Aiuto Biblico

Confessiamo, perdoniamo

Matteo 18:15-35, Salmo 32 ed altri brani

sermone di Marco deFelice, www.aiutobiblico.org per domenica, 11 novembre 2018, – cmd si –
parole chiavi: confessare, perdonare, non fare il bene.

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L' importanza di essere perdonati

La vera vita cristiana è una vita in cui camminiamo in santità davanti a Dio.

Però, quando pecchiamo, il nostro cammino non è un cammino di santità. In quei momenti, abbiamo bisogno del perdono.

Per avere quel perdono, dobbiamo confessare i nostri peccati. Finché non confessiamo i nostri peccati, veramente e di cuore, non avremo la pace di Dio.

Salmo 32 parla di questo. Seguite mentre leggo Salmo 32:1-5.

“1 Beato colui la cui trasgressione è perdonata, il cui peccato è coperto! 2 Beato l’uomo a cui l’Eterno non imputa l’iniquità, e nel cui spirito non c’è inganno. 3 Mentre tacevo, le mie ossa si consumavano tra i gemiti che facevo tutto il giorno. 4 Poiché giorno e notte la tua mano pesava su di me, il mio vigore era diventato simile all’arsura d’estate. (Sela) 5 Davanti a te ho riconosciuto il mio peccato, non ho coperto la mia iniquità. Ho detto: "Confesserò le mie trasgressioni all’Eterno," e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato. (Sela)” (Salmo 32:1-5 LND)

L’insegnamento è chiaro: dobbiamo riconoscere e confessare i nostri peccati. Non possiamo crescere in Cristo se non confessiamo i nostri peccati. Non possiamo avere una vita cristiana benedetta se non confessiamo i nostri peccati. Non basta lasciare un peccato, dobbiamo confessare i nostri peccati.

Certamente, un non credente deve confessare i suoi peccati per essere salvato. Però, questo insegnamento è indirizzato ai credenti. Ogni vero credente deve confessare i suoi peccati.

L’Epistola di 1 Giovanni fu scritta a dei credenti. Notiamo quello che Dio insegna in essa, a noi che siamo credenti.

1Giovanni 1:8,9.

“8 Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. 9 Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.” (1Giovanni 1:8-9 LND)

Chi è un vero credente deve confessare i suoi peccati. Il perdono, giorno per giorno, arriva quando confessiamo i nostri peccati.

Spesso i credenti si impegnano a crescere, ma la crescita non arriva, perché hanno peccati che non confessano.

Spesso i credenti si focalizzano su come devono migliorare, e come devono impegnarsi di più, quando in realtà, quello che ci aiuterà a crescere più di qualsiasi cosa è riconoscere di cuore i nostri peccati, e confessarli a Dio.

Dobbiamo confessare agli altri

Però, non basta confessare solo a Dio. Dobbiamo anche confessare i nostri peccati gli uni agli altri.

Per esempio, in Giacomo 5:16, troviamo il comandamento da Dio.

“Confessate i vostri falli gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri, affinché siate guariti; molto può la preghiera del giusto, fatta con efficacia.” (Giacomo 5:16 LND)

Questo è necessario. Dobbiamo confessare agli altri i peccati che commettiamo contro di loro. Altrimenti siamo ancora nel peccato.

Quando qualcuno ci confessa i suoi peccati, noi dobbiamo perdonare di cuore quel fratello o quella sorella.

Quando qualcuno pecca contro un altro, il rapporto è danneggiato. Può sembrare un buon rapporto dall’esterno, ma è solo superficiale. Non c’è vera comunione. Il peccato non confessato, o mascherato con l’amore, danneggia il rapporto.

Quindi, se un fratello o una sorella ha peccato contro di te, il suo peccato danneggia il suo rapporto con te.

Se il fratello ti confessa il suo peccato, il rapporto viene salvato, e hai guadagnato tuo fratello. Che gioia!

