Aiuto Biblico

Per chi preghiamo? - Bestemmia contro lo Spirito

1Giovanni 5:16-21

sermone di Marco de Felice, www.Aiutobiblico.org per domenica, 18 luglio 2021, – cmd dp –

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Chi è un figlio di Dio, chi è salvato in Gesù Cristo, ha l’immenso privilegio di sapere che Dio ascolta e risponde alle sue preghiere. Nell’ultimo sermone, in cui abbiamo considerato 1Giovanni 5:14,15, abbiamo visto che Dio ascolta ed esaudisce le nostre preghiere, se sono fatte secondo la sua volontà. Questa è una notizia meravigliosa, che può darci grande pace e grande gioia. Questo è un rifugio nelle difficoltà. Dio risponde, sempre in mondo perfetto, sempre al momento giusto, quando preghiamo secondo la sua volontà.

Chi non ha Cristo NON ha questa promessa. Chi non ha Cristo non ha l’orecchio di Dio. Tutti hanno bisogno di Dio, ma solo chi è in Cristo viene ascoltato quando prega.

Dio comanda a tutti di andare a Gesù Cristo per la salvezza. Non c’è nulla di più importante che accogliere il perdono che c’è in Gesù Cristo. Che triste che tanti rifiutano di andare a Cristo per essere salvati.

Per noi che abbiamo Cristo, e considerando il fatto che Dio risponde alle nostre preghiere, andando avanti in 1Giovanni 5, Giovanni ci spiega quella che è una delle preghiere più sentite che possiamo fare.

Nei versetti 15 e 16, Giovanni ci dà un esempio molto importante di che cosa vuol dire in pratica che Dio esaudisce le nostre preghiere. Chi è salvato sa che di natura, il desiderio più grande per un credente è che i suoi cari e le altre persone che per lui sono preziose siano salvate. Infatti, se il tuo desiderio principale non è la salvezza degli altri, c'è qualcosa che non va. Quando consideriamo l'eternità, quando consideriamo quali sono le vere benedizioni, la richiesta più grande per le persone che amiamo è per la loro salvezza. E dovremmo avere questo desiderio per tutte le persone intorno a noi.

Allora, alla luce di quello che abbiamo capito dal versetto 14, cosa vuol dire in pratica per quanto riguarda come possiamo pregare per le persone care che sono nel peccato? Possiamo pregare per la salvezza di chiunque? Ovvero, possiamo pregare che Dio perdonerà chiunque, anche chi è nel peccato? In questi versetti, Giovanni ci spiega delle verità che riguardano queste domande. Seguite mentre leggo i versetti 14 e 15 per contesto, e poi i versetti 16 e 17.

“14 Questa è la fiducia che abbiamo davanti a lui: se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. 15 E se sappiamo che egli ci esaudisce in qualunque cosa gli chiediamo, noi sappiamo di avere le cose che gli abbiamo chiesto. 16 Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non sia a morte, preghi Dio, ed egli gli darà la vita, a quelli cioè che commettono peccato che non è a morte. Vi è un peccato che è a morte; non dico che egli debba pregare per questo. 17 Ogni iniquità è peccato, ma c'è un peccato che non è a morte.” (1Giovanni 5:14-17 LND)

Possiamo pregare per certi che peccano, ma non per tutti.

La grande domanda, quando cerchiamo di capire il senso di versetti 16 e 17, è: cosa intende Giovanni quando dice che vi è un peccato che è a morte, e mette in contrasto questo con il peccato che non è a morte?

Dico subito che questo brano è difficile da capire con certezza, e gli studiosi non sono tutti d’accordo. Comunque, voglio condividere quello che tanti vedono, che è quello che anch’io vedo.

Prima di tutto, bisogno capire qual è qui il significato di morte. Vuol dire la morte fisica, oppure, vuol dire la seconda morte, la morte spirituale, il fatto di non essere salvati?

