Aiuto Biblico

Combattimento spirituale, autorità spirituale

2 Corinzi 10

Sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per mercoledì, 3 ottobre 2018, – cmd dmp –

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In questo capitolo, Paolo cambia discorso. Nei capitoli 8 e 9, aveva parlato della colletta per aiutare i credenti in Giudea. Ora nel capitolo 10, che vogliamo considerare oggi, Paolo parla della sua autorità come apostolo, e di come combattere i nemici spirituali che abbiamo. Questo discorso è estremamente importante, perché noi abbiamo lo stesso combattimento di Paolo. È importante ricordare questo.

Paolo aveva un’autorità spirituale, come apostolo.

È importante capire il discorso dell'autorità. Dio ha creato il mondo stabilendo delle autorità nei vari ruoli della vita. Per esempio, i genitori hanno autorità sui figli. Il marito ha una certa autorità sulla moglie. Gli anziani hanno una certa autorità sulla chiesa. I datori di lavoro hanno una certa autorità sui loro dipendenti, e lo Stato ha un'autorità sui suoi cittadini. L'autorità fa parte del piano di Dio. Certamente, è importante riconoscere che ogni autorità umana è limitata e delegata da Dio. Solo Dio ha autorità assoluta in sé. Quindi, l'autorità umana è sempre un'autorità limitata. Però, è una vera autorità, e nel piano di Dio dobbiamo ubbidire a coloro che Dio ha messo sopra di noi.

In questo brano, Paolo parla della sua autorità sui credenti di cui aveva cura. Paolo era un apostolo, e aveva cura e quindi anche autorità su tante chiese, perché Dio si è servito di Paolo per fondare tante chiese. Oggi, gli anziani pastori hanno autorità solo nella chiesa locale dove svolgono il loro ministero.

Parlando di autorità, è importante capire che l'autorità che Dio dà agli anziani per curare la chiesa serve per edificare, e non per distruggere. Prima di iniziare questo capitolo, voglio leggere ed evidenziare il versetto 8.

“8 E anche se mi vantassi un po’ di più della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per la vostra edificazione e non per la vostra distruzione, non ne sarei svergognato.” (2 Corinzi 10:8)

L'autorità che viene da Dio non è mai per dominare sulle persone, non è per il loro male, piuttosto, è per la loro edificazione. In 2 Corinzi 1:24, Paolo aveva dichiarato:

“Non già che dominiamo sulla vostra fede, ma siamo collaboratori della vostra gioia, perché voi state saldi per fede.” (2 Corinzi 1:24 LND)

Ci sono tanti uomini così, e purtroppo anche delle donne, che esercitano un'autorità che non viene da Dio. Usano l' autorità non per edificare, ma per il loro proprio beneficio. Vogliono dominare sulla fede dei credenti, per un loro vantaggio. Questo non è da Dio. Questo è abominevole, questo è un grave peccato.

Ma il fatto che ci sono coloro che esercitano l'autorità in modo sbagliato non cambia il fatto che l’autorità giusta è da Dio. Un esempio potrebbe essere il fatto che tante coppie vivono male il matrimonio. Questo non cambia il fatto che il matrimonio è il piano di Dio. Non bisogna scartare il matrimonio, piuttosto bisogna vivere il matrimonio secondo gli insegnamenti di Dio. Un altro esempio è la chiesa locale. Ci sono coloro che vedendo tante chiese che non seguono il piano di Dio, non si occupano delle necessità della chiesa locale. Si scusano dicendo che le chiese non seguono più Dio. Però facendo così, loro stessi non seguono Dio. La chiesa locale è il piano di Dio, e ogni credente dovrebbe cercare di far parte di una chiesa locale. Nessuna chiesa è perfetta, ma nemmeno nessun credente è perfetto. Certamente, se una chiesa fa grossi compromessi, si arriva al punto in cui bisogna lasciare quella chiesa. Però, è sbagliato lasciare una chiesa con leggerezza. Dobbiamo focalizzare sui nostri peccati, non su quelli degli altri.