Quindi, quando qualcuno pecca contro un altro, e si tratta di peccare in modo chiaro e seriamente, chi ha subito il peccato dovrebbe avere un cuore che vuole salvare il rapporto. Perciò si va dal fratello per aiutarlo a vedere il suo peccato, esortandolo a ravvedersi e riconoscere il peccato.

Si va, non per avere giustizia, ma per salvare il rapporto.

Un insegnamento centrale

Matteo 18:15-17 è un brano che insegna come agire in questi casi. Seguite mente lo leggo

“15 "Ora, se il tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo; se ti ascolta, tu hai guadagnato il tuo fratello; 16 ma se non ti ascolta, prendi con te ancora uno o due persone, affinché ogni parola sia confermata per la bocca di due o tre testimoni. 17 Se poi rifiuta di ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta anche di ascoltare la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano.” (Matteo 18:15-17 LND)

Notate la motivazione per cui si va dal fratello: guadagnare il fratello.

Tutto è fatto per aiutare il fratello a vedere il suo peccato e anche per convincerlo dell'importanza di confessarlo. Nel brano si dichiara chiaramente che il fratello ha peccato. È evidente che non riconosce il peccato, o in qualche modo rifiuta di umiliarsi e confessare il suo peccato. Se riesci a convincerlo ad umiliarsi e riconoscere il peccato, e chiederne perdono, hai guadagnato tuo fratello. Questo è lo scopo per cui ci vai.

Se lui non ti ascolta, ovvero se lui rifiuta di riconoscere e confessare il suo peccato, non ti arrendi, perché vuoi guadagnare tuo fratello, come il buon pastore che continua a cercare la pecora perduta. Allora porti con te una o due persone, così che anche loro possano parlare con lui ed esortarlo a ravvedersi. Si prega che con l'aggiunta di queste persone adesso il fratello ascolterà, ovvero riconoscerà il suo peccato e ne chiederà perdono, e così avrai guadagnato tuo fratello.

Ma se rifiuta di ascoltare anche loro, allora, si presenta la situazione a tutta la Chiesa. A quel punto, la Chiesa parla con lui. Certamente, saranno coloro che lo conoscono meglio a parlarci. Ma tutti possono incoraggiarlo ad umiliarsi davanti a Dio. Non serve che conoscano tutti i dettagli. Basta che parlino del valore del perdono, e di quanto il peccato inganna. Si prega che con l'intervento di tutti, il cuore duro che ha avuto fino a questo punto sarà spezzato, e che egli si ravvederà. Se si ravvede, quel fratello è stato guadagnato, non solo dalla persona contro la quale ha peccato, se era contro una persona, ma viene guadagnato da tutta la Chiesa. È un motivo di grande gioia. Tutta la Chiesa troverà grandissima gioia nel fatto che Dio ha operato, e che uno che aveva peccato nella vita, avendo riconosciuto e confessato quel peccato, viene perdonato per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo!

Può anche essere che continui a non volersi ravvedere veramente. Potrebbe chiedere perdono superficialmente, potrebbe cercare di dire le cose giuste solo per far bella figura, ma in realtà non riconosce il proprio peccato. Oppure, potrebbe apertamente rifiutare di ravvedersi. Comunque sia, se non c'è vero ravvedimento, allora quella persona sarà considerata come il pagano e il pubblicano. In altre parole, non sarà più considerato come un fratello. Solo Dio sa se è veramente salvato, noi possiamo valutare solamente in base al frutto esterno. E quindi, in questo caso, Dio ci comanda di trattarlo come un peccatore.

E come dobbiamo trattare un peccatore? Certamente, non dobbiamo mai odiare un peccatore. Anzi, dobbiamo amare i peccatori, e dobbiamo parlare con loro di Dio, dobbiamo cercare di convincerli a ravvedersi e ad andare a Cristo. Dobbiamo parlare con loro di quanto vale il perdono in Cristo. E dobbiamo fare questo con quella persona.

