Aiuto Biblico

Una prova della salvezza: amare i fratelli

1 Giovanni 3:10-14

Sermone di Marco deFelice, www.Aiutobiblico.org per domenica, 28 febbraio 2021, – cmd dmp –
Descrizione: Una prova della salvezza è amare veramente i fratelli. Chi non ama, non è salvato.
parole chiave: salvezza, prove della salvezza, amare gli uni gli altri, amore.

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La cosa peggiore che potrebbe mai succedere è arrivare al giudizio davanti a Gesù Cristo presumendo di essere salvati, presumendo che tutto andrà bene, per poi sentire Gesù dichiarare che non ti ha mai conosciuto, per poi mandarti al tormento eterno. Cioè, è già terribile essere mandato al tormento eterno, ma credere di essere salvato e poi scoprire che non sei salvato sarebbe la cosa peggiore che potrebbe mai succedere.

Il nostro buon Dio non vuole questo. E perciò, ripetutamente la Bibbia ci dà mezzi per aiutarci a valutare noi stessi, in base al metro di Dio, per vedere se siamo veramente salvati. La prima Epistola di Giovanni è scritta specificamente per aiutarci a valutare la nostra vera condizione spirituale. Stiamo studiando questa Epistola, e siamo nel capitolo 3. Nell'ultimo sermone, nel capitolo 3, abbiamo visto una prova della salvezza che abbiamo già visto anche nel capitolo 2 di questa Epistola, la prova che un vero credente non continua a camminare nel peccato. Un vero credente può cadere nel peccato, ma non sarà il suo cammino. Infatti, se uno rifiuta di abbandonare il peccato, è un frutto che non ha un cuore nuovo che arriva quando Dio salva una persona.

Abbiamo concluso quel sermone con 1Giovanni 3:10. Quel versetto conclude l'argomento, cioè che i figli di Dio ed i figli del diavolo si riconoscono dal fatto se praticano o no la giustizia.

Poi, quel versetto introduce anche un’altra prova della vera salvezza, quella di amare il proprio fratello. Certamente, in questi brani, quando dice il proprio fratello, sta parlando principalmente dei nostri fratelli in Cristo.

Quindi, visto che è essenziale riconoscere se siamo veramente salvati, e visto che è anche essenziale capire dove manchiamo, affinché possiamo crescere, e confessare qualunque peccato in cui siamo caduti, consideriamo attentamente quello che Dio ci dà in questo brano tramite Giovanni. Il punto principale è che l'amore per il fratelli è fondamentale nella salvezza. Dio è amore, ed essere salvati vuol dire avere un nuovo cuore, un cuore che ama i fratelli. Quindi, trovate 1Giovanni 3, e leggiamo i versetti 10-12.

10 Da questo si riconoscono i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il proprio fratello. 11 Poiché questo è il messaggio che avete udito dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri, 12 non come Caino, che era dal maligno e uccise il proprio fratello. E per quale motivo lo uccise? Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello giuste. (1Giovanni 3:10-12)

Consideriamo questa prova della salvezza, il fatto di amare il proprio fratello. Questa è una prova essenziale, quanto lo è praticare la giustizia.

Ricordate che questo brano ci dice che esistono veramente solo due tipi di persone, coloro che sono figli del diavolo, e coloro che sono figli di Dio. Tutti iniziano come figli del diavolo. È con la nuova nascita, la rigenerazione, che uno nasce come figlio di Dio. Senza l'opera di Dio in noi, siamo figli del diavolo. Quanto è importante che comprendiamo sempre di più l'immensità della salvezza.

Voglio leggere di nuovo il versetto 10, e poi consideriamo affondo questa prova.

10 Da questo si riconoscono i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il proprio fratello. (1Giovanni 3:10)

Per dichiarare chi non è da Dio, ovvero, chi non è salvato, Giovanni scrive:

chi non ama il proprio fratello.

