Aiuto Biblico

Gesù condannato, maltrattato, negato

Marco 14:53-72

Studio di Marco de Felice, www.Aiutobiblico.org per mercoledì, 29 luglio 2020, – cmd dmp –

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L’amore è costoso. Quando cerchiamo di amare senza grandi sacrifici, non stiamo amando. L’amore è costoso e se vogliamo un esempio, guardiamo a Gesù Cristo. Chi è che Gesù amava? Persone che non avevano nulla da offrirGli se non pesi. Se tu sei credente, pensa a quello che Gesù ha fatto per te. La Bibbia ci insegna ad amare come siamo stati amati. Quando valutiamo se amare o meno, non pensiamo soltanto al costo ma pensiamo al privilegio di amare il nostro Signore che è morto per noi.

Stiamo studiando l’Evangelo di Marco e siamo arrivati al capitolo 14. L’ultima volta abbiamo visto l’ultima cena e il giardino di Getsemani. Non posso immaginare il dolore di Gesù quando dice ai discepoli che tutti loro inciamperanno a causa Sua. Pensa all'orgoglio di Pietro nel negare le parole di Gesù dicendo che lui non avrebbe mai rinnegato Gesù. E Gesù, con tristezza, gli dice piuttosto che lo rinnegherà tre volte. Invece di essere rattristato da questa notizia, Pietro insiste che è pronto a morire con Gesù. Implica che ama Gesù più di tutti gli altri. Gesù, con cuore spezzato, sa la verità e che Pietro non si rende conto di ciò che sta dicendo.

Vanno nel giardino dove Gesù sente che il peso del peccato di tutte le persone mai salvate stava per cadere addosso a Lui, avrebbe subito l’ira di Dio. Giuda è già andato via per tradirlo. Gesù prende gli undici discepoli ma ne lascia otto e va con Giacomo, Giovanni e Pietro, i tre più intimi, nel giardino a pregare. Li vuole vicini, a pregare per Lui perché la Sua angoscia era TANTA. E cosa fanno? Si addormentano.

“37 Quindi, tornato indietro, trovò i discepoli che dormivano e disse a Pietro: "Simone, dormi? Non hai avuto la forza di vegliare una sola ora? 38 Vegliate e pregate per non entrare in tentazione, certo lo spirito è pronto, ma la carne è debole". ” (Marco 14:37-38 LND)

E loro dormono ancora. Però Lui torna, ma ormai non serviva più pregare. Lui aveva pregato:

“36 E disse: "Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi". (Marco 14:36 LND)

Che esempio di come pregare!

“42 Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino".” (Marco 14:42 LND)

Arriva Giuda che Gli dà un bacio. Lo tradisce con un bacio. Che falsità. Lo arrestano ma non prima di essere caduti a terra, terrorizzati, perché la Sua autorità di Dio li ha spaventati. Poi, Gesù ordina loro di lasciar andare i Suoi discepoli. Che cuore di Pastore!

Lo afferrano e Lo portano via. Riprendiamo gli avvenimenti da quel momento.

Gesù davanti al sinedrio

Riprendiamo lo studio in Marco 14:53.

53 Essi allora condussero Gesù dal sommo sacerdote, presso il quale si radunarono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi.

Queste erano le autorità di Israele. Israele era sotto Roma, ma Roma permetteva una certa autonomia. Roma aveva un impero così grande che aveva capito che conveniva lasciare ad ogni popolo le sue leggi locali perché così sarebbe stato più leale verso Roma. Quindi, Israele aveva il potere di punire, mettere in prigione, dare multe, ma non aveva il potere di applicare la pena di morte. Però, potevano presentare un imputato al Governatore (Pilato) per chiedere la pena di morte.

Gesù si trovava davanti a questo gruppo che aveva un grande potere.

Loro odiavano Gesù. In realtà, odiavano Dio, nonostante si presentavano come seguaci di Dio.

Ora, leggiamo di Pietro nel v.54

54 E Pietro lo seguì da lontano fin dentro il cortile del sommo sacerdote, dove si mise a sedere con le guardie, scaldandosi vicino al fuoco.

Sappiamo dall’Evangelo di Giovanni che Pietro è potuto entrare perché in qualche modo, Giovanni era conosciuto a casa del sommo sacerdote.

