Aiuto Biblico

Dubitare la salvezza - come avere pace

Ebrei 4 e 6

sermone di Marco deFelice, www.AiutoBiblico.org per domenica, 13 agosto 2023, – cmd dp –

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La VERA salvezza, non solo il fatto che uno dice di essere salvato, non solo il fatto che gli altri credono che uno sia salvato, ma la VERA salvezza è sicura. La vera salvezza non si perde.

Uno può sembrare essere salvato, senza essere veramente salvato. In quel caso, dopo tempo, forse anche anni, la persona che sembrava essere salvata gira le spalle a Dio. Questo NON rivela, che prima era salvata e poi perde la salvezza, ma che in realtà, per quanto sembrava salvata, in realtà, non era mai stata veramente salvata.

Se si presume che prima era salvata, sembra che abbia perso la salvezza. Invece, se riconosciamo che può SEMBRARE di essere salvati, senza essere veramente salvati, capiamo che non si perde la salvezza, piuttosto, si arriverà ad un punto in cui si rivelerà di non essere veramente salvati. È il fatto di lasciare la fede che rivela che quella persona non era mai veramente dei nostri.

Dio ci insegna questo per esempio in 1Giovanni 2:18,19. In questo brano, chiama anticristi i falsi credenti che fanno parte della chiesa.

“18 Fanciulli, è l'ultima ora. E, come avete udito, l'anticristo deve venire, e fin da ora sono sorti molti anticristi; da questo conosciamo che è l'ultima ora. 19 Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri perché, se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi; ma ciò è accaduto perché fosse palesato che non tutti sono dei nostri.” (1Giovanni 2:18,19 LND)

Come leggiamo, ci sono coloro che possono essere in mezzo a noi, e da tutto quello che vediamo, sembra proprio che sono veramente dei nostri, ovvero, sembra che siano salvati, parte del corpo di Cristo insieme a noi. Ma poi, ad un certo punto, vanno via, e così, riconosciamo che non erano mai stati veramente dei nostri, ovvero, riconosciamo che non erano veramente salvati. Non sono mai appartenuti a Cristo.

Quindi, non ogni persona che dichiara di essere credente è veramente un credente. Ci saranno tanti che arriveranno davanti a Cristo al giudizio finale, sicuri di essere accolti bene da Cristo, che invece, sentiranno Cristo dichiarare che non li ha mai conosciuti. Vediamo questo in brani come Matteo 7 e Luca 13. Quindi, non perdono la salvezza, piuttosto rivelano che non erano mai stati veramente salvati.

Dubitare la salvezza

Dico tutto questo come base per poi parlare di uno dei problemi più dolorosi che affligge un vero credente: quello di dubitare la salvezza.

Può un vero credente dubitare la salvezza?

Assolutamente sì.

Dalla mia esperienza, tantissimi veri credenti hanno momenti, alcuni spesso, alcuni ogni tanto, in cui dubitano la salvezza.

Questi dubbi arrivano a volte senza preavviso. Altre volte, arrivano man mano.

Un commento importante: un falso credente, uno che dice di essere salvato, ma non è veramente salvato, tende a non dubitare la propria salvezza, anche se in realtà, non è salvato.

Perché? Un motivo è che Satana non ha benefici nel mettere dubbi sulla salvezza nella mente di chi non è salvato. Infatti, questo potrebbe spingere la persona a cercare Dio veramente. Quindi, se una persona NON è salvata ma pensa di essere salvata, Satana non gli metterà in testa di dubitare la sua salvezza.

Invece, Satana trova grande vantaggio nel mettere dubbi nella mente di un vero credente.

Quindi, iniziamo con il fatto che è normale che un vero credente dubita di essere salvato.

Cosa succede quando un vero credente dubita la sua salvezza?

Uno che è veramente salvato, ma che dubita di essere salvato, perde la pace della salvezza. Se io non so di essere salvato, se dubito di essere salvato, non posso avere la vera pace. Come potrei avere pace, pensando che se muoio oggi, potrei essere mandato al tormento eterno? Come potrei avere pace, pensando che forse non sono salvato, e quindi, Dio non è con me, e quindi, devo affrontare le prove della vita da solo, senza la cura che Dio dà a chi è salvato? È impossibile avere vera pace se penso che non sono salvato.