Come abbiamo visto con vari verbi nell'ultimo sermone, il verbo qui, “ama”, è un participio. È un'azione continua. Potremmo anche dire:

chi non sta amando il proprio fratello.

Una prova della salvezza è di camminare nell'amore per i propri fratelli. Cioè, non si tratta solamente di un sentimento, non si tratta di un'azione che succede ogni tanto, si parla di un cammino di amore. Una prova della salvezza è amare il proprio fratello come stile di vita.

Che cos’è l’amore

È importante ricordare che cos'è l'amore. Il metro dell'amore che Dio ci chiama ad avere per i nostri fratelli e le nostre sorelle è Dio stesso. Vedremo più avanti in questa Epistola che Dio è amore. Leggiamo ripetutamente dell'amore di Dio nel Nuovo Testamento. Ricordate che l'amore di Dio non è un semplice sentimento. L'amore di Dio è un impegno per il bene di coloro che Dio ama. Quando consideriamo l'impegno di Dio, ricordate che era l'impegno di mandare il suo unigenito Figlio alla croce, per subire l'ira di Dio per i nostri peccati. Questo è l’amore.

Notate che, secondo il verbo (participio) usato, il versetto sta dichiarando che chi non sta amando il proprio fratello, non è un figlio di Dio. Cioè, non è detto che ci sarà una grande, visibile presenza del male, basta l'assenza del vero amore. Chi non ama i fratelli e le sorelle intorno a sé, come cammino di vita, non è un figlio di Dio.

Il vero amore per gli altri è un frutto essenziale della vera salvezza.

Il versetto 11 ci ricorda che questa verità fa parte della salvezza dall'inizio fino alla salvezza. Leggo di nuovo il versetto 11.

11 Poiché questo è il messaggio che avete udito dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri, (1Giovanni 3:11)

Qua, Giovanni sta dichiarando che il comandamento di amare gli uni e gli altri fa parte della salvezza, dall'inizio della salvezza. Questa è la base degli altri comandamenti. In Matteo 22, a Gesù fu chiesto qual è il più grande comandamento. Notiamo come risponde:

“36 "Maestro, qual è il grande comandamento della legge?". 37 E Gesù gli disse: ""ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente". 38 Questo è il primo e il gran comandamento. 39 E il secondo, simile a questo, è: "ama il tuo prossimo come te stesso". 40 Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti,"” (Matteo 22:36-40 LND)

Avete notato che da questi due comandamenti, uno di amare Dio, e l'altro di amare il nostro prossimo, dipendono tutta la legge e i profeti? Il comandamento di amare gli uni gli altri è la base per tutti gli altri comandamenti che riguardano il nostro comportamento verso le altre persone. Riguarda il nostro comportamento con la famiglia, con i credenti della Chiesa, con le persone al lavoro e anche con quelle nella società. Questa Epistola focalizza specificamente sul rapporto fra credenti. Quando Dio ci salva, ci fa parte del corpo di Cristo, e quindi, membra gli uni degli altri. Perciò, amare veramente gli altri è fondamentale. Infatti, senza vero amore non c'è la vera salvezza.

Ricordate. Come ho detto prima, che l'amore di cui Dio parla non è un sentimento, e non è solo l'assenza di cattiveria, è un vero impegno per il bene di quella persona. È provare gioia quando quella persona viene benedetta. E' piangere quando piange. È avere quella persona veramente a cuore.

L’esempio di Caino

Nel versetto 12, Giovanni ci dà un forte esempio di quello che non è amore. Questo è un esempio estremo. Si può non avere amore anche senza arrivare a questo punto estremo. Eppure, Dio vuole farci rendere conto fino a dove si può arrivare quando non c'è vero amore. Seguite mentre leggo di nuovo il versetto 12. Si riferisce al fatto che dobbiamo amarci gli uni gli altri.