Così, tornando al discorso dell'autorità, il piano di Dio è che ci sia l’autorità degli anziani in ogni chiesa locale, come è il piano di Dio che ci sia autorità nei vari altri campi della vita, come la famiglia e lo stato.

Perciò, consideriamo quello che Paolo dice della sua autorità in questo brano.

Iniziamo leggendo 2 Corinzi 10:1,2. Notate che Paolo usa l'esempio di Gesù Cristo per parlare della sua autorità. Seguite mentre leggo.

“1 Or io stesso, Paolo, vi esorto per la mansuetudine e benignità di Cristo; io che quando sono presente di persona fra voi ben sono umile, mentre se sono assente mi mostro ardito verso di voi. 2 Vi prego che, quando sarò presente, non sia obbligato a procedere arditamente con quella confidenza di cui sono reputato audace contro certuni, che ci reputano come se camminassimo secondo la carne.” (2 Corinzi 10:1,2)

Nella Bibbia, leggiamo che Gesù Cristo è mansueto. Eppure, Gesù aveva ogni autorità, ed era pronto ad esercitare la sua autorità. Per esempio, Gesù era mansueto, ma due volte, all'inizio e poi alla fine del suo ministero, è entrato nel tempio e con grande autorità ha scacciato coloro che vendevano le colombe, ha rovesciato i tavoli dei cambia valute. I capi religiosi hanno chiesto a Gesù da dove veniva la sua autorità, In quanto riconoscevano la sua autorità. E Gesù, mostrando ancora la sua autorità, rifiutava di rispondere, ponendo loro piuttosto una domanda.

Quindi, è importante capire che l'autorità può coesistere con la mansuetudine.

Infatti, nel caso di Gesù Cristo la piena autorità coesiste insieme alla grande mansuetudine di Cristo. Perciò, l’autorità che è giusto avere per un uomo di Dio, è lo stesso tipo di autorità, un'autorità legata alla mansuetudine ed alla benignità.

Quindi, in questi versetti l’apostolo Paolo sta dichiarando ai credenti di Corinto che egli era umile quand’era presente con loro, però era anche ardito se era necessario.

Paolo era umile perché Paolo non cercava mai la gloria per se stesso. Ma essere umile non vuol dire non esercitare l’autorità che viene da Dio per il bene degli altri. E perciò, Paolo sta dichiarando che nonostante fosse umile, se serviva era pronto ad essere ardito, in qualche modo duro, quando sarebbe stato presente. Paolo aveva a cuore la Chiesa, ed era pronto ad usare l’autorità che Dio gli aveva dato per proteggere ed edificare la Chiesa.

Una lezione importante è che dobbiamo riconoscere che in sé, l’autorità non è sbagliata. Infatti, l’autorità giusta è il piano di Dio per la Chiesa, come lo è nella famiglia, e anche nella società. La cosa importante è che sia una autorità fondata nelle verità di Dio, e anche che non venga usata per il proprio beneficio, ma piuttosto per il bene degli altri.

Il nostro combattimento

Passando al versetto 3, iniziamo un discorso estremamente importante per capire la vita cristiana e quello che è il nostro vero combattimento. Inizio leggendo solo il versetto 3.

“Infatti, anche se camminiamo nella carne, non guerreggiamo secondo la carne,” (2 Corinzi 10:3)

Noi camminiamo nella carne, cioè viviamo tutti in corpi fatti di carne e di sangue. Inoltre, abbiamo ancora la carne, cioè la capacità di peccare. Non siamo più schiavi del nostro peccato, grazie a Dio, ma siamo pienamente capaci di peccare. Quindi, camminiamo nella carne.

Però, Paolo dichiara in modo categorico che pur camminando nella carne, non guerreggia secondo la carne. Il modo che Paolo combatteva non era in alcun modo legato al suo peccato. Era tutto fatto con purezza, era fatto secondo i principi di Dio, per la potenza di Dio. E perciò, pur camminando nella carne, ovvero vivendo nella carne, Paolo non guerreggiava secondo la carne.