Sappiamo da 1Corinzi 11 che a volte, la disciplina di Dio arriva perfino alla morte fisica. Però, questo non è molto comune. In questo brano, Paolo, parlando della disciplina, dichiara:

“27 Perciò chiunque mangia di questo pane o beve del calice del Signore indegnamente, sarà colpevole del corpo e del sangue del Signore. 28 Ora ognuno esamini se stesso, e così mangi del pane e beva del calice, 29 poiché chi ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve un giudizio contro se stesso, non discernendo il corpo del Signore. 30 Per questa ragione fra voi vi sono molti infermi e malati, e molti muoiono. 31 Perché se esaminassimo noi stessi, non saremmo giudicati.” (1Corinzi 11:27-31)

Come vediamo, mentre la morte fisica è una possibilità come disciplina, è solo uno dei modi che Dio usa per disciplinare i credenti che continuano nel peccato. Inoltre, nel nostro brano in 1Giovanni 5:16,17, parla di UN peccato che è a morte. In 1Corinzi 11, non sta parlando di un peccato specifico, ma qualsiasi peccato. Quindi, non sembra che Giovanni intenda la morte fisica.

Però, c’è un insegnamento che parla di UN peccato specifico, che è a morte, ovvero, che porta alla morte spirituale, la separazione eterna da Dio. Gesù spiega questo peccato in Matteo 12. Per capire il contesto, ricordate che Gesù aveva compiuto grandi miracoli, palesemente dalla potenza dello Spirito Santo. I farisei, pur sapendo che Gesù aveva compiuto quei miracoli per la potenza dello Spirito Santo, lo accusavano di aver operato, scacciando un demone, per la potenza di Beelzebub, ovvero, Satana.

Vi leggo quello che Gesù dichiara per quanto riguarda quel peccato, leggendo Matteo 12:31-32.

“31 Perciò io vi dico: Ogni peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini; ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata agli uomini. 32 E chiunque dice alcuna parola contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma chi parla contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonato, né in questa mondo né in quello futuro".” (Matteo 12:31-32 LND)

Notate che Gesù sta parlando di quell'unico peccato che non può essere perdonato. Perciò, è a morte, porta alla morte eterna, la seconda morte, la perdizione. Notate che Gesù dichiara che ogni peccato può essere perdonato, tranne questo peccato. Quando Gesù dichiara che chiunque dice parola contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato, vuol dire che sarà perdonato se si ravvede. Chiaramente, non è che automaticamente tutti vengono perdonati. Ma il senso delle parole di Gesù è che il perdono è disponibile per qualsiasi peccato, tranne la bestemmia contro lo Spirito Santo. Quindi, non tutti i peccati portano necessariamente alla morte eterna. Se uno si ravvede, c'è perdono per tutti i peccati.

Tutti, tranne uno. Quello che qui viene chiamato la bestemmia contro lo Spirito. Come ho spiegato, questo è il peccato in cui uno riconosce che l'opera di Gesù è dallo Spirito Santo, ma non volendo accettare Gesù nella propria vita, attribuisce l'opera di Gesù a Satana. Attribuisce quello che sa di essere dallo Spirito Santo a Satana. Chi fa questo sta rifiutando Gesù Cristo, pur sapendo che Gesù Cristo è il Cristo, l'unico che può salvare. Chi rifiuta Gesù, pur capendo chi è Gesù, si trova senza perdono, perché l'unico perdono possibile è in Gesù Cristo. Quindi, questo è il peccato che è a morte.

Allora, tenendo questo in mente, torniamo ai versetti 16 e 17 in 1Giovanni 5. Li leggo di nuovo.

“16 Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non sia a morte, preghi Dio, ed egli gli darà la vita, a quelli cioè che commettono peccato che non è a morte. Vi è un peccato che è a morte; non dico che egli debba pregare per questo. 17 Ogni iniquità è peccato, ma c'è un peccato che non è a morte.” (1Giovanni 5:16-17 LND)

Se vediamo un fratello, e qui si potrebbe trattare di fratello in fede, o solo uno che si chiama fratello, commettere un peccato che non sia a morte, allora, per quello, bisogna pregare. Bisogna pregare che egli riconoscerà il suo peccato e che si umilierà davanti a Dio per confessare il suo peccato. Questo è anche il frutto della vera salvezza, come abbiamo visto già più volte in questa Epistola. Un vero credente non continua a camminare nel peccato. Quindi, se vediamo uno che si dichiara credente peccare, è giusto pregare per quella persona, che possa umiliarsi e confessare il suo peccato. Ricordando che Gesù ha detto che qualunque peccato può essere perdonato, tranne la bestemmia contro lo Spirito Santo, se vediamo uno che si chiama credente peccare, e finora non si è ravveduto, è importante pregare per quella persona. E in tanti casi, è anche importante esortarlo. Come Giovanni ci insegna, chi cammina nel peccato non ha il frutto della salvezza. Quindi, preghiamo per chi pecca e non ha confessato il suo peccato.