Se penso che forse non sono salvato, non ho la pace di avere l’aiuto di Dio, la cura di Dio e la potenza di Dio che opera in me. La vita diventa terribile. Le paure possono schiacciarmi, i pesi saranno troppo pesanti da portare da solo, tutto sarà troppo difficile per me.

Similmente, è impossibile avere vera gioia se dubito di essere salvato. Come potrei avere gioia, sapendo che posso perdere tutto quello che ho di bello, e posso trovarmi in tormento per tutta l’eternità, lontano da Dio? Anche se ho grandi benedizioni, non posso avere gioia, perché dubitando la mia salvezza, non posso avere la pace di non essere mandato lontano da Dio per sempre.

Se dubito la salvezza, è difficile, quasi impossibile, compiere buone opere. Dubitando la salvezza, non ho pace di chiedere aiuto a Dio, perché nemmeno sono sicuro di appartenere a Dio. La vita è piena di situazioni in cui la nostra forza non basta. Se dubito di essere salvato, non riesco a fidarmi di Dio e della sua forza. Questo porta a grande scoraggiamento e senso di fallimento.

Se dubito la salvezza, non mi sentirò libero di avvicinarmi a Dio. Cioè, se dubito la salvezza non avrò la pace per avvicinarmi a Dio per l'aiuto e come rifugio nelle difficoltà. Questo mi renderà la vita molto difficile.

Una cosa terribile che accade quando dubitiamo la salvezza è che dubito che le meravigliose e potenti promesse di Dio siano per me. Conoscere e credere alle promesse di Dio è fondamentale per vivere bene la vita cristiana. Senza le promesse di Dio, è impossibile vivere bene la vita cristiana. Però, se dubito la mia salvezza, non riesco ad aggrapparmi alle promesse di Dio. In quel caso, cadrò volta dopo volta, sarò scoraggiato, avrò paura, non ce la farò, tutto perché non riesco ad aggrapparmi alle promesse di Dio. Quindi, dubitare la salvezza produce anche questa brutta conseguenza.

Se dubito la mia salvezza, non riesco ad essere una luce per Cristo con gli altri. Cioè, se io dubito la salvezza, non riesco a mostrare veramente Cristo agli altri, visto che io stesso dubito di avere Cristo. Quindi, dubitare la salvezza ostacola dall'essere una luce per Cristo con le persone intorno a noi.

Una cosa importante da capire è che dubitare di essere veramente salvato o credere di aver perso la salvezza è la stessa cosa. Cioè, se io sono salvato, ma dubito di essere salvato, oppure, se credevo di essere salvato ma adesso penso di non essere più salvato, in entrambi i casi, non ho la pace di essere veramente salvato.

A questo punto, credo che sia già molto chiaro che dubitare la salvezza è un disastro. Rovina la vita cristiana. Toglie la pace, toglie la gioia, ostacola dal poter essere strumenti nelle mani di Dio. Se Satana riesce a mettere in testa ad un credente il pensiero che non è salvato, o almeno il dubbio, è come legare quel credente con catene.

Perché? Ho peccato non confessato

È terribile dubitare la salvezza. Perciò, vogliamo capire come possiamo avere la pace di essere salvati? Come possiamo superare i dubbi della salvezza?

Prima di tutto, c'è un caso in cui è giusto dubitare la salvezza, finché rimane una certa motivazione per dubitare della salvezza. Se noi abbiamo un peccato che rifiutiamo di abbandonare, allora possiamo dubitare la salvezza.

Cioè, se io ho un peccato nella mia vita, e non voglio riconoscere quel peccato, oppure, lo riconosco ma non voglio abbandonarlo, e perciò, in entrambi i casi quel peccato rimane nella mia vita, finché ho quel peccato nella mia vita, io non posso avere la vera pace di essere salvato. Infatti, un versetto importante che ci aiuta a capire questo è 2Timoteo 2:19. Ve lo leggo.