Pietro vuole capire quello che succederà a Gesù. In un certo senso, aveva grande coraggio ad andare là. Infatti, Pietro, insieme a Giovanni, non avevano abbandonato Gesù fino a questo momento. Lo seguivano.

Però, stava andando avanti nella propria forza. Aveva detto che non sarebbe stato scandalizzato a causa di Cristo e segue Cristo in questo momento nella potenza di… Pietro. Se stesso.

Non è importante solo quello che facciamo, ma la nostra motivazione.

Seguiamo quello che succede dentro, con Gesù e il sinedrio nei versetti 55-56

55 Ora i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche testimonianza contro Gesù, per farlo morire; e non ne trovavano. 56 Molti infatti deponevano il falso contro di lui; ma le loro testimonianze non erano concordi.

Il loro scopo non era rendere giustizia, era quello di “farlo morire”. Avevano desiderato da tempo di far morire Gesù, perché Gesù metteva in evidenza la loro ipocrisia, che erano dei falsi.

Perciò, il loro scopo era di trovare testimoni per poter accusare Gesù e condannarlo.

Notate che cercavano qualche testimonianza contro Gesù. Non stavano in alcun modo cercando di fare la cosa giusta, stavano solo cercando un modo per condannare Gesù. Non volevano la verità. Volevano Gesù morto.

Però, non riuscivano a trovare testimoni contro Gesù, Gesù non aveva mai peccato in nessun modo. Non c'era nulla di vero contro Gesù.

Tanti rendevano testimonianze false contro di lui, perché non c'era nulla di vero in quello che dicevano contro Gesù.

Gesù viveva senza peccare. Certamente, noi pecchiamo, ma Dio ci comanda ad essere irreprensibili. Questo è possibile, non perché non pecchiamo mai, ma perché possiamo riconoscere, confessare e abbandonare ogni peccato. In questo modo, saremo irreprensibili. Gesù era veramente irreprensibile senza dover mai confessare nulla.

57 Allora alcuni, alzatisi, testimoniarono il falso contro di lui, dicendo: 58 «Noi l’abbiamo udito dire: "Io distruggerò questo tempio fatto da mani, e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani"». 59 Ma neppure su questo la loro testimonianza era concorde.

In un certo senso, questi uomini erano disperati nella ricerca di qualcosa con cui accusare Gesù. Sono arrivati alcuni testimoni che dicevano che Gesù parlava di distruggere il tempio. Ma neanche in quell'accusa, c'erano testimoni che dicevano la stessa cosa. La vita di Gesù era tale che non esisteva alcuna vera testimonianza contro di lui.

A questo punto, il sommo sacerdote, che era ossessionato dal desiderio di far morire Gesù, prende la parola, cercando un modo per far cadere in qualche errore Gesù. Leggo i versetti 60 e 61.

60 Allora il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù, dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 61 Ma egli tacque e non rispose nulla.

Il sommo sacerdote sperava che stuzzicando Gesù, in qualche modo Gesù avrebbe risposto in modo sbagliato, dando a loro una scusa per accusarlo. Ma Gesù non sbaglia mai, e in questo caso, non voleva difendersi, perché sapeva che nel piano di Dio era necessario che Lui andasse alla croce. Quindi, non rispose nulla.

A questo punto, il sommo sacerdote era proprio disperato. E perciò, fa una domanda diretta a Gesù, sapendo già la risposta. Leggo la seconda parte del versetto 61.

Di nuovo, il sommo sacerdote lo interrogò e gli disse: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?».

In realtà, il sommo sacerdote e gli altri membri del sinedrio sapevano benissimo che Gesù è il Cristo. Questi uomini conoscevano le scritture. Conoscevano molto bene le profezie che descrivevano come sarebbe stato il Cristo. Sapevano che Gesù aveva adempiuto perfettamente queste profezie. Tramite i suoi miracoli e i suoi insegnamenti, loro sapevano che Gesù è il Cristo.

Perciò, il sommo sacerdote faceva questa domanda sapendo che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio. La domanda non era per scoprire l'identità di Gesù. La domanda era per poter condannare Gesù. Loro giocavano sul fatto che la maggioranza delle persone non aveva capito che Gesù è il Cristo.

