capo dei Giudei, e perciò che aveva un ruolo importante nella società.

Quindi, questo uomo, essendo giovane, ma già molto ricco, e anche con un ruolo molto importante, aveva raggiunto quello che per il mondo sarebbe il massimo. In base a quello che il mondo dice è importante, questo uomo aveva tutto.

Però, si vede che non aveva pace. Anzi, vediamo da come si comporta che era disperato. Questo uomo importante e ricco corre a Gesù, che dimostra già una certa disperazione. E poi, gli si prostrò davanti, dimostrando ancora di più una grande disperazione. Questo uomo non aveva pace. Aveva raggiunto quello che il mondo ritiene importante, ma il suo cuore non stava bene, non aveva pace, e per questo viene disperatamente a Gesù per cercare quello che gli manca.

E che cos'è che gli manca? Lui vuole la vita eterna. Nonostante la sua religione, egli sa di non essere salvato. Egli sa che nonostante che è un capo dei Giudei, di essere senza Dio. E questa realtà era un peso insopportabile. E per questo, corre a Gesù e umilmente si inginocchia davanti a Gesù.

Noto anche che egli dice “cosa devo fare per ereditare la vita eterna”. In altre parole, egli credeva che fosse possibile per lui di fare qualcosa per guadagnare la salvezza. Credeva che la salvezza si potesse in qualche modo meritare. È importante notare questo, perché è quello che quasi tutti credono di natura, anche oggi. Notiamo attentamente la risposta di Gesù.

Prima di notare la risposta di Gesù, un ultimo punto da notare. Questo uomo chiama Gesù “Maestro buono”. Notiamo che Gesù usa questo per raggiungere il suo cuore.

Andiamo avanti, e leggo il versetto 18. In questo versetto, Gesù cerca di aiutarlo a valutare meglio la sua situazione, e con chi sta parlando.

“18 E Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio.” (Marco 10:18 LND)

Gesù chiede a questo uomo perché egli lo chiama buono. Poi, Gesù dichiara che nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Questo può essere inteso in vari modi. Prima di tutto, dicendo questo, Gesù sta mostrando a questo uomo che egli, l’uomo, non è buono. È un peccatore. Poi, questa domanda può essere intesa che Gesù vuole sapere se questo uomo riconosce che Gesù è Dio. Cioè, Gesù non nega di essere Dio, solo chiede a questo uomo perché lo ha chiamato buono. Non era sbagliato chiamare Gesù buono, se questo giovane riconosceva la divinità di Cristo. Quindi, questa domanda potrebbe indicare quello.

Oppure, potrebbe essere che con questa domanda Gesù sta aiutando questo uomo a capire che Gesù era veramente da Dio, e che tutto quello che diceva veniva direttamente da Dio.

In un certo senso, tutti questi sensi ci aiutano a capire il punto di Gesù a questo uomo. Gesù stava aiutando questo uomo a fermarsi per riconoscere che quello che dichiara Gesù Cristo è da Dio stesso, e perciò, è da credere con tutto il cuore. E stava aiutando l’uomo a riconoscere che egli, l’uomo, NON era buono nei confronti di Dio. Era un peccatore.

Andando avanti, nel versetto 19 Gesù pone una domanda a questo uomo per aiutarlo a riconoscere il proprio peccato.

Ricordate che l'uomo aveva chiesto che cosa doveva fare per ereditare la vita eterna. È importante capire che quello che Gesù dice nel versetto 19 non è la risposta, è per preparare il cuore di questo uomo a capire la risposta che Gesù gli darà nel versetto 21. Seguite mentre leggo il versetto 19.

“19 Tu conosci i comandamenti: "Non commettere adulterio. Non uccidere. Non rubare. Non dire falsa testimonianza. Non frodare. Onora tuo padre e tua madre"».” (Marco 10: 19 LND)

Per capire bene questo versetto, aggiungo anche il versetto in Matteo 19:19.

“onora tuo padre e tua madre e ama il tuo prossimo come te stesso".” (Matteo 19:19 LND)

In Matteo, troviamo anche il comandamento di amare il tuo prossimo come te stesso. Questo è un riassunto della legge di Dio, insieme al comandamento di amare Dio con tutto il cuore.

Allora, è importante notare che Gesù non menziona i comandamenti di amare Dio con tutto il cuore, e di non avere altro dio. Questo è perché in un certo senso, è più facile riconoscere il peccato per quanto riguarda amare gli altri. E perciò, Gesù mette davanti a questo uomo questi comandamenti, per mostrargli il suo peccato.

L’orgoglio dell’uomo lo ostacola da riconosce subito il suo peccato.