12 non come Caino, che era dal maligno e uccise il proprio fratello. E per quale motivo lo uccise? Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello giuste. (1Giovanni 3:12)

Questo è un esempio di dove si può arrivare se non si ama. Questo esempio riguarda Caino e Abele, i primi due figli di Adamo ed Eva. Caino non amava Abele, e perciò arrivò perfino ad ucciderlo. Solitamente, la mancanza di amore non arriva all'omicidio, ma è comunque sempre un grave peccato.

Il peccato di fondo di Caino era un peccato del suo cuore. Che cosa lo spinse ad uccidere suo fratello? Era la gelosia. Ascoltate mentre leggo di questo avvenimento in Genesi 4:1-8. È chiaro che in qualche modo, Dio aveva comunicato ad Abele e Caino il comandamento di offrire un sacrificio di sangue a Dio. Il sacrificio di sangue era un riconoscimento del proprio peccato, e del bisogno di un sostituto per ottenere il perdono. Quindi, leggiamo sapendo che loro erano a conoscenza di questo comandamento. Inoltre, notate il cuore di Dio. Anziché distruggere Caino per la sua disobbedienza, Dio fa appello al suo cuore, per farlo ravvedere e tornare a seguire Dio. Volendo benedirlo, Dio lo incoraggia a tornare all'ubbidienza. Tenendo questo in mente, seguite mentre leggo Genesi 4:1-8.

“1 Ora Adamo conobbe Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino, e disse: "Ho acquistato un uomo, dall’Eterno". 2 Poi partorì ancora Abele, suo fratello. E Abele divenne pastore di greggi; mentre Caino divenne lavoratore della terra. 3 Col passare del tempo, avvenne che Caino fece un’offerta di frutti della terra all’Eterno; 4 Ora Abele offerse anch’egli dei primogeniti del suo gregge e il loro grasso. E l’Eterno riguardò Abele e la sua offerta, 5 ma non riguardò Caino e la sua offerta. Così Caino ne fu molto irritato, e il suo viso ne fu abbattuto. 6 Allora l’Eterno disse a Caino: "Perché sei tu irritato e perché è il tuo volto abbattuto? 7 Se fai bene non sarai tu accettato? Ma se fai male, il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri sono volti a te; ma tu lo devi dominare".E Caino parlò con suo fratello Abele; quando furono nei campi, Caino si levò contro suo fratello Abele e lo uccise.” (Genesi 4:1-8 LND)

Avete visto? Il problema di Caino era la gelosia. Abele aveva ubbidito a Dio. Caino no. Perciò, Dio aveva, in qualche modo, mostrato di accettare il sacrificio di Abele, ma non quello di Caino. Caino, anziché umiliarsi e riconoscere la propria colpa, odiava Abele per questo. Infatti, quando non vogliamo riconoscere il nostro peccato, spesso arriviamo a vedere male gli altri.

L'amore per gli altri non può convivere con il nostro peccato non confessato. Anche se voglio amare qualcuno, se non confesso i miei peccati, nonostante che non c’entrano nulla con quella persona, comunque mi ostacolano dall'amare veramente gli altri.

Addirittura, il peccato non confessato ci porta ad odiare altri. Questo è il potere del peccato non confessato che rimane nel nostro cuore.

Nel caso di Caino, il suo rifiuto di confessare il suo peccato e ravvedersi lo portò ad avere gelosia verso Abele, che lo portò ad odiarlo e poi ad ucciderlo.

Anche se non arriviamo a questo, il peccato ci ostacola dall'amare.

Quindi, per poter amare, che è parte della vera salvezza, dobbiamo confessare i nostri peccati. Non possiamo camminare nel peccato e amare veramente gli altri.

E quindi, Dio ci dà questo esempio di Caino per mostrarci che quando le nostre opere non sono giuste, arriveremo ad odiare anziché ad amare. Infatti in realtà queste due prove della salvezza sono strettamente legate. C’è la prova di camminare facendo le cose giuste, e c’è la prova di amare i propri fratelli. In realtà, è impossibile separare queste due prove. Caino ne è un esempio per noi, un esempio da evitare totalmente. Certamente, vuol dire non uccidere. Ma molto di più, vuol dire accettare di ravvederci quando abbiamo disubbidito a Dio. In altre parole, quando cadiamo nel peccato, non dobbiamo restarci. Quello renderebbe impossibile amare il nostro prossimo. Se non camminiamo nella giustizia, non possiamo amare. Questo è l’esempio da evitare che vediamo in Caino.