Notate che prima Gesù aveva rifiutato di rispondere a quella che sarebbe stata una difesa dalle false accuse. Invece qua, Gesù non solo risponde, ma afferma chiaramente di essere il figlio di Dio, Dio incarnato.

Non solo si presenta come figlio di Dio, ma Gesù effettivamente dichiara che ritornerà per giudicare il mondo, e perciò, per giudicare loro. Leggo la risposta di Gesù nel versetto 62.

62 E Gesù disse: «Sì, io lo sono. E voi vedrete il Figlio dell’uomo sedere alla destra della Potenza e venire con le nuvole del cielo».

In questa risposta, Gesù dichiara di essere il figlio di Dio, il Cristo. Ma oltre a questo, Gesù spiega che ritornerà per giudicare il mondo. Spiega che verrà con la potenza di Dio.

È importante capire che molto spesso, nell'evangelizzare seguendo i principi presenti nella Bibbia, è necessario spiegare il giudizio. Gesù ci salva dalla condanna che arriverà al giudizio. In questo versetto, Gesù spiega che verrà come giudice. Quando si evangelizza, dobbiamo annunciare il nostro peccato, e la condanna.

È importante capire che Gesù dichiarava loro tutto questo, pur sapendo benissimo che sarebbe stata proprio questa sua dichiarazione a dare loro la scusa per condannarlo alla morte. Gesù è venuto per morire sulla croce. Non cercava di evitare questa sua chiamata. E perciò, affermava in modo chiaro che è il Cristo.

Dichiarare questo a loro, era un modo per spingerli ad esaminarsi per confessare il loro peccato ed accoglierLo come il loro Signore. Così, potevano essere perdonati. Ma per essere perdonati, dovevano accettare Gesù come il Signore. Questo rifiutavano di farlo.

Lo condannano a morte, v.63

Notiamo come risponde il sommo sacerdote, e gli altri uomini del sinedrio. Leggo i versetti 63 e 64.

63 Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? 64 Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E tutti lo giudicarono reo di morte.

Sono dei terribili bugiardi questi uomini. Fingono di essere scioccati. Ma come avevo detto, loro sapevano benissimo che Gesù è il Cristo. Ma volevano farlo morire. Perciò, fingono di essere scioccati, e lo accusano di bestemmia. Loro speravano che il popolo non aveva capito che lui è il Cristo. In quel caso, se non fosse il Cristo, certo sarebbe stata una bestemmia dire questo. Ma Gesù è il Cristo, e loro lo sapevano.

Così, con questa scusa, con questa accusa falsa, tutti quelli presenti lo giudicarono reo, degno di morte.

Una piccola parentesi qua: dice che tutti quelli presenti lo giudicarono reo di morte. Possiamo presumere che non erano presenti Giuseppe di Arimatea e Nicodemo. Entrambi erano membri del sinedrio, ma si potrebbe quasi presumere che non fossero invitati a questo incontro illegale.

Comunque, questo gruppo di uomini che si presentava come uomini di Dio condannano Gesù ingiustamente come degno di morte. Questo, perché Gesù dichiarava la verità sulla sua identità.

Maltrattato

A questo punto, iniziano le sofferenze di Gesù. Gesù ha sofferto in ogni modo in questi avvenimenti. Iniziamo a capire le sue sofferenze leggendo il versetto 65.

65 Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a bendargli il viso, a dargli degli schiaffi ed a dirgli: «Indovina». E le guardie lo percuotevano.

Prima di tutto, Gesù, il Cristo, il Sovrano su tutta la Terra, anziché essere onorato come merita, veniva platealmente disprezzato. Gli spuntarono addosso.

Lo bendarono, e poi lo schiaffeggiarono, chiedendogli di indovinare chi lo aveva percosso.

Capite quello che stavano facendo. Questo era proprio per schernire la sua dichiarazione di essere il Cristo. Cioè, stavano implicando che se fosse veramente il Cristo, avrebbe potuto indovinare chi lo aveva percosso. Ma visto che non diceva niente, dimostrava che non era il Cristo.