Però, quando qualcuno si ravvede, è motivo di grande gioia. Quella è la gioia di quando il pastore trova la pecora perduta.

Effettivamente, questo brano sta dichiarando che la Chiesa riconosce qualcuno come perdonato e ora riconciliato con Dio, oppure, riconosce che la persona non è veramente ravveduta, e la tratta come un non credente.

In altre parole, la Chiesa sta legando o sciogliendo la persona, non in base alla propria autorità, ma in base all'autorità di Dio e a quello che Dio ci comanda qui. Tenendo conto di quello, leggo il versetto 18-20.

“18 In verità vi dico che tutte le cose che voi avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra saranno sciolte nel cielo 19 Ancora io vi dico che, se due di voi si accordano sulla terra per domandare qualunque cosa, questa sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli. 20 Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro".” (Matteo 18:18-20 LND)

Quando la Chiesa agisce in base a quello che Dio comanda, non di testa sua, ma in base ai comandamenti di Dio, e quindi, secondo la volontà di Dio, quello che la Chiesa fa qui sulla terra è quello che viene fatto anche in cielo. Quindi, se qualcuno rifiuta di umiliarsi e confessare di cuore i suoi peccati, e la Chiesa lo tratta come pagano, quella è anche la sua posizione in cielo. Non è che Dio stia seguendo quello che pensa la Chiesa, piuttosto, è la Chiesa che agisce seguendo i principi di Dio.

Quando si parla di due persone che si accordano per domandare qualunque cosa, come in tanti altri brani, per capire questo correttamente dobbiamo tener conto di quello che insegnano altri brani sulla preghiera. In 1 Giovanni 5 leggiamo che quello che domandiamo secondo la volontà di Dio sarà esaudito. Questo non vuol dire che basta che due si mettano insieme e chiedano quello che vogliono loro nella carne. Bisogna che quei due si incontrino per chiedere le cose che Dio ci ha promesso, e le cose per cui Dio ci ha insegnato a pregare. In questo caso, Dio esaudirà la loro preghiera. Questo è perché si sono riuniti nel nome di Cristo, il che vuol dire, secondo la volontà di Cristo. Altrimenti, non è nel nome di Cristo. Se non stiamo cercando quello che Cristo comanda, se non stiamo domandando secondo la Sua volontà, non è nel nome di Cristo.

Chiaramente, nell'insegnamento di Gesù è implicito che se uno chiede perdono, ed è inteso che chiede perdono di cuore, tu devi perdonarlo. Cioè, se il fratello ti ascolta, vuol dire che ascolta quello che gli dici sul suo peccato e te ne chiede perdono. In quel caso, devi perdonarlo.

Pietro aveva un cuore a volte duro, e questo ci aiuta a capire anche i nostri cuori. Pietro voleva sapere quante volte doveva perdonare. Ascoltate la risposta di Gesù. Leggo i versetti 21 e 22.

“21 Allora Pietro, accostatosi, gli disse: "Signore, se il mio fratello pecca contro di me, quante volte gli dovrò perdonare? Fino a sette volte?". 22 Gesù gli disse: "Io non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.” (Matteo 18:21-22 LND)

Prima di commentare su questi versetti, leggo i versetti paralleli in Luca 17:3,4.

“3 State attenti a voi stessi! Se tuo fratello pecca contro di te, riprendilo; e se si pente, perdonagli. 4 E se anche peccasse sette volte al giorno contro di te, e sette volte al giorno ritorna a te, dicendo: "Mi pento," perdonagli".” (Luca 17:3-4 LND)

Mettendo insieme il brano in Matteo 18 e questo in Luca 17, è chiaro che il fratello viene chiedendo perdono. In questo caso, Gesù comanda che dobbiamo perdonarlo veramente, cioè perdonare di cuore.