Quanto è importante che abbiamo un grande cuore di aiutare chi pecca ad uscire dal peccato. Dovremmo essere molto aggravati quando pecchiamo noi, e similmente, dovremmo essere molto aggravati quando gli altri peccano. Non aggravati perché il loro peccato fa male a noi, ma aggravati perché vogliamo che il nostro Dio sia glorificato, e vogliamo che gli altri siano benedetti da Dio, e sappiamo che il peccato ostacola sia l'una che l'altra cosa. Quindi, il versetto 16 ci insegna a pregare per coloro che peccano.

Allo stesso tempo, la seconda parte del versetto dichiara:

“...Vi è un peccato che è a morte; non dico che egli debba pregare per questo.” (1Giovanni 5:16 LND)

C'è il peccato che è a morte, la bestemmia contro lo Spirito, Giovanni non sta dicendo di pregare per quel peccato. In altre parole, se uno riconosce Cristo, ma rifiuta totalmente il Cristo, attribuendo a Satana quello che è l'opera dello Spirito Santo in Cristo, Dio non ci comanda di pregare per quella persona. Notate che non ci vieta di pregare, solo non ci comanda di pregare per uno che pecca così.

È importante capire che questo peccato è molto raro. Abbiamo detto in Matteo 12 che Gesù dice che qualunque parola contro il Figlio, ovvero contro Gesù, sarà perdonata. Quindi, ci sono tantissimi peccati, anche peccati gravissimi, che non sono quel peccato. Dobbiamo pregare per quei peccati. Ma se uno commette la bestemmia contro lo Spirito, non siamo comandati a pregare per quel peccato. Solo in questo caso.

Versetto 17: ogni iniquità è peccato

L'insegnamento del versetto 16 può creare confusione in due modi. Il primo perché, visto che Giovanni dichiara che non ogni peccato è a morte, ovvero, che tutti tranne un peccato non sono a morte, potrebbe far credere ad alcuni che il peccato non sia così grave. Giovanni vuole evitare questo terribile errore, perché ogni peccato è grave. Perciò, la prima parte del versetto 17 è un ricordo che il peccato è peccato, anche se non è il peccato imperdonabile.

Allo stesso tempo, un credente con poca fede potrebbe credere che il fatto che è caduto ancora nel peccato vuol dire che non può essere salvato. Per incoraggiare quel credente con poca fede, Giovanni dichiara la seconda parte del versetto 17. Seguite mentre leggo il versetto 17.

“Ogni iniquità è peccato, ma c'è un peccato che non è a morte.” (1Giovanni 5:17 LND)

Ogni iniquità è peccato. Ovvero, ogni azione o parola che non è secondo la giustizia di Dio è peccato. Spesso, nella carne vogliamo scusare certe azioni o parole come errori. Diciamo che abbiamo sbagliato, diciamo che non avremmo dovuto comportarci così. Il nostro orgoglio che spinge a scusarci, non volendo dichiarare in modo chiaro che quello che abbiamo fatto era un peccato. Ma se un'azione o una parola o un pensiero non è secondo la giustizia di Dio, è peccato. Non è un errore. Non è uno sbaglio. Non è una mancanza. È peccato ed ogni peccato è un'offesa a Dio, ed ha bisogno del perdono che esiste solamente in Gesù Cristo.

Allo stesso tempo, Giovanni non vuole che quel credente debole pensi che sia senza speranza, così ci dà la seconda parte del versetto:

“... ma c'è un peccato che non è a morte.” (1Giovanni 5:17 LND)

Nel greco, non c'è l'articolo “un” prima della parola “peccato”. Perciò, potrebbe essere tradotto anche: “c'è peccato che non è a morte”. In quel senso, non sta dicendo che c'è uno specifico peccato che non è a morte, ma c'è peccato, come categoria, che non è a morte. Visto che sappiamo dal versetto 16 che c'è uno specifico peccato che è a morte, è chiaro che questo versetto sta dicendo che ogni iniquità è peccato, non è solo uno sbaglio, ma è peccato. Ma tranne la bestemmia contro lo Spirito, ogni altro peccato non è a morte, ovvero, può essere perdonato se viene confessato.

Quindi, per chi pensa che un modo di comportarsi non sia grave, questo versetto ci ricorda che ogni ingiustizia, oppure ogni iniquità, è peccato. Però, la maggioranza dei peccati, anzi, tutti tranne uno, non sono a morte se la persona confessa il peccato e torna a Dio.