“Tuttavia il saldo fondamento di Dio rimane fermo, avendo questo sigillo: "Il Signore conosce quelli che sono suoi," e: "Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome di Cristo".” (2Timoteo 2:19 LND)

Il Signore conosce quelli che sono suoi. Il Signore sa esattamente chi sono i suoi, coloro che Egli ha salvato, coloro che Egli ha sigillato con lo Spirito Santo, coloro che hanno la caparra dello Spirito Santo. Per Dio, non esiste alcun dubbio di chi sono i veri salvati.

Ma non è così per gli uomini. Il modo di avere certezze della salvezza per gli uomini, è in base al frutto della santificazione che c'è nella vita di una persona. Perciò, la seconda parte di questo versetto dichiara:

si ritragga dall'iniquità chiunque nomina in nome di Cristo. (2Timoteo 2:19)

Se uno dice di conoscere Cristo, ovvero di essere salvato, deve lasciare il suo peccato. Questo fa parte dell'essere veramente salvati. Il Signore conosce coloro che sono i suoi, ma noi conosciamo di appartenere a Dio solamente tramite il frutto che la vera salvezza produce. Se rimaniamo nel peccato, non c'è chiaro frutto di vera salvezza.

Quindi, per riconoscere la nostra salvezza, dobbiamo camminare in modo che il frutto della salvezza sia visibile. È per questo che questo versetto esorta noi che diciamo di appartenere a Cristo, a ritrarci dall'iniquità. In altre parole, questo versetto ci insegna che per riconoscere la nostra salvezza, dobbiamo camminare in santità.

Troviamo questa verità anche in 1Giovanni 2:4.6.

“4 Chi dice: "Io l’ho conosciuto," e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui. 5 Ma chi osserva la sua parola, l’amore di Dio in lui è perfetto. Da questo conosciamo che siamo in lui. 6 Chi dice di dimorare in lui, deve camminare anch’egli come camminò lui.” (1Giovanni 2:4-6 LND)

La vera salvezza produce una vita di santificazione. Uno che non cammina in santificazione non ha chiara evidenza della salvezza. E per questo, è giusto per una persona che vive così di dubitare la salvezza. Se non c'è chiaro frutto di salvezza, uno non dovrebbe presumere di essere salvato. Piuttosto, dovrebbe impegnarsi a ravvedersi per avere chiaro frutto della salvezza.

Quindi, un motivo giusto per dubitare la salvezza è che non si lascia un peccato. In questi casi, è giusto dubitare la salvezza. Infatti, quel dubitare la salvezza può essere uno stimolo per noi per ravvederci, e abbandonare il peccato, in modo da avere chiaro frutto della salvezza. Questo è quello che serve.

Perché? Guardo a me stesso anziché a Cristo

Un altro motivo molto comune per cui un vero credente potrebbe dubitare la sua salvezza è perché guarda a se stesso ed alla propria fede per avere la certezza della salvezza, anziché guardare a Cristo e alla sua opera.

La vera salvezza è per fede nell'opera che Gesù Cristo ha compiuto morendo sulla croce per noi. Perciò, nella vera fede, uno guarda a Gesù Cristo. Fissa gli occhi della sua fede su Gesù Cristo. Non sta pensando a se stesso. Vedendo il proprio peccato, guarda pienamente a Gesù Cristo per la sua salvezza. Non sta valutando la propria fede, piuttosto riconosce quanto l’opera di Cristo è grande e sufficiente per la piena salvezza.

Però, succede che a volte si tolgono gli occhi da Cristo, e invece di guardare all’opera di Cristo, si comincia a guardare a se stessi, ed alla propria fede.

Quando guardiamo a noi stessi, facilmente dubitiamo che la nostra fede sia vera, che sia sufficiente, che sia quello che Dio richiede.

Però attenzione: notate che in questi casi, non stiamo guardando a Gesù Cristo. Stiamo cercando di trovare la certezza della nostra salvezza guardando alla nostra fede, anziché guardando a Cristo. In un certo senso, con questo modo di pensare, uno cerca di avere fede nella sua fede. Invece di guardare a Gesù Cristo, guarda a se stesso, e per forza avrà dubbi della salvezza. Se basiamo la nostra salvezza sulla nostra fede, anziché sull’opera di Cristo, sarà impossibile avere pace di essere salvati. Siamo mancanti in tutto, compreso nella nostra fede.