Pietro, rispecchiando l'orgoglio e la durezza che esistono nei cuori di noi tutti, vuole sapere quante volte deve perdonare suo fratello. Umanamente, ci stanchiamo di perdonare, soprattutto se qualcuno ha peccato ripetutamente contro di noi. Gesù stupisce Pietro con la sua risposta. Non basta perdonare poche volte, bisogna perdonare senza limite. Quando Gesù dichiara 70 × 7, questo vuol dire senza limite.

Noi dobbiamo perdonare chi si ravvede, perché Dio perdona chi si ravvede. Il sacrificio di Gesù Cristo ha pagato la condanna, e perciò, Dio è pronto a perdonare. Per questo, dobbiamo essere pronti anche noi a perdonare di cuore.

Parabola del servo che non vuole perdonare

Subito dopo, Gesù racconta la storia del servo che non voleva perdonare, nonostante fosse stato perdonato. Questo serve per aiutarci a capire che dobbiamo essere sempre pronti a perdonare, perché il nostro debito è infinitamente più grande del debito che gli altri hanno contro di noi. Un talento era il valore di 6.000 giorni di lavoro. Si parla qua di 10.000 talenti, che equivale a 60.000.000 giorni di lavoro. Si tratterebbe di quasi 200.000 anni di lavoro. Quindi, una cifra umanamente impossibile da pagare. Invece 100 denari erano cento giorni di lavoro, lo stipendio di un po’ più di tre mesi. Quello era un debito molto realistico da ripagare.

Tenendo questo in mente, ascoltate mentre leggo Matteo 18:23-35.

“23 Perciò il regno dei cieli è simile ad un re, il quale volle fare i conti con i suoi servi. 24 Avendo iniziato a fare i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. 25 E, non avendo questi di che pagare, il suo padrone comandò che fosse venduto lui con sua moglie e i suoi figli e tutto quanto aveva, e il debito fosse saldato. 26 Allora quel servo, gettandosi a terra gli si prostrò davanti dicendo: "Signore, abbi pazienza con me e ti pagherò tutto". 27 Mosso a compassione, il padrone di quel servo lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28 Ma quel servo, uscito fuori, incontrò uno dei suoi conservi, che gli doveva cento denari e, afferratolo per la gola, lo soffocava dicendo: "Pagami ciò che mi devi". 29 Allora il suo conservo, gettandosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto". 30 Ma costui non volle, anzi andò e lo fece imprigionare, finché non avesse pagato il debito. 31 Ora i suoi conservi, visto quanto era accaduto, ne furono grandemente rattristati e andarono a riferire al loro padrone tutto ciò che era accaduto. 32 Allora il suo padrone lo chiamò a sé e gli disse: "servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai supplicato. 33 Non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" 34 E il suo padrone, adiratosi, lo consegnò agli aguzzini, finché non avesse pagato tutto quanto gli doveva. 35 Così il mio Padre celeste farà pure a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello i suoi falli".” (Matteo 18:22-35 LND)

Il grave peccato del primo servo era che non voleva perdonare l’altro, nonostante il fatto che il debito dell’altro nei suoi confronti fosse piccolissimo, in confronto all’immensità del suo debito con il padrone.

Se avesse capito la gravità del proprio debito, sarebbe stato prontissimo a perdonare.

Noi dobbiamo perdonare, perché siamo stati perdonati. Infatti, se noi rifiutiamo di perdonare, vuol dire che non abbiamo visto il valore del nostro perdono, non abbiamo visto la gravità del nostro peccato, e perciò non abbiamo visto il valore del sacrificio di Gesù Cristo. E quindi, non siamo veramente ravveduti. Il rifiuto di perdonare coloro che peccano contro di noi rivela un cuore che non è veramente ravveduto per i propri peccati.

Quindi, due messaggi importantissimi. Prima di tutto, dobbiamo chiedere perdono per i nostri peccati. Se abbiamo peccato, dobbiamo chiedere perdono, certamente a Dio, ma anche alle persone contro le quali abbiamo peccato.