Ma Lui è il Cristo, e sapeva benissimo chi lo aveva percosso. Ma era il piano di Dio per lui di non difendersi. E perciò, non diceva nulla. E così, era disprezzato, schernito, maltrattato, accusato falsamente, per tutto.

Gesù rinnegato da Pietro

Quanto terribile era questa sofferenza. Ma non era la cosa peggiore che affliggeva il suo cuore. Andiamo avanti, e leggiamo di come Pietro lo ha rinnegato.

È importante capire quello che impariamo in Marco, che Gesù poteva sentire Pietro. In Luca leggiamo che Gesù lo guardava. Quindi, probabilmente Gesù era dentro la stanza con il sinedrio, e Pietro era appena fuori, vicino ad una finestra aperta. Ma sappiamo che Gesù era là, che poteva vedere dietro. Ricordate che questo era uno dei tre discepoli più intimi con Gesù. Ricordate che poche ore prima Gesù lo aveva avvertito che lo avrebbe tradito, e Pietro aveva negato duramente che lo avrebbe mai fatto. Quindi, che terribile sofferenza per Gesù vedere questo prezioso apostolo rinnegarlo ripetutamente. Leggo Marco 14 versetti 66-68.

66 Or mentre Pietro era giù nel cortile, sopraggiunse una serva del sommo sacerdote. 67 E, visto Pietro che si scaldava, lo guardò attentamente e disse: «Anche tu eri con Gesù Nazareno». 68 Ma egli negò dicendo: «Non lo conosco e non capisco ciò che dici». Uscì quindi fuori nel vestibolo, e il gallo cantò.

Non riesco ad immaginare quanto era profondo il dolore di Gesù sentendo questo amato apostolo rinnegarlo ripetutamente. La tristezza non era tanto il fatto di essere rinnegato, la tristezza era vedere Pietro camminare nel peccato. Gesù è venuto per andare alla croce, per salvarci dal peccato. Il dolore più grande per Gesù non era quello che subiva su se stesso, era vedere i suoi nel peccato. E qua, vedeva Pietro profondamente nel peccato. Proprio quello che Pietro aveva detto con forza che non avrebbe mai fatto, lo stava facendo.

Una cosa mi colpisce. Ricordate che Dio controlla ogni cosa. Quindi, controllava anche quel gallo. E Dio ha operato affinché quel gallo cantasse proprio in modo che Pietro lo potesse sentire. Ricordate che Gesù aveva avvertito Pietro del suo peccato, dicendogli che il gallo avrebbe cantato due volte. Perciò, il fatto che Dio fece sì che quel gallo cantasse, era un atto di grazia nei confronti di Pietro. Era un atto di grazia perché così Pietro poteva fermarsi, riconoscere che stava peccando, e tornare indietro.

Ma Pietro non è tornato indietro. Andava avanti, senza cercare l'aiuto di Dio per non peccare. E così, vediamo che di nuovo nega di conoscere Gesù. Leggo Marco 14 versetti 69-71.

69 Or la serva, vedutolo di nuovo, cominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». 70 Ma egli negò ancora. E, poco dopo, i presenti dissero di nuovo a Pietro: «Veramente tu sei uno di loro; infatti sei Galileo e il tuo parlare lo rivela». 71 Ma egli cominciò a maledire e a giurare: «Io non conosco quest’uomo di cui parlate».

Non riesco a concepire la profondità del dolore di Gesù in questo momento. Pietro cominciò a maledire e a giurare. Non posso concepire cosa provasse Gesù nel sentire Pietro che lo stava maledicendo. Dalla stessa sorgente non può uscire acqua dolce e acqua salata. In un altro momento, Pietro aveva dichiarato: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio” e in questo momento, da quella stessa bocca uscivano maledizioni.

Questo mi fa pensare al mio peccato e a quanto le parole cattive sono abominevoli a Dio. Pietro era profondamente nel peccato.

Di nuovo, anche in questo episodio, vedo che Dio ha il controllo di ogni cosa. Dio ha il controllo della natura e Lui comanda e dirige il canto di quel gallo. Appena Pietro finì di dire quelle parole, il gallo cantò ancora. Lo Spirito di Dio stava guidando quel gallo. La prima volta che il gallo cantò Pietro non gli diede retta, ma questa volta non potéignorarlo. Lo Spirito di Dio aveva toccato il suo cuore.