Quanto è importante per noi il fatto di non guerreggiare secondo la carne. Nel momento in cui noi cominciamo a guerreggiare secondo la carne, con motivazioni peccaminose, usando metodi peccaminosi, anche se abbiamo ragione, non possiamo portare gloria a Dio.

Per esempio, supponiamo che vuoi parlare con qualcuno del suo peccato. Fatto al momento giusto, può essere da Dio. Ma supponiamo che la persona reagisce male, e tu, reagisci male alla sua reazione. Perciò, tu a quel punto stai camminando secondo la carne. Facendo così, il bene che avresti potuto fare viene negato dal tuo peccato. Non possiamo portare frutto spirituale se guerreggiamo secondo la carne. Perciò, quando ci troviamo a guerreggiare secondo la carne, anche se il quello che stiamo dicendo è giusto, il nostro impegno non porterà frutto che darà gloria a Dio, perché è macchiato dal nostro peccato.

Paolo non camminava secondo la carne, ma secondo lo spirito, e perciò, la sua vita portava molto frutto. Leggo di nuovo il versetto 3, ma questa volta leggo fino al versetto 6.

“3 Infatti, anche se camminiamo nella carne, non guerreggiamo secondo la carne, 4 perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, 5 distruggendo i ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e facendo prigioniero ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo; 6 e siamo pronti a punire qualsiasi disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà perfetta.” (2 Corinzi 10:3-6)

Questo è un brano importantissimo sul modo in cui dobbiamo combattere contro i nostri peccati. I nostri peccati iniziano nei nostri cuori e nei nostri pensieri. Cioè, i nostri peccati non iniziano con le nostre parole, e non iniziano con le nostre azioni. Quando arriviamo a quel punto, abbiamo già peccato nel nostro cuore. Il vero campo di battaglia contro i nostri peccati è riconoscere e scartare i falsi pensieri. Questo è vero prima di tutto in noi stessi, e questo è anche il modo in cui ci possiamo aiutare gli uni con gli altri.

Quindi, in questi versetti, Paolo descrive quali sono le armi che usa. Non usa armi carnali, né la prepotenza, né la cattiveria, ma piuttosto, solo la verità.

Notiamo quello che Paolo sta combattendo, perché noi dobbiamo combattere lo stesso nemico.

Guardando ai versetti 4 e 5, faccio un elenco di quello che Paolo distrugge o combatte. Iniziando nel versetto 4, egli parla di distruggere fortezze. Poi, nel versetto 5 parla di ragionamenti, e poi, parla di altezza che si elevano contro la conoscenza di Dio. Questi termini descrivono modi falsi di pensare che ci ostacolano dal conoscere Dio. Poi, alla fine del versetto 5 menziona i pensieri che chiaramente sono pensieri sbagliati, perché parla di renderli prigionieri all'ubbidienza di Cristo.

Mettendo insieme questo elenco, è chiaro che i nemici contro i quali Paolo guerreggia sono i falsi pensieri, i falsi insegnamenti ed i falsi ragionamenti che ci ostacolano dal conoscere Dio e dal vedere il valore delle verità di Dio.

Basta pensare onestamente alla ragione per cui tu pecchi. Quando tu pecchi, tu hai ragionamenti falsi nella tua mente. Tu agisci in base a quei ragionamenti. I tuoi pensieri falsi ti fanno credere che se tu fai una certa cosa, se tu agisci in un certo modo, se tu dici una certa cosa, avrai i risultati che vuoi. Questo è il risultato dei nostri falsi pensieri.

Ricordati che Gesù dichiara che Satana è il padre della menzogna. L'arma di Satana è la menzogna. Lui mette falsi ragionamenti nella nostra testa, e se non confrontiamo quei ragionamenti con la verità di Dio, cadremo nel peccato ogni volta.

Perciò, dobbiamo usare le armi di Dio, le armi potenti che sono le verità di Dio, per distruggere le fortezze dei falsi ragionamenti, le altezze e tutti quei pensieri che si elevano contro la conoscenza di Dio. Aggrappandoci pienamente alla verità, dobbiamo rendere ogni pensiero prigioniero all'ubbidienza di Cristo. È così che saremo liberi.