E poi, dobbiamo essere prontissimi a perdonare di cuore chi pecca contro di noi e ci chiede veramente perdono.

Esempi di peccato

Tu hai chiesto perdono agli altri per i tuoi peccati contro di loro?

Confessare di cuore i nostri è un aspetto centrale della vita cristiana, che per tanti credenti, manca. Uno dei motivi perché tanti credenti crescono così poco e hanno un cammino così fiacco, è perché non confessano i loro peccati agli altri.

Quando consideriamo l’importanza di confessare i peccati, è facile pensare a certi peccati grandi di visibili. Per esempio, se mento ai danni di qualcuno, ho peccato contro quella persona. Se oltraggio qualcuno con le mie parole, pecco contro di lui. Se ho uno scatto d'ira contro qualcuno, sto peccando contro di lui. Se un padre agisce in modo da provocare ad ira i suoi figli, sta peccando. Questi sono alcuni esempi di come possiamo peccare contro un altro.

Questi sono tutti mali che possiamo commettere contro un altro. Dobbiamo confessare quando pecchiamo contro un altro, commettendo qualche male contro quella persona.

Però, possiamo anche peccare, non solo facendo del male, ma anche, non facendo il bene che avremmo dovuto fare.

Infatti, la Bibbia ci insegna che anche mancare di fare il bene è peccato. Leggo Giacomo 4.17.

“Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.” (Giacomo 4:17 LND)

Se Dio mi comanda di fare un certo bene, ed io lo so, ma, non lo faccio, sto commettendo peccato. Sto peccando contro Dio, ma, se il bene era nei confronti di un altro, sto peccando anche contro quella persona. Ho bisogno di confessare il mio peccato a quella persona.

Per esempio: se un marito sta in silenzio con sua moglie, e perciò, non edifica lei con le sue parole, non la sta amando, perché Dio comanda al marito di amare la moglie come Cristo ama la Chiesa, il che comprende parlare con lei delle verità di Dio. Questo sarebbe un peccato da confessare.

Non basta cercare di migliorare. Egli ha bisogno di confessare il suo peccato a suo moglie.

La Bibbia comanda ai padri di allevare i loro figli nella disciplina e nell’ammonizione del Signore. Se un padre tende a trascurare questo, anche se non diventa cattivo con loro, sta peccando. Non basta solo migliorare, ha bisogno di confessare il peccato di non fare il bene che avrebbe dovuto.

Forse uno dei modi in cui pecchiamo spesso è non usare i nostri doni spirituali per l’edificazione degli altri.

La Bibbia rende molto chiaro che i doni spirituali che abbiamo servono per il bene degli altri. Dio ci comanda di mettere i nostri doni al servizio degli altri. Seguite mentre leggo 1Pietro 4:10,11.

“10 Ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo metta al servizio degli altri, come buoni amministratori della multiforme grazia di Dio. 11 Se uno parla, lo faccia come se annunciasse gli oracoli di Dio; se uno fa un servizio, lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio, affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo, a cui appartiene la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.” (1Pietro 4:10-11 LND)

Il bene che Dio ci comanda è di mettere i nostri doni al servizio degli altri. Se trascuriamo di usare i nostri doni spirituali, allora, gli altri credenti ne soffriranno. Questa è una forma di peccato contro di loro, non facendo il bene. Avevamo da Dio qualcosa che serviva per la loro crescita, ma non l’abbiamo adoperata per loro. Sapevamo qual era il bene, ma non l’abbiamo fatto. Questo è peccato, contro Dio, e contro gli altri. Se hai vissuto così, hai bisogno di chiederne perdono agli altri.

Se sai che dovresti fare qualche bene, e non lo fai, per pigrizia, per egoismo, per mancanza di amore, il fatto di non fare il bene è peccato. In questo caso, serve chiedere perdono alla persona.