Il mondo vi odia

Nel versetto 13, Giovanni fa una piccola pausa nel discorso che amare il prossimo è una prova della vera salvezza, e ci avverte del fatto che non dobbiamo essere sorpresi se siamo odiati dal mondo. Questo avvertimento è un esempio della bontà e dell'amore di Dio. Seguite mentre leggo il versetto 13.

13 Non vi meravigliate, fratelli miei, se il mondo vi odia. (1Giovanni 3:13)

Un grande esempio dell'amore di Dio per noi, e della sua cura per noi, e che ci prepara per le prove. Volta dopo volta nella Bibbia vediamo che Dio prepara il suo popolo per le prove che verranno, in modo che non sarà scosso quando poi quelle prove arriveranno.

L’avvertimento che Giovanni ci dichiara qua, egli lo aveva sentito da Gesù Cristo. Gesù Cristo aveva dichiarato chiaramente ai suoi discepoli, compreso Giovanni, che il mondo li avrebbe odiati, nell'Evangelo di Giovanni 15:17-22. Vi leggo quelle parole di Gesù.

17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. 18 Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. 19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; ma poiché non siete del mondo, ma io vi ho scelto dal mondo, perciò il mondo vi odia. 20 Ricordatevi della parola che vi ho detto: "Il servo non è più grande del suo signore". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. 21 Ma tutte queste cose ve le faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. 22 Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero alcun peccato; ma ora non hanno alcuna scusa per il loro peccato. (Giovanni 15:17-22).

Se siamo in Cristo, se siamo figli di Dio, anziché figli del diavolo, non apparteniamo più al mondo. Siamo estranei per il mondo. E per questo, non dobbiamo meravigliarci quando il mondo ci odia. Noi apparteniamo alla luce, il mondo appartiene alle tenebre, che era anche la nostra condizione prima che Dio ci avesse salvato. Le tenebre odiano la luce. È naturale. Chi sta nelle tenebre odia la luce e non vuole venire alla luce. Gesù dichiara questo in Giovanni 3:18-21.

18 Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. 19 Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20 Infatti chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano riprovate; 21 ma chi pratica la verità viene alla luce, affinché le sue opere siano manifestate, perché sono fatte in Dio". (Giovanni 3:18-21).

Visto che chi è in Cristo è nella luce, ed ha la luce di Cristo in sé, il mondo, coloro che sono nelle tenebre, odiano la luce, e per questo odieranno anche noi che manifestiamo la luce.

E così tramite Giovanni, Dio ci avverte anche nel nostro brano di oggi che saremo odiati dal mondo. Questo avvertimento ci protegge dall'esserne scossi quando succederà.

Infatti, è un grande aiuto sapere in anticipo di qualcosa che è difficile da affrontare.

Pensate ad una donna incinta che sta aspettando il primo figlio. Sapere in anticipo qualcosa dei dolori che avrà, ma anche della gioia che seguirà ai dolori, la aiuterà molto a sopportare in pace quei dolori. Per un soldato che deve andare e fare la guerra, sapere in anticipo delle prove e le difficoltà che potrà affrontare, lo aiuterà tantissimo a non essere scosso quando arriveranno.

In qualunque campo della vita in cui ci saranno difficoltà e sofferenze, sapere in anticipo delle difficoltà è una preparazione importante che ci aiuta a tenere gli occhi su Dio e a non avere timore.

Quando invece ci arriva qualcosa di molto brutto, come l'essere odiati, e non aspettavamo per nulla quella prova, è molto più difficile da accettare, e la nostra fede può venire meno. Perciò, questo avvertimento del fatto che il mondo può odiarci è un esempio della tenera cura di Dio per noi, preparandoci così per le prove della vita. Grazie a Dio che siamo figli amati, e Dio ci cura perfettamente in ogni aspetto della vita.