Ricordiamo che siamo salvati per fede, e questa fede vuol dire focalizzare sull’opera di Gesù Cristo, quello che Egli ha fatto per noi sulla croce e con la risurrezione.

Se guardiamo a noi stessi, la nostra fede non sarà mai sufficiente per avere pace che siamo veramente salvati. Se guardiamo alla nostra fede, non possiamo avere mai la certezza della salvezza.

Perciò, quando tu dubiti della tua salvezza perché stai pensando al fatto che forse la tua fede non è sufficiente, per superare questi dubbi, devi smettere di guardare a te stesso. Devi smettere di valutare la tua fede. Piuttosto, guarda all’opera di Gesù Cristo.

Infatti, qualcuno che sta dubitando la propria salvezza mi chiede aiuto perché non è sicuro che la propria fede sia sufficiente, io chiedo a quella persona di valutare alcune domande di base. Prima di tutto, chiedo a quella persona se, davanti ad un Dio santissimo, si riconosce veramente come un peccatore, e che i suoi peccati sono contro Dio. Poi, chiedo se riconosce che ci sarà un giudizio, e che a causa dei suoi peccati, per lui è impossibile superare quel giudizio per i suoi meriti. Poi, chiedo se crede veramente che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e che è andato alla croce a morire al posto di peccatori, e che Dio Padre ha accettato quel sacrificio, risuscitandolo dopo la morte.

Se una persona crede veramente queste verità, sa di essere un peccatore, e crede veramente che l'unica via per la salvezza è in Gesù Cristo, allora quella persona ha fede in Gesù Cristo. Il suo problema è che sta guardando a se stessa, anziché a Cristo. E perciò, la soluzione è che smetta di guardare a se stessa, smetta di valutare la propria fede, e guardi a quello che Gesù ha fatto. Questa persona crede in quello che Gesù ha fatto, ma è ingannata perché sta guardando a se stessa.

Nella mia esperienza, il motivo principale per cui veri credenti hanno dubbi della propria salvezza è perché guardano a loro stessi, per valutare se la loro fede è vera e sincera. Ma non ci sarà mai pace guardando a noi stessi. Quello che ci serve è di guardare a Gesù Cristo. La nostra fede sarà sempre mancante. Ricordate quando Gesù scese dal monte della Trasfigurazione? C’era là un uomo che aveva un figlio che aveva un demone. Voleva aiuto da Gesù. Gesù gli spiegò che tutto era possibile per chi ha fede. Vi leggo Marco 9.

“23 E Gesù gli disse: "Se tu puoi credere, ogni cosa è possibile a chi crede". 24 Subito il padre del fanciullo, gridando con lacrime, disse: "Io credo Signore, sovvieni alla mia incredulità". 25 Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, sgridò lo spirito immondo dicendogli: "Spirito muto e sordo, io te lo comando, esci da lui e non entrare mai più in lui".” (Marco 9:23-25 LND)

La fede di quell'uomo era molto debole, ma la potenza di Gesù era grande. Non siamo salvati perché la nostra fede è forte, ma perché l’opera di Cristo è potente e completa.

Quindi, se tu hai dubbi della tua salvezza, non devi esaminare la tua fede. Piuttosto devi esaminare se credi che l’opera di Cristo è sufficiente per salvare.

Ebrei 4

Abbiamo visto prima che nella vera salvezza, ci sarà un cammino di crescente santità. Abbiamo visto che ci sono coloro che dicono di essere salvati, sono in mezzo alla chiesa, traggono benefici dall'opera di Dio nella Chiesa o nella loro famiglia, ma non sono veramente salvati. Abbiamo già letto in 1Giovanni che ci sono coloro che sembrano appartenere a Dio, che fanno parte della Chiesa, ma è solo quando lasciano Dio e la Chiesa che riconosciamo che non hanno mai fatto veramente parte di Dio.