E perciò, come conclusione, se siamo in Cristo, possiamo pregare secondo la volontà di Dio sapendo che Dio esaudisce le nostre preghiere. E quando vediamo qualcuno peccare, la preghiera secondo la volontà di Dio è che la persona possa umiliarsi per confessare il suo peccato a Dio, per riprendere a camminare in santità, fidandosi del perdono in Gesù Cristo. O che possiamo avere questo cuore, gli uni per gli altri.

v.18 i veri salvati non camminano nel peccato

Passando al versetto 18, Giovanni ritorna sull'argomento che un vero credente non cammina nel peccato. Cadiamo nel peccato, e quando confessiamo i nostri peccati, c'è il perdono.

Però, nel versetto 18 troviamo di nuovo la verità che un vero credente non vive nel peccato. Seguite mentre leggo questo versetto.

“18 Noi sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca; anzi chi è nato da Dio preserva se stesso, e il maligno non lo tocca.”(1Giovanni 5:18 LND)

Chi è nato da Dio è una descrizione di chi è stato rigenerato, di chi è diventato un figlio di Dio. Giovanni ha già usato questo termine varie volte per descrivere i veri credenti. In questo versetto, Giovanni dichiara che noi sappiamo che non pecca chiunque è nato da Dio, i veri credenti. Di nuovo, abbiamo già visto che i veri credenti cadono nel peccato, ma non camminano nel peccato. Quindi, quando il versetto dichiara che un vero credente non pecca, considerando il contesto di tutta l'Epistola, sappiamo che sta parlando del fatto che non continua a peccare. Un vero credente cade, ma poi confessa il suo peccato.

Infatti, il versetto dichiara anche che chi è nato da Dio preserva se stesso. In altre parole, quando Dio salva una persona, quella persona viene sigillata con lo Spirito Santo. Riceve un cuore nuovo. Ora, in Cristo, ha la potenza di Dio che opera in lui. E perciò, per mezzo di Cristo che opera in lui, può camminare in santità. Cioè, come Gesù spiega in Giovanni 8, chi pecca è schiavo del peccato. Senza Cristo, ogni uomo è schiavo del suo peccato, e non può preservare se stesso dal peccato. Ma chi è in Cristo è stato liberato dalla schiavitù del peccato, e per mezzo di Gesù Cristo in lui può camminare in santità. Quindi, questo è il senso di preservare se stesso. Non è con la propria forza, ma è con la potenza di Dio che opera in ogni vero credente.

E quando dice che il maligno non lo tocca, vuol dire che Satana non può togliere la salvezza da uno che è in Cristo. Satana può tentare, ma non può far cadere nel peccato. Satana non ha potere su chi è in Gesù Cristo. Un credente può scegliere di peccare, ma non è mai costretto a peccare. E per questo, è sbagliato dire che il peccato è inevitabile. Satana non fa mai peccare un vero credente. Noi pecchiamo a causa della concupiscenza in noi, mai è qualcosa che siamo costretti a fare. Grazie a Dio per questo. Non siamo più schiavi del peccato.

Quindi, questo versetto che ricorda che i veri credenti non continuano a peccare. Possiamo cadere, ma non camminiamo nel peccato.

v.19, 20 sapere di essere in Cristo

A questo punto, Giovanni sta chiudendo questa Epistola. Vuole lasciarci con un grande incoraggiamento. Noi apparteniamo a Dio, anche se viviamo in un mondo che appartiene a Satana. Grazie a Dio, abbiamo lo Spirito Santo che testimonia al nostro spirito che noi siamo figli di Dio. Ricordate che Giovanni aveva detto nel versetto 13 che ha scritto questa Epistola affinché possiamo sapere che abbiamo la vita eterna in Gesù Cristo. Quindi, Giovanni chiude questa Epistola, con i versetti 19 al 20, e poi, una piccola parentesi nel versetto 21. Seguite mentre leggo i versetti 19 e 20.