Detto questo, è giusto chiederci: Tu stai tenendo in mente gli avvertimenti di Dio. Cioè, quando ti succedono cose brutte, quando ricevi qualche forma di persecuzione, quando in qualche modo il mondo ti odia a causa della tua fede, quando arrivano prove di vari tipi, tu tieni in mente che Dio ti ha già avvertito di questo? Tu trovi consolazione nel sapere che nulla ti sta succedendo che non era già previsto da Dio per te? Questi avvertimenti possono essere preziosi aiuti, ma solo se li teniamo in mente.

Dio ci avverte che ci saranno prove, perfino prove di fuoco, come in 1Pietro 3:

14 Ma, anche se doveste soffrire per la giustizia, beati voi! "Or non vi sgomentate per paura di loro e non vi turbate", 15 anzi santificate il Signore Dio nei vostri cuori e siate sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi con mansuetudine e timore, (1Pietro 3:14,15)

e poi, in 1Pietro 4:

12 Carissimi, non lasciatevi disorientare per la prova di fuoco che è in atto in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. 13 Ma, nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella manifestazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. (1Pietro 4:12-13)

Quanto è importante che teniamo in mente che la vita cristiana in questo mondo di tenebre sarà piena di prove e che perfino, saremo odiati. Però, sapendo questo in anticipo, possiamo tenere gli occhi su Dio, e non essere scossi.

Perciò, ricordate che le prove servono per santificarci e per portare avanti l’opera di Dio in noi. Oh che possiamo tenere in mente tutto quello che Dio ci dichiara nella sua Parola! Così, possiamo restare saldi nelle prove che ci arrivano, e possiamo vedere più dell'amore di Dio per noi.

Amare i fratelli è una prova della salvezza

Con il versetto 14, Giovanni riprende l'argomento sul fatto che una prova essenziale della salvezza è quella di amare i fratelli. Giovanni dichiara chiaramente che chi non ama i fratelli non è salvato. Seguite mentre leggo il versetto 14.

14 Noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli; chi non ama il fratello rimane nella morte. (1Giovanni 3:14)

In questo versetto, Giovanni approfondisce il discorso di come possiamo riconoscere la vera salvezza. Di nuovo, sta parlando del fatto che nella vera salvezza, amiamo gli uni gli altri. Notate che qui, Giovanni usa ancora un ulteriore termine per descrivere la salvezza. Ha già usato termini come essere figli di Dio, ha parlato di essere nati da Dio. Qua, per parlare della salvezza, usa la frase: “essere passati dalla morte alla vita”. Cioè, essere salvati è avere la vera vita, vita che prima non avevamo.

Senza la salvezza, eravamo spiritualmente morti. Come tutti, avevamo vita fisica, ma spiritualmente eravamo morti. È solo quando Dio ci ha fatto nascere di nuovo che siamo passati dalla morte alla vita. Da quel punto in avanti siamo vivi, spiritualmente vivi. Avere la vera vita è un'opera di Dio.

In questo versetto Giovanni dichiara che sappiamo di essere salvati, ovvero sappiamo di essere passati dalla morte alla vita, proprio perché amiamo i fratelli, il che implica chiaramente amarli veramente. Il vero amore per i fratelli è un'evidenza essenziale della vera salvezza.

Poi, Giovanni dichiara categoricamente che chi non ama il fratello rimane nella morte. Nella frase “chi non ama”, “non amare” è un participio, che descrive non solo un'azione ogni tanto, ma un cammino di amore per i fratelli. Chi non cammina amando suo fratello rimane nella morte, ovvero, non è salvato.