Un altro brano che ci aiuta a capire questo è Ebrei 4. Trovate Ebrei 4 con me, e consideriamo questo importante brano. Questo brano parla del riposo di Dio, che è la salvezza per fede in Cristo, anziché cercare di meritare la salvezza con le nostre opere. Notate che si entra in questo riposo per fede. Invece l’incredulità chiude la porta a questo riposo. Leggo dal Ebrei 4:1.

1 Abbiamo quindi timore che, poiché rimane ancora una promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi sia ritenuto escluso. 2 Infatti a noi, come pure a loro, è stata annunziata la buona novella; ma la parola della predicazione non giovò loro nulla, non essendo stata congiunta alla fede in coloro che l’avevano udita. (Ebrei 4:1-2)

La buona novella, l’evangelo, è il riposo di cui parla questo brano. Ma non giova a chi non ha fede. Invece chi ha fede, entra nel riposo della salvezza. Leggo questo nel v.3.

3 Noi infatti, che abbiamo creduto, entriamo nel riposo …

Il riposo, la salvezza, è ancora disponibile. Chi smette di credere nelle proprie opere, e crede in Cristo, entra in quel riposo. Leggo dal v.9.

9 Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio. 10 Chi infatti è entrato nel suo riposo, si riposa anch’egli dalle proprie opere, come Dio dalle sue. 11 Diamoci da fare dunque per entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di incredulità. (Ebrei 4:9-11)

Chi non crede, l’incredulo, non può entrare nel riposo della salvezza. La salvezza è per fede in quello che Gesù ha fatto.

Parlando poi a noi che abbiamo creduto in Gesù Cristo, e siamo sicuri in quel riposo, l’autore dichiara una grande verità in Ebrei 4:14-16.

14 Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione. 15 Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno. (Ebrei 4:14-16)

Notate che avendo Cristo, possiamo avere piena fiducia di entrare nella presenza di Dio. Questo è il contrario di dubitare la salvezza. Questo è per chi ha fede nell’opera di Cristo, non fede nella propria fede.

Ebrei 6

Passiamo ad Ebrei 6, che ci aiuta a capire che uno può avere l’apparenza della salvezza senza essere veramente salvato. Leggo.

“1 Perciò, lasciando l’insegnamento elementare su Cristo, tendiamo alla perfezione, senza porre di nuovo il fondamento del ravvedimento dalle opere morte e della fede in Dio, 2 della dottrina dei battesimi, dell’imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno; 3 e ciò faremo, se Dio lo permette.” (Ebrei 6:1-3 LND)

Qui, leggiamo che, chi è salvato deve tendere, ovvero crescere, alla perfezione. Ovvero, chi è veramente salvato deve crescere. La vera salvezza comprende sempre crescita in Cristo, che viene chiamata la perfezione.

Poi, nei versetti da 4 a 6, leggiamo di persone che si dichiarano salvate, fanno parte della chiesa, ma non sono veramente salvate. Queste sono le stesse persone, gli anticristi, di cui abbiamo letto in 1Giovanni 2.

4 Quelli infatti che sono stati una volta illuminati, hanno gustato il dono celeste, sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo 5 e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, 6 se cadono, è impossibile riportarli di nuovo al ravvedimento, poiché per conto loro crocifiggono nuovamente il Figlio di Dio e lo espongono a infamia.

Quando uno fa parte della chiesa, come Giuda faceva parte degli apostoli, è illuminato. Gusta il dono celeste. Viene fatto parte dell’opera dello Spirito Santo.

Troviamo una cosa simile in 1Corinzi 7:12-14, dove sta parlando di un credente che ha un coniuge non credente. Notate che il non credente è santificato nel coniuge credente. Leggo.

“12 Ma agli altri dico io, non il Signore: se un fratello ha una moglie non credente, e questa acconsente di abitare con lui, non la mandi via. 13 Anche la donna che ha un marito non credente, se questi acconsente di abitare con lei, non lo mandi via, 14 perché il marito non credente è santificato nella moglie, e la moglie non credente è santificata nel marito, altrimenti i vostri figli sarebbero immondi; ora invece sono santi.” (1Corinzi 7:12-14 LND)

Il coniuge non credente di un credente è santificato nel coniuge credente. Anche i figli sono santi. Questo brano dichiara chiaramente che il coniuge non credente è santificato. Lo Spirito Santo opera in quella persona, e in quella casa. La persona non è salvata, però, è santificata, lo Spirito Santo opera in lei.