Un altro tipo di peccato che dovremmo confessare è il fatto di essere un brutto esempio. Possiamo peccare contro gli altri essendo un brutto esempio, in tanti campi. Se io mi lamento, sono un brutto esempio, e questo è peccare contro gli altri, perché non sto mostrando come ringraziare in ogni cosa. Se io critico gli altri, sto peccando. Se cerco l’attenzione per me, sto peccando, perché non sto edificando. Possiamo peccare in tanti modi. Quando pecchiamo con il nostro esempio, dovremmo chiedere perdono per il peccato di essere stati un brutto esempio.

Possiamo peccare con il nostro esempio scherzando sul peccato. Il nostro parlare non dovrebbe mai essere un parlare in modo sciocco, ma piuttosto, dovremmo abbondare nel ringraziamento. Leggo Efesini 5:3-7.

“3 Ma come si conviene ai santi, né fornicazione, né impurità alcuna, né avarizia siano neppure nominate fra di voi; 4 lo stesso si dica della disonestà, del parlare sciocco e della buffoneria, le quali cose sono sconvenienti, ma piuttosto abbondi il rendimento di grazie.” (Efesini 5:3-4 LND)

Se cadiamo nel peccato di parlare così, un peccato molto comune oggi, dovremmo confessarlo, sia a Dio che agli altri.

Quando pecchiamo contro gli altri, non basta solo migliore, dobbiamo anche chiedere perdono a loro.

Sei tu hai peccato contro altri, o direttamente, o, essendo un brutto esempio, è importante chiedere perdono agli altri.

Se ho dato un cattivo esempio davanti a una certa persona, posso chiedere perdono a lui o lei. Se era più una cosa generale, allora, posso chiedere perdono a tutta la chiesa.

Il valore di chiedere perdono

Confessare il peccato è difficile, perché vuol dire colpire il nostro orgoglio. Nella carne, non ci piace confessare il peccato.

Però, confessare il nostro peccato, non solo a Dio, ma agli altri, porta frutti meravigliosi.

Vuoi una vita con vera pace? Devi confessare i tuoi peccati.

Vuoi la gioia della salvezza? Devi confessare i tuoi peccati.

Vuoi una vita che conta, una vita in cui c’è vero frutto spirituale, che duri per l’eternità? Allora, devi confessare i tuoi peccati.

Vuoi rapporti profondi e benedetti? Allora, devi confessare i tuoi peccati.

Confessare i nostri peccati, sia a Dio, e soprattutto gli uni agli altri, è la chiave mancante nella vita di tanti credenti.

Se non confessiamo i nostri peccati agli altri, non siamo veramente ravveduti, anche se li abbiamo confessati a Dio, perché stiamo peccando contro un comandamento di Dio. Stiamo ancora lasciandoci guidare dal nostro orgoglio.

Carissimi, voglio incoraggiare ognuno di noi a confessare i propri peccati.

Forse hai dei vecchi peccati, che non hai mai confessato. Questo è una macchia sulla tua vita, che ti ostacola nel tuo rapporto con Dio, e probabilmente, nel tuo rapporto con gli altri.

Oh che possiamo vedere quanto è bello il frutto nella nostra vita quando confessiamo i nostri peccati. Oh che possiamo desiderare più di Cristo, e perciò, prego che possiamo essere pronti a riconoscere e a confessare i nostri peccati.

E la cosa più meravigliosa è che quando confessiamo i nostri peccati, Dio ci perdona, perché Gesù Cristo ha pagato la condanna per i nostri peccati. In Cristo Gesù, c’è perdono.

In più possiamo NOI perdonare gli altri, perché essendo stati perdonati in Cristo, possiamo perdonare qualsiasi peccato. In Cristo, possiamo essere perdonati, e in Cristo, possiamo perdonare. È tutto per merito di Gesù Cristo, il nostro Signore e Salvatore. Grazie a Dio.