Qualche commento sul elenco di peccati che Gesù dà. Gesù menziona l'adulterio. Sappiamo in Matteo 5 che Gesù insegna:

“27 Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non commettere adulterio" 28 Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.” (Matteo 5:27-28 LND)

Il metro di Dio è molto più alto di quello che l'uomo naturale potrebbe pensare. Per quanto riguarda il non uccidere, in Matteo 5:21,22, Gesù dichiara:

“21 Voi avete udito che fu detto agli antichi: "Non uccidere" e: "Chiunque ucciderà, sarà sottoposto al giudizio"; 22 ma io vi dico: Chiunque si adira contro suo fratello senza motivo, sarà sottoposto al giudizio; e chi avrà detto al proprio fratello: "Raca," sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: stolto sarà sottoposto al fuoco della Geenna.” (Matteo 5:21-22 LND)

Anche qua, il comandamento di Dio è molto più ampio di quello che l'uomo potrebbe pensare. Il non rubare, non dire falsa testimonianza, e non frodare riguardano altri aspetti di amare il prossimo. E poi, in Marco 7, Gesù spiega che “onorare il padre e la madre” comprende provvedere economicamente per loro, una cosa che tanti dei Giudei importanti non facevano. Vi leggo Marco 7:9-13.

“9 Disse loro ancora: "Voi siete abili nell’annullare il comandamento di Dio, per osservare la vostra tradizione. 10 Mosé infatti ha detto: "onora tuo padre e tua madre" e: "chi maledice il padre o la madre sia messo a morte". 11 Ma voi dite: "Se un uomo dice a suo padre o a sua madre: Tutto quello con cui potrei assisterti è Corban cioè un’offerta a Dio," 12 non gli lasciate più far nulla per suo padre o per sua madre, 13 annullando così la parola di Dio con la vostra tradizione, che voi avete tramandata. E fate molte altre cose simili".” (Marco 7:9-13 LND)

In quel brano, è molto chiaro che onorare i genitori vuol dire provvedere per loro economicamente. Tanti Giudei religiosi seguivano una tradizione umana per non dover curare i loro genitori.

Allora, qua in Marco, abbiamo solo le parole tu “conosci” i comandamenti. Invece, in Matteo 19:17 troviamo anche la parola “osservare”. Vi leggo quel brano parole.

“Ed egli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non uno solo, cioè: Dio. Ora, se tu vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti".” (Matteo 19:17 LND)

Quando il giovane risponde a Gesù, sia qua in Marco 10:20, sia in Matteo 19:20, egli risponde non con la parola che Gesù ha usato, che viene tradotta “osservare”, ma con un'altra parola che viene tradotta ugualmente in italiano come “osservare”, anche se è diversa in greco.

Leggo la risposta del giovane uomo, e poi consideriamo la sua risposta.

“20 Ed egli, rispondendo, gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia fanciullezza».” (Marco 10:20 LND)

Come dicevo, Gesù usa una parola per osservare, e l'uomo risponde con un'altra parola. Non vediamo questo in italiano, ma è evidente in greco. La parola che Gesù usa riguarda più il cuore, mentre la parola che il giovane uomo usa riguarda più un'osservanza esterna. In realtà, elencando i comandamenti, Gesù stava mettendo in evidenza a questo uomo che il suo cuore non era giusto, e quindi che egli mancava nei confronti di Dio, e perciò, era colpevole.

Ma a questo punto, l'uomo non vuole riconoscere la sua colpa, il suo peccato. E perciò, dichiara di aver osservato questi comandamenti da quand'era piccolo.

Notate una cosa. Con le sue parole dichiara di aver sempre osservato i comandamenti di Dio. Eppure, non aveva assolutamente la pace. Nonostante che parlava così, la sua coscienza non gli dava pace. Sapevo che non andava bene davanti a Dio. È per quello che voleva sapere come per ereditare la vita eterna.

Grazie a Dio che ci ha dato una coscienza. Senza la coscienza, resteremo sempre nel peccato. La coscienza ci aiuta a capire che non stiamo bene. È quello che ci spinge a Cristo. Questo uomo sapeva di non stare bene, ed è corso a Gesù Cristo. Quanto è importante che non facciamo tacere la nostra coscienza, ma piuttosto, che siamo sensibili alla coscienza, che riconosciamo i nostri peccati, e che corriamo a Cristo.

Gesù, vedendo che questo uomo non voleva riconoscere il suo peccato, gli spiega come può essere salvato. Notate che Gesù mette in chiara evidenza il peccato principale di questo uomo ricco. Seguite mentre leggo Marco 10:21.

“21 Allora Gesù, fissandolo nel volto, l’amò e gli disse: «Una cosa ti manca; va’, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, prendi la tua croce e seguimi».” (Marco 10:21 LND)

Mi colpisce moltissimo che Gesù amava questo uomo. Questo uomo era un peccatore, del peggior tipo, perché era un ipocrita. Era un capo dei Giudei, era un uomo molto religioso, e non voleva riconoscere il suo peccato. Eppure, Gesù lo amava. Questo è il cuore di Dio, che mostra amore a noi che non meritiamo il suo amore. E perciò, amando questo uomo, e desiderando la sua salvezza, Gesù mette in evidenza il suo peccato e dichiara a lui come potrebbe essere salvato.

Visto che il suo peccato era che amava le ricchezze, Gesù gli dichiara che doveva vendere tutto quello che aveva, ricordate che era molto ricco, e dare tutto il ricavato ai poveri. In altre parole, Gesù sta mostrando a lui che il suo vero tesoro erano le sue ricchezze. Effettivamente, le sue ricchezze erano un idolo per lui. E perciò, per ricevere il dono meraviglioso della salvezza, doveva abbandonare questo idolo. Doveva dare via tutta la sua ricchezza.