Paolo conclude questi versetti dicendo che erano pronti a punire qualsiasi disubbidienza, ovvero erano pronti a distruggere ogni falso pensiero. Sta parlando del fatto che quando si recherà da loro sarà pronto a punire con la scomunica chi è ancora disubbidiente. Aveva parlato di agire arditamente, e Paolo parlava in vari brani della scomunica per coloro che continuavano a camminare in disubbidienza. E perciò, qui Paolo sta dichiarando che era pronto a punire chi restava nella disubbidienza, in modo che l'ubbidienza della chiesa sia perfetta, ovvero piena. Lo scopo era di aiutare i veri credenti a ravvedersi e camminare in ubbidienza. Ma quando manca, quando uno rimane duro di cuore e non vuole ravvedersi, a quel punto, si arriva alla disciplina della chiesa, e la scomunica, e così la chiesa viene purificata. Questo è il punto di Paolo.

Nella chiesa, non si usa mai la disciplina con leggerezza, ma quando serve, è da usare per tenere la chiesa pura.

La realtà, non solo l’apparenza

Passando ora ai versetti 7 e 8, Paolo inizia un discorso in cui si difende contro quello che dicono i falsi apostoli che erano andati a Corinto. Evidentemente c'erano dei falsi apostoli che erano andati a Corinto per convincere i Corinzi a credere in quello che loro dicevano anziché in quello che diceva Paolo. Evidentemente avevano disprezzato Paolo, dicendo che loro erano superiori a Paolo. Paolo non cercava mai di innalzare se stesso, non gli interessava difendersi. Però, in questo caso, visto che era necessario per i Corinzi capire che Paolo era da Cristo e che gli altri erano falsi apostoli, Paolo inizia un discorso lungo che continua anche nel capitolo successivo, in cui dimostra la realtà del fatto che egli era da Cristo, e mette in evidenza che quegli uomini erano falsi. Questo era necessario per proteggere i credenti di Corinto. Anche noi abbiamo bisogno di riconoscere chi è veramente da Dio e chi è un falso insegnante.

Inizio leggendo versetti 7, e 8.

“7 Guardate voi all’apparenza delle cose? Se qualcuno è convinto in se stesso di essere di Cristo, consideri anche questo in se stesso: come egli è di Cristo, così anche noi siamo di Cristo. 8 E anche se mi vantassi un po’ di più della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per la vostra edificazione e non per la vostra distruzione, non ne sarei svergognato.” (2 Corinzi 10:7,8)

Evidentemente questi falsi apostoli cercavano di mostrarsi grandi e importanti con le cose esterne, con l'apparenza. Paolo subito sfida i Corinzi a capire che se vogliono guardare all'apparenza, Paolo aveva più prove vere che era un vero apostolo mandato da Dio. Quegli uomini falsi si basavano sull'apparenza. Non è scritto in che modo si basavano sull’apparenza. Può darsi che si basavano sul titolo che usavano, o sul fatto di parlare in modo eloquente.

Invece Paolo si era presentato a loro con semplicità, con potenza e con la verità di Dio. Paolo era stato scelto da Gesù Cristo stesso come apostolo.

Notate nel versetto 8 Paolo diceva che volendo, avrebbe potuto vantarsi della sua autorità. Cioè, di solito Paolo non parlava di se stesso, piuttosto voleva sempre innalzare Gesù Cristo. Però, se serviva per lui ed i suoi collaboratori vantarsi della loro autorità, non ne sarebbe svergognato, perché tutto quello che potrebbero dire sarebbe vero. Con questo, Paolo implica che questi uomini falsi si vantavano con delle menzogne, mentre Paolo diceva solo la verità, e non doveva vergognarsi, visto che tutto quello che diceva era vero.

Ho già menzionato, ma è importantissimo notare quello che Paolo dichiara nel versetto 8, cioè, qual'era lo scopo della sua autorità su di loro. Cristo aveva dato quell'autorità a Paolo, e ai suoi collaboratori, non per distruggere quei credenti, ma per la loro edificazione. La vera autorità che viene da Dio serve per l'edificazione delle persone. Non è per distruggere, ma è per edificare in Cristo.