“19 Noi sappiamo che siamo da Dio e che tutto il mondo giace nel maligno. 20 Ma noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intendimento, affinché conosciamo colui che è il vero; e noi siamo in colui che è il vero, nel suo Figlio Gesù Cristo; questo è il vero Dio e la vita eterna.”(1Giovanni 5:19,20)

Per mezzo dell'opera dello Spirito Santo in noi, noi sappiamo che siamo da Dio. Grazie a Dio, la salvezza non è una vaga speranza, è una certezza che possiamo avere quando camminiamo in santità. Possiamo sapere che siamo veramente da Dio. Grazie a Dio, possiamo avere la pace di sapere che siamo salvati, in Cristo. Questa Epistola è proprio uno dei mezzi che Dio ci dà per farci sapere che siamo salvati.

Sappiamo anche, come abbiamo imparato in questa Epistola, che tutto il mondo giace nel maligno. Abbiamo visto in questa Epistola che tutti gli uomini senza Cristo sono sotto Satana. Senza Cristo, l'uomo è schiavo del peccato. Quanto è importante per noi ricordare che gli uomini senza Cristo sono schiavi del peccato. Perciò, non dovremmo avere aspettative che si comporteranno bene. Sono schiavi del peccato. Non hanno la capacità di non peccare. Infatti, spesso restiamo delusi perché abbiamo aspettative false. Ricordiamo che tutto il mondo, ovvero tutti gli uomini senza Cristo, sono in Satana, in modo simile al fatto che noi siamo in Cristo. Capire questo ci aiuta a capire ancora di più quanto è grande la nostra salvezza, perché anche noi eravamo nel maligno. Grazie Dio per la nostra salvezza. Dio ci ha salvato quando la salvezza era totalmente impossibile per noi.

Il versetto 20 ci dà una verità molto incoraggiante. Lo leggo di nuovo.

“20 Ma noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intendimento, affinché conosciamo colui che è il vero; e noi siamo in colui che è il vero, nel suo Figlio Gesù Cristo; questo è il vero Dio e la vita eterna.” (1Giovanni 5:20 LND)

Noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto, è venuto dal cielo, per pagare la nostra condanna, e riconciliarci con Dio. Ed egli ci ha dato intendimento. Quando Gesù Cristo è tornato in cielo, ha mandato il consolatore, lo Spirito Santo. Lo Spirito ci fa intendere, ci dà la capacità di conoscere Cristo e le verità della salvezza.

Dio è Colui che è il vero. E per mezzo dello Spirito Santo che ci ha aperto gli occhi, e per mezzo di Lui sappiamo che siamo in Dio, ovvero che siamo nel suo Figlio, Gesù Cristo. Non seguiamo una religione, non abbiamo una vaga speranza, ma siamo letteralmente e veramente in Gesù Cristo. Lui è la nostra giustizia. Siamo sicuri in lui. Questa è la più grande notizia possibile. Avendo Gesù Cristo, abbiamo Dio, e abbiamo la vita eterna. Ricordate che nel versetto 13 Giovanni aveva detto che aveva scritto questa Epistola per farci sapere che abbiamo la vita eterna. E lo Spirito Santo ci dà l'intendimento di sapere che siamo in Cristo, e che in Lui abbiamo la vita eterna.

Grazie Dio per questo. Sapendo che abbiamo la vita eterna, sapendo che qualsiasi cosa succeda nella vita, abbiamo la vita eterna in Gesù Cristo, questo ci dà un'immensa pace, una pace che supera le circostanze della vita, perché non dipende dalle circostanze. La vera pace non arriva dalle circostanze, arriva dal sapere che siamo in Cristo Gesù, e abbiamo la vita eterna in lui.

Questa Epistola è stata scritta proprio per questo motivo. Giovanni ci ha dato le prove, che dimostrano che siamo veramente salvati. Così, possiamo sapere di essere in Gesù Cristo, e di avere la vita eterna. Possono arrivare le tempeste, possono arrivare le ingiustizie, possono arrivare prove dure, ma tutto passerà. Sapendo di avere la vita eterna, possiamo avere pace. Grazie a Dio, per l'intendimento che Dio ci ha dato per capire la nostra salvezza è la realtà dell'eternità con Dio.

v.21 ultima esortazione

Avendo concluso la sua Epistola, Giovanni aggiunge una verità importante. Ci esorta ad evitare l’idolatria. In questa Epistola, abbiamo visto che è fondamentale amare Dio. Fissare gli occhi del cuore su un idolo non ci fa amare Dio. Amare Dio comprende vedere Dio come il nostro tesoro. Amare qualsiasi cosa, o persona, o situazione, al posto di Dio, è idolatria. Seguite mentre leggo il versetto 21, l’esortazione che Giovanni usa per concludere questa Epistola. Lo leggo.