Tornando ad Ebrei 6, similmente, quando uno fa parte di una chiesa, anche se non è salvato, vede l’opera di Dio, e partecipa nell’opera dello Spirito Santo nella chiesa. Non è salvato, ma partecipa nell’opera di Dio. Gusta la buona parola di Dio.

Allora, se quella persona cade, se torna ai suoi peccati, rifiuta Cristo, non c’è perdono, perché rifiuta l’unica via che salva, Gesù Cristo.

In Ebrei 6:7-8 l’autore usa un esempio di terra che non produce erba utile. Notate che la buona terra produce buon frutto.

Poi, nel versetto 9, l’autore rende chiaro che NON stava parlando dei veri credenti. Aveva un altro modo di vedere i veri credenti. Leggo i versetti 9 e 10.

9 Ora, carissimi, anche se parliamo così, riguardo a voi siamo convinti di cose migliori e attinenti alla salvezza; 10 Dio, infatti, non è ingiusto da dimenticare l’opera vostra e la fatica d’amore che avete mostrato per il suo nome, con i servizi che avete reso e rendete tuttora ai santi.

Notate che l’autore fa una netta distinzione fra coloro che non avevano la vera salvezza, nonostante che facevano parte della chiesa, nei versetti 4 a 6, e questi veri credenti. L’autore era convinto che erano veramente salvati. Era convinto perché aveva visto chiaro frutto in loro, in forma di opere e nella fatica del loro amore, insieme ai servizi che avevano fatto per i santi.

È importante capire che non sta dicendo che uno è salvato per le opere. In Ebrei 4 era chiaro che si entra nel riposo della salvezza per fede. Piuttosto qui, sta parlando del fatto che i veri credenti hanno chiaro frutto nella loro vita. Nei vv. 11-12, li esorta a non stancarsi, ma ad avere perseveranza nel mostrare frutto della vera salvezza. Questo dà la certezza della speranza della salvezza. Leggo.

11 E desideriamo che ciascuno di voi mostri fino alla fine il medesimo zelo per giungere alla piena certezza della speranza, 12 affinché non diventiate pigri, ma siate imitatori di coloro che mediante fede e pazienza ereditano le promesse. (Ebrei 6:11,12)

La salvezza è per fede, ma è la perseveranza nell'avere il frutto della salvezza che ci permette di avere la pace di essere veramente salvati.

La salvezza è per fede. La vera fede produce una vita di chiari frutti. Chi non ha chiaro frutto, non avrà la pace di essere salvato, perché lo Spirito non gli darà quella pace. La vera fede è guardare a Cristo, e guardare a Cristo ci porta a vivere per la gloria di Dio.

Quindi

Torniamo al discorso che è normale per un vero credente avere momenti in cui dubita la salvezza.

Questo può essere perché non sta producendo chiaro frutto, non sta vivendo veramente per Dio, non sta abbandonando il peccato. In questo caso, Dio non gli dà la pace di essere veramente salvato. Piuttosto, lo Spirito di Dio lo spinge al ravvedimento, a confessare ed abbandonare il peccato. Questa è la via per tornare ad avere la pace di essere salvato.

Poi, abbiamo parlato del fatto che spesso, dubitare la salvezza è dovuto al fatto che un vero credente inizia a guardare alla propria fede anziché all’opera di Cristo. Finché stiamo guardando a noi stessi, è normale avere dubbi. La cura sta nello smettere di guardare a noi stessi, e guardare di nuovo a Cristo, ed alla sua opera sulla croce che ha pagato pienamente il nostro debito.

La nostra salvezza è sicura perché sarà Dio a completare la sua opera. Leggo alcuni versetti che parlano di questo. Leggo Filippesi 1:6.

3 Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi, 4 pregando sempre con gioia per voi tutti in ogni mia preghiera, 5 per la vostra collaborazione nell’evangelo dal primo giorno fino ad ora, 6 essendo convinto di questo, che colui che ha cominciato un’opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Gesù Cristo. (Filippesi 1:3-6)

Paolo vedeva chiaro frutto in loro, e perciò, era convinto che erano salvati. Egli sapeva che Dio, che è Colui che inizia la salvezza, avrebbe portato a compimento la loro salvezza, fino al giorno di Cristo. È Dio che inizia la salvezza in noi, e sarà Dio a portarla a compimento.