Certamente, se una persona ha falsi pensieri, se un credente sta camminando nel peccato, serve un forte rimprovero. Per quanto potrebbe essere duro, se aiuta quel credente a lasciare il suo peccato o i suoi falsi pensieri, lo edifica. E quindi, l'autorità di Paolo e dei suoi collaboratori era per l'edificazione di questi credenti.

La vera autorità che viene da Dio serve sempre per l'edificazione delle persone che sono sotto quell'autorità. Questo è importante nella chiesa, questo è importante nella famiglia.

Paolo è sempre se stesso

Nei versetti 9 a 11, Paolo parla del fatto che lui era sempre lo stesso. In altre parole, Paolo non cambiava in base alla situazione, era sempre se stesso. Non si presentava mai in modo falso. Leggo i versetti 9-11.

“9 E non vorrei sembrasse che io cerchi di spaventarvi con le mie lettere. 10 Perché, dice qualcuno: "ben le sue lettere sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole, e la sua parola di poco conto". 11 Quel tale consideri che come siamo a parole, per mezzo di lettere quando siamo assenti, così saremo anche con i fatti quando saremo presenti.” (2 Corinzi 10:9-11)

Da quello che si capisce, questi uomini falsi avevano detto che Paolo scriveva in un modo, ma non era veramente così. Evidentemente dicevano che le lettere erano dure e forti, ma che lui era debole di persona. Gli uomini disonesti useranno qualunque tattica per sviare le persone dalla verità. In questi versetti, Paolo ricorda ai credenti che lui era sempre lo stesso, cioè, aveva la stessa autorità sempre, sia di persona che per lettera. Non dovevano quindi pensare che egli sarebbe arrivato da loro con debolezza. Se era necessario, sarebbe venuto con la piena autorità che aveva da Dio, per la loro edificazione.

Il metro di Dio

A questo punto, Paolo inizia un discorso in cui mette in evidenza la falsità di questi uomini. Paolo dimostra nei versetti che seguono che questi uomini si confrontavano fra loro stessi, con un metro inventato da loro. Invece, Paolo si misurava solamente con la misura che Dio gli aveva assegnato. Quindi, la sua era la vera misura. Quindi, questi falsi apostoli si misuravano con un falso metro inventato da loro, mentre Paolo si misurava con il metro che Dio aveva assegnato a lui e ai suoi collaboratori. Inoltre, Paolo non si vantava mai di quello che avevano fatto per gli altri, ma solamente delle proprie fatiche. Fra queste, Paolo poteva vantarsi del fatto che era arrivato veramente ai Corinzi con l'evangelo. Era Paolo che aveva evangelizzato loro. Non era così per questi falsi apostoli. Quindi, in tutto questo brano Paolo sta mostrando che lui aveva un metro vero, che veniva da Dio, mentre loro avevano un metro falso. Seguite mentre leggo i versetti 12 a 18.

12 Non osiamo infatti collocarci o paragonarci con alcuni di quelli che si raccomandano da se stessi; ma essi, misurandosi da se stessi e paragonandosi con se stessi, non hanno alcun intendimento. 13 Ma noi non ci vanteremo di cose oltre misura, ma secondo la misura della norma che il Dio della misura ha assegnato a noi, permettendoci di giungere fino a voi, 14 perché non ci estendiamo oltre i limiti, come se non fossimo giunti fino a voi, poiché siamo veramente giunti fino a voi con la predicazione dell’evangelo di Cristo. 15 E non ci vantiamo oltre misura delle fatiche altrui, ma nutriamo la speranza che, crescendo la vostra fede, noi saremo maggiormente considerati tra di voi secondo la nostra norma in modo traboccante, 16 così da evangelizzare anche in luoghi al di là del vostro, senza vantarci alla maniera d’altri di cose già preparate. 17 Ora chi si gloria si glori nel Signore, 18 poiché non colui che raccomanda se stesso è approvato, ma colui che il Signore raccomanda.” (2 Corinzi 10:12-18 LND)

Qualche commento su questi versetti. Leggo ancora il v.12.