21 Figlioletti, guardatevi dagli idoli. Amen. (1Giovanni 5:21)

Dobbiamo stare in guardia dagli idoli. In altre parole, dobbiamo riconoscere che ci sono idoli, tutto intorno a noi, e che facilmente possono prendere posto nel nostro cuore. E perciò, dobbiamo sempre stare in guardia dagli idoli.

Certamente, statue o immagini di Dio sono idoli, perché alla fine si pensa a quella statua o con l'immagine al posto di Dio. Similmente, immagini di cosiddetti santi sono idoli, perché ci distraggono da Dio. e che alla fine si comincia a sperare in qualche modo nei santi anziché sperare solamente e totalmente in Dio.

Magari non sei attirato da quelle cose. Ma non è per questo che non possiamo avere idoli.

Cose materiali possono essere idoli. Per tante persone, le ricchezze sono un idolo in cui sperano.

I figli possano essere idoli quando diventano la cosa più importante della vita. Il matrimonio o un'altra persona può essere un idolo, quando diventa la cosa più importante della vita.

Lo stesso vale per un lavoro, può essere un idolo. Per tante persone, avere l'approvazione degli altri diventa un idolo. Infatti, nel mondo di oggi, per tante persone, l'approvazione degli altri è un fortissimo idolo, che desiderano più di quanto desiderano Dio.

È triste, ma per tanti uomini che hanno un ministero, il ministero può essere un idolo, in quanto diventa più importante di quanto è Dio. Si impegnano tantissimo, ma in realtà, il motivo per cui si impegnano è per avere una forma di successo umano. Vogliono un ministero che dia loro successo, un successo agli occhi degli uomini. Quando quella diventa la motivazione, quel ministero è un idolo.

Il punto è che ci sono tanti tipi di idoli. Giovanni sa questo, e per questo, avendo concluso la sua Epistola, chiude esortandoci a stare in guardia dagli idoli. Dobbiamo riconoscere che molto facilmente il nostro cuore può arrivare ad avere un idolo. E per questo, dobbiamo stare sempre in guardia. Dobbiamo apprezzare i buoni doni che Dio ci dà, ma il nostro cuore deve sempre essere fissato su Dio, non sui doni. Dio stesso dev'essere il nostro tesoro. Questo è il modo per evitare di avere idoli.

Quindi, riconoscendo che questa parola scritta da Giovanni viene da Dio per noi, chiedo a ciascuno di noi di esaminare la propria vita. C'è qualcosa nella tua vita, magari qualcosa che in sé è molto buona, ed è un dono di Dio, ma che in realtà è più importante di Dio? Se è così, è un idolo. Se è così, è un grave peccato. Ed è per questo che dobbiamo esaminarci, per essere sicuri che non abbiamo idoli.

Conclusione

Quante verità preziose Dio ci ha dato in questa Epistola. Oggi, abbiamo visto che è molto importante pregare per chi cade nel peccato. Ogni peccato è grave davanti a Dio. Però, in Gesù Cristo, c’è perdono, SE confessiamo i nostri peccati.

Perciò, quando uno pecca, e NON ha confessato il suo peccato, è molto importante pregare per quella persona. Preghiamo affinché vedrà la gravità del peccato, e che lo confesserà di cuore a Dio, per ricevere il perdono.

Grazie a Dio che possiamo pregare gli uni per gli altri.

Camminiamo in santità, con Dio. Questo è un frutto chiaro della vera salvezza. Preghiamo di riconoscere quanto ogni peccato è grave, in modo da confessare e abbandonare ogni peccato. Così, sarà chiaro che siamo in Cristo.

Pensiamo alla salvezza che abbiamo in Cristo. Tutto quello che ci aggrava e ci affligge sarà dimenticato per sempre. Lo Spirito Santo ci ha dato intendimento che siamo salvati. Pensiamo a questo sempre, perché è il modo per avere gioia e pace, anche nelle tempeste.

Viviamo, in attesa del nostro Signore Gesù Cristo. Viviamo per la sua gloria. Viviamo guardando a Lui con fede.

Grazie a Dio per questa Epistola. Grazie a Dio per il nostro Avvocato, Gesù Cristo. Grazie a Dio che Dio ci ama, e così, possiamo amarci gli uni gli altri. Grazie a Dio per un Salvatore come Gesù Cristo. Amen.