In Filippesi 2:12,13 leggiamo:

2 Perciò, miei cari, come mi avete sempre ubbidito non solo quando ero presente, ma molto più ora che sono assente, compite la vostra salvezza con timore e tremore, 13 poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l’operare, per il suo beneplacito. (Filippesi 2:12,13).

Prima Paolo parla della nostra responsabilità di perseverare. Poi, spiega che lo facciamo perché è Dio che opera in noi il volere e l’operare.

Notiamo la dichiarazione in Giuda 1:24,25.

“24 Or a colui che può salvaguardarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria irreprensibili e con grande gioia, 25 all’unico Dio sapiente, il nostro Salvatore, sia gloria, grandezza dominio e potestà, da ora e per tutte le età. Amen.” (Giuda 1:24-25 LND)

Dio è colui che può salvaguardarci da ogni caduta, per farci comparire davanti alla sua gloria. La nostra salvezza è sicura, perché è Dio che ci salvaguarda.

In Giovanni 10, Gesù dichiara:

“27 Le mie pecore ascoltano la mia voce, io le conosco ed esse mi seguono; 28 e io do loro la vita eterna e non periranno mai, e nessuno le rapirà dalla mia mano. 29 Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti; e nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio.” (Giovanni 10:27-29 LND)

Siamo sicuri nelle mani di Dio. Nessuno può rapirci dalla sua mano.

In Romani 8 leggiamo:

“31 Che diremo dunque circa queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. 34 Chi è colui che li condannerà? Cristo è colui che è morto, e inoltre è anche risuscitato; egli è alla destra di Dio, ed anche intercede per noi, 35 Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà l’afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada? 36 Come sta scritto: "Per amor tuo siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati reputati come pecore da macello". 37 Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. 38 Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, 39 né altezze né profondità, né alcun’altra creatura potrà separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 8:31-39 LND)

Siamo sicuri in Gesù Cristo. Nulla ci separerà da Dio. Questo non è dovuto a qualcosa in noi, questo è dovuto all’opera completa di Gesù Cristo.

Conclusione

Quindi, ci sono delle verità importanti da tenere in mente. Prima di tutto, ci sono persone che si dichiarano salvate, ma non sono salvate. Fanno parte della chiesa, ma non hanno vero frutto. Quando un giorno si allontaneranno, non perderanno la salvezza. Riveleranno che non erano mai veramente salvati.

Poi, c’è il fatto che uno che è veramente salvato può dubitare la propria salvezza. Un motivo per dubitare la salvezza è perché lasciamo un peccato nella vita, e Dio non ci dà la pace della salvezza, finché non lo confessiamo. In questo caso è giusto dubitare la salvezza. La soluzione è confessare e abbandonare il peccato. Poi, torna la certezza della salvezza.

Poi, dubitiamo la salvezza perché anziché guardare a Cristo, guardiamo alla nostra fede. Vediamo che la nostra fede non è forte, che vacilla, e così, dubitiamo la salvezza. Ma non potremo mai avere la pace di essere salvati guardando alla nostra fede. La nostra fede sarà sempre imperfetta. Non guardiamo alla nostra fede, guardiamo piuttosto all’opera di Gesù Cristo. Siamo sicuri in Lui.

L’Epistola di 1 Giovanni spiega quali sono varie prove della vera salvezza. Riguardano il credere veramente in Gesù Cristo, e poi anche avere un cammino di ubbidienza. Quando uno ha queste prove, allora può sapere, senza dubbi, di essere salvato. Leggo quello che Giovanni scrive alla fine di questa Epistola.

13 Ho scritto queste cose a voi che credete nel nome del Figlio di Dio, affinché sappiate che avete la vita eterna e affinché crediate nel nome del Figlio di Dio. (1 Giovanni 5:13)

Crediamo in Cristo, viviamo per fede, in santità.

Grazie a Dio.