“12 Non osiamo infatti collocarci o paragonarci con alcuni di quelli che si raccomandano da se stessi; ma essi, misurandosi da se stessi e paragonandosi con se stessi, non hanno alcun intendimento.” (2 Corinzi 10:12)

È orgoglio ed è stoltezza paragonarci con altri, particolarmente con coloro che si raccomandano da loro stessi. Chi si raccomanda da se stesso, chi si misura da se stesso, non ha alcun intendimento. È uno stolto, usa un metro sbagliato. Ricordate la verità in 1Corinzi 4:7.

“Chi infatti ti rende diverso? E che cosa hai che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché ti glori come se non l’avessi ricevuto?” (1Corinzi 4:7 LND)

Quando ci raccomandiamo da noi stessi, quando vogliamo vantarci, come se avessimo qualche merito nostro, ci dimostriamo grandi stolti! Inoltre, è anche stoltezza, oltre che peccato, confrontarci con altri. Dio ha dato a ciascuno quello che Dio ha ritenuto giusto. Non ha alcun senso per noi confrontarci con altri. Se Dio ha dato a me più di un altro, che vanto ho io nei suoi confronti? E se Dio mi ha dato meno di altri, non ho da vergognarmi per questo. Paolo rende chiaro che lui non è come questi falsi apostoli che si vantavano e si paragonavano con un metro falso.

Rileggo i versetti 13 e 14, in cui Paolo descrive il metro che usa.

“13 Ma noi non ci vanteremo di cose oltre misura, ma secondo la misura della norma che il Dio della misura ha assegnato a noi, permettendoci di giungere fino a voi, 14 perché non ci estendiamo oltre i limiti, come se non fossimo giunti fino a voi, poiché siamo veramente giunti fino a voi con la predicazione dell’evangelo di Cristo.” (2 Corinzi 10:13,14)

Paolo non si presentava mai per più di quello che era, ma parlava solo delle misure che Dio aveva realmente assegnato a lui. E nel caso dei Corinzi, Paolo avrebbe potuto dichiarare che li aveva evangelizzati, perché, era lui stesso che lo aveva fatto. Quindi, non era un vanto falso, ma era la pura verità. Questo era in contrasto con quei falsi apostoli, che si vantavano di cose non vere.

È importante riconoscere che Paolo non si vantava mai di se stesso, ma che faceva questo discorso solamente per chiarire le menzogne che questi falsi apostoli stavano dicendo di lui. Beata la persona che non cerca mai di innalzare se stessa, ma che innalza solo Gesù Cristo, e che edifica gli altri. Paolo è un esempio di questo. Però, se è necessario parlare di sé stessi, come per esempio nel caso di false accuse, seguiamo l'esempio di Paolo e parliamo con piena verità.

Paolo continua questo discorso parlando ai cuori dei credenti di Corinto, credenti che Paolo aveva evangelizzato e curato. Rileggo i versetti 15 e 16.

“15 E non ci vantiamo oltre misura delle fatiche altrui, ma nutriamo la speranza che, crescendo la vostra fede, noi saremo maggiormente considerati tra di voi secondo la nostra norma in modo traboccante, 16 così da evangelizzare anche in luoghi al di là del vostro, senza vantarci alla maniera d’altri di cose già preparate.” (2 Corinzi 10:15,16)

Paolo pregava che i credenti di Corinto avessero riconosciuto la realtà del ruolo che egli aveva nella loro vita, in modo che potessero avere più stima di lui. Lui non voleva stima per se stesso, ma voleva che riconoscessero che lui era stato usato da Dio per portare loro alla salvezza. Così potevano mandare Paolo ad evangelizzare altri.

Quindi, era importante per loro riconoscere il ruolo che Dio aveva dato a Paolo nella loro vita, in modo che potevano avere una considerazione maggiore per Paolo, e questo per stimolare loro ad aiutare Paolo ad andare altrove ad evangelizzare anche altri.