Leggo ora versetto 72.

72 E il gallo cantò per la seconda volta; allora Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detta: «Prima che il gallo canti due volte, mi rinnegherai tre volte». E, pensando a ciò, scoppiò a piangere.

Vedo il cuore di Gesù, il buon pastore in tutto questo. Il buon pastore aveva avvertito Pietro che avrebbe peccato. Aveva detto anche che il gallo avrebbe cantato due volte. E poi, Dio fa sì che il gallo canti per la seconda volta. E perciò, Pietro ha riconosciuto il suo peccato.

Quante volte noi non vogliamo vedere il peccato, ma Dio, perché vuole portarci di nuovo in comunione con lui, opera per farci vedere quello che stiamo cercando di non vedere. Questa è una parte dell'amore di Dio per noi.

E così, a causa dell'opera di Dio, Pietro riconosce la gravità del suo peccato.

Quello che è importante notare è come reagisce. Qua, leggiamo che scoppiò a piangere.

In Matteo 26:75 leggiamo: “Ed egli uscì e pianse amaramente.

In 2 Corinzi 7 parla di due tipi di tristezza per il peccato: la tristezza del mondo che porta alla morte e la tristezza di Dio che porta al ravvedimento.

Pietro aveva la tristezza di Dio. Il cuore di Pietro era spezzato per il suo peccato. La sua tristezza non era per le conseguenze terrene, era per il fatto che aveva peccato contro il suo Signore.

Grazie a Dio che ci fa vedere il nostro peccato. A Pietro ha mandato un gallo. A noi ci manda insegnamenti, un brano, o qualcuno che ci parla, ma Dio ci parla. La mia preghiera è che possiamo ascoltare ed essere veramente aggravati perché abbiamo peccato contro Dio. Questa è la tristezza di Dio, che porta al ravvedimento e alla salvezza.

Questa non è tutta la sofferenza di Gesù, ma qualsiasi cosa che tu dovrai soffrire nella vita, sappi che Gesù ha sofferto infinitamente di più. È stato tradito da Giuda, maltrattato e disprezzato, schernito, sputato addosso, rinnegato da Pietro, e condannato ingiustamente. Nulla può succedere a noi che è minimamente paragonabile alle sofferenze di Cristo. Solo che noi meritiamo il male. Gesù meritava il bene ed ha sofferto per noi.

Dobbiamo essere colpiti dall’amore di Gesù Cristo. Prego che possiamo capire meglio cosa vuol dire amare come Cristo ci ha amati. Amare non vuol dire amare quando è comodo e non scombussola il nostro programma. Amare vuol dire sacrificarsi. Ma non possiamo sacrificarci come Gesù. I nostri sacrifici sono piccoli. Il sacrificio di Gesù è stato immenso, e l’ha fatto per noi.

Prego che, quando leggiamo questi brani, non li vedremo come avvenimenti storici ma che rifletteremo sul fatto che Gesù ha fatto tutto questo per noi.

Non è stato solo Pietro che ha negato di conoscere Gesù. Quante volte è successo a noi che non volevamo che gli altri sapessero della nostra fede, o che conosciamo Gesù, per non trovarci in situazioni di disagio? Quante volte il gallo ha cantato e lo abbiamo sentito, ma non gli abbiamo dato retta e siamo andati avanti nel peccato. Siamo veramente rattristati con la tristezza di Dio?

In Ebrei 4:15 dice:

“… è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato.” (Ebrei 4:15 LND)

In base a questo non possiamo mai dire “nessuno mi capisce!” Non è vero. Gesù capisce. Lui capisce perché ha sofferto molto più di me o di te. E Dio viene chiamato “il Dio di ogni consolazione”. Che Salvatore e che Buon Pastore abbiamo! Grazie a Dio che era pronto a fare tutto questo per salvarci perché in Gesù c’è perdono.

L’apostolo Pietro ha peccato gravemente ma è stato perdonato. C’è perdono in Gesù Cristo.

Gesù ha sofferto ed ha fatto tutto questo per amore per poterci salvare. O che possiamo comprendere quello che Gesù ha subito. Grazie a Dio per un Signore e Salvatore così!