Quella persona rimane nella morte, il verbo rimanere viene tradotto altrove come dimorare. Dimora nella morte, la morte spirituale. È dove vive, è la sua condizione. Rimane spiritualmente morto, anche se potrebbe essere attivo nella chiesa e chiamarsi credente. In realtà, se non ama di cuore i suoi fratelli, se non cammina nel vero amore, non è veramente salvato. Questo è un insegnamento forte e categorico.

Il vero amore di cui questo versetto parla è un cammino di amore, un vero impegno giorno per giorno a promuovere il vero bene degli altri. Questo è un frutto essenziale della vera salvezza. La vera salvezza ci dà un nuovo cuore che rispecchia il cuore di Dio. Dio si impegna per il nostro vero bene, e ogni vero credente si impegnerà per il vero bene degli altri.

Leggendo questo versetto, riconosco subito che a volte io non vivo così. A volte cado nell'egoismo, vivo per me stesso, do spazio alla mia carne, manco nell'amore per gli altri. So che questo è vero anche per voi.

Cosa dobbiamo fare quando riconosciamo che non stiamo camminando come questo versetto dichiara?

In questo caso, non dobbiamo disperare e dire che non siamo salvati. Piuttosto, dobbiamo riconoscere i nostri peccati, ravvederci e confessare i nostri peccati a Dio. Allora, torneremo a camminare nella luce, allora, torneremo ad amare i nostri fratelli, e allora, avremo chiaro frutto della vera salvezza in noi.

Invece chi continua a camminare non amando di cuore il proprio fratello, dimostra di non essere salvato. Questo è il chiaro messaggio che Dio ci dà in questo versetto.

Applichiamo tutto

Non abbiamo finito questo brano, ma, voglio fermarmi qua e considerare quello che abbiamo visto finora.

Tramite Giovanni, Dio ci sta dando delle prove, per riconoscere se siamo veramente salvati o no. Dio non vuole che qualcuno arriva al giudizio credendo di essere salvato quando non lo è.

Oggi, abbiamo visto come prova della salvezza quella di amare i nostri fratelli e sorelle. Abbiamo visto che questo è un cammino di amore, non è solo un gesto ogni tanto, è come viviamo.

Questo brano ci ha dato l’esempio di Caino per mostrarci dove possiamo arrivare se non amiamo i nostri fratelli. Quello che è importante ricordare è che il motivo per cui Caino odiava suo fratello Abele era la gelosia. Abele aveva ubbidito a Dio, Caino no. Caino, anziché ravvedersi, fu geloso di Abele, e questo lo spinse ad odiarlo, e poi ad ucciderlo.

Quando non confessiamo i nostri peccati, diventa impossibile amare veramente gli altri. Il vero amore non può coesistere con i peccati non confessati. Per poter amare gli altri, dobbiamo confessare i nostri peccati.

Volevo anche menzionare un aspetto dell’amore per gli altri. Nella vita, ci sono persone con cui non abbiamo stretto contatto, che possono darci fastidio, e crearci problemi. Può essere la persona allo sportello, qualcuno in autobus, qualcuno al supermercato, forse alla cassa. A volte, per vari motivi, quella persona può darci fastidio. Forse è lenta a servirci, forse non è gentile, forse rappresenta un problema per noi, per qualche motivo. In questi casi, qual è il tuo cuore verso quella persona? Il vero amore continua ad amare. Desidera il bene di quella persona, come Dio si impegna per il nostro vero bene, anche quando pecchiamo contro di Lui. Anche in questi casi, è essenziale che amiamo gli altri. Queste sono persone preziose a Dio. Come noi, hanno i loro peccati. Ma l’amore non dipende da quanto la persona ci è simpatica. L’amore nasce nel cuore di chi ama.

O che possiamo essere un popolo che conosce l’infinito amore di Dio, e guardando a quell'amore, possiamo amare profondamente gli altri. Oh che possiamo amare, come siamo amati! E prego che da questo, sarà vero quello che Gesù dichiara in Giovanni 13:

35 Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri". (Giovanni 13:35)

Preghiera: O Signore, aiutaci ad amare. Mostraci il nostro peccato quando non amiamo.