Doveva dare via tutte le ricchezze, che sarebbe un frutto del vero ravvedimento del suo peccato, e doveva credere veramente in Gesù, che qua viene descritto come prendere la sua croce e seguire Gesù.

Effettivamente, questo è lo stesso messaggio di salvezza che Gesù annunciava in Marco 1, quando Gesù iniziò a proclamare l'Evangelo, comandando alle persone a ravvedersi e credere. Qui, sta chiamando questo uomo a ravvedersi dal suo amore per le ricchezze, e di credere in Gesù Cristo, che sarebbe manifestato con il fatto di veramente seguire Gesù.

Ricordate che Gesù non ha mai detto a nessun altro di vendere tutto quello che avevano. Invece, ad ogni persona Gesù metteva in evidenza quello che era il proprio peccato di cuore. Perciò, alla donna samaritana, in Giovanni 4, Gesù parlava con lei del suo peccato di essere stata con tanti uomini. Alla donna presa in adulterio in Giovanni 8 Gesù ha detto di andare e non peccare più. In Giovanni 3, Gesù ha spiegato a Nicodemo, un uomo molto importante in Israele, che doveva umiliarsi e diventare come un neonato. La salvezza non avviene dando via tutte le cose materiali, la salvezza arriva quando uno riconosce l'idolatria del cuore, si ravvede e crede veramente in Gesù Cristo.

Quando uno vede il valore di Gesù, abbandonare il peccato per avere Cristo non è difficile. Leggo Matteo 13:44, che spiega il cuore di un uomo che ha visto il vero valore della salvezza.

“"Di nuovo, il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo, che un uomo, avendolo trovato. nasconde; e, per la gioia che ne ha, va, vende tutto ciò che ha e compera quel campo.” (Matteo 13:44 LND)

Quando Gesù mette davanti a questo uomo che dovrebbe lasciare tutto quello che ha, è per aiutare lui a capire il grande, infinito valore della salvezza. La salvezza è un dono, ma arriva solamente a chi riconoscere il valore di quel dono.

È triste, ma questo uomo non riconosce il valore della salvezza. Non ha pace, ed è per quello che è corso a Gesù. Però, i suoi occhi non sono fissati sulla salvezza in Gesù, sono fissati sulle sue ricchezze. Leggiamo la reazione di questo uomo in Marco 10:22.

“22 Ma egli, rattristatosi per quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni.” (Marco 10:22 LND)

Questo è uno dei versetti più tristi della Bibbia. Questo uomo era molto aggravato per il suo peccato, sapendo che c'era una barriera fra lui e Dio. Eppure, quando riconosce che deve vedere Gesù Cristo come il suo tesoro, e smettere di aggrapparsi alle sue ricchezze, non era disposto a farlo. Amava troppo i suoi soldi. E perciò, è andato via, rifiutando l'offerta di Gesù. Però, non è andato via con gioia di ancora avere i suoi soldi. È andato via rattristato, pieno di dolore. Cioè, non era disposto ad abbandonare le sue ricchezze, ma le sue ricchezze non gli davano la gioia e la pace di cui aveva bisogno.

Che forte lezione per noi, che chiaro esempio dell'inganno del peccato. I nostri peccati ci tengono lontani da Dio, ma non ci offrono quello che il nostro cuore desidera. In un certo senso, il peccato ci promette tutto, ma non ci dà nulla. Ci fa perdere tutto quello che il cuore desidera veramente.

Io prego che possiamo imparare dall'esempio di questo uomo. Non possiamo guadagnare la salvezza con le nostre opere. La salvezza è un dono. Però, per avere questo meraviglioso dono, dobbiamo riconoscere che vale più di tutto, e perciò, dobbiamo essere pronti ad abbandonare ogni idolo per aggrapparci pienamente a Gesù Cristo.

Conclusione

Perciò oggi, Gesù ci ha ricordato che il regno di Dio, ovvero, la salvezza, è solo per chi si umilia, come i fanciulli di una volta, e ha fede. Non c’è posto in cielo per gli orgogliosi. Inoltre, abbiamo visto che dobbiamo accogliere chiunque viene a Gesù. Non dobbiamo rifiutare coloro che al nostro parere sembrare di avere poco valore. Gesù accoglie chiunque va a Lui con umiltà e fede. Anche noi dobbiamo accogliere tutti.

Poi, ricordiamo che tramite l’avvenimento del giovane ricco, abbiamo visto ancora che è impossibile guadagnare la salvezza con le proprie forze. La salvezza è un dono, pagato con il sacrificio di Gesù Cristo. Però, per avere questo dono, bisogna desiderarlo con tutto il cuore, al punto di scartare gli idoli dal cuore per seguire Gesù con fede. Prego che ognuno di noi vedrà sempre di più il valore di Cristo.

Infatti, se vediamo il vero valore di Cristo, allora, non sarà difficile abbandonare tutto. O che possiamo vedere più di Cristo.