Dio ci comanda di essere zelanti nelle buone opere. Dio ci comanda a cercare per primo il regno di Dio e la sua giustizia. Dio ci comanda di essere luce in questo mondo, che riguarda sia noi che parliamo di Dio, sia che promuoviamo opere che parlano in modo vero di Dio. E quindi, era importante per questi credenti riconoscere la realtà di Paolo e dei suoi collaboratori, per poterlo sostenere mentre continuava il ministero a cui era stato chiamato da Dio.

È buono e giusto per noi riconoscere coloro che Dio ha usato nella nostra vita. Questo riguarda soprattutto le persone che hanno influenzato noi direttamente. Ma riguarda anche quei ministeri che ci hanno edificato in modi diversi. Questo è il piano di Dio. Per esempio, in Galati 6:6 leggiamo:

“Ora colui che è istruito nella parola faccia parte di tutti i suoi beni a colui che lo istruisce.” (Galati 6:6 LND)

Ci sono tanti brani che parlano del fatto che è giusto curare coloro che predicano l'evangelo. È importante capire che un uomo non può decidere per conto suo che la chiesa dovrebbe sostenerlo. Serve la chiesa per confermare la validità e la dottrina di un uomo. Bisogna esaminarlo, per verificare che conosce la Parola, se è fedele alla Parola, e se ha una vita irreprensibile.

Dio ci dichiara in 1 Timoteo e poi in Tito quali sono le qualifiche per un credente per essere un anziano. È un immenso beneficio per la chiesa avere uno o più uomini a tempo pieno che possono curare la chiesa, se sono uomini veramente qualificati.

L’apostolo Paolo era sostenuto da tanti, questo gli permetteva di viaggiare da un posto all'altro parlando di Cristo. C'erano momenti in cui doveva lavorare per mantenersi, ma appena aveva di nuovo sostegno si metteva a predicare a tempo pieno.

Prego che possiamo tutti avere un grande impegno in modo da investire per il regno di Dio.

Chi si gloria

Paolo chiude questo capitolo con una verità estremamente importante. Leggo i versetti 17 e 18.

“17 Ora chi si gloria si glori nel Signore, 18 poiché non colui che raccomanda se stesso è approvato, ma colui che il Signore raccomanda.” (2 Corinzi 10:17-18 LND)

Prima di tutto, Paolo dichiara che chi si gloria, si deve gloriare solo nel Signore. Paolo sta parlando di quello che aveva compiuto nel ministero. Lui aveva realmente portato a compimento tantissimo. Però, anche avendo realizzato molto, più di chiunque altro, non aveva nulla da gloriarsi da sé, ma poteva gloriarsi solo nel Signore. Questo è perché l'uomo non può portare frutto da sé, ma solo se dimora in Cristo.

È un terribile peccato vantarci, e voler cercare gloria per noi stessi. Prego che riconosceremo la gravità di questo peccato, e che cammineremo umilmente davanti a Dio. Se poi Dio sceglie di operare tramite noi, prego che anziché gloriarci in noi stessi, daremo gloria solamente e totalmente al Signore.

Paolo conclude ricordandoci che non è colui che raccomanda se stesso che è approvato da Dio, ma è colui che il Signore raccomanda. Questo è un ulteriore avvertimento che non abbiamo nulla di cui vantarci, ma che dobbiamo vantarci solo in Dio.

Conclusione

Prego quindi, che riconosceremo le verità importanti presenti in questo capitolo. È estremamente importante riconoscere che siamo in una guerra, che non è contro altre persone, ma è contro i falsi pensieri, che ci arrivano tutti i giorni. E le nostre armi sono potenti da distruggere questi falsi pensieri. Quindi, utilizziamo le armi della verità che Dio ci ha dato. Distruggiamo ogni falso pensiero che ci entra in testa. Aiutiamoci gli uni con gli altri a riconoscere e a distruggere i falsi pensieri.

Poi, riconosciamo l'autorità che Dio ha stabilito: è per il nostro bene, ed accettiamo quell’autorità nella